Secondo classificato – TheComet13
Starlight
Sintassi, ortografia, punteggiatura
La storia, nel complesso, è scritta abbastanza bene, ma ci sono diversi refusi ed errori qua e là che, a mio avviso, denotano una certa mancanza di attenzione nella rilettura. Si tratta, per lo più, di sviste, tuttavia, essendo il racconto relativamente breve, mi sembra che siano abbastanza abbondanti.
La sintassi è assolutamente corretta; sono presenti, invece, refusi ed errori ortografici e imprecisioni nella punteggiatura:
perchè, finchè, riflettè
lontanta, maleintenzionati, incorciarono, sconoscita, senzaa, ricord, tantomeno
Vanderbilt uh?
"No, non voglio tornare." insistette Lillian.
"No ma...non so dove andare."
Un’odore
Nella prima segnalazione, ho messo in evidenza tutte quelle parole con accento sull’ultima sillaba che però hanno una
e chiusa. La pronuncia di questa
e è diversa rispetto alla pronuncia di
è – terza persona singolare del verbo essere – e pertanto, secondo le regole grafiche dell’italiano, va usato l’accento acuto anziché quello grave. Per intenderci, l’accento grave è quello di
è – dall’alto verso destra – mentre l’accento acuto è quello di
perché,
poiché,
affinché,
rifletté etc, che va dall’alto verso sinistra.
La seconda segnalazione riguarda i refusi. Non sono, ovviamente, dei veri e propri errori poiché sono imputabili semplicemente a disattenzione; tuttavia, nel testo ce n’è più di uno, per cui mi è sembrato opportuno farlo presente.
Le successive tre segnalazioni riguardano l’uso improprio della punteggiatura.
Uh è un’interiezione propria e pertanto, trovandosi in posizione finale, deve essere preceduta da una virgola.
“No, non voglio tornare” una battuta retta esternamente, ciò vuol dire che al discorso diretto segue una frase reggente il cui soggetto è la persona che ha pronunciato la battuta e il verbo principale è
dire, oppure un altro verbo a quest’ultimo semanticamente assimilabile. Il punto fermo che tu hai inserito dopo
tornare è scorretto: in questo caso non occorre inserire alcun segno di interpunzione – fatta eccezione, eventualmente, per le virgole o per i punti esclamativi o interrogativi.
I puntini di sospensione devono sempre essere seguiti da uno spazio bianco. La parola successiva non può essere attaccata ai puntini. Dopo la particella
no va sempre inserita una virgola.
Infine, ti segnalo un errore abbastanza grave:
odore è una parola di genere maschile, per cui l’articolo indeterminativo non va apostrofato.
7/10
Appropriatezza lessicale e stile
Lo stile del tuo racconto mi è piaciuto molto poiché hai saputo alternare molto bene dialoghi, narrazioni e parti descrittive senza che l’una prevalesse mai troppo sull’altra. Insomma, la tua storia è molto equilibrata. Non ti sei dilungata eccessivamente, ma hai comunque inserito tutte le informazioni utili alla comprensione del testo rendendo di fatto il racconto di facile lettura.
Ottimo anche lo stile grafico del racconto: i vari segmenti temporali risultano ben separati e di facile individuazione grazie all’uso, schematico ma appropriato, della divisione in paragrafi e del grassetto per indicare le date.
Nessuna pecca neanche dal punto di vista lessicale: il linguaggio è adeguato allo stile, al genere e all’ambientazione del racconto, nei limiti ovviamente da te già indicati nell’introduzione. Ho trovato appropriata la scelta di utilizzare
bambolina piuttosto che
bambola come traduzione di
doll e, in generale, trovo coerenti tutti gli adattamenti in italiano.
Ottimo lavoro!
10/10
Trama: originalità e sviluppo
Devo dire che l’idea di base mi è molto piaciuta. Hai raccontato una bella storia, ricca di sentimento, passionalità, tristezza e nostalgia, e lo hai fatto senza mai perderti in banalità. Mi è piaciuto il modo in cui hai scandito la narrazione e il fatto che tu abbia saputo alternare molto bene introspezioni e battute dialogate, senza appesantire la storia.
Il tuo racconto parla, sì, di una breve – brevissima – avventura omosessuale tra due giovanissime donne nate in un’epoca molto conservatrice, ma è anche, e soprattutto, il resoconto di un’età perduta, un breve ritorno alla gioventù attraverso un ricordo mai del tutto sbiadito. Lillian è la protagonista passiva della storia poiché di fatto non agisce mai di sua spontanea volontà, ma si lascia guidare costantemente dalla misteriosa donna che tanto l’attrae. Questo, però, non impoverisce di certo la trama, ma la rende, anzi, molto più accattivante.
Nella storia non sono presenti buchi narrativi, salti temporali ingiustificati o incongruenze a livello di trama, per cui meriti senz’altro un punteggio alto. Non ti do il massimo perché, a mio avviso, non ti sei concentrata abbastanza sul legame sentimentale – o sulla reciproca attrazione – tra le due protagoniste. Sebbene quest’ultimo si evinca, infatti, dedicargli qualche riga in più non avrebbe di certo fatto male.
9/10
Caratterizzazione dei personaggi
La caratterizzazione dei personaggi è ovviamente molto buona, in linea con il giudizio positivo già espresso riguardo alla trama. Lillian, la protagonista del racconto, è raffigurata in due diverse fasce d’età: la primavera del corpo e l’inesorabile vecchiaia. La stessa donna, dunque, appare raffigurata in due modi completamente diversi: da una parte c’è una Lillian giovane, ancora poco avvezza alla vita, che vive nell’ansia di deludere la sua benestante famiglia ma al contempo non accetta ciò che i suoi genitori hanno scelto per lei; dall’altra, c’è una donna ormai matura, anziana, che ha avuto modo di compiere scelte importanti, di adattarsi ai progetti impacchettati per lei dal destino e di rafforzare non poco il suo carattere. Ovviamente, però, quella che ha dato un senso al racconto è la Lillian giovane, la ragazza triste e un po’ ingenua che, costretta dalla famiglia a sposare un uomo che non ama, “scappa” di casa per qualche ora e finisce in un locale poco consono al suo rango in compagnia di un’affascinante donna in abiti maschili. Quest’ultima, al contrario di Lillian, ha una tempra maggiore e sembra essere molto più sicura e forte di lei. Jo non appartiene certo a una buona famiglia e ha dei progetti di vita che la giovane Vanderbilt non potrebbe nemmeno sognarsi di prendere in considerazione. Ecco perché la scintilla scatta subito, o quasi: Lillian è attratta dal senso di libertà che ispirano i piani futuri di Jo. Ma nonostante questo, e nonostante il bacio, la ragazza alla fine non si presenta all’appuntamento dell’anno successivo. Lillian dimostra di preferire il buonsenso all’avventura, la famiglia alla precarietà, e per amore del figlioletto nato da poco, rinuncia a girare il mondo con Jo.
Ecco, diciamo che l’unica forzatura che ho trovato nella caratterizzazione dei personaggi è proprio la potenza di questo sentimento tra due persone che si conoscono appena: Lillian non mette mai in dubbio il fatto che Jo possa essersi dimenticata del loro appuntamento a così lunga scadenza e quest’ultima, addirittura, le manda una fotografia. Insomma, da una donna come Jo, che frequenta determinati ambienti e che sicuramente è abituata a questo tipo di relazioni fisiche, non mi aspetterei una tale costanza nel manifestare un sentimento, tanto più che siamo negli anni venti e che Lillian, appartenendo a una buona famiglia, molto difficilmente avrebbe avuto il coraggio di mollare tutto per seguire lei.
9/10
Attinenza all’ambientazione storica e al genere obbligatorio
Qui il punteggio si abbassa un poco.
Cominciando dalla questione dell’attinenza all’ambientazione storica, ho trovato decisamente forzato il fatto che Lillian raccontasse così a cuor leggero la sua esperienza omosessuale e che i nipoti non ne rimanessero, almeno in parte, turbati. Stiamo comunque parlando di una signora nata nella primissima metà del novecento, di buona famiglia, e che interloquisce con con dei giovani degli anni ottanta. D’accordo, in quegli anni l’omosessualità era già accettata e ormai Lillian è una signora anziana che non ha più nulla da perdere, però è anche vero che un minimo di ritrosia nel suo voler raccontare e un pizzico di imbarazzo da parte dei nipoti nel voler ascoltare sarebbero stati più credibili. Inoltre, la cornice narrativa degli anni ottanta è piuttosto ampia, un po’ troppo rispetto alla lunghezza complessiva del racconto, e questo non ti ha permesso di sviscerare bene gli anni venti. Insomma, gli elementi caratteristici dei primi anni del novecento non sono tantissimi nel tuo racconto – se si esclude, ovviamente, la prassi dei matrimoni combinati nelle famiglie di un certo rango – e questo non aiuta a rendere palese lo stacco temporale tra il racconto vero e proprio e la cornice narrativa.
Per quanto riguarda il genere obbligatorio, il romanticismo è sicuramente presente ma non prevalente. Qualche dettaglio in più sui sentimenti provati da Jo e Lillian avrebbe giovato.
7/10
Gradimento personale
Senza dubbio, la tua è una bella storia, forse la più originale tra quelle partecipanti al concorso.
Hai inserito una quantità enorme di spunti narrativi che avrebbero potuto benissimo essere utilizzati per la stesura di una long fiction. Peccato per gli errori di battitura – un po’ troppi – e per la cornice narrativa troppo estesa rispetto a quanto richiesto dal bando; nonostante ciò, comunque, la lettura del tuo racconto è stata piacevolissima.
42/50