Le buone stelle

Trovato per caso in streaming, appena ho capito che il regista era Kore’eda, mi sono immediatamente messo a guardarlo, incuriosito sul nuovo film del regista giapponese realizzato e ambientato in Corea del Sud e intitolato Le Buone Stelle – Broker, titolo particolare che rispecchia il film.

La storia ruota intorno all’abbandono di un bambino davanti a una baby-box, un posto dove i genitori possono lasciare i propri bambini che non possono o non vogliono tenere con sé. Dietro a questa baby-box, però, ci sono Sang-hyeon e Dong-soo che lo prelevano, cancellando il video dell’abbandono, per poterlo vendere a una famiglia. Ovviamente, tutto ciò è illegale, ma Sang-hyeon si autodefinisce un broker di buone azioni, dando praticamente subito un futuro al neonato, dietro ovviamente un compenso. Purtroppo, però, le cose si complicano perché il giorno dopo torna la madre So-young per riprenderselo, e così Sang-hyeon, aiutato dal suo amico Dong-soo, convince la ragazza a partire con loro per dare il bambino a una famiglia facoltosa. Inizia così un viaggio fino a Seoul, alla scoperta delle vite di tutti, di come Sang-hyeon sia mosso da profondi sentimenti sinceri e non sia per niente cattivo, di Dong-soo che a sua volta era stato abbandonato da piccolo e di So-young con un passato drammatico e violento.

Le buone stelle – Broker è un film del bravissimo regista giapponese Hirokazu Kore’eda, dove al centro della storia c’è il senso della famiglia, dell’unione tra persone diverse che, “convivendo” fra loro, creano un legame che può andare oltre ogni imprevisto. Il film inizia proprio con una baby-box, che alla fine rimane sempre al centro di tutto il film, più volte citato nel corso del viaggio dei protagonisti, mettendo di fronte a tutti la difficoltà di molte persone e delle difficili decisioni che devono prendere per il bene dei propri figli e anche di se stessi. L’attore Song Kang-ho, che interpreta il gentile broker dai buoni sentimenti, è stato come sempre fantastico. A tratti ho visto il personaggio che lui ha interpretato nel film “Parasite“, non a caso al Festival di Cannes ha vinto il premio come miglior attore. Song Kang-ho ha una recitazione così naturale che regala al suo personaggio un senso materno-paterno indimenticabile e fa venir voglia di abbracciarlo ogni volta… Lee Ji-eun, in arte IU, è stata molto profonda nell’interpretare la madre, riuscendo nel corso di tutto il film a creare un personaggio che, nei minuti, si trasforma da donna e madre disperata a donna e madre con il bisogno di ricominciare tutto da capo. IU è stata davvero brava e a volte i suoi sguardi sono stati così intensi da regalare emozioni uniche. Infine, Gang Dong-won, che ha interpretato il personaggio di Song Kang-ho, è stato così convincente che durante tutto il film si è sempre compreso il suo pensiero verso chi abbandona i propri figli, un pensiero che successivamente si trasforma in qualcosa di grande. Oltre a loro ci sono altri personaggi, di contorno, che però completano i quelli principali, aiutando la loro comprensione e soprattutto i loro sentimenti, come il bambino dell’orfanotrofio oppure le due detective della polizia coreana che nell’inseguirli scoprono che dietro a quelle persone ci sono universi più complicati rispetto all’apparenza…

FONTE: PROJECTMANU.IT