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Dialogo con la Dea

Ultimo Aggiornamento: 04/06/2005 16:44
04/06/2005 16:44
 
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E' un po' lunghetta è vero, ma spero che vi piaccia comunque [SM=g27817] Magari se non avete tempo potete stamparvela e leggervela quando siete su un treno o sul tram


Ladly si preparò per andare a dormire, mentre si toglieva stancamente la camicetta per mettersi il caldo pigiama, ripensò sospirando a quell’ultimo periodo della sua vita che non era stato molto facile. Non che qualcosa andasse storto ma sentiva costantemente sulla pelle quel formicolio, quella voglia di nuovo, di spezzare la monotonia di ogni giorno pur rimanendo nella sua amata quotidianità. Aveva provato a far molte cose, sport, pittura e canto .. alleviavano solo un poco quella sofferenza che tutti avevan detto sarebbe passata in fretta. Eppure era restata.
Sospirando nuovamente Ladly si coricò sotto le lenzuola. La stanchezza iniziava a farsi sentire, scorreva via dalle sue membra intorpidendone dolcemente il corpo. Son un sorriso appena accennato pensò che doveva portare ancora pazienza, che qualcosa sarebbe arrivato per non andar più via. Nel buio della stanza chiuse gli occhi, la mente ormai era libera da ogni pensiero, poco alla volta penetrò nella fase onirica, quella che si trova tra sogno e realtà quando sei ancora cosciente di ciò che hai attorno, ma inerme ti avvii verso il profondo dell’oscurità. Qualcosa però disturbò il suo sonno, la luce picchiava sulle sue palpebre obbligandole ad aprirsi “E’ già mattina?” bofonchiò mentre si tirava a sedere sfregandosi un occhio. Senza aprirli completamente, lasciò scivolare giù un piede dal letto, le lenzuola emisero quel dolce fruscio che tanto uno non vorrebbe mai lasciare una volta sveglio. Il piede sfiorò qualcosa che sicuramente non era il pavimento .. il gatto forse? Un po’ allarmata Ladly lo ritirò su guardandosi attorno. Indescrivibile fu la sua sorpresa nel trovarsi in un grande pratiche si stagliava fino all’orizzonte. A bocca aperta scese dal letto e silente si iniziò a osservare attorno. Era mattina, il sole con i suo raggi accarezzava dolcemente il suo viso, il dolce profumo dei fiori presenti l’avvolgeva.
Si voltò a guardare il letto. Sparito. Stava sicuramente sognando. Si rivoltò e solo allora notò una grande quercia sotto la quale stava seduta una donna. Restò qualche attimo immobile, allibita, quindi avanzò verso di lei, lei che appoggiata al tronco con la nuca, pareva riposare tranquillamente. “Chi sei?” chiese osservandola con un espressione accigliata, scettica. La donna era vestita con un abito difficile da descrivere, pareva una di quelle toghe che Laldy aveva visto quando un’attrice stata personificando una ragazza dell’antica Grecia. D’altra parte però aveva un qualcosa di selvaggio, di mistico e magnetico, non riusciva a staccarci gli occhi di dosso. Non rientrava nei canoni di bellezza femminili eppure, pensò Ladly, era la donna più bella che avesse mai visto in vita sua. Aprì lentamente gli occhi, guardandola e quando ella parò, una voce più dolce e soave spezzò il silenzio “Sono la Madre di ogni cosa, sono la Fanciulla innocente e la Saggia che silente osserva e che conosce ogni cosa. Nei secoli sono stata adorata e amata dagli uomini, ho assunto milioni di volti: ero la Fata che indicava la via del ritorno ai viandanti sperduti, la Dea della fertilità che proteggeva le donne in attesa di dare alla luce un bambino, la Dea dell’Amore, seducente e ingannatrice, capace di riaccendere le fiamme della passione, sono la Dea dell’odio e della vendetta, colei che con mano ferma e cuore gelido, segna il suo destino, la Dea della caccia, della sapienza, dell’astuzia, del mistero e della magia. Con il tempo la mia figura passò in secondo piano, ma io sono sempre presente come la Madre di Dio”
La giovane stette a riflettere qualche secondo, lasciò scorrere lo sguardo sulla sua figura “Voi siete la madonna dunque?” era importante studiare le parole da dirle ma la sorpresa di ciò che aveva appena visto e sentito e la quasi convinzione che fosse un sogno, le fecero solo mettere assieme alcune, banali parole “Non siete come vi hanno sempre raffigurato .. non portate nemmeno l’abito azzurro della castità. Inoltre .. non capisco .. come potete essere più persone allo stesso tempo?” La Dea sorrise e rispose molto semplicemente “Una rosa è sempre una rosa anche se la si osserva da più punti di vista, essa avrà lo stesso profumo, gli stessi petali lisci e vellutati e le solite spine” quindi posò una mano a terra. A Ladly parve che questa fosse avvolta da una tenue luce azzurra, ma presto la sua attenzione fu attratta da ben altra cosa: tra le dita della donna, iniziò a crescere una piccola rosa. Prima ancora di rendersi conto di come aveva fatto, la Dea la raccolse e gliela pose. Un turbine di emozioni la scuoteva da dentro, premurosa non sapeva ancora se fidarsi di lei, eppure qualcosa le diceva che non le avrebbe mai fatto del male. Volse la mancina a prender la rosa, pizzicato il gambo tra le dita, avvertì una piccola puntura. Era stata punta. Ladly portò la rosa all’altezza del suo sguardo per poterne assaporare il dolce profumo “Se solo le rose non avessero spine …” sussurrò “ .. non potrebbero difendersi, non trovi?” concluse la Dea sorridendo “presto imparerai che tra bene e male non vi può essere una distinzione netta. Le due cose si equilibrano e senza uno non può esserci l’altro, inoltre ciò che può essere male per te, può essere bene per un altro. C’è chi ama i la primavera e il sole ma non sopporta la pioggia … e non sa che senza quest’ultima i fiori non sboccerebbero mai” La Dea fece un attimo di pausa, osservò Ladly che ancora si godeva il dono che le aveva appena fatto, quindi continuò “Tu sei diversa dagli altri, ascolti il canto del vento e le onde del mare, il tuo umore e la tua sensibilità seguono i cicli della Luna, avverti ciò che gli altri non avvertono e comprendi ciò che per loro resterà sempre segreto e irraggiungibile. La magia scorre dentro di te, è parte di te … e presto imparerai molte cose” Ladly alò lo sguardo e vede la propria vista offuscarsi, chiuse un paio di volte le palpebre per cercar invano di riuscire a vedere meglio. Sentiva il proprio corpo stanco e debole, un senso di abbandono la strinse .. si rese conto che stava per svegliarsi, e si stupì ancora di può nel comprendere che non voleva abbandonare quel luogo di pace. Le parole della Dea la raggiunsero mentre piombava nell’oscurità “Cercami in ciò che ti circonda, nei gesti e nelle parole, cercami dentro di te. Io sono ovunque e se avrai bisogno di me, saprai come trovarmi”
Il suono era costante, sembrava una sirena, un brutto sogno. Ladly aprì gli occhi sollevando pesantemente le palpebre. A pochi centimetri da lei i numeri rossi della sveglia lampeggiavano, riportandola alla realtà. Con un pizzico di nostalgia e tristezza, richiuse gli occhi rimpiangendo quel bellissimo sogno che forse non avrebbe più rifatto. Abbracciato il cuscino lo strinse a se sbuffando .. qualcosa la punse all’altezza del seno. Spostò velocemente il cuscino distendendo le braccia e volse lo sguardo verso il basso. Una rosa. La rosa. La prese tra le dita mettendosi a sedere. Ladly osservò a lungo il fiore, incredula, chiedendosi cosa sia accaduto realmente quella notte. Non le importava, ora sapeva cosa fare. Sorridendo si alzò per prepararsi a un’altra dura giornata che sarebbe stata affrontata in modo totalmente diverso. Il suo cuore, il suo spirito erano colmi di gioia. Prima di chiudere la porta di casa dietro le sue spalle. Infilò la rosa in un vaso dal collo lungo e stretto, pieno d’acqua. Questa, come per magia, resterà per sempre perfetta, come congelata nel tempo.

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