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Asylum

Ultimo Aggiornamento: 05/06/2018 23:07
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Giudice*****
01/06/2018 16:47
 
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7°posto: Tenue - Solo che lui si chiama Axel 75/100

-Grammatica:

Ortografia 9/10
Un consiglio che esula dall’ortografia: se giustifichi il testo, ha un aspetto più ordinato e piacevole alla vista.
Per il resto, ho riscontrato l’utilizzo di “infondo” invece di “in fondo”; nel primo caso è verbo, nel secondo è congiunzione che, inoltre, andrebbe tra virgole, come inciso:
- Infondo, compare per lo più nei suoi sogni;
- Byron raramente esce e infondo non è nemmeno certo di poterlo fare;
- infondo era nata per quello;
- Ma a Jasper infondo non interessa;
- Credo che infondo sia quello che ha sempre voluto, starsene in santa pace a dormire, senza paranoie;

Lessico e sintassi 7/10
Ho riscontrato qualche imprecisione nell’uso della punteggiatura e una suddivisione delle frasi che tende a spezzare il ritmo del racconto (non so se volontariamente o involontariamente). Soprattutto all’inizio, concetti che potevano essere espressi in un’unica frase sono stati divisi per timore che diventasse troppo lunga.
Per esempio: “[…] o c’è chi magari è stato drogato. Alcuni hanno semplicemente bevuto e da ubriachi possono essere arrivati ovunque, ma ci sono anche persone che hanno il cervello un po’ andato[…]”. Io avrei unito la frase degli ubriachi a quella precedente, dividendo poi quella che parla della malattia mentale; in questo modo il concetto risalta maggiormente. Altro esempio: “[…] le immagini di fronte a lui sembrano sfocarsi tra loro. Il corpo di Axel che si alza, le grida…” Io avrei messo i due punti a collegare le due frasi e successivamente un punto, dal momento che l’una è la descrizione dell’altra mentre successivamente si ha una descrizione delle reazioni del dottore alla vista ed esula, leggermente dal contesto. Queste imperfezioni nell’uso della punteggiatura hanno inficiato la sintassi e il ritmo del testo rendendolo spezzato ma in punti che, a mio avviso, non andavano spezzati. 
Inoltre, tendi a concludere una frase e riprenderne le stesse parole con l’aggiunta di un dettaglio in più. Questo genere di espediente può andare bene un paio di volte, ma alla lunga stanca e diventa solo ridondante.
Cerca di costruire frasi più lunghe e complesse, senza spezzarle troppo con la punteggiatura, variando la stessa e non avendo paura di scrivere frasi elaborate (sempre che non diventino periodi lunghi chilometri) alternandole a frase brevi ed effetto, in modo che anche queste ultime risaltino maggiormente.
Per quanto riguarda il lessico, l’ho trovato fin troppo semplice e a tratti colloquiale con espressioni più tipiche del parlato che di uno scritto; non era molto vario e mi è parso piuttosto elementare e basilare, senza particolarità che lo abbiano contraddistinto e mi abbiano colpita

Stile: 7/10
Hai uno stile che è ancora in formazione, non so da quanto tempo tu scriva e non so se questo sia il tuo stile abituale, ma mi è parso molto incerto, ancora da definirsi, costellato di imperfezioni e errori tipici di chi è alle prime armi. Le proposizioni sono brevi, la punteggiatura è arbitraria, il lessico è molto ristretto ed elementare.
A mio avviso, devi ancora trovare uno stile che ti appartenga e ti contraddistingua, che può vertere anche sulla semplicità di un linguaggio che ricorda quello del parlato e del colloquiale ma che deve essere inserito in un contesto, comunque, letterario. Devi immaginare di scrivere un libro per un pubblico di ogni genere (anche nel caso in cui volessi rivolgerti a bambini e ragazzi), devi essere accattivante e sorprendente, ma senza esagerare e, sì, devi anche tirartela un po’ (almeno nel modo di scrivere: mostrare come ci sia una raffinatezza e un’eleganza di fono pur nella semplicità; una finta modestia in cui il linguaggio sembra molto basilare ma nasconde una grande ricerca…non so se mi sono spiegata):

-Trama:

Originalità: 7.5/10
Ho apprezzato soprattutto il fatto che, all’inizio, sembri la storia di due personaggi distinti e solo in seguito si scopre che, in realtà, sono la stessa persona; purtroppo, ho trovato il modo in cui avviene questa scoperta piuttosto banale e scontato, oltre che un tantino incoerente: se lui è convinto di essere se stesso, non penso crederebbe così facilmente a una ragazza che dichiara di essere una voce nella sua testa e che lui soffre di disturbo dissociativo; l’avrei gestita meglio, soprattutto perché le premesse stonano con il seguito (sembrava piuttosto sicuro che fosse reale, non è del tutto probabile che si convinca così semplicemente). Inoltre, ho avuto il sentore che la storia d’amore prendesse il sopravvento, lasciando in secondo piano quella della malattia che, in effetti, non si capisce bene come sia stata risolta. C’è un enorme buco, a mio avviso, tra la scena della canzone e l’epilogo: manca un vero e proprio scioglimento; con la sequenza della canzone ogni speranza sembra ormai perduta e nella parte successiva sembra tutto risolto e sistemato ma non si sa come, in che modo, se l’abbia aiutato il dottore, la terapia, lui stesso. Secondo me, è una parte fondamentale che potrebbe aver reso ancora più interessante tanto il rapporto con i due quanto la malattia, approfondendo entrambi e dandone nuovi significati. È una buona trama, interessante, con delle belle promesse ma che pare essere stata conclusa in maniera frettolosa, quasi non sapessi come farla proseguire.

Coerenza: 7.5 /10
Per coerenza intendo tanto la logicità tra le varie azioni e sequenze quanto l’inerenza con il contest e quanto richiedevo. per quanto riguarda il primo punto non ho nulla da ridire se non quel piccolo appunto riguardante la possibilità che un malato tanto grave si lasci convincere da una voce nella sua testa, soprattutto se crede che tutto quello sia reale. Il secondo punto è stato rispettato grazie all’espediente dei due personaggi distinti che si muovono in autonomia, hanno pensieri differenti e caratteri differenti quasi fossero, appunto, due persone diverse (molto bello il dettaglio degli occhiali, per evidenziare maggiormente questa distanza). Purtroppo, però, soprattutto nell’ultima parte, dopo la dichiarazione, questo aspetto è andato affievolendosi sostituito dalla storia d’amore e lasciando in secondo piano proprio questo disturbo. Se ne accennava, ma ho avuto l’impressione che non fosse l’argomento principale.

Scorrevolezza: 8/10
Nonostante la sintassi strana e la punteggiatura opinabile, la storia scorre in maniera fluida, soprattutto grazie all’aspettativa che crei con l’inizio misterioso e all’apparenza incomprensibile. Io avrei cercato di rallentare maggiormente la scoperta della verità, disseminando piccoli indizi che poi avrebbero portato alla conclusione. Con l’espediente da te scelto si perde un po’ della tensione narrativa che avevi creato con quell’inizio mirabolante. Altra nota dolente è la mancanza di una vera e propria risoluzione che lascia il lettore perplesso e insoddisfatto. È una storia che si legge in fretta, senza intoppo se non quello finale, in cui la vicenda si dipana lentamente per poi assumer un ritmo velocissimo (quello delle dichiarazioni della bambina), rallentare di nuovo con l’introduzione del fatto che il ragazzo non senta più le voci e ne senta la mancanza (solo accennato, purtroppo, ma sarebbe stato interessante sviluppare anche questo spunto) e il botto finale che lascia confusi perché non si capisce come sia riuscita a risolversi la faccenda; conduci a un’elevata tensione emotiva e crei molte aspettative per poi concludere in maniera frettolosa. Non si riesce a ottenere quell’effetto di sconvolgimento che volevi conferire.

-Personaggi:

Caratterizzazione: 7/10
I personaggi sono caratterizzati più da un punto di vista fisico che caratteriale; il dottore è un’ombra dagli occhi grigio-verdi che non sono riuscita esattamente a inquadrare: non mi è sembrato molto professionale e ho avuto l’impressione che fosse piuttosto indeciso ed emotivo; se questa è l’immagine che volevi dare di lui, non ho nulla da ridire, ma mi sembra strano che un medico si comporti in tal modo (pur essendosi innamorato del paziente) e, forse, avrei aggiunto qualche sfumatura in più (come a una storta di doppia faccia: quella che usa in pubblico e quella che usa in privato; ne hai accennato ma non è mai stato sviluppato come argomento).
Byron/Axel appare più interessante, soprattutto per merito di questa dicotomia in cui le due identità sono ben distinte da un punto caratteriale: da un lato il ragazzo timido, introverso, insicuro e dall’altro quello più intraprendente, vagamente menefreghista e più sicuro di sé (o sprezzante). Ha reso il personaggio più variegato e stratificato, dandogli un maggiore spessore. Purtroppo, ho avuto l’impressione che anche questo elemento non sia stato approfondito completamente: la coesistenza di due personalità tanto diverse avrebbe potuto portare a tutta una serie di comportamenti e atteggiamenti nei confronti di se stesso e degli altri che avrebbe sviluppato ancora di più il personaggio. Sono due personaggi più o meno abbozzati, ma che possono essere approfonditi e arricchiti ulteriormente.

Originalità: 7 /10
La scelta di un medico e di un paziente per questo genere di argomento è piuttosto scontata e, oserei dire, quasi obbligata. Ma, nel tuo caso, non sono presenti elementi che possano renderli personaggi unici, inediti, con caratteristiche che li elevino dal loro ruolo di “medico” e “paziente”; hanno una personalità piuttosto canonica e appena abbozzata, che non permette di farli distinguere e risaltare. L’unico che emerge un po’ di più è il ragazzo con il suo disturbo talmente radicato che è addirittura due persone diverse. Penso che questo sia il punto forte della tua storia.

-Gradimento personale: 7/10
La storia non mi ha emozionata particolarmente e non come avrebbe dovuto. Le premesse erano buone e ho apprezzato il piccolo colpo di scena in cui si scopre che i due personaggi, all’apparenza distinti, sono la stessa persona. Avrei puntato maggiormente sulla relazione tra il medico e il paziente, davvero interessante, soprattutto per il fatto che lo stesso pare avere una predilizione più per Axel che per Byron; così come avrei preferito una gestione meno banale e prevedibile delle rivelazioni circa la malattia di Byron e un approfondimento sulla presa di coscienza dello stesso che è un passaggio molto importante sia dal punto di visto dello sviluppo del personaggio sia da quello della trama. Non ho trovato quell’angoscia, quella suspense che mi sarei aspettata da un racconto simile; è ancora un po’ acerbo, scontato e prevedibile. La base è molto buona, ci lavorerei e la svilupperei sottolineando quegli aspetti che ti ho fatto notare (la gestione della relazione tra i due, la rivelazione finale, il percorso di Byron).

-Utilizzo pacchetti 8/10
Obbligo: 5/5: Ho adorato come hai gestito questo tipo di disturbo, non credo sia stato semplice rendere una cosa tanto complessa come la dissociazione; ma tu ci sei riuscita magnificamente: ho trovato davvero molto bella l’idea di due personaggi distinti che agiscono in maniera indipendente l’uno dall’altro, e all’inizio ho creduto fossero due personaggi diversi; invece, come Byron, anche il lettore si rende conto, a poco a poco, che sono la stessa persona, per quanto opposti e differenti. Questo espediente ha permesso di far capire perfettamente il disturbo e lo ha rappresentato in maniera esaustiva.

Bonus: 3/5: La canzone è stata inserita con un’espediente piuttosto comune, sebbene abbia un suo significato (il fatto che lasci sempre parlare gli altri al posto suo), ma, personalmente, ho sempre trovato questa canzone piuttosto forte e con un messaggio che non ho riscontrato nella tua storia se non per quelle poche righe in cui viene citato il testo; mi aspettavo che, quantomeno, la storia e fosse impregnata invece è stata, a mio avviso, relegata in quell’angolino. Stesso destino è toccato alla citazione su cui, però, hai lavorato maggiormente, insistendo sull’attaccamento del ragazzo alle sue voci e alla necessità delle stesse. Forse io avrei sottolineato maggiormente anche la solitudine del ragazzo, impiegando quelle parole in tutta la loro potenza.

 

-Totali: 75/100


[Modificato da Haykaleen 01/06/2018 17:10]
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