Classifica.
Seconda classificata: Fresia - Marne
» titolo: 4/5
» grammatica: 10/10
» stile: 8/10
» sviluppo della trama: 10/10
» originalità: 10/10
» caratterizzazione personaggi: 10 /10
» gradimento personale: 8/10
» bonus: 3
totale: 63
Fresia. La prima volta che ho aperto questa storia sono letteralmente impazzita per cercare di capire chi fossero i due protagonisti – i nomi mi solleticavano la memoria, ma davvero non avevo idea di quale dei sette libri si trattasse o in che contesto si trovassero –; solo dopo ho realizzato fossero personaggi molto molto molto secondari – Evan – o appena citati – Dorcas.
Dunque, a parte l’inutile parentesi di autocompatimento, parliamo della tua storia.
Partiamo dal titolo e dal senso della fresia all’interno della fanfiction. L’espediente di associare un fiore alla protagonista e all’amore l’ho trovato assolutamente adorabile – e, francamente, anche io l’avrei messo come titolo della one shot. Ma, e purtroppo c’è un ma, il senso di questo fiore latita. Mi spiego: nel linguaggio dei fiori la fresia indica il mistero oppure la nostalgia; quando ho letto il titolo mi sono aspettata di trovare un’aria di questo tipo, eppure nel momento in cui Evan fa dono di questo fiore a Dorcas non ho recepito alcun riferimento in tal senso – e nemmeno ad altri sensi, in tutta onestà. Quel che intendo dire è: perché proprio la fresia, tra tanti fiori? E’ un elemento chiave della storia eppure la mia impressione è che sia stato scelto quasi… per caso? Nel caso io abbia preso una cantonata, naturalmente, fammelo sapere: in ogni caso non ho di certo voluto penalizzarti molto nel punteggio, ma mi farebbe piacere sapere come tu hai considerato questo elemento.
Su grammatica e caratterizzazione non ho molto da dire. La prima l’ho trovata ineccepibile, sia a livello ortografico che sintattico. Per quanto concerne la seconda, trattandosi di personaggi pressoché originali non c’era di sicuro il rischio di renderli OOC; d’altro canto, però, mi è piaciuto molto il lavoro che hai fatto su di loro: non è certo semplice dare spessore a due caratteri in una one shot, e tu non solo ci sei riuscita, ma hai trattato anche in modo tutt’altro che superficiale una tematica delicata quale l’abuso. In particolare ho apprezzato il modo in cui hai tratteggiato Dorcas: è una ragazza forte eppure quando si tratta di Evan c’è qualcosa nel modo in cui la fa sentire che la rende la più unica quanto la più debole tra le ragazze.
Lo stile, invece, non è stato sempre costante. Nella prima parte è poco incisivo, quasi abbozzato – e capisco che probabilmente serve a mimetizzarsi coerentemente con la narrazione di due bambini, ma l’effetto risulta piuttosto sgradevole se confrontato con quello delle parti seguenti. Man mano che ci si avvicina al finale, infatti, il tono si arricchisce e diventa più scorrevole, per poi culminare in un finale assolutamente ad effetto, anche dal punto di vista della costruzione. L’omicidio, le lacrime, la menzogna di Moody, il fiore tra le mani. Un accorgimento davvero originale e patetico – nel senso più positivo del termine, di grande spessore emotivo. Mi ha molto colpito come scena, davvero; e un plauso in particolare lo meriti perché davvero non è cosa da tutti creare un bel finale.
Complimenti ancora!
Prima classificata: La lepre e l’inverno – One Sky One Destiny
» titolo: 5/5
» grammatica: 10/10
» stile: 9/10
» sviluppo della trama: 9/10
» originalità: 10/10
» caratterizzazione personaggi: 10/10
» gradimento personale: 9/10
» bonus: 2
totale: 64
In tutta onestà, la tua è una storia che va letta più volte, e soprattutto con grande attenzione. Molti dettagli si rivelano, infatti, essenziali a capire e ad apprezzare profondamente lo stile, molto molto poetico e suggestivo: l’unica pecca è che a tratti tende a divenire forse un po’ ridondante, ma francamente si tratta di inezie in confronto all’ottimo lavoro generale. In particolare ho trovato belle le espressioni che ricorrono più volte nella storia: creano un senso di continuità e allo stesso tempo manifestano l’evoluzione della vicenda e del rapporto tra Scabior e la “lepre”.
Rapporto che, tra l’altro, hai caratterizzato in modo eccellente. Innanzitutto, già la scelta di utilizzare Scabior come protagonista mi ha stupita: è un personaggio di cui, personalmente, non mi è mai capitato di leggere al di fuori dai libri, e non ho potuto non apprezzare l’originalità della tua scelta, nonché la coerenza con cui hai descritto il suo carattere e le sue scelte, il suo modo brutale di trattare la ragazza per quanto le si stesse pian piano affezionando – animalesco quanto lei, in fin dei conti, di una bestialità più raffinata ma di fatto non davvero diversa. Lei, d’altro canto, è completamente una figlia della foresta, una sorta di animaletto abbandonato nella natura che parte di questa è stato costretto a diventare – ho trovato davvero incantevole il modo in cui hai descritto il suo modo di fare dinanzi ai Ghermidori: sorda alle loro parole e forse completamente, eppure in grado di comprendere il senso del linguaggio degli alberi e degli animali. Quando, poi, hai scritto di come gli uomini la prendevano in giro come i marinai l’albatro, non ho potuto fare a meno di apprezzare la citazione a Baudelaire – bella e assolutamente pertinente.
Le uniche due pecche sintattiche che ho riscontrato, invece, sono state “calci pigiati”, di cui l’attributo è poco opportuno per dei calci, e “la donna intruglio di fango e polvere lo graffiò nello strappargli la bottiglia dalle mani, e il suo imprecare furioso fu soffocato”, dove con “suo imprecare furioso” avviene un cambio improvviso di soggetto poco chiaro: tecnicamente dovrebbe essere l’imprecare di lei, quando di fatto è quello di Scabior.
In ultima analisi, il titolo. Mi è piaciuto davvero molto: in cinque parole racconti una storia, ed è allo stesso tempo metafora e realtà: una soluzione davvero intrigante, a mio parere addirittura vagamente poetica – come il finale della tua storia, d'altronde, suggestivo e struggente.
Ottimo lavoro!