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IL VISPO FABRIZIO (MARCO DAMILANO SU DEL NOCE)

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2007 23:34
10/03/2007 23:34
 
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L'ESPRESSO
Numero 10 anno 2007
PERSONAGGI / DEL NOCE: IL BOSS DEL PRIMO CANALE
Il vispo Fabrizio
di Marco Damilano
Duro. Vendicativo. Le liti con Baudo e Celentano. L'amore per Berlusconi. La mania dei vestiti. Il gusto dell'eccesso. Tic e tabù del capo di RaiUno

Dio perdona, Fabrizio Del Noce no. Anni fa non perdonò a un conoscente di possedere una Maserati troppo rombante. Si impossessò delle chiavi e le nascose nella valigia di un'altra persona che era in partenza per una destinazione sconosciuta. E le chiavi della Maserati volarono via, all'insaputa di tutti meno che sua, il dispettoso Del Noce. Sarà pure una leggenda metropolitana: ma in tempi più recenti, nominato direttore di RaiUno, Del Noce ha imposto i suoi simpatici scherzetti a produttori, conduttori, cantanti, autori, vallette e monumenti nazionali: Adriano Celentano un anno fa, Pippo Baudo nell'ultima settimana, durante il Festival di Sanremo. Quelli fanno il record di ascolti per la rete che lui dirige, lui fa di tutto per renderli inutilizzabili. Con tutti quelli che hanno lavorato a 'Rockpolitik', il programma di Celentano, per esempio, ha rotto ogni rapporto, umano e contrattuale, nonostante le punte del 60 per cento di share e i 15 milioni di telespettatori. Poi ha fatto sapere di essere disposto ad assolverli dal loro peccato mortale, ma a condizione che gli fosse scritta una lettera di perdono. Un autodafè in piena regola, come si usava ai tempi di Torquemada. Qualcuno ha accettato. Diego Cugia, l'inventore del tormentone celentanesco "rock o lento", gli ha chiesto scusa addirittura nelle interviste: "Abbiamo una visione del mondo diversa, ma ti chiedo perdono". Detto fatto: il Cugia contrito è tornato a lavorare a RaiUno, al programma di Gianni Morandi.

Bizze ed esibizioni di potere sono la ricetta con cui Del Noce governa RaiUno da cinque anni. Nelle riunioni usa chiamare la sua addetta stampa con un affettuoso soprannome: 'Mucca'. Durante la registrazione di un programma di Capodanno ha preteso e ottenuto di essere seguito ovunque da un addetto che tenesse in ghiaccio una bottiglia di Crystal, il suo champagne preferito. Sempre in prima fila durante gli spettacoli di RaiUno. Quasi mai per applaudire, però. Le star lo temono, i produttori appaiono stremati. Perfino il potentissimo Bibi Ballandi, indicato da più parti come il burattinaio che vorrebbe entrare nella partita del Festival canoro per il prossimo anno, ha faticato a far decollare due show come quelli di Morandi e di Massimo Ranieri, dagli ascolti non esaltanti, e la fiction sul ciclista Pantani, andata così così. Il re Mida degli ascolti, insomma, non trasforma più in oro tutto quello che tocca.

Arrivato alla soglia dei sessant'anni, da cinque anni alla guida della rete ammiraglia della Rai, Del Noce appare saldamente al suo posto. Eppure, chiamato a scegliere da Daria Bignardi tra un impiego futuro a Mediaset con Silvio Berlusconi e un incarico nello staff del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, non ha avuto dubbi. Il Cavaliere è il suo unico presidente, palazzo Grazioli è il suo colle più alto, la Rainvest è la sola repubblica che davvero riconosca. C'è da capirlo: nel 1994, quando si sentiva emarginato dalla Rai dei professori, fu Berlusconi a salvarlo con un collegio per la Camera nella zona nord della Capitale in quota Forza Italia. Appena eletto deputato si concesse una marcia trionfale a Saxa Rubra. Nel 2002 è stato ancora Silvio, in quel momento inquilino di palazzo Chigi, a piazzarlo alla direzione di RaiUno: in quel momento Del Noce, trombato alle elezioni del 1996, era solo il conduttore di 'Linea Verde', dove si era fatto notare soprattutto per l'abbigliamento campagnolo. Il giorno dopo la nomina, per festeggiare, andò a mangiare con due compagnoni, ex colleghi parlamentari: Cesare Previti e Marcello Dell'Utri.

Logico che Fabrizio straveda per Silvio e che faccia di tutto per aiutarlo, ora che è all'opposizione. Anche con la controprogrammazione, se serve. Successe lo scorso 19 novembre, quando Fabio Fazio invitò al programma 'Che tempo che fa' su RaiTre il ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa a spiegare agli italiani i misteri della legge finanziaria, nei giorni della massima impopolarità del governo Prodi. RaiUno, a sorpresa, contrappose una puntata speciale di 'Vivaradiodue...' con Fiorello. Risultato: dieci milioni di italiani sintonizzati con il mattatore siciliano, poco più di quattro milioni a sorbirsi la scienza economica del ministro. Meno normale, in questo quadro, che anche a sinistra si sia materializzato un partito di fans delnociani, scatenando le ire del deputato Giuseppe Giulietti: "Va bene essere buoni, ma coglioni no". Due mesi fa, il direttore di RaiUno è stato ospite d'onore a un convegno dei Ds sul futuro dell'azienda. "Nella fiction e nell'intrattenimento non sono mai andato sotto certi livelli, non ho mai superato certi paletti", si è vantato tra le contestazioni della platea, messe subito a tacere da un difensore d'eccezione, il segretario Piero Fassino seduto in prima fila. In questi giorni di guerre sulle nomine la sua poltrona non è mai stata messa in discussione, al pari della responsabile marketing Deborah Bergamini, altra berlusconiana d'acciaio, o del responsabile relazioni esterne Guido Paglia, un passato nell'estrema destra, suo commensale a Sanremo durante la cena al ristorante Paolo e Barbara in cui si è stato messo a punto il piano anti-Baudo. Nei Ds è suo amico il direttore del Giornale Radio Antonio Caprarica, inserito non a caso nella giuria di qualità del Festival. E soprattutto la sua vice a RaiUno, Teresa De Santis, che lavora con lui dai tempi di 'Linea verde', odiata perché sempre in pole position per la successione, amata perché utilissimo aggancio con la Quercia. Insieme, andarono a visitare la salma di papa Giovanni Paolo II in Vaticano. Dall'auto blu, alla porta del Perugino, scesero in tre: Del Noce, la De Santis e l'abbronzato Massimo Giletti.

Ha disdetto contratti con Raffaella Carrà, Mara Venier, Teo Mammuccari e perfino con qualche cardinale. L'arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe non vuole sentirne parlare da quando durante il Giubileo del 2000, in diretta tv, lasciò andare Massimo Cacciari a briglia sciolta contro di lui. Dalla Curia e dalla Cei, però, mai una parola di critica, nonostante compensi esorbitanti e volgarità a ripetizione. Papi, vescovi e preti sono sempre stati citati in casa Del Noce, una villetta con gazebo, tavoli di pietra con la scacchiera della dama, ortensie e magnolie, nella campagna di Savigliano, a metà strada fra Torino e Cuneo. Qui si ritirava per i suoi studi il papà di Fabrizio, l'illustre filosofo Augusto Del Noce (ribattezzato August Of The Walnut nell'indimenticabile traduzione in inglese del sito Internet del governo Berlusconi), il teorico del suicidio dei cattolici nella modernità, ascoltatissimo da Comunione e liberazione, avversario del libertinismo. Un professore mite e autorevole che si era coltivato come figlio spirituale un giovane meridionale, Rocco Buttiglione. Deve essere per questo motivo che il figlio di sangue non ha mai potuto soffrire Angela Buttiglione, la sorella di Rocco, sua collega al Tg1.

All'inizio degli anni Ottanta il giovane Del Noce frequentava i comizi di Giulio Andreotti e ascoltava i consigli di Enzo Carra, all'epoca punto di riferimento della destra democristiana nelle redazioni Rai. Poi si è buttato decisamente sulla smodatezza. I completi Caraceni. Il foulard e il cachemire nei collegamenti più spericolati, da Baghdad alle Falkland, che gli guadagnarono al Tg1 un soprannome feroce: la bella Rosina, come l'amante di re Vittorio Emanuele. La Ferrari Testarossa talmente ostentata da finire rubata dai soliti ignoti (lui la prese bene: "Con il traffico che c'è a Roma non la usavo più"). Il bacio con Fiorello, in diretta televisiva. La storica rissa televisiva con l'inviato di 'Striscia la notizia' Staffelli in un noto ristorante romano, con l'inorridito Bruno Vespa che provava a trascinarlo via. Il coming out sulla droga: "Una volta ho fatto un viaggio nel cosiddetto Triangolo d'oro. Lì ho fumato oppio fresco con quelle bellissime pipe lunghe. Mi è bastata una boccata e per due o tre ore ho fatto un sogno meraviglioso: ma non lo posso raccontare". E quello sull'omosessualità, da sempre oggetto di gossip di tutti i tipi in viale Mazzini e dintorni: "Non sono gay, ma difendo la mia vita privata". Mondana e appariscente, spesso in compagnia dell'amica del cuore, Lisa Vanzina, la moglie di Carlo. Un perfetto prodotto della secolarizzazione temuta come il diavolo dal padre Augusto che insegnava: "Madre dell'eresia non è solo la superbia ma anche l'ignoranza". E Fabrizio, il figlio, l'ha preso alla lettera.




INES TABUSSO
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