La fine del corvo
In una notte quasi disincantante,
quando la pioggia cadeva obliquamente,
mi svegliai al parlare
dell'uomo per il quale catturo topi.
Alticcio e non troppo rasato,
in un tono che trovai piuttosto vile,
Poe stava parlando con un corvo
appollaiato sopra la porta della camera.
" Il corvo è molo gustoso," pensai,
mentre zompettavo sul pavimento,
" Non c'è niente che mi piaccia di più"
Dolcemente sul pavimento camminai,
calmo e cauto quando mi diressi
verso l'uccello appollaiato su quel temuto
busto di Pallade che io deploro.
Mentre il cantastorie e l'uccellino chiaccheravano,
mi assicurai che niente tintinnasse,
scricchiolasse, o scattasse, o cadesse, o si sgretolasse,
mentre attraversavo il corridoio;
Poichè la sua casa è colma di gingilli,
curiosità e strane decorazioni -
cianfrusaglie e rottami a bizzeffe.
Eppure il corvo non si agitò
fermo immobile mentre lui parlava,
con una voce che strideva e borbottava,
valeva 2 centesimi- "Non più"
Mentre il cervello dell'uccello ascoltava questo,
oh, io avanzavo così silenzioso,
Quindi mi piegai e velocemente balzai,
atterrando sullo scocciatore piumato.
Presto ci fu una cascata di piume,
e un po' di sangue versato
Solo questo e non molto più.
" Oooo!" gridò il mio poeta sbronzo,
" Gattino, e' tempo che rinsavisca!
Non mi ero mai rintanato
a parlare con un occello prima;
Come mi sono crogiolato dell'autocommiserazione,
mentre il mio coraggioso, valoroso gattino
mise fine al mio dannato motivetto"
quindi lo sentii cominciare a russare.
Mi arrampicai in cima alla porta,
guardai la statua che aborro,
saltai- e la fracassai al suolo.
Una poesia del gatto di Edgar Allen Po