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Ultimo Aggiornamento: 03/08/2007 04:18
06/09/2005 14:49
 
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A quanto pare ne troverete parecchie... le elenchero' qui sotto, se me ne sfugge qualcuna scrivete qui il link!
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Alessandro Maiucchi
http://www.alexmai.it
15/10/2005 15:36
 
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ma perchè non metti anche qua le recensioni che fanno dappertutto su di te?
beh, che dire... ciao!
15/10/2005 15:37
 
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intanto iniziamo con questa: www.imolaoggi.it/spettacoli/index.cfm?fb=scheda&w_scheda=415&...

beh, che dire... ciao!
16/10/2005 07:36
 
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Vai a cercare le altre ;-)
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Alessandro Maiucchi
http://www.alexmai.it
20/10/2005 14:28
 
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tutta sta fatica?[SM=g27990]
beh, che dire... ciao!
20/10/2005 15:08
 
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Re:

Scritto da: lollo-mic 20/10/2005 14.28
tutta sta fatica?[SM=g27990]



www.google.it/search?hl=it&q=maiucchi+orchidea&meta= :-)
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Alessandro Maiucchi
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22/10/2005 17:48
 
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Re: Re:

Scritto da: Demonfly 20/10/2005 15.08


www.google.it/search?hl=it&q=maiucchi+orchidea&meta= :-)


[SM=g27985]
beh, che dire... ciao!
30/11/2005 22:10
 
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Ecco la recensione di EnricoElle (ricevuta ieri sera)

Confesso di aver letto il romanzo Orchidea di Alessandro Maiucchi sotto la pesante influenza di un (inconscio) pregiudizio, del quale mi sono reso conto solo alla fine, dopo averlo definitivamente (spero) debellato.
Il fatto è che io sono molto, molto provinciale: come tipo di vita, come gusti e soprattutto come ambiente in cui mi trovo meglio. È vero che lavoro in una città, anzi una metropoli (Roma), e vivo solo part-time in provincia (dintorni dell’Orvietano), ma la cosa potrebbe non essere così significativa. Conosco infatti persone che abitano in quartieri di Roma, che conoscono menadito, ma non si sono mai avventurati oltre i confini della loro regione, quando va bene, se non addirittura dal perimetro della città. E in provincia questa particolare forma di pigrizia assume talvolta contorni quasi da commedia all’italiana degli anni ’50.
Cosa c’entra questo con il romanzo di Alessandro Maiucchi?
C’entra, c’entra, e spiega quel pregiudizio (inconscio) che ho vinto anche grazie a lui. Insomma, qui siamo alle prese con uno scrittore italiano che vive, a più riprese, un’esperienza di vita formativa in alcune città degli Stati Uniti e si immerge in maniera così totalizzante nello spirito e nella cultura locali da subire un influsso irresistibile e prenderne lo spunto per scrivere un romanzo ambientato proprio lì, a migliaia di chilometri ( o è più appropriato miglia?) da casa.
Con questi presupposti, ho letto Orchidea, ripromettendomi di finirlo in tempo utile per parlarne con l’autore, nel corso della prossima presentazione dell’opera. Ma ho fatto male i calcoli, perché quando ho cominciato a leggerne qualche pagina, un venerdì sera, ho capito rapidamente che mi sarebbe stato difficile interrompere la lettura.
Perché Orchidea si rivela una fusione quasi perfetta (il quasi solo perché per me la perfezione non è di questo mondo): un po’ come se Amelia fosse finalmente riuscita a fondere nel suo crogiuolo immerso nella lava del Vesuvio il primo decino di Paperone.
La trama è sostanziosa, ben strutturata anche quando scorre su due binari paralleli che sembra debbano incontrarsi, se non che senso avrebbero, e invece no. E non c’è la minima delusione perché il congegno a orologeria di Maiucchi ha tutte le rotelline, ma proprio tutte, al loro posto, e gli ingranaggi girano a dovere, cioè ogni dettaglio va infine al suo posto.
Tutti i personaggi svolgono il ruolo che è stato assegnato loro dalla sorte (leggi: dallo scrittore), vista come una sequenza di eventi inarrestabili dal sapore vagamente mitologico: vagamente perché l’evoluzione della storia ha una scansione logica, ben diversa da quella disordinata della tradizione classica, dove quei nullafacenti degli dei bivaccavano sul Parnaso e si giocavano ai dadi, per capriccio, il destino dei poveri mortali che si sbattevano qualche miglio (o è più appropriato dire leghe?) più sotto. Il tutto con una descrizione dei luoghi soffice e gradevole, come un dolce che coniuga gusto e sostanza, sazia ma non appesantisce.
In che senso? Nel senso che l’autore non infligge al lettore, che non è tenuto a conoscere nel dettaglio urbanistica, stili di vita, ecc. di una città della East Cost, una descrizione minuziosa ma lascia cadere qua e là un’immagine, un’istantanea che ha il potere di rendere viva e realistica, come se comparisse su uno schermo cinematografico, la scena descritta. Così Annapolis, che conoscevo solo come la location di un film di Dario Argento (Trauma, 1993), e qui esce fuori la mia passione per il cinema thrilling, diventa il palcoscenico delle gesta compiute da una inafferrabile, sgusciante, abilissima assassina, che io esiterei a definire serial-killer. Esiterei perché nell’accezione che conosco (ma non sono né pretendo di essere un esperto dei meccanismi da UACV o FBI) il serial-killer miete vittime che non c’entrano niente con le sue pulsioni omicide, sono solo sfortunati e occasionali (o meno) bersagli di una furia malata e spesso indefinibile.
Qui, invece, abbiamo a che fare con una dark lady indimenticabile, che esce letteralmente dalle pagine per la sua tormentata personalità, che punisce solo coloro che considera responsabili di un lontano (ma non troppo), crudele e inaccettabile dolore. Così la sinfonia composta, orchestrata e diretta da Alessandro Maiucchi si rivela un giallo dai contorni classicheggianti, con sfumature thrilling e noir, pieno di personaggi complessi, le cui sfaccettature caratteriali hanno un ruolo ben definito nell’economia della trama: lo sceriffo con i suoi aiutanti, il medico legale che si porta appresso scalfitture sull’anima molto simili a quelle della collega Kay Scarpetta, lo scrittore la cui crisi esistenziale dovuta a una adolescenza orfana, in ogni senso, di affetto viene complicata dalla scarica di violenza subita da una moglie ferocemente e violentemente psicopatica.
E poi una galleria di donne, sempre bellissime, che popolano l’assolata Annapolis, in una storia che potrebbe ricordare, ovviamente attualizzata, qualche giallo “gotico” di Cornell Woolrich, da La sposa in nero ad Appuntamenti in nero, passando per tanti altri. Un accostamento forse azzardato, ma sicuramente impegnativo: un impegno che Alessandro Maiucchi onorerà al meglio con il suo prossimo romanzo.
Un romanzo che aspetto già da adesso: inizierò a leggerlo calcolando mentalmente quando finirlo per poterne parlare con l’autore alla prossima occasione, e poi mi accorgerò, dopo averne sfogliate poche pagine, che non riesco più a staccarmene, anche se è notte fonda.

Enricoelle
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Alessandro Maiucchi
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01/12/2005 15:54
 
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La recensione di EnricoElle è su http://www.thrillermagazine.it/libri/2164 :-)
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Alessandro Maiucchi
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06/12/2005 21:26
 
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[Modificato da Demonfly 19/10/2006 10.54]

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Alessandro Maiucchi
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27/12/2005 10:12
 
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Alessandro: Due recensioni nuovissime per Orchidea!!!

La Tela Nera: http://www.latelanera.com/recensione.asp?id=8889862106

Scheletri: http://www.scheletri.com/libri/libri0121.htm


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Alessandro Maiucchi
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28/12/2005 08:25
 
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Trama:
“Nella borsetta avevo una pistola e altri oggetti, ma prima gli avrei parlato a lungo. Gli avrei dimostrato che dalle paludi della vita può nascere il fiore più bello. Poi gli avrei fatto vedere cosa succede a chi cerca di recidere quel fiore. L’avrei fatto soffrire quanto lui aveva fatto soffrire me: nella borsetta avevo portato le chiavi dell’inferno...” (dalla quarta di copertina).

Nella provincia americana di Annapolis è arrivata - o tornata - quella che giornali e polizia hanno soprannominato eufemisticamente la “Tagliatrice di teste”, a darle la caccia c’è lo sceriffo e l’FBI, mentre la scia di sangue porta alla luce un passato di violenze e soprusi anche per lo scrittore più famoso della città tormentato dal ricordo dell’ex-moglie.


Giudizio:
Chi leggendo la prefazione e i ringraziamenti, dove non si fa mistero della riconoscenza dell’autore verso Stephen King, storcesse il naso paventando l’ipotesi di trovarsi per le mani l’ennesimo libro scritto dal solito fan/clone mancato del Re di Bangor “a sua immagine e somiglianza” si sbaglia, perché non è un horror soprannaturale e perché di kinghiano c’è semmai il merito di aver sviluppato almeno tre storie parallele rispetto alla principale, in centotrentacinque pagine, senza annoiare e di averle risolte sensatamente.
Alessandro Maiucchi, classe ‘66 - telanerino! - esordisce con un romanzo che tanti editori e agenti sull’onda commerciale delle Melisse spaccerebbe volentieri per “thriller erotico” visto l’eros carnale e romantico che lo pervade dall’inizio alla fine, ma che altrimenti non potrebbe essere visto la natura di provetta Lorena Bobbit della serial killer.
Infatti adesca le sue vittime, apparentemente sconosciute fra di loro come nella migliore tradizione, le eccita, consuma un rapporto e le evira. Un “romanzo fallocrate”? Semmai anti-fallocrate, come chiarisce l’editor Milena Poliani nella prefazione: “I fatti di sangue avvengono in un’ottica di vendetta, non solo di un abuso, bensì di tutti gli abusi che tutte le donne hanno dovuto sopportare durante la storia, avallati anche dalla mitologia classica./ Un romanzo che ci aiuta, quindi, a riflettere su temi sempre attuali, oltre a farci percorrere la schiena da brividi”.
Femminista addirittura, se ha ancora senso parlare di femminismo dopo i danni che ha fatto. Ma scritto da un uomo. Eros e thanatos. La Poliani lo definisce: “psyco-thriller”.
La vendetta come motore della mente malata e il sesso come benzina accendono una lettura che ha nella ricetta tutti gli ingredienti del successo: una trama sufficientemente articolata negli intrecci e sostenuta dall’altalena emozionale del ritmo narrativo, personaggi lineari, riconoscibili e psicologicamente identificabili con e dal lettore, una scrittura agile e un lecito mix di sesso&sangue, fondamentale in un libro dove è la colonna portante, quando esplicito mai volgare (i fan dei Pink Floyd ringraziano per l’ultimo amplesso descritto), manca soltanto quel magone che si prova leggendo certe pagine di un Thomas Harris, ma senz’altro ci sarà nel prossimo libro. Perché ci sarà, vero? Una prima volta consigliata, a “telanerini” e non.
Un plauso alla casa editrice Traccediverse per l’editing, la cura e la scelta dei materiali di ottima qualità per un tascabile (di un esordiente, aggiungerei, troppo spesso lasciati allo sbaraglio).
L’affascinante volto in copertina è di Claudia Antodicola fotografata da Andrea Franco.

Attenti quindi a non calpestare i fiori, soprattutto se sono Orchidee.



Fabio Marangoni
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Alessandro Maiucchi
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28/12/2005 08:26
 
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ORCHIDEA
di Alessandro Maiucchi - pagine 134 - euro 12,00 - Traccediverse
La tranquilla vita degli abitanti di Annapolis viene improvvisamente sconvolta dalla barbara uccisione di alcuni uomini in vista della città. Gordon Crowd, il poliziotto incaricato delle indagini, scopre che l'artefice degli omicidi è una splendida donna che, dopo aver sedotto le proprie vittime, le evira e tortura in modo selvaggio.
Intorno alla vicenda della "Tagliatrice di teste", così battezzata dai giornalisti la misteriosa serial killer, ruota la storia dello scrittore Neil Stiffle e di Iris, una spogliarellista dal torbido passato.
Se cercate un buon thriller che sappia mixare con sapienza sesso e violenza, "Orchidea" di Alessandro Maiucchi è quello che fa per voi. Questo libro infatti, oltre ad offrire dosi abbondanti di emozioni a tinte forti, descrive con cruda efficacia quanto terribile può essere la vendetta di una donna che ha subito delle violenze, ovvero quando la vittima diventa carnefice... Voto: 8
---
Alessandro Maiucchi
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20/01/2006 09:45
 
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Guida Giallo e Noir, Supereva!
Orchidea di Alessandro Maiucchi
A cura di Sabina Marchesi

Pubblicato il 19/01/2006

Alessandro Maiucchi è un’appassionato lettore di Stephen King, e si vede, definirlo un emulo sarebbe troppo, ma un estimatore certamente sì.

Come ci dice l’autore stesso nella prefazione, dalle pagine del suo “On Writing” Stephen King, anni fa, lanciava una sfida ai suoi lettori, una specie di competizione letteraria, occorreva strutturare un racconto, un breve thriller, a partire da alcuni elementi di base. Questa la trama a grandi linee: un uomo che lavora in casa, che guadagna moltissimo, con una moglie aggressiva, che arriva a picchiarlo selvaggiamente, tanto che viene poi arrestata e rinchiusa in carcere, da dove evade solo per tornare indietro ed ucciderlo.

Da questa sfida in embrione è nato Orchidea, un trhiller mozzafiato, serratissimo, giocato su più piani e strutturato su un impianto tipicamente americano, come anche americana è l’ambientazione, in una Annapolis sospesa e irreale che parimenti potrebbe essere situata dovunque.

Ed ecco che abbiamo uno scrittore affermato, Neil Stiffle, alla soglia dei quaranta anni, che però scrive solo per sfuggire alla sua nemesi personale, e abbiamo sua moglie, Greta Neumann, donna bellissima ma vandalica, preda di sue personali ossessioni riversate in attacchi di violenza latente contro il coniuge, considerato come il suo personalissimo nemico.

Salvato in extremis dall’ultima selvaggia aggressione che aveva lo scopo di ucciderlo, il protagonista ha ora un’occasione per riprendersi e per ricostruirsi una nuova vita, ma il percorso è lento e difficoltoso, incubi personali lo perseguitano dopo il lungo ricovero e il coma, necessita di terapia psichiatrica per riabituarsi alla vitai, e i lunghi interventi chirurgici sono stati appena in grado di restituirlo al mondo, ma non di sanare le sue ferite interiori, terribili e dolorose.

Le sue uniche consolazioni sono una vita stabile, che scorre su binari predeterminati, cercando sollievo nella ripetitivà della routine, e la figlia Pat, che rappresenta per lui una specie di ancora di salvezza. Inseguendo la normalità, aiutato da una vecchia maestra e da una inossidabile governante, lo scrittore tenta di ridisegnare il suo cammino.

Ma intanto la tranquilla vita della cittadina residenziale di Annapolis viene turbata da un’ondata improvvisa di morti sempre più violente, presto il poliziotto incaricato delle indagini, Gordon Crowd, si rende conto che l’artefice degli efferati omidici sembrerebbe essere una donna di strepitosa bellezza, determinata ad uccidere le sue vittime ad una ad una, come nell’esecuzione di un sacrificio rituale di sempre maggiore violenza.

Quando la cosa diviene di dominio pubblico i giornalisti fanno presto a trovare per la sanguinosa serial killer un soprannome appropriato, in tutta Annapolis parte la caccia senza quartiere alla "Tagliatrice di teste", così denominata per le particolari menomazioni che infligge ai poveri malcapitati che cadono sotto le sue grinfie, ma che presto però non sembrano più essere stati scelti a caso.

C’è infatti un disegno preciso e un piano di vendetta da realizzare in questa storia di brutale violenza metropolitana che tanto bene si attaglia alla crudele indifferenza dei nostri tempi.

Sullo sfondo il protagonista che continua a combattere la sua battaglia, la moglie che riesce ad evadere dal carcere con in testa solo il desiderio di completare l’opera di distruzione a suo tempo interrotta e tanti altri personaggi tutti più o meno sospetti, devastati o sofferenti.

E’ un paesaggio lugubre di esseri umani intrappolati dentro alla loro stessa solitudine che combattono per emergere da quel lago senza fondo che è la loro esistenza, si illudono di salvarsi l’uno con l’altro, non facendo altro però che precipitare sempre di più dentro l’abisso.

Alla fine nessuno si salverà, vincitori e vinti si perderanno entrambi, e i loro destini resteranno indissolubilmente intrecciati fino al termine di questa macabra, crudele ma attualissima vicenda.

Pecca forse di poca introspezione psicologica questo romanzo così scattante, ma è una caratteristica costante dei best seller americani che vanno tanto per la maggiore di questi tempi, e del resto, essendo un puro trhiller non si poteva davvero chiedere di più oltre al selvaggio mix di violenza, brutalità, sangue, sesso e dannazione che tanto contribuisce allo svolgersi di una vicenda serratissima, mozzafiato e tutto sommato perfettamente funzionante.

Del resto, se avesse la firma di Stephen King, chi oserebbe criticarlo?

Un solo appunto si potrebbe fare, tra i tanti individui coinvolti, tutti, nessuno escluso, hanno il loro scheletro nell’armadio, il loro lato oscuro, la loro nemesi personalie, ognuno è stato a suo modo segnato da una tragedia, ciascuno ha un nemico da combattere e un segreto da nascondere. Si potrebbe allora obiettare, troppa violenza, troppo sesso, troppo dolore e troppo inganno, ma se ci guardiamo attentamente attorno non è forse così, per tutti, la nostra vita?

In fondo si sa, la letteratura è, e dev’essere, anche uno specchio della società, e se uno specchio ha una funzione, è appunto quella di riflettere. Non spetta a lui la colpa o la responsabilità di quanto proietta sullo schermo delle nostre menti, si tratta solo, appunto, di realtà riportata, o meglio riprodotta, attraverso la penna dello scrittore.

E del resto, in questo romanzo, dalle atmosfere cupe alla Blade Runner, un personaggio puro e innocente avrebbe stonato come Biancaneve a un raduno di licantropi. Se questo è il nostro mondo, allora non nascondiamoci, impariamo a guardarlo in faccia e a correggerlo, se siamo ancora in tempo.

In tale senso, la lettura dell’opera di esordio di Alessandro Maiucchi certamente aiuta, e Stephen King di sicuro approverebbe, lui che tanto si è specializzato nella riproduzione dell’orrore quotidiano e di scene di ordinaria follia.

Sono imperfezioni venute a sconvolgere quell’universo tanto ordinato che ci eravamo illusi di aver creato e che invece esiste, appunto, solo in letteratura, se lo scrittore vuole, quando non sceglie invece, come in questo caso, di riprodurre la realtà per quale è: dura, brutale e sanguinaria come la vita vera.

Un vero romanzo oltre ad appagare il desiderio di lettura deve anche far riflettere, e allora ben venga l’orrore, visto che oramai fa parte a tutti gli effetti del nostro quotidiano, e se non ci credete, o ancora non ve ne siete accorti, vi sfido ad aprire, ora ed adesso, le pagine della cronaca e poi ne riparleremo, dopo che avrete sentito il bollettino di morte di oggi, venite ancora a dirmi che non siamo in guerra.

Sabina Marchesi
Guida Giallo Noir

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Alessandro Maiucchi
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14/04/2006 22:34
 
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da emanuelemanco.splinder.com

Il coraggio di esordire va sempre premiato. Il coraggio di esporsi in prima persona al giudizio del lettore. A prescindere dal risultato. Non fraintendetemi, non voglio parlare male del libro nel titolo. Il fatto incontestabile è che Alessandro è al suo primo libro. E si vede. Tutti i viaggi cominciano con un primo passo. E questo primo passo è in genere incerto. Alessandro ha estro e fantasia. La storia ha un buon plot di genere. Non si compiace mai per un istante di essere qualcosa di diverso. Ed è una posizione onesta. In troppi mascherano i loro deliri per "alta letteratura". Non è questo il caso. Qualche buona trovata c'è. Un fantasioso uso di una vasca per Piranha per esempio. Ma le ingenuità dell'esordio ci sono tutte. Come una certa monotonia nella caratterizzazione dei personaggi femminili, tutte bellone da infarto. O alcune situazioni da sviluppare lasciate in sospeso. Il plot è denso. Pure troppo per la brevità del libro. Alessandro ha si il merito della sintesi, ma certi personaggi non riescono ad esprimersi. Tutto questo probabilmente può fare parte anche di una logica di serialità. In effetti il personaggio di Gordon Crowd potrebbe tornare in altre puntate e raccontarci un po' più di sè. Pagato il dazio dell'esordio Alessandro può solo migliorare. In nuce ci sono tutte le potenzialità del romanziere seriale. Non sono obiettivo, lo riconosco. A me il troppo sangue stanca. L'estetica "Pulp" della quale è intriso il libro non mi appartiene, non è nelle mie corde. A parte il gusto personale, le ore passate su Orchidea non mi hanno certo annoiato. Penso che potrò dire che, all'uscita del primo romanzo di Alex Maiucchi, io c'ero.
Il resto è storia che deve scrivere Alessandro.
---
Alessandro Maiucchi
http://www.alexmai.it
13/05/2006 16:06
 
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Simone R.
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Umiltà
Ci vuole umiltà per scrivere un libro, ancor più un giallo, genere bistrattato. Ho avuto modo di leggere Orchidea e di andare sul sito per conoscere l'autore. Il fatto che sia un esordiente non lo salva dall'aver scritto un testo, non un libro, pieno di stereotipi e banalità, clonazioni, con uno stile vago, impersonale, degno del miglior compagno di banco che scopiazza destra e manca. Non è uno sfogo di rabbia, ma di difesa verso quei talentuosi scrittori che non arrivano nemmeno in libreria (nessun riferimento personale, sono solo un gran sostenitore di voci emergenti). Il libro è offensivo in certi punti, per come usa la violenza e il sesso come se fossero droga con la quale obnubilare il lettore. Non è un comportamento responsabile. essere uno scrittore significa anche avere rispetto per i lettori, comunicare, e non utilizzarli come strumento per autocelebrarsi. E a vedere tutti i forum, tutti i post, la ripetizione eccessiva delle recensioni positive non fa che dipingere un autore che si compiace di se stesso e non capisce quanto invece debba dedicarsi alla scrittura con umiltà e devozione. Sarà anche un grande appassionato, ma bisogna capire i propri limiti. La macchina autopubblicitaria non è di per sè negativa, anzi bravo visto che ci sono porcate letterarie supportate perfino dalla critica e dai grandi letterati. Però attenzione. Se pensa che questo sia l'esordio per andare avanti così si sbaglia. Non ci si può crogiolare sulla fortuna, visto che il libro è fortemente difettoso e privo di spunti originali. Il mio è un giudizio freddo, ma lo faccio con chi ha la possibilità di dare al lettore, visto che pubblica, materiale per cui maturare e crescere, fosse anche un giallo. I grandi maestri non sono Deaver o King, tra l'altro...
14/05/2006 21:07
 
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Re: Umiltà

Scritto da: Simone R. 13/05/2006 16.06
1) Ci vuole umiltà per scrivere un libro, ancor più un giallo, genere bistrattato. Ho avuto modo di leggere Orchidea e di andare sul sito per conoscere l'autore.

2) Il fatto che sia un esordiente non lo salva dall'aver scritto un testo, non un libro, pieno di stereotipi e banalità, clonazioni, con uno stile vago, impersonale, degno del miglior compagno di banco che scopiazza destra e manca.

3) Non è uno sfogo di rabbia, ma di difesa verso quei talentuosi scrittori che non arrivano nemmeno in libreria (nessun riferimento personale, sono solo un gran sostenitore di voci emergenti).

4) Il libro è offensivo in certi punti, per come usa la violenza e il sesso come se fossero droga con la quale obnubilare il lettore. Non è un comportamento responsabile.

5) essere uno scrittore significa anche avere rispetto per i lettori, comunicare, e non utilizzarli come strumento per autocelebrarsi. E a vedere tutti i forum, tutti i post, la ripetizione eccessiva delle recensioni positive non fa che dipingere un autore che si compiace di se stesso e non capisce quanto invece debba dedicarsi alla scrittura con umiltà e devozione. Sarà anche un grande appassionato, ma bisogna capire i propri limiti.

6) La macchina autopubblicitaria non è di per sè negativa, anzi bravo visto che ci sono porcate letterarie supportate perfino dalla critica e dai grandi letterati. Però attenzione. Se pensa che questo sia l'esordio per andare avanti così si sbaglia.

7) Non ci si può crogiolare sulla fortuna, visto che il libro è fortemente difettoso e privo di spunti originali. Il mio è un giudizio freddo, ma lo faccio con chi ha la possibilità di dare al lettore, visto che pubblica, materiale per cui maturare e crescere, fosse anche un giallo. I grandi maestri non sono Deaver o King, tra l'altro...



Che bello, una critica negativa e dettagliata :-) Quando arrivano di solito sono generiche ;-(

1) Ci vuole umilta' per scrivere: senza dubbio. So bene di non aver scritto la migliore versione di Orchidea che potevo scrivere, prima ancora di sapere bene che non e' It (ovvero un capolavoro, nel suo genere). Il problema e' che Stephen King non ha iniziato con It, ma con Carrie, e quindi e' con Carrie che mi devo confrontare... era umile King quando ha scritto Carrie? Non saprei dirlo... Simone, cosa intendevi dire?

2) Ci sono scrittori affermati che scrivono quello che hai detto tu, eppure non mi salvo nemmeno come esordiente... Ok. Sarebbe bello sapere quali sono in particolare le clonazioni, e quali gli stereotipi... ho cercato anzi di evitare di scrivere qualcosa di gia' letto, perche' io per primo mi sarei annoiato... chi avrei clonato, Simone?

3) So bene che ci sono scrittori ottimi che non arrivano in libreria, e sono convinto che la fortuna sia importante. Ma anche convinto di essere stato molto sfortunato, perche' potevo uscire con un editore molto piu' grande di quello che mi ha pubblicato. Peraltro, non basta certo arrivare in libreria per vendere anche una sola copia...

4) La violenza e il sesso sono intorno a noi, in ogni telegiornale. Sono in gran parte dei romanzi, e nei magazine in edicola. Melissa P ha venduto due milioni e mezzo di copie dei suoi libri... ho lettori di ogni eta', sei solo il secondo a scandalizzarsi, e l'altro ha ammesso di avere un limite di sopportazione basso a sesso e violenza... accade anche a te?

5) Se non hai dietro una casa editrice a tre stelle che ti promuove, devi farlo da solo. Non ho beni al sole, quindi devo ingegnarmi con i mezzi a disposizione... le recensioni sono numerose e autorevoli, credo sia normale diffonderle. Quando e se avro' un ufficio stampa, non mi preoccupero' piu' di fare promozione. Per ora, devo.

6) Non ci penso neanche ad andare avanti cosi', mi sono reso conto di aver compiuto diversi errori e per il secondo romanzo... ne faro' sicuramente di nuovi ;-(

7) Come detto, di fortuna non ne ho avuta. Non mi ci posso certo crogiolare. King e Deaver sono i miei maestri, non i grandi maestri... siamo nani sulle spalle di giganti, come e' probabilmente un nano King...

Se hai altre critiche piu' mirate, saro' felice di rispondere (pero' non mettere spoiler sulla trama!)
Ciao
Alessandro
---
Alessandro Maiucchi
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15/05/2006 11:43
 
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Simone R.
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Non per cattiveria...
Ho letto attentamente le tue risposte, e non è accanimento il mio non ne avrei motivo. Il libro non mi piace, faccio le mie considerazioni e leggo i tuoi commenti. Potrebbe nascere una bella discussione, ma permettimi di ripeterti una parola...umiltà. Non offenderti, ma non ne hai una goccia nel sangue. QUando fai il modesto, fai il finto modesto..."Il problema e' che Stephen King non ha iniziato con It, ma con Carrie, e quindi e' con Carrie che mi devo confrontare". Rileggiti. La modestia arriva prima. Per non dire quando dici di essere MOLTO SFORTUNATO perchè non sei stato pubblicato da una grande casa editrice. Vorrei essere nei panni del tuo editore che ti ha dato fiducia e ha creduto in te. Solo per queste parole meritavi di non essere preso in considerazione per nulla.
E poi non sono moralista, sesso e violenza sono tematiche quotidiane, è il modo in cui vengono usate, non il loro contenuto e tu sei uno di quelli che li sfrutta, usandoli per stomacare e quindi vendere, per arrivare al limite.
Comunque non ti disturbo più, non voglio certo accanirmi verso di te. Comunque ripensa alle parole che hai scritto e ringrazia giorno e notte la tua casa editrice....molto sfortunato...per favore!
15/05/2006 15:15
 
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Re: Non per cattiveria...

Scritto da: Simone R. 15/05/2006 11.43
1) Ho letto attentamente le tue risposte, e non è accanimento il mio non ne avrei motivo. Il libro non mi piace, faccio le mie considerazioni e leggo i tuoi commenti.

2) Potrebbe nascere una bella discussione, ma permettimi di ripeterti una parola...umiltà. Non offenderti, ma non ne hai una goccia nel sangue. QUando fai il modesto, fai il finto modesto..."Il problema e' che Stephen King non ha iniziato con It, ma con Carrie, e quindi e' con Carrie che mi devo confrontare". Rileggiti. La modestia arriva prima.

3) Per non dire quando dici di essere MOLTO SFORTUNATO perchè non sei stato pubblicato da una grande casa editrice. Vorrei essere nei panni del tuo editore che ti ha dato fiducia e ha creduto in te. Solo per queste parole meritavi di non essere preso in considerazione per nulla.

4) E poi non sono moralista, sesso e violenza sono tematiche quotidiane, è il modo in cui vengono usate, non il loro contenuto e tu sei uno di quelli che li sfrutta, usandoli per stomacare e quindi vendere, per arrivare al limite.

5) Comunque non ti disturbo più, non voglio certo accanirmi verso di te. Comunque ripensa alle parole che hai scritto e ringrazia giorno e notte la tua casa editrice....molto sfortunato...per favore!



1) De gustibus, a me non sono piaciuti un sacco di libri, e quando ho potuto l'ho detto all'autore...

2) Non sono umile, ok. Pero' se uno crede in quello che fa, non riesce sempre a esserlo. Quanto a Carrie, intendevo dire che quel romanzo magari fa sorridere il King odierno... era esordiente pure lui, poi magari si cambia approccio. Non hai cmq risposto alla mia domanda...

3) Sono stato fortunato a essere pubblicato dall'attuale editore, ma se tu la reputi fortuna potevo essere ancora piu' fortunato, no? Se in un giorno di dicembre 2004 fossi andato in un posto dove non sono andato, potevo uscire con un altro editore. Stessa cosa in marzo 2005. Entrambi di Roma come me. Posso essere poco d'accordo con il tuo concetto di fortuna?

4) Per vendere? Nelle presentazioni del libro non parlo delle scene di sesso, e potrei invece farle solo su quello e attirare pubblico... parimenti non parlo della violenza. Quindi non mi dire che sono fatte apposta, perche' se uno non legge il romanzo non sa neanche che esistono quelle scene... quindi non attraggono di certo.

5) Non mi disturbi, specie se rispondi alle domande ;-) Ti assicuro che col senno di poi non sono stato cosi' fortunato...

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Alessandro Maiucchi
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17/06/2006 19:31
 
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Recensione di Ars Nocturna

arsnocturna.blog.excite.it/

Immaginate una mattina soleggiata, vostra moglie va a fare la spesa in auto, torna e vi chiama giù perché il cofano non si apre. “Benedette donne…”, pensate voi con un sorriso, andate giù ad aiutarla, vi infilate nell’abitacolo dell’auto e lei, amorevolmente, vi incastra la mano nella portiera, bloccandovi, e cerca di ridurvi in poltiglia a colpi di crick…

Questa è solo una delle agghiaccianti situazioni presenti in “Orchidea”, brillante romanzo d’esordio di Alessandro Maiucchi.

“Orchidea” è un thriller a fosche tinte, con venature noir e, perché no, anche sottilmente horror.

Qui la parte delle cattive la fanno le donne, protagoniste di crudeltà oltre ogni limite, guidate da una psiche complicatissima e disturbatissima.

Scrittore dallo stile scattante e veloce, pur senza essere superficiale, Maiucchi srotola una trama intrigante e ricca di colpi di scena, capace di offrire, pur trattandosi di un romanzo breve, molteplici momenti al cardiopalmo.

“Orchidea” vi prende per mano e vi trascina nella malata provincia americana, tra lussuriosi giocatori di football e guardoni informatici , mega-bordelli per ricconi e snuff movies, poliziotti omosessuali e secondini pervertiti, scrittori frustrati e donne feroci e pluriomicide..

Quando avrete finito di leggerlo, ci penserete due volte prima di tentare qualsivoglia approccio con la bellona di turno conosciuta in palestra, o prima di pensare di convolare a giuste nozze con una fidanzata che vi frantuma il naso, semplicemente perché, scherzando, l’avete apostrofata con l’appellativo di “pazza”…

by DOM @ 14:31
[category:: Recensioni letterarie (a cura di Dux Bratus)]

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Alessandro Maiucchi
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