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Wargames e nuove generazioni

Ultimo Aggiornamento: 01/04/2008 13:50
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01/06/2007 11:19
 
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Attorno ai nostri tavoli si vedono sempre le stesse facce. Quando cambiano (raramente) appartengono sempre a gente che è cresciuta durante la guerra fredda.
Perché non ci sono giovani wargamers?
I più giovani che conosco io hanno 28-30 anni ma sono pochissimi. Una goccia nel mare dei 40-50enni che stanno diventando 50-60enni [SM=g28000]

opinioni in merito?


 
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03/06/2007 08:37
 
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Re:

Scritto da: Paolo Cariolato 01/06/2007 11.19
Attorno ai nostri tavoli si vedono sempre le stesse facce. Quando cambiano (raramente) appartengono sempre a gente che è cresciuta durante la guerra fredda.
Perché non ci sono giovani wargamers?
I più giovani che conosco io hanno 28-30 anni ma sono pochissimi. Una goccia nel mare dei 40-50enni che stanno diventando 50-60enni [SM=g28000]

opinioni in merito?



Riflessioni che si fanno spesso, pur senza cogliere chiaramente le problematiche. La curiosita' per la storia ha giocato un ruolo importante, un ruolo che oggi non e' cosi' sentito, anche se la caduta del muro ha avuto effetti positivi sull'editoria. La disponibilita' ad imparare regole, ad applicarsi nello studio e a perdere tempo, una specie di devianza oggi in cui il messaggio e' non sprecarlo per fare un miliardo di cose che la tecnologia ti consente.
E' interessante anche qui notare che tra i nuovi niubbi che si sono avvicinati da noi (Valgame) e che stiamo attraendo ci sono cinquantenni piu' che ventenni.
Sono considerazion sparse, senza pretese, anche per cercare di capire come rivitalizzare l'hobby, e la strada scelta dall'editoria dei giochi mi pare quella della ricerca del semplice, facile, rapido.
Astrae da questo l'univrso ASL che e' un caso a parte mi pare per la capacita' di attrarre giocatori di eta' diverse.
alessandro



 
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04/06/2007 14:56
 
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Onestamente sono anni che mi pongo queste domande e sono arrivato ad una sola conclusione: che la gente non sa che ci si può divertire (e quanto!) con queste cose. Non siamo mai riusciti a raggiungere una massa critica da rendere noto che esiste anche questa concreta possibilità, probabilmente anche a causa della lingua (in genere inglese) che non aiuta alla diffusione.

E ci si affianca la constatazione di quanto la maggior parte delle persone (anche quelle apparentemente più "out") siano sensibili all'appartenere al "gruppo": intendo dire quella sorta di effetto pecora al contrario, una specie di circolo vizioso per il quale le persone non si avvicinano a qualcosa, perché gli altri (il gruppo) non si avvicinano alla medesima cosa.

In questo non aiuta che la maggior parte delle cose che si svolgono in una partita si stia, in realtà, svolgendo all'interno dei ben chiusi ed impenetrabili recessi delle menti dei giocatori coinvolti: nel nostro hobby, più che in molti altri, è cruciale avere le "chiavi di lettura"; un qualsiasi spettatore vedrebbe due (o più) persone chine su un tavolo a muovere dei cartoncini colorati su una cartina colorata, a tirare dadi colorati e consultare tabelle (in bianco e nero queste ultime, in genere [SM=g27988] ) e nulla più.

La soluzione a tutto questo, pertanto, può solo trovarsi, a parer mio, nel creare e fornire chiavi di lettura: non ultimo vedrei un supporto alle scuole per far conoscere queste cose a scopo didattico. Tra parentesi, mi è capitato tra le mani un vecchio S&T e sono rimasto molto colpito dal constatare che la SPI a suo tempo faceva offerte decisamente convenienti alle scuole, dei veri e propri pacchetti "didattici" per coadiuvare con i propri giochi l'insegnamento della storia patria.

Mah... [SM=g27993]

Ale

[Modificato da Coenedens 04/06/2007 14.57]

----
Ale

There was no such thing as luck. Luck was a word idiots used to explain the consequences of their own rashness, and selfishness, and stupidity. More often than not bad luck meant bad plans.

Joe Abercrombie, Before they are hanged, pag. 424, Gollancz Fantasy.

 
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06/06/2007 16:36
 
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Un ulteriore nodo da sciogliere
Dialogando con Paolo sulla skin del nostro forum e da sue affermazioni al contorno, mi sono venute in mente due altre cose, altri due elementi da tenere in conto.

Il primo, sul quale possiamo probabilmente farci qualcosa, riguarda la diversa sensibilità che è maturata negli ultimi decenni nei confronti delle cose belliche e militari in genere. In qualche modo il cinema americano ha riflettuto questo cambio di sensibilità se si pensa come, cinematograficamente, si sia passati da rappresentazioni eroiche alla John Wayne (in qualche modo anche propagndistiche, il periodo era quello della WWII e dei primi tempi della Guerra Fredda) alle ben più crude rappresentazioni recenti mirate a scuotere gli animi, denunciare le brutalità di cui non si era usi a parlare, ecc..

Noi che abbiamo iniziato più di un decennio fa (io più di due...) secondo me abbiamo vissuto bene questo passaggio: abbiamo iniziato a giocare a questi giochi da adolescenti, in pieno entusiasmo alla John Wayne, col desiderio di simulare cose che di sicuro non ci sembravano drammaticamente e sconvenientemente truci e sanguinose. Crescendo abbiamo via via separato la cruda realtà attuale di questo genere di eventi e ci siamo concentrati sugli aspetti storici e più meramente tattici e strategici: in altre parole, credo di poterlo dire per tutti, siamo partiti da un'attrazione infantile verso cose decisamente brutte che, mano a mano che ci si sono svelate per tali, hanno lasciato il posto ad altre che di brutto non hanno proprio niente da alcun punto di vista: l'interesse per la storia, la soddisfazione di esercitare la propria creatività intellettuale su cose complesse (che è l'altra cosa di cui vorrei parlare, ma lo faccio in altro momento), un sano pizzico di competitività, il piacere di passare il tempo insieme agli altri, ecc.

Il punto, allora, è riuscire a immaginare un percorso di avvicinamento che sia di necessità diverso da quello che abbiamo fatto noi; credo che oggigiorno quel percorso porti (e giustamente!) un giovane dalla parte opposta. In altre parole, secondo me, dobbiamo far percepire gli aspetti creativi e sportivi (come sono tutti gli sport della mente) di queste cose nonostante abbiano tratto spunti dalla guerra; probabilmente si deve di necessità transitare per un approccio storico alla cosa; al di là delle opinioni politiche di ciascuno di noi credo che nessuno si senta di dire che la guerra sia una bella cosa; parlare della guerra con serietà e serenità, allora, può essere fatto secondo me solo in relazione al passato, un passato nel quale una sensibilità diversa consentiva che tali avvenimenti potessero essere presi dalla gente della strada perfino con entusiasmo...

Ale

[Modificato da Coenedens 07/06/2007 9.45]

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Ale

There was no such thing as luck. Luck was a word idiots used to explain the consequences of their own rashness, and selfishness, and stupidity. More often than not bad luck meant bad plans.

Joe Abercrombie, Before they are hanged, pag. 424, Gollancz Fantasy.

 
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31/03/2008 16:56
 
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E se ci fosse una controtendenza oggi?
Ciao ciao, oggi è la giornata in cui ho tempo e stò scrivendo un pò qui da voi.
Dunque io sono di torino e faccio parte di quella magnifica realtà che è GiocaTorino, devo dire che in questi ultimi mesi, anche grazie a mago67 anche lui presente qui, all'interno di GT ci sono parecchie nuove leve che si stanno avvicinando ai WG, prima in effetti la maggior parte dei "giovani" quelli che come avete detto non sono cresciuti come noi con Jhon Wayne, sono molto poco interessati a giochi di guerra che non siano sulla playstation, però adesso con l'interesse aumentato per i boardgames in genere, ci rendiamo conto che proporre giochi di guerra è diventato più facile, più volte ci rispondono "mi piacerebbe provarne uno". Forse oggi qualcosa stà cambiando, secondo me se tutti ogni tanto spingiamo per fare entrare nuove leve avremo fortuna.
Ammettiamo anche una cosa, quante volte giochiamo in posti dove c'è la possibilità di proporre un wargames a gente nuova, spesso ci si trova tra amici, e quasi sempre tra amici che condividono l'idea del WG. Be vi posso testimoniare che nelle Convention fatte ultimamente è tornato l'interesse per i wargames, quindi non disperiamo, che le nuove leve arriveranno.

 
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01/04/2008 13:47
 
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Sono d'accordo con l'amico Bloodwolf...

E' ovviamente più difficile trovare dei nuovi appassionati al nostro fantastico hobby, rispetto ai meno complessi giochi da tavolo alla "tedesca", però a Torino ci stiamo muovendo parecchio e GT è un volano notevole!
Nel numero c'è sempre qualche potenziale "pesce" da catturare nella rete... di ogni età!

Poi alcuni nuovi giochi ...mi riferisco soprattutto ai Card Driven... hanno una meccanica semplice, intuitiva e rapida da apprendere per cui l'approccio ai wargames è molto più facilitato rispetto anche solo a 10 anni fa!

Ci vuole tempo e costanza nel divulgare ma l'impresa non è impossibile!

[SM=g6794]

 
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01/04/2008 13:50
 
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Re: E se ci fosse una controtendenza oggi?
bloodwolf, 31/03/2008 16.56:


Ammettiamo anche una cosa, quante volte giochiamo in posti dove c'è la possibilità di proporre un wargames a gente nuova, spesso ci si trova tra amici, e quasi sempre tra amici che condividono l'idea del WG. Be vi posso testimoniare che nelle Convention fatte ultimamente è tornato l'interesse per i wargames, quindi non disperiamo, che le nuove leve arriveranno.



Forza vecchietti vi dovete dare da fareee [SM=g6794] Ieri ci siamo trovati in associazione e sia paolo che l'amico luca sono riusciti a far giocare due nuovi ragazzi. Ottimo risultato. Uno ero io, l'altro il mio amico steno. Magari non inizieranno tutti a giocare, ma intanto ci si è fatti vedere (e non è poco) così qualcuno sa che esistino.

 
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