Ecco caro Angelo, ora mi "costringi" a fare un piccolo discorso a metà strada tra il diritto e la politica (di quest'ultima mai parlo, e volutamente, perché non trovo, allo stato attuale, nessuna corrente /figura che rispecchi le mie idee...).
Allora, facciamo una premessa doverosa.
Il nostro codice penale vigente è del 1930, ed è il frutto del lavoro di illustri giuristi del regime; figlio del suo tempo, come sempre accade, non può che avere una impronta autoritaria.
Il nostro codice penale, per chi ha sete di giustizia, era un modello, la perfezione in tal senso: pensa che a livello europeo era uno dei più rigidi e severi. Dico "era" perché, sebbene ancora in vigore, è stato, nel corso dei decenni, oggetto di rimaneggiamenti e di riforme (e che riforme, troppo spesso!), che ne hanno praticamente stravolto l'originaria fisionomia.
L'avvento della Costituzione repubblicana subito dopo la caduta del regime prima, e i diversi interventi legislativi poi, hanno portato al codice attuale.
Bene, in nome della difesa dei diritti di tutti e di tutto ad ogni costo, in nome delle garanzie democratiche e della scelte delle varie politiche che si sono susseguite, ci ritroviamo allo stato attuale, a ciò che è sotto gli occhi di tutti.
Abbiamo voluto, giustamente, la democrazia, senza considerare, però, che in uno strano Paese quale il nostro, scivolare da un eccesso all'altro è cosa molto facile, e di cui siamo gran maestri.
Attenzione, non voglio assolutamente mettere in minimo dubbio la necessità della democrazia, sia mai! Però, a parer mio, come dicevano gli antichi, "est modus in rebus"...
Faccio giusto un esempio. Nell'ordinamento giuridico tedesco l'80% dei reati viene sanzionato con la sola pena pecuniaria, essendo la reclusione riservata ai più gravi delitti di sangue. Bene, noi, col nostro buonismo e perbenismo facile, diremmo: "ah, che vergogna, questi tedeschi, che reprimono la maggior parte dei crimini con le pene pecuniarie!"; senza però considerare che, per moltissimi criminali rimanere letteralmente "in mutande" (perdonami l'espressione) è molto più afflittivo e rieducativo del farsi si e no 3 giorni di carcere...
Bene, fatto tutto questo sermone, caro Angelo, mi chiedevi quale sarebbe la mia opinione sulla sospensione condizionale della pena.
Non lo so, non ho ricette in tal senso, ma di una cosa sono certo: io nemmeno in nome della più nobile finalità rieducativa del reo sospenderei mai alcunché, sacrificando e mortificando ulteriormente le persone offese dal reato; perché per me la vittima viene sempre e comunque prima del colpevole, altroché sospensione condizionale...
E ciò con buona pace della "finalità rieducativa" della pena di cui si parla nella nostra Costituzione all'art. 27.
E in tutto questo, come dicevo prima, il magistrato non è che l'ultimo anello della catena...
[Modificato da Loris2016 21/11/2016 17:11]