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matusalemme!

Ultimo Aggiornamento: 19/09/2007 17:38
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18/09/2007 18:12

ROMA
Toccato il traguardo di 100 anni di aspettativa di vita. Le bambine nate nel 2007 raggiungeranno la soglia dei 103 anni, mentre i maschietti venuti al mondo quest’anno potranno guardare ad un’esistenza lunga 97 anni. A garantire lunga vita e di migliore qualità sono le nuove conquiste della ricerca scientifica che stanno aprendo frontiere inedite, specie sul fronte della prevenzione. Cellule staminali, studio del Dna, genetica, ingegneria genetica sono tra le branche della scienza da cui infatti arriveranno risposte a gravi patologie come Alzheimer, Parkinson’s, diabete e tumori. E non è tutto.

Molte sono anche le nuove metodologie per la lotta e la prevenzione a tante malattie gravi, metodiche messe a punto negli ultimi anni dai ricercatori di tutto il mondo e che vedono, tra l’altro, i profili molecolari, il chip del Dna, lo studio di marcatori tumorali. L’obiettivo è agire sempre più in anticipo per intercettare malattie gravi e letali in agguato.

A tracciare il quadro della crescita delle aspettative di vita sono due scienziati del Cnr, Delio Mercanti dell’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del Cnr di Roma ed esperto di ricerca sulle cellule staminali, e Andrea Angius, genetista e responsabile del laboratorio Shardna, spin-off dell’Istituto di Genetica delle Popolazioni del Cnr di Alghero. Mercanti e Angius spiegano così, come appena annunciato anche dall’ex ministro della Salute e oncologo di fama internazionale, Umberto Veronesi, i nuovi traguardi della ricerca che ci stanno rendendo ultracentenari.

In questo inizio di nuovo millennio, infatti, l’aspettativa di vita della nostra specie è cresciuta di ben 20 anni, contro quella prevista appena due anni fa, nel 2005, quando, secondo recenti statistiche, l’aspettativa di vita per le donne era di 83 anni, mentre quella per gli uomini era di 77 anni. Si conferma così la corsa alla lunga vita partita nel secolo scorso, quando all’aspettativa di 47 anni del 1900 si è passati, nel 1930 a 59 anni, per arrivare, nel 1975 a 71 anni. Prima del XX Secolo, invece, era stato necessario lo scorrere di secoli per vedere crescere di pochi anni appena, la possibilità di vita dell’uomo.

«Grazie alla ricerca scientifica sicuramente l’aspettativa di vita è salita ben sopra i 70 anni in questi ultimi tre decenni e, con gli studi sulla genetica e sulle componenti ambientali, si sta tagliando il traguardo dei 103 anni per le donne e dei 97 per gli uomini che nascono nel 2007» conferma il genetista Angius. Lo scienziato quindi ricorda come la crescita dell’aspettativa di vita dell’uomo oggi si deve «soprattutto alla prevenzione clinica scaturita da studi della genetica che ci consentono di individuare con anticipo rischi di contrarre malattie gravi tra cui obesità e diabete».

«Oggi - continua Angius - si possono individuare malattie complesse grazie ai profili molecolari ad alta attendibilità. Negli ultimi due o tre anni sono anche nate nuove metodiche, come i chip del Dna, che consentono di fare lo screening del rischio di contrarre alcune gravi malattie, tra cui molti tumori».

«Negli ultimi 50-60 anni con il progresso della scienza - prosegue Angius - si è registrato il vero balzo di crescita di aspettativa di vita che riguarda i nati dagli anni ’50 in poi. Un balzo dovuto anche alle migliori condizioni igieniche determinate da nuove tecnologie, a migliori condizioni alimentari e alla nascita di nuovi farmaci sempre più efficaci che, con i vaccini, hanno migliorato le condizioni di vita dei bambini, abbattendo in tanti Paesi occidentali la mortalità della prima infanzia».

Ed a far migliorare la qualità e la lunghezza della vita dell’uomo contribuiranno sempre più gli studi sulle cellule staminali, «campi di studio ancora giovani ma sui quali si deve andare avanti». Ne è convinto il ricercatore Delio Mercanti, che esorta a non temere le paventate distorsioni di “scienziati pazzi”. E di non avere paura nemmeno dei cosidetti “embrioni chimera” perchè, dice, «appartengono alla mitologia e non alla scienza».

«Per embrioni chimera -ricorda il ricercatore- si intende il processo in base al quale si svuota un uovo di mucca o di pecora e si inserisce in esso il Dna del paziente. Così si arriva alle staminali senza alcun rischio di clonare a fini riproduttivi. Sono d’accordo con Veronesi che in queste situazioni non ci sono rischi di arrivare a centauri piuttosto che a minotauri o a sirene perchè è la natura stessa che farebbe abortire un eventuale sviluppo di embrione».

«Sono inoltre assolutamente d’accordo con l’ex ministro e oncologo di fama Veronesi sull’importanza di andare avanti nella ricerca sulle cellule staminali, su quali proprietà conservano e su come si possono utilizzare. E c’è tutto un filone di ricerca di base che sta consentendo di capire in maggior dettaglio l’uso e l’utilità delle cellule staminali» prosegue Mercanti.

Lo scienziato del Cnr, quindi, si dice «favorevolissimo ad usare cellule staminali embrionali, ma penso anche alle staminali neurali che aprono grandi prospettive sulle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o sui tumori cerebrali». «In realtà -sottolinea- si chiamano a torto cellule staminali embrionali perchè si prende un ovulo di donna, lo si svuota del patrimonio genetico e vi si inserisce del Dna del paziente attivando lo sviluppo di staminali embrionali, ma il processo viene fermato all’inizio e non si crea un embrione, bensì cellule staminali terapeutiche per il paziente stesso».

Mercanti, infine, guarda con positività ad una diffusione massiccia di questo tipo di ricerca sulle cellule staminali perchè, dice, «per accedere a risposte importanti il più velocemente possibile è necessario lavorare in tanti, in una sorta di network che, inoltre, servirebbe anche da controllore di eventuali “ricerche pazze”». «Più si agisce in maniera corale -conclude lo studioso- più la comunità scientifica è in grado di controllare il metodo e chi lo applica. Basti pensare ai tanti step di verifica che devono passare le nostre ricerche prima di diventare pubblicazioni scientifiche riconosciute, prima di avere valore di scoperta».


la stampa.it






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UTENTE Topmanga
Grado 4
19/09/2007 17:38

mi viene un dubbio: per calcolare l'aspettativa di vita è necessario censire le morti con l'apposita scheda istat che compila il medico di famiglia o il necroscopo (che devono indicare l'età dei deceduti); quindi com'è possibile stabilire ora quanto vivranno gli attuali neonati? tenete presente inoltre che la vita media delle donne è aumentata perché, partorendo di meno, corrono meno rischi.
adesso però anche gli uomini cominciano a prendersi cura di loro stessi (il vizio del fumo è in calo nei maschi, tanto per dirne una), perciò queste non sono altro che ipotesi
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