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Fabrizio De André

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2005 08:04
11/07/2004 14:02
 
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Anima violenta
Nutro un amore viscerale per questo poeta - cantautore genovese, aspro come può esserlo la gente di mare e nello stesso tempo profondo e dolcissimo. Voglio, a poco a poco, postare qui i testi delle sue canzoni, man mano che li trovo.

La prima è una canzone poco conosciuta, molto dura e difficile, ma vale la pena di leggerne le parole. Fanno davvero rabbrividire:

CANTICO DEI DROGATI

Ho licenziato Dio
gettato via un amore
per costruirmi il vuoto
nell'anima e nel cuore.

Le parole che dico
non han più forma né accento
si trasformano i suoni
in un sordo lamento.

Mentre fra gli altri nudi
io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi
di questo osceno giuoco.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Chi mi riparlerà
di domani luminosi
dove i muti canteranno
e taceranno i noiosi

quando riascolterò
il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi
che la sera raccoglie.

Io che non vedo più
che folletti di vetro
che mi spiano davanti
che mi ridono dietro.

Come potrò dire la mia madre che ho paura?

Perché non hanno fatto
delle grandi pattumiere
per i giorni già usati
per queste ed altre sere.

E chi, chi sarà mai
il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno
sulla scena alle prime ore.

E soprattutto chi
e perché mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte
con un anticipo tremendo?

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Quando scadrà l'affitto
di questo corpo idiota
allora avrò il mio premio
come una buona nota.

Mi citeran di monito
a chi crede sia bello
giocherellare a palla
con il proprio cervello.

Cercando di lanciarlo
oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato
ai bordi dell'infinito.

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Tu che m'ascolti insegnami
un alfabeto che sia
differente da quello
della mia vigliaccheria.

[Modificato da Uyulala 11/07/2004 14.03]



___________________________________


Nel regno incantato dell'Eterno Divenire lascia che la brezza tiepida e serena del mio amore t'avvolga intensa e ti vesta del mio profumo. Non mi farò domande e non tremerò pensando a domani perchè oggi è perfetto in sé e mi avvolge intenso delle effimere ma eterne emozioni.
11/07/2004 14:44
 
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Anima traditrice
Ma tu mi inviti a nozze! Non ho parole, per descrivere il mio amore per questo poeta. E' come se avessi paura di non apparire abbastanza fan; come se qualcun'altro, potesse rubarmi il primato d'amore. eheh! Io suonicchio la chitarra e, praticamente solo De andrè; alle volte mentre canto, smetto di suonare e recito solo il testo...mi vengono i brividi!


"Poserò la testa sulla tua spalla
E farò
Un sogno di mare
E domani un fuoco di legna
Perché l’ aria azzurra
Diventi casa.
Chi sarà a raccontare
Chi sarà?
Sarà chi rimane
Io seguirò questo migrare
Seguirò
Queste correnti di ali." (F. De André da Khorakhané)


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11/07/2004 15:01
 
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Anima violenta
Il testo completo
KHORAKHANE'

(a forza di essere vento)
Khorakhanè: tribù rom di provenienza serbo-montenegrina.

Il cuore rallenta la testa cammina
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento

porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane

per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso

qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura

nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finchè un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace

i figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via

e poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere

ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare

e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio

Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta

Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna

vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla

perché l'aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà

ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti

sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali




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Nel regno incantato dell'Eterno Divenire lascia che la brezza tiepida e serena del mio amore t'avvolga intensa e ti vesta del mio profumo. Non mi farò domande e non tremerò pensando a domani perchè oggi è perfetto in sé e mi avvolge intenso delle effimere ma eterne emozioni.
11/07/2004 15:32
 
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Anima traditrice
un canto studentesco del "maggio" francese da cui De André ha tratto la sua canzone per l'album Storia di un impiegato. La mia personale colonna sonora di Genova 2001


"Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti."


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11/07/2004 18:06
 
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Libero, ti faccio uno sgarbo...
Posto io la canzone la cui ultima strofa fa parte della tua firma

LA CITTÀ VECCHIA


Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi
ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi,
una bimba canta la canzone antica della donnaccia
quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia.

E se alla sua età le difetterà la competenza
presto affinerà le capacità con l'esperienza
dove sono andati i tempi di una volta per Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione.

Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno
a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.

Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte.

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
quando incasserai delapiderai mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire "micio bello e bamboccione".

Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.

[SM=x331826]


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Nel regno incantato dell'Eterno Divenire lascia che la brezza tiepida e serena del mio amore t'avvolga intensa e ti vesta del mio profumo. Non mi farò domande e non tremerò pensando a domani perchè oggi è perfetto in sé e mi avvolge intenso delle effimere ma eterne emozioni.
11/07/2004 19:21
 
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[SM=x331896] aaaaahhh! Bellissima. E che dire de "La buona novella"! Lì sta tutta la mia "cristianità". "...Nella pietà che non cede al rancore madre ho imparato l'amore". L'amore come filosofia di vita (non a caso la mia firma alternativa è "Ama e fa ciò che vuoi" che devo averlo sentito in "Tutto benigni '96" )
Oh, io sono e resto ateo, ma non ho paura a chiamare Dio alcune profondità dell'animo altrimenti inesprimibili. "Se Dio non esistesse bisognerebbe inventarlo; ed è esattamente ciò che fa l'uomo da ché è al mondo"



Testamento di Tito di Fabrizio De Andrè



"Non avrai altro Dio all'infuori di me,
spesso mi ha fatto pensare:
genti diverse venute dall'est
dicevan che in fondo era uguale.

Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.
Credevano a un altro diverso da te
e non mi hanno fatto del male.

Non nominare il nome di Dio,
non nominarlo invano.
Con un coltello piantato nel fianco
gridai la mia pena e il suo nome:

ma forse era stanco, forse troppo occupato,
e non ascoltò il mio dolore.
Ma forse era stanco, forse troppo lontano,
davvero lo nominai invano.

Onora il padre, onora la madre
e onora anche il loro bastone,
bacia la mano che ruppe il tuo naso
perché le chiedevi un boccone:

quando a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.
Quanto a mio padre si fermò il cuore
non ho provato dolore.

Ricorda di santificare le feste.
Facile per noi ladroni
entrare nei templi che riguargitan salmi
di schiavi e dei loro padroni

senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.
Senza finire legati agli altari
sgozzati come animali.

Il quinto dice non devi rubare
e forse io l'ho rispettato
vuotando, in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli che avevan rubato:

ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.
Ma io, senza legge, rubai in nome mio,
quegli altri nel nome di Dio.

Non commettere atti che non siano puri
cioè non disperdere il seme.
Feconda una donna ogni volta che l'ami
così sarai uomo di fede:

Poi la voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti ne uccide la fame.
Io, forse, ho confuso il piacere e l'amore:
ma non ho creato dolore.

Il settimo dice non ammazzare
se del cielo vuoi essere degno.
Guardatela oggi, questa legge di Dio,
tre volte inchiodata nel legno:

guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.
Guardate la fine di quel nazzareno
e un ladro non muore di meno.

Non dire falsa testimonianza
e aiutali a uccidere un uomo.
Lo sanno a memoria il diritto divino,
e scordano sempre il perdono:

ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.
Ho spergiurato su Dio e sul mio onore
e no, non ne provo dolore.

Non desiderare la roba degli altri
non desiderarne la sposa.
Ditelo a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno una donna e qualcosa:

nei letti degli altri già caldi d'amore
non ho provato dolore.
L'invidia di ieri non è già finita:
stasera vi invidio la vita.

Ma adesso che viene la sera ed il buio
mi toglie il dolore dagli occhi
e scivola il sole al di là delle dune
a violentare altre notti:

io nel vedere quest'uomo che muore,
madre, io provo dolore.
Nella pietà che non cede al rancore,
madre, ho imparato l'amore".


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11/07/2004 19:39
 
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Per restare in tema sulla "Buona Novella"
Questa canzone ha in sé un misticismo che mette i brividi. Ogni volta che l'ascolto entro in uno stato sognante molto particolare. Un amico tempo fà mi diceva che è la descrizione di un fenomeno di sogno lucido.... chissà....

IL SOGNO DI MARIA

"Nel Grembo umido, scuro del tempio,
l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;
l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate -
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

(... e l' angelo disse: "Non
temere, Maria, infatti hai
trovato grazia presso il
Signore e per opera Sua
concepirai un figlio...)

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era

- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre."

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posati le dita
all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.




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11/07/2004 20:53
 
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Già, in più, a me suscita immediatamente quel ricordo mitizzato che mio padre, mi ha trasmesso della Liguria. Io ci sono solo nato in Liguria, ma lui, da buon emigrante, non ha fatto altro che coltivare qui (a Venezia) le tradizioni e i ricordi della sua terra. Quindi, per farla breve, "L'ulivo che si abbraccia alla vite", e non Vado Ligure, è per me l'immagine del ponente. E' d'obbligo una "Creuza de ma" a 'sto punto ché dici...?


"Umbre de muri muri de mainé 
dunde ne vegnì duve l'è ch'ané 
da 'n scitu duve a l'ûn-a a se mustra nûa 
e a neutte a n'à puntou u cutellu ä gua 
e a muntä l'àse gh'é restou Diu 
u Diàu l'é in çë e u s'è gh'è faetu u nìu 
ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da u Dria 
e a funtan-a di cumbi 'nta cä de pria 

E 'nt'a cä de pria chi ghe saià 
int'à cä du Dria che u nu l'è mainà 
gente de Lûgan facce da mandillä 
qui che du luassu preferiscian l'ä 
figge de famiggia udù de bun 
che ti peu ammiàle senza u gundun 


E a 'ste panse veue cose ghe daià 
cose da beive, cose da mangiä 
frittûa de pigneu giancu de Purtufin 
çervelle de bae 'nt'u meximu vin 
lasagne da fiddià ai quattru tucchi 
paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi  


E 'nt'a barca du vin ghe naveghiemu 'nsc'i scheuggi 
emigranti du rìe cu'i cioi 'nt'i euggi 
finché u matin crescià da puéilu rechéugge 
frè di ganeuffeni e dè figge 
bacan d'a corda marsa d'aegua e de sä 
che a ne liga e a ne porta 'nte 'na creuza de mä 


 
CREUZA DE MÄ *1

Ombre di facce facce di marinai 
da dove venite dov'è che andate 
 da un posto dove la luna si mostra nuda 
e la notte ci ha puntato il coltello alla gola 
e a montare l'asino c'è rimasto Dio 
 il Diavolo è in cielo e ci si è fatto il nido 
usciamo dal mare per asciugare le ossa dell'Andrea 
alla fontana dei colombi nella casa di pietra 

E nella casa di pietra chi ci sarà 
nella casa dell'Andrea che non è marinaio 
gente di Lugano facce da tagliaborse 
quelli che della spigola preferiscono l'ala 
ragazze di famiglia, odore di buono 
che puoi guardarle senza preservativo 


E a queste pance vuote cosa gli darà 
 cose da bere, cose da mangiare 
frittura di pesciolini, bianco di Portofino 
cervelli di agnello nello stesso vino 
lasagne da tagliare ai quattro sughi 
pasticcio in agrodolce di lepre di tegole (gatto) 


E nella barca del vino ci navigheremo sugli scogli 
emigranti della risata con i chiodi negli occhi 
finché il mattino crescerà da poterlo raccogliere 
fratello dei garofani e delle ragazze 
padrone della corda marcia d'acqua e di sale 
che ci lega e ci porta in una mulattiera di mare"





P.S. E' una bella fregatura però non avere delle radici proprie. Vabbè, ti senti un po' a casa dappertutto (almeno in Italia) però non sei di casa per nessuno! A voglia a dire un Ligure che sono un po' ligure, a un romano che sono un po' romano, a un fiorentino che sono un po' fiorentino, ad un furlano, ad un siciliano....quelli ti guardano e..."non sei mica di queste parti tu?!" A Venezia, dove sono cresciuto dall'età di due anni, mi succede in continuazione![SM=x331851]

[Modificato da Libero Barbera 12/07/2004 15.01]



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11/07/2004 21:06
 
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Bellissima "Creuza de mà". Capisco molto bene la sensazione di non appartenere a nessuna terra. Io sono nata in Sardegna ma i miei erano emigranti in Piemonte. Ho vissuto i primi anni della mia vita e ritornando, non so perchè, non sono mai riuscita a considerarmi sarda al 100%. Ma sempre un pò si e un pò no. Per alcune cose mi ci ritrovo, per altre il carattere del sardo mi sta molto stretto... Ma quando ho lavorato fuori, manco a farlo apposta proprio in Piemonte, mi sentivo dire che ne avevo l'accento anche se non quello che uno si aspetta del fisico (sono alta 1.70 e la gente s'immagina i sardi tutti bassi...)

Mi piace collegare questi pensieri alla prossima canzone che posto perchè in fondo sembra la storia di un uomo senza patria...

IL SUONATORE JONES

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.

Sentivo la mia terra
vibrare di suoni, era il mio cuore
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore.

Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.

Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.



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O che bello che mi capisci! Senti Uyulala, conosci l'album tributo a Fabrizio "canti randagi"? Sono tutte canzoni rifatte in vari dialetti d'Italia. E' poco che l'ho scoperto; se non ce l'hai trovalo! merita.

Quando sono davvero molto depresso, mi piace farmi del male ascoltando "amico fragile" o il "Cantico dei drogati". Dato che il secondo l'hai già postato...


Amico fragile


Evaporato in una nuvola rossa
in una delle molte feritoie della notte
con un bisogno d'attenzione e d'amore
troppo, "Se mi vuoi bene piangi"
per essere corrisposti, valeva la pena divertirvi le serate estive
con un semplicissimo , "Mi ricordo"
per osservarvi affittare un chilo d'erba
ai contadini in pensione e alle loro donne
e regalare a piene mani oceani
ed altre ed altre onde ai marinai in servizio
fino a scoprire ad uno ad uno i vostri nascondigli
senza rimpiangere la mia credulità;
perché già dalla prima trincea
ero più curioso di voi
ero molto più curioso di voi.


E poi sospeso tra i vostri "Come sta"
meravigliato da luoghi meno comuni e più feroci
tipo "Come ti senti amico, amico fragile,
se vuoi potrò occuparmi un'ora al mese di te"
"Lo sa che io ho perduto due figli"
"Signora lei è una donna piuttosto distratta"


E ancora ucciso dalla vostra cortesia
nell'ora in cui un mio sogno
ballerina di seconda fila,
agitava per chissà quale avvenire
il suo presente di seni enormi
e il suo cesareo fresco,
pensavo è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo
incominciare una chitarra.


E poi seduto in mezzo ai vostri arrivederci,
mi sentivo meno stanco di voi
ero molto meno stanco di voi


Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei figli
di parlare ancora male e ad alta voce di me
Potevo barattare la mia chitarra e il suo elmo
con una scatola di legno che dicesse perderemo
Potevo chiedervi come si chiama il vostro cane
il mio è un po' di tempo che si chiama Libero
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.


E mai che mi sia venuto in mente,
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.


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11/07/2004 22:25
 
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L'album originale di De André è "Tutti morimmo a stento", e lì trovi le due canzoni che citi poco fà. A me non sono piaciuti i rifacimenti delle canzoni sue. Ma devo dire che non conosco l'album che hai citato.

Ti posto un'altra canzone per farsi del male, la canzone da cui è stato tratto il titolo dell'album.

BALLATA DEGLI IMPICCATI

Tutti morimmo a stento
ingoiando l'ultima voce
tirando calci al vento
vedemmo sfumare la luce.

L'urlo travolse il sole
l'aria divenne stretta
cristalli di parole
l'ultima bestemmia detta.

Prima che fosse finita
ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita
per il male fatto in un'ora.

Poi scivolammo nel gelo
di una morte senza abbandono
recitando l'antico credo
di chi muore senza perdono.

Chi derise la nostra sconfitta
e l'estrema vergogna ed il modo
soffocato da identica stretta
impari a conoscere il nodo.

Chi la terra ci sparse sull'ossa
e riprese tranquillo il cammino
giunga anch'egli stravolto alla fossa
con la nebbia del primo mattino.

La donna che celò in un sorriso
il disagio di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso
un insulto del tempo e una scoria.

Coltiviamo per tutti un rancore
che ha l'odore del sangue rappreso
ciò che allora chiamammo dolore
è soltanto un discorso sospeso.



___________________________________


Nel regno incantato dell'Eterno Divenire lascia che la brezza tiepida e serena del mio amore t'avvolga intensa e ti vesta del mio profumo. Non mi farò domande e non tremerò pensando a domani perchè oggi è perfetto in sé e mi avvolge intenso delle effimere ma eterne emozioni.
12/07/2004 08:50
 
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allora ai più o meno Sardi di questo forum...



Monti di Mola*
(F. De André - M. Pagani)


 


In li Monti di Mola
la manzana
un'aina musteddina era pascendi
in li Monti di Mola
la manzana
un cioano vantaricciu e moru
era sfraschendi
e l'occhi s'intuppesini
cilchendi
e l'ea sguttesi da li muccichili
cù li bae
e l'occhi la burricca aia
di lu mare
e a iddu da le tive escia
lu Maestrale
e idda si tunchià abbeddulata
iddu le rispundia linghitontu
Oh bedda mea
l'aina luna
la bedda mea
capitale di lana
Oh bedda mea
bianca foltuna
Oh beddu meu
l'occhi mi bruxi
lu beddu meu
carrasciale di baxi
lu beddu meu
lu core mi cuxi
Amori mannu
di prima 'olta
l'aba si suggi tuttu lu meli
di chista multa
Amori steddu
di tutte l'ore di petralana
lu battadolu
di chistu core
Ma nudda si poì fà nudda
in Gaddura
che no lu énini a sapì
int'un'ora
e 'nfattu una 'ecchia
infrasconata fea
piangendi e figgiulendi
si dicia cù li bae
Beata idda
uai che bedd'omu
beata idda
cioanu e moru
beata idda
sola mi moru
beata idda
ià me l'ammentu
beata idda
più d'una 'olta
beata idda
'ezzaia tolta
Amori mannu
di prima 'olta
l'aba si suggi tuttu lu meli
di chista multa
Amori steddu
di tutte l'ore di petralana
lu battadolu
di chistu core
E lu paese intreu s'agghindesi
pa' lu coiu
lu parracu mattesi intresi
in lu soiu
ma a cuiuassi no riscisini
l'aina e l'omu
chè da li documenti escisini
fratili in primu
e idda si tunchià abbeddulata
iddu li rispundia linghitontu

-----

* Monti di Mola: così era anticamente chiamata l'attuale Costa Smeralda.



I Monti di Mola (Trad.)


Sui Monti di Mola
la mattina presto
un'asina dal mantello chiaro pascolava
sui Monti di Mola
la mattina presto
un giovane bruno e aitante
stava tagliando i rami
e gli occhi s'incontrarono
mentre cercavano l'acqua
e l'acqua sgocciolò dai musi
insieme alle bave
e l'asina aveva gli occhi
color del mare
e a lui dalle narici usciva
il Maestrale
e lei ragliava incantata
lui le rispondeva pronunciando male

Oh bella mia
l'asina luna
la bella mia
cuscino di lana
Oh bella mia
bianca fortuna
Oh bello mio
mi bruci gli occhi
il mio bello
carnevale di baci
oh bello mio
mi cuci il cuore
Amore grande
di prima volta
l'ape si succhia tutto il miele
di questo mirto
amore bambino
di tutte le ora di muschio
il battacchio
di questo cuore
Ma nulla su può fare nulla
in Gallura
che non lo vengano a sapere
in un'ora
e sul posto un brutta vecchia
nascosta tra le frasche
piangendo e guardando
diceva fra sé con le bave alla bocca
Beata lei
mamma mia che bell'uomo
beata lei
giovane e bruno
beata lei
io muoio sola
beata lei
me lo ricordo bene
beata lei
più di una volta
beata lei
vecchiaia storta
Amore grande
di prima volta
l'ape si succhia tutto il miele
di questo mirto
amore bambino
di tutte le ore di muschio
il battacchio
di questo cuore
Il paese intero s'agghindò
per il matrimonio
lo stesso parroco entrò
nel suo vestito
ma non riuscirono a sposarsi
l'asina e l'uomo
perché dai documenti risultarono
cugini primi
e lei ragliava incantata
lui le rispondeva parlando male


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12/07/2004 10:41
 
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Scusate se m'intrometto... a me ha sempre colpito molto questo pezzo:

LE NUVOLE

Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell'airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.


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12/07/2004 14:17
 
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Anche a me piace molto, ma sono rimasto un po' basito, quando ho letto che è una metafora dei potenti, dei politici; queste presenze ingombranti e cupe che passano e si susseguono, determinando cambiamenti a cui sono soggetti, indipendentemente dalla loro volontà, tutti i sottostanti. Alle volte queste nuvole sembrano belle, sopratutto agli occhi ingenui e speranzosi dei più giovani (i bambini) che gli corrono dietro. Alle volte si fermano a lungo e ti tolgono la vista del cielo (le dittature). Io mi ero sempre fermato ad una bella descrizione dei cielo.


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12/07/2004 14:52
 
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Ecco... lo sapevo...
c'è sempre qualcuno pronto a demolire il mondo incantato della mia fantasia...[SM=x331846]

Ma grazie lo stesso Libero! Ora l'ascolterò con un altro spirito.
[SM=x331856]


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12/07/2004 14:59
 
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eheh! mi spiace aver disincantato anche te, comunque le poesie hanno un solo significato, secondo me; quello che gli da chi le legge.


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13/07/2004 18:06
 
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Dov'eravamo rimasti???
Visto che l'ultima poesia postata è stata "Nuvole", voglio riportare un'altra canzone, molto molto vecchia, che ha le nuvole come tema. Qui però nessuna metafora politica. Ma probabilmente gli effetti di un rapporto d'amore concluso.


NUVOLE BAROCCHE



Poi un'altra giornata di luce
poi un altro di questi tramonti
e portali colonne fontane.

Tu mi hai insegnato a vivere
insegnami a partir.

Ma il cielo è tutto rosso
di nuvole barocche
sul fiume che si sciacqua
sotto l'ultimo sole.

E mentre soffio a soffio
le spinge lo scirocco
sussurra un altro invito
che dice di restare.

Poi carezze lusinghe abbandoni
poi quegli occhi di verde dolcezza
mille e una di queste promesse.

Tu mi hai insegnato il sogno
io voglio la realtà.

E mentre soffio a soffio
le spinge lo scirocco
sussurra un altro invito
che dice devi amare
che dice devi amare.



___________________________________


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16/07/2004 00:31
 
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Hotel Supramonte, è un'altra canzone che amo molto. Non mi sono mai soffermato più di tanto a capire il senso, ma alcune immagini nonchè la dolcissima melodia, mi sciolgono. Pare l'abbia pensata tutta durante il sequestro del '79, a cui comunque la canzone si riferisce.




E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiammme e un uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
e poi scuse accuse e scuse senza ritorno
e ora viaggi ridi vivi o sei perduta
col tuo ordine discreto dentro il cuore
ma dov'è, dov'è il tuo amore
ma dov' è finito il tuo amore.
Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonnte dove ho visto la neve
sul tuo sorpo così dolce di fame così dolce di sete
passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore

ma dov'è, dov'è il tuo cuore
ma dov'è è finito il tuo cuore.
E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole

ma dov'è, dov'è il tuo amore
ma dov'è è finito il tuo amore.


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16/07/2004 03:02
 
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scusate se, da profano, mi intrometto anch'io per segnalare la mia preferita:

DON RAFFAÈ

Io mi chiamo Pasquale Cafiero
e son brigadiere del carcere oinè
io mi chiamo Cafiero Pasquale
sto a Poggio Reale dal ’53
e al centesimo catenaccio
alla sera mi sento uno straccio
per fortuna che al braccio speciale
c’è un uomo geniale che parla co’ me

Tutto il giorno con quattro infamoni
briganti , papponi , cornuti e lacchè
tutte l’ore co’ ‘sta fetenzia
che sputa minaccia e s’à piglia co’ me
ma alla fine m’assetto papale
mi sbottono e mi leggo ‘o giornale
mi consiglio con don Raffae’
mi spiega che penso e bevimm’ò cafè

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

Prima pagina venti notizie
ventun ingiustizie e lo Stato che fa
si costerna , s’indigna , s’impegna
poi getta la spugna con gran dignità
mi scervello e mi asciugo la fronte
per fortuna c’è chi mi risponde
a quell’uomo sceltissimo immenso
io chiedo consenso a don Raffaè

Un galantuomo che tiene sei figli
ha chiesto una casa e ci danno consigli
mentre ‘o assessore che Dio lo perdoni
‘ndrento a ‘e roullotte ci tiene i visoni
voi vi basta una mossa una voce
c’ha ‘sto Cristo ci levano ‘a croce
con rispetto s’è fatto le tre
volte ‘a spremuta o volite ‘o cafè

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà
A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

Qui ci stà l’inflazione, la svalutazione
e la borsa ce l’ha chi ce l’ha
io non tengo compendio che chillo stipendio
e un ambo se sogno ‘a papà
aggiungete mia figlia Innocenza
vuo’ marito non tiene pazienza
non chiedo la grazia pe’ me
vi faccio la barba o la fate da sé

Voi tenete un cappotto cammello
che al maxi processo eravate ‘o chiù bello
un vestito gessato marrone
così ci è sembrato alla televisione
pe’ ‘ste nozze vi prego Eccellenza
m’i prestasse pe’ fare presenza
io già tengo le scarpe e ‘o gillè
gradite ‘o Campari o volite ‘o cafè

A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà
A che bell’ò cafè
pure in carcere ‘o sanno fa
co’ à ricetta ch’à Ciccirinella
compagno di cella
ci ha dato mammà

Qui non c’è più decoro le carceri d’oro
ma chi l’ha mi viste chissà
chiste so’ fatiscienti pe’ chisto i fetienti
se tengono l’immunità
don Raffaè voi politicamente
io ve lo giuro sarebbe ‘no santo
ma ‘ca dinto voi state a pagà
e fora chiss’atre se stanno a spassà

A proposito tengo ‘no frate
che da quindici anni sta disoccupato
chill’ha fatto quaranta concorsi
novanta domande e duecento ricorsi
voi che date conforto e lavoro
Eminenza vi baciov’imploro
chillo duorme co’ mamma e co’ me
che crema d’Arabia ch’è chisto cafè


___________________________________
16/07/2004 03:15
 
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Anima mondata
ci aggiungo anche questa:

BOCCA DI ROSA

La chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore, metteva l'amore,
la chiamavano bocca di rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa.
Appena scese alla stazione
nel paesino di San Vicario
tutti si accorsero con uno sguardo
che non si trattava di un missionario.
C'è chi l'amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
bocca di rosa né l'uno né l'altro
lei lo faceva per passione.

Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie.

E fu così che da un giorno all'altro
bocca di rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso.

Ma le comari di un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva.

Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio,
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio.

Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli, senza più voglie,
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto.

E rivolgendosi alle cornute
le apostrofò con parole argute:
"il furto d'amore sarà punito-
disse- dall'ordine costituito".

E quelle andarono dal commissario

e dissero senza parafrasare:
"quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare".

E arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
e arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi e con le armi.

Il cuore tenero non è una dote
di cui sian colmi i carabinieri
ma quella volta a prendere il treno
l'accompagnarono malvolentieri.

Alla stazione c'erano tutti
dal commissario al sagrestano
alla stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano,
a salutare chi per un poco
senza pretese, senza pretese,
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese.

C'era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva "Addio bocca di rosa
con te se ne parte la primavera".

Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca.

E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi mandò un bacio, chi gettò un fiore
chi si prenota per due ore.

Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.

E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano.


___________________________________
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