Un uomo passa in rassegna i suoi trascorsi sentimentali con il lacerante
addio ad una donna, per raggiungere una sua libertà personale, alla fine
sofferta e drammatica.
E quando quel suo pianto,
patetica risposta al mio no
divenne un loden verde
che un angolo di strada cancellò,
soffocai la mia sensibilità
dietro la statua della libertà.
Il doppiosenso della statua newyorkese, rappresenta anche la sua libertà...
E quella statua un nome ed occhi verdi
aveva già
e una cerniera lentamente rimossa a metà.
Femmina rossa cosa vuoi? "Mio per sempre".
E fu la morte anche per lei.
Il suo volo verso la libertà, e la ricerca di nuova verginità intellettuale, viene
resa in modo grottesco con la figura del "pazzo " che si lancia nel vuoto.
E purtroppo perdo anche te,
se tu confondi i mondi: amore e proprietà.
Tu perdi me.
E ancor più solo, senza loro e te,
io disperato con un mantello alato sopra
un monte corro
e a braccia aperte e ad occhi chiusi
gettandomi,
come posso, mi soccorro.
L'ideale aspirazione del protagonista ricorda Icaro e il suo impellente bisogno
di staccarsi da terra: volare via come un uccello, finalmente libero e senza più
nessun vincolo. I pazzi sono saggi e viceversa...
Il senso della vita, confuso ed umiliato,
si è perso oramai.
Tra i fili di un tessuto di riti e paure,
di rabbie e di preghiere.
Siamo, siamo, siamo, siamo vivi e dobbiamo
restarlo perchè:
programmare una vita in un giorno
vuol dire morire
quel giorno con te.
Ed io voglio
mai perdere nessuno e nessuno che perda mai me.