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"Come hai trovato il mondo al tuo risveglio?" (GDR APPROVATO CON MODIFICHE)

Ultimo Aggiornamento: 17/06/2016 10:32
16/06/2016 20:44
 
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Fehrer, Ithilbor

Riassunto:

Dopo un breve scambio epistolare e un incontro programmato, Ithilbor raggiunge Fehrer. I due non si vedono da molto: il loro ultimo colloquio risale a ben prima che lei cadesse in torpore.
Per forza di cose, l'argomento della loro rapida conversazione riguarda Barrington. Fehrer domanda informazioni riguardo i nomi Xarmoth e Nianna e, quanto al primo, Ithilbor svela una verità in merito alla quale l'Alfiere non può non effettuare un ragionamento logico: Xar dei Moth. La stessa dinastia della Signora della Torre.

Commento:

Mi scuso per la chiusura frettolosa. Tu sai.


FEHRER [Piazza | Fontana] Non sono trascorse che alcune ore dalla chiacchierata con Nyule e, piuttosto che fare ritorno a Palazzo, l'Alfiere s'è trattenuto presso la piazza: metà per dovere, metà per interesse. Siede sul bordo della fontana al centro dello spiazzo, e davanti a sé ha un ragazzetto che non dimostra che dieci anni al massimo. [Questa devi consegnarla alla donna rossa e non ad altri.] Starebbe per mollargli la pergamena, ma poi ritrae la mano e ribadisce il concetto: [Alla donna rossa. A voce, le dirai che stavolta l'uomo nero vuole incontrarla. Che si faccia trovare. Va', moccioso.] Gli indica nuovamente il Sanitarium. Assieme al cartiglio, le dita del bamboccio finiscono per stringere una manciata di monete luccicanti. L'Ishtuk segue la traiettoria arzigogolata del suo messaggero fin quando la sua zazzera biondiccia non si perde fra altre teste. Quanto allo Scandinavo: è grosso. Ha le spalle larghe e le mani nodose, disposte sulla pietra che circonda l'acqua come zampe di drago arpionate su un trespolo improvvisato. Una bestia arroccata in cima alla roccia, in procinto di spiegare le ali. Ha i capelli legati e indossa una giubba nerastra, in cuoio borchiato, che pigola docilmente non appena le braccia cambiano un poco posizione. E, al di sopra della spalla destra, spunta l'elsa di una spada bastarda inguainata in un fodero prezioso. Parrebbe in attesa. Più che di qualcuno, di qualcosa: nelle braci d'un meriggio che si getta nel lago, il tramonto va spegnendosi e le ombre s'allungano, annunciando le tenebre. Aspetta la notte, Gwynbleidd. Niente più, niente meno.

ITHILBOR [Piazza] I passi si contano. Per tedio, per distrazione, per ingannare un’attesa. La missiva è giunta puntuale, trasportata dal vento: in un modo o nell’altro, ti ha trovato. Esitazione? Non ne hai conosciuto il sapore nemmeno per un singolo istante. Hai aspettato che la notte sorgesse e hai abbandonato la bettola in compagnia dell’inseparabile Diamante; la spada lunga giace sul fianco destro, assicurata alla cintola, stretta in vita sopra il completo di pelle nera. I capelli raccolti in una crocchia poco accurata, gli stivali a battere il Tempo di una passeggiata che giunge alla propria meta. La vanità mortale copre i tratti della bestia, facendoti apparire come l’intramontabile ragazzina che porta sulle proprie spalle appena 17 inverni. Alle porte del cuore nevralgico della cittadina, con gli scheletri delle attività diurne in sottofondo e due figure a risaltare sulla solitudine di quel luogo. Un ragazzino in corsa, che ti sfila accanto, contento del proprio carico di monete tintinnanti. Un uomo poggiato sul bordo della fontana, imponente e possente, d’ombre vestito. Una raffica di vento fa riaffiorare ricordi che furono, legati a quel luogo, a quella fontana, a un altro tempo, a un’altra giovinezza. E non sapresti dire se quel vento sia reale o solo opera minuziosa di una Mente sempre attenta, sempre in agguato. La bestia nel profondo mugola e raschia: acquattata nel proprio antro, osserva attraverso i tuoi stessi occhi quella figura farsi poco alla volta più vicina, a ogni passo. Quanti ne conteresti, Sposa? I numeri si perdono, l’aria è impregnata di un profumo che stava per diventare solo ricordo e adesso si rifà realtà. Cinque metri dovrebbero separarti da Fehrer: forse sufficienti affinché egli si accorga della tua presenza. Perché si senta libero di sottrarsi a questo incontro. È una consapevolezza che si stende, macinando quella distanza fisica. È voce che viaggia nell’etere e si depositerebbe direttamente nella mente dell’alfiere, invadendo lo spazio della sua bestia [veggenza II] [Tredici lune. Dicono siano trascorse tredici lune dacché mi sono abbandonata a un lungo sonno] [tenebra I] [veggenza I]

FEHRER [Piazza | Fontana] Una presenza che va, una presenza che viene. Anni fa, il Bastardo fece il suo primo, reale ingresso in quel del Tempio. La giovane donna che divenne sua, giurò che l'Alfiere si portasse dietro "un gran freddo." E' forse questa, la sensazione che provò l'allora Magistra? Penetra nelle ossa, al di sotto della carne. Nella mente no: quella è al riparo da qualsiasi intervento esterno. Probabilmente perché fauci affilate l'hanno già divorata e maciullata da dentro. Le braccia poggiate sulle ginocchia, il Lupo Bianco no, non si sottrae. Ma congiunge le mani. Un pollice carezza il palmo dell'altra, come a riversare sulla pelle ruvida la sensazione che gli s'amalgama nello spirito. E, al pari della Bestia che s'affaccia nel profondo della coscienza di Ithilbor, il Demonio spia la scena attraverso gli occhi del Suo Prescelto, inquadrando la fanciulla che pare veleggiare a qualche centimetro dal suolo. [Non conto le lune. Io sono solo un mortale.] Nel giro di una sola giornata, Gwynbleidd ribadisce per la seconda volta il concetto, indossando la medesima espressione, che calza un debole sorriso. Resta così, anche quando lo spazio si riduce a dieci passi - un battito di ciglia, per chi, come dimostrò allora, può compierne il doppio nel tempo ch'egli impiegherebbe per sfoderare la spada da sopra le spalle. [Come hai trovato il mondo al tuo risveglio, Ithilbor?] le domanda, sollevando entrambe le sopracciglia ed esponendo la fronte a una ragnatela di pieghe sottili. Lui, al contrario di lei, invecchia. E lo fa rapidamente e senza scampo.

ITHILBOR [Piazza] Ancora e ancora. Che sapore ha l’attesa? Sembrano passati millenni, persino per chi come te del tempo non si cura. Sembra un’altra Barrington, questa. Sembrano altri vicoli che, eppure, ben conosci. Sembrano altri tempi, per quanto la cittadina pare sia avvolta nella consueta pace fittizia. Poi ci sono i punti fermi. I profumi che riconosci e riscopri. I contorni di una figura perfettamente riconoscibile sebbene porti con sé l’inevitabile segno di lune che si avvicendano. Certo, puoi dirlo con certezza, persino da quella distanza, grazie alla collaborazione di una vista che si fa bellamente strada tra le ombre, trovando nel buio un alleato [scurovisione 36 mt]. E solo quelli, solo gli occhi resterebbero a baluardo di sensi affilati, lasciando che il resto sfumi e perda consistenza. Negandoti volutamente quell’odore che hai voluto riassaporare, zittendo il battito del suo cuore e lasciando che le percezioni siano come quelle di un qualsiasi umano. Quale egli, puntualmente, non manca di ricordare d’essere. C’è l’abbozzo di un sorriso che rovina inevitabilmente verso la conformazione di una smorfia, mentre compiresti i passi che ti separano da lui. Se fosse concesso, siederesti alla sua destra, guardando la piazza dal suo stesso punto di vista. [Sembra che del mio mondo sia rimasto ben poco. Così come della mia casa. Ho lasciato la Torre Oscura] Annunci così, senza preamboli, chiedendo poi a tua volta [E che ne è del resto del mondo? È come se mettessi piede per la prima volta in questa cittadina. Come se fossi tornata al tempo in cui arrivai. Con l’inconveniente di essere figlia della Notte] Inconveniente. Le parole non vengono mai scelte a caso [tenebra I]

FEHRER [Piazza | Fontana] Amici. Poi nemici. Dunque, ancora, amici. Il rapporto controverso fra Alfiere e Immortale non segue uno schema preciso, ma pare vivere di curve, salite e discese, assiepandosi assai poco stabilmente entro i confini di un greve equilibrio. Non sa perché, a seguito della seduta altrui, la mano destra provi a sfiorarle il ginocchio sinistro. Se vi riuscisse, il suo sarebbe un saluto. E, assieme, una ressa di domande inespresse e un mucchio di risposte che non potranno, stanotte, scucire la bocca. Ha dormito, lei. Ma s'è svegliata. E lui se ne assicura, annuendo fra sé e sé, continuando a dedicare lo sguardo alla piazza che va via via svuotandosi. Ritrarrebbe la mano, poiché l'altra la chiama a gran voce: e le congiungerebbe nuovamente, come a impedire sul nascere qualsiasi altro contatto possano immaginare una e l'altra mente. Alle prime parole, ruota la testa a destra e cerca di osservarla, la fronte tuttora corrugata. [Allora il mondo - il vostro, almeno - perde una certezza dopo l'altra.] Positiva o negativa, la Signora della Notte ne rappresentava una. Separata dalla sua dimora, apparentemente per scelta propria, è una tessera ormai spaiata. [E' quello che sto cercando di scoprire, in nome dell'alleanza fra le due terre. Il Governatore è sparito nel nulla e una certa Nianna, a quanto pare una del Caos, è implicata nella vicenda.] Qualsiasi sia il motivo per cui lo racconta, ebbene, lo fa. Perché i due sanno cose, l'uno dell'altra, che probabilmente ad altri non è concesso sapere. Perché questi sono i mezzi di cui parlava l'Ishtuk. Le sue risorse fatte di tenebra.

ITHILBOR [Piazza] C’è un giovane Istinto che vorrebbe correre a briglia sciolta. C’è una condanna che non conosce il profilo della sazietà. C’è un filo sottile che ti ha legato nuovamente a un’umanità perduta e che vibra, adesso, permettendoti di avvertire brividi scendere lungo la schiena e persino un leggero tremore alle mani. Perché i pensieri si fanno parole e tutto quel che hai tenuto in serbo, costretto a riecheggiare solo all’interno della tua mente, adesso trova la via e il modo di essere pronunciato al mondo. Un mondo che, in questa notte, si restringe al punto da contemplare solo la presenza di questa piazza e di quest’uomo. La bestia è irriverente: innalza il suo urlo di pretesa e si scontra con un controllo fin troppo ferreo per appartenere a un novizio [Volontà III]. La mente stuzzica col ricordo di quell’unica notte in cui assaggiasti la sua vita, giocando frettolosamente ogni carta e dando il via a una dinamica inarrestabile. Quel contatto è fugace e, nel suo farsi saluto, avrebbe in sé la potenza di rompere argini e incrinare ogni volontà. Tant’è che è un insensato sospiro di sollievo quello che anticipa ogni parola, quando il tocco si interrompe. Il nome di Nianna irrompe nello scenario e apre la porta verso la riscoperta di questo mondo [Almarth. Mi hanno riferito fosse sciocco. Chi siede sul trono del Governo, adesso?] Il gioco è sempre stato lo stesso. Prendi tempo e chiedi: consapevole di quanto le omissioni non siano una via di fuga da intraprendere alla lunga. Consapevole di quanto, prima che il sole sorga potrai prendere e donare [tenebra I]

FEHRER [Piazza | Fontana] Pare non avvedersi di tutto ciò che accade nella mente di Ithilbor. O meglio: lo sguardo di lui punta ancora il volto dell'Immortale, la testa ruotata a destra, ma quel che gli interessa è la voce. Non le modalità attraverso le quali la butta fuori dalla bocca. Non ora, che gli pare che il mondo abbia accelerato e che ci sia il rischio che qualche dettaglio venga abbandonato per strada. Inarca la schiena, inclinandosi all'indietro e disponendosi totalmente in direzione di lei, poggiando parte della gamba destra sul bordo della fontana. [Non l'ho conosciuto. E, considerando quello che so, dubito che lo conoscerò mai.] Quella maschile, di voce, è pacata. Profonda come la ricordava la Signora dei Moth: benché abbia dormito a lungo, la coscienza crogiolandosi in un mondo d'ombra, è convinzione del Lupo Bianco che alla giovane - tale, rimane per lui - resti la memoria. E che sia pronta, e lucida. [Un nano di nome Rastal. Sembra che Almarth l'avesse reso Comandante della Guardia e che, dopo la scomparsa del Governatore, egli ne abbia preso il posto. Ma sembra anche che le congreghe di Barrington non desiderino la sua posizione. Non lo appoggiano.] Ha letto il messaggio del fu Caotico - a detta di Nyule: non stenta a credere a lei e alle sue conoscenze - e non mancherà d'utilizzarlo come fonte ulteriore d'informazioni. [E il fatto che il suo vice, Xarmoth, abbia firmato assieme alle corporazioni per le libere elezioni, mi fa pensare che Rastal non sia circondato da amici benevolenti.] Si prende una piccola pausa. Ma poi s'arrischia ad aggiungere. [Sai perché ti racconto tutto. Lo sai.]

ITHILBOR [Piazza] È silenzio. Quello che la mancata sottigliezza dei sensi concede, nella rincorsa di una pace che non può appartenerti. Un silenzio che viene interrotto dal passaggio di qualche randagio, dal suono della sua voce. Non lo guardi, no. Eppure i movimenti di Fehrer la tua mente te li ripropone, con un’esattezza disarmante. Un punto imprecisato che si perde nella notte accoglie il tuo sguardo. Sbarrato, privo di battiti di ciglia, ché accanto all’Ishtuk – che ha conosciuto persino i tratti della tua bestia – non serve nascondersi dietro dettagli e artifici. Dalla sua bocca vengono partoriti un nome dietro l’altro, una schiera di suoni che permettono alla mente di rievocare ricordi su ricordi. Ma se l’Alfiere Nero si accomoda meglio su quella fontana, volgendosi totalmente in tua direzione, tu, al solo pronunciare il nome di Xarmoth, scatteresti come una molla. Ti alzeresti, mostrando un nervosismo che egli non sa appartenerti: ché l’umanità ancora bussa alla tua porta, pizzicando nervi e vomitando riverberi di emozioni che furono. I pugni si stringono e per diversi istanti non gli doni che le spalle. Lo sai, Sposa. Lo sai perché il suo racconto non conosce resa e, possibilmente, nemmeno omissioni. Lo sai perché ha accettato quell’incontro, favorendolo sulla terraferma. E torni a sedere, incassando i colpi di una furia mai sazia e mai doma, fronteggiandola a furor di una volontà impassibile [III] Annuisci, girando il viso in sua direzione, prendendoti manciate di tempo per scrutarne il volto a quella distanza, per tracciare un nuovo ritratto dell’Alfiere. [Xarmoth. Non sono [sicura che costui sia chi dice di essere. Non ho avuto modo di incontrarlo, ancora, ma ho idea che le nostre strade si incroceranno presto. Pensi che Nianna abbia ucciso il governatore? Sei qui per indagare?] Le sputi fuori così, quelle domande. Senza ancora soddisfare la sete del Nero [tenebra I]

NYULE [Verso la fontana | Forma elfica] Anche chi ha avuto modo di vederne gran parte e di ammirarne la vastità, dovrà convenire, in questa occasione, che il mondo non è grande come si direbbe. Ed è con voce dolce e melodiosa che l’Eterna lo fa notare all’Alfiere, quando potrà incrociarne lo sguardo a non più di qualche ora dal loro ultimo incontro. [E’ piccolo il mondo, alfiere] una cantilena che precede i passi della diaconessa, mentre questa si avvicina alla fontana al centro della piazza. Non era questo né il momento né il luogo del loro prossimo appuntamento, ma se il destino ha voluto nuovamente intersecare la linea nera con quella dorata, non sarà certo la dragonessa ad opporsi. La veste rossa ondeggia leggera, senza un suono, mentre un po’ ne fanno le due spade che la sacerdotessa guerriera tiene al fianco. Gli occhi d’oro, tagliati dalle pupille orizzontale dedicano la loro attenzione all’uomo e alla donna che gli sta a fianco, senza soffermarsi troppo né su una né sull’altra figura per evitare che il suo possa passare per un fare maleducato. E’ qui per caso, di passaggio, non certo per disturbare. [Non ti sei ancora stancato di fare domande?] Lo dice sorridendo, palesemente scherzando. Effettivamente non ha idea se il colosso ne stia facendo, né se la donna con cui si intrattiene sia o meno parte delle sue indagini, ma suppone che così non sia.

FEHRER [Piazza | Fontana] Non ci vuole una conoscenza straordinaria delle emozioni umane - e non: benché creda che Ithilbor contenga ancora umanità nel suo involucro di carne e ossa, ha idea che indovinare le espressioni di uno della sua schiatta non sia cosa semplice - per dedurre che quel nome urti la sensibilità altrui. Stessero duellando spade alla mano, l'Alfiere fisserebbe il sangue dell'Immortale cadere in terra e, forse, le darebbe perfino il tempo di riaversi; ma presto o tardi ripartirebbe, più pericoloso che in precedenza, e la nuova conoscenza lo porterebbe ad abbattersi sulla zona ferita. E così farà, dopo. [Credo che sia probabile] mormora semplicemente, limitandosi a fissarla nel suo levarsi in piedi e nel suo risedersi. [Sembra che sapesse dove trovarlo. Sembra che fosse furiosa. Sembra che abbia sfondato una porta del Sanitarium e, dopo una breve colluttazione, l'abbia portato via in spalla. Ho molti elementi a disposizione. Continua a guardarmi] l'invita in fondo alla sua lunga narrazione, eseguita in maniera volutamente lenta e misurata. Vuole che gli occhi restino a contatto. [Perché dovresti incontrarlo? Ti interessa il Governo? Chi è Xarmoth, dunque?] Scuote la testa. Come se, in cuor suo, già escludesse una manciata di risposte. E ne sondasse altre. [Quel sogno. Ci siamo combattuti, poi ci siamo rialzati. L'hai vissuto anche tu, Ithilbor? Sembrava quasi reale] butta lì in maniera quasi involontaria. No, non è qui solo per interesse. E' qui per chiarire. Per chiarire e per ricordare: benché abbia dormito, la Signora dei Moth Deve riuscirci. E ci riuscirà. E' piccolo il mondo, davvero. E' molto piccolo. Lo conferma l'arrivo di Nyule, che dovrebbe ridurre le distanze subito dopo le ultime parole dell'Ishtuk. Annuisce, inquadrandola, l'espressione indecifrabile [Sangue Freddo]. [No. Ma ricordate quel che vi ho detto poche ora fa.] Alla dragonessa, comprendere a cosa vada riferendosi.

ITHILBOR [Piazza] C’è un corteo infinito di pensieri che si affollano nella Mente, sovrana di questa tua condanna che mette alla forca la bestia. Ché adesso è il tempo di usare l’arma di cui porti il vessillo dacché ti sei dannata, non di cedere alla tentazione che la vicinanza del Nero soffia in tua direzione. La tua è un’arrampicata su un muro troppo liscio per poter offrire appigli. Langui in una conversazione in cui non concedi che spiccioli di quel che potresti donare all’Alfiere, meditando su cosa sia lecito fare, ora e qui. In vista di quel che è diventato il tuo obiettivo, dal risveglio e dalla riscoperta di un mondo stravolto. Problemi di morale, li chiamerebbe banalmente qualcuno. Ma non avendone alcuna cui rispondere, è tutto un problema di valutazioni oggettive e di considerazioni. Riconquistare la Torre: non conta che questo. E se il medaglione dei venefici ha deciso che, proprio per favorire l’Ishtuk, tu avessi tradito la congrega, privandoti di ogni arte dentro quella casa avessi imparato, con il medaglione della Torre non è lecito correre lo stesso rischio. Nemmeno per lui. Il tradimento di Nianna nei tuoi confronti lo senti sulla pelle. Brucia e corrode con una tale forza che, solo fossi umana, avrebbe i contorni della somma delusione. Ma non esiste delusione che possa farsi sovrana in un corpo morto. La rabbia, forse quella ha ancora contorni netti e definiti. E lo ascolti, ancora e ancora. Fere lo ascolteresti per i millenni a venire, se solo la sua umanità glielo permettesse. Se solo volessi trasmetter lui la tua condanna. E resti a guardarlo, così come chiede. Il silenzio è la prima risposta che gli doni: si stende tra di voi e ha la pesantezza di un drappo che non ha alcuna intenzione di permettere ai raggi solari di intrufolarsi. Forse è troppo il tempo che dedichi a quella risposta mancata, al punto che qualcuno sopraggiunge. Con un’eleganza disarmante, con una regalità che appartiene intrinsecamente al popolo elfico. Le parole che la creatura di luce sono poche e mirate all’alfiere. Ed ecco che al suo cospetto taci, degnandola di uno sguardo fugace e tornando su Fehrer. La tua mente ancor tenderebbe artigli affilato verso quella del Nero. Ma non vogliono ferire quelle unghie, no. Vogliono catturare un’attenzione che è stata deviata, per intraprendere una conversazione intima e segreta, destinata solo a voi due [veggenza II->Fehrer] [Non mi importa del governo. Mi importa della mia casa. Di Xarmoth ho udito parlare, poiché egli condivide il nome della mia stessa dinastia. Ma costui non ho ancora incontrato e sono solita calcare i sentieri del dubbio. Non mi fido, Alfiere. Non so farlo. Non mi fido di chi torna e afferma di essere qualcuno che questi occhi non hanno mai visto] Se l’elfa dovesse restare o meno, a te non importa. La sua sembra quasi un’apparizione divina, ma è chiaro che sia una conoscenza del Nero. Le tue labbra continuerebbero a restare immobili, eppure la tua voce dovrebbe spandersi ancora nella consapevolezza di Fehrer [veggenza II->Fehrer] [Te l’ho detto, te lo ripeto. I ricordi non mi uccideranno. Tu lo farai. Quel sogno aveva l’amaro sapore della realtà, come se fosse una profezia. Non voglio.][tenebra]

FEHRER [Piazza | Fontana] Tiene gli occhi fissi su Nyule. Per un momento soltanto, in Bettola, la dorata ha compreso a cosa andasse riferendosi l'Alfiere, è certo. Lui non è un Cavaliere. Le sue conoscenze, talvolta, sono dubbie; i suoi metodi, spesso, non sono condivisibili. E' per questo, forse, che, fidandosi di lui o facendone a meno, la Sacerdotessa s'allontana, rapida ed elegante com'è giunta, con lo sguardo di ghiaccio del Lupo Bianco puntato sulla sua schiena: avranno modo d'intendersi successivamente, quando le ombre della notte che va inoltrandosi saranno un ricordo e le braci d'un nuovo giorno tesseranno lo sfondo del loro prossimo colloquio. Ora c'è Ithilbor. Ora c'è la sua voce, che risuona graffiante e metallica, inerpicandosi in quel della sua mente, là dove troneggia la Bestia dalle scaglie nere. Ed è inutile sottolineare la cura che ci mette l'Abietto per far sì che quel contatto - in merito al quale l'Immortale ha già fatto esperienza - le sia il più possibile traumatico, ricacciando via il laccio mentale che s'intreccia con quello maschile con violenza e malvagità. Socchiude gli occhi, serra i denti. E incassa il colpo. Si volta lentamente verso di lei. Torna a fissarle gli occhi, cercando nel fondo del suo sguardo il risultato d'una pur semplice operazione logica. [Moth. Xar Moth. Non fa parte del nome... ma è la dinastia... quindi...?] Dunque il vicegovernatore ha un altro segreto, oltre a quello svelato dalla Diaconessa. E Ithilbor non si fida. Scuote la testa, come a cancellare il resto delle parole che, come altre volte, si scontrano sul muro delle sue certezze. [Devo informare Rastal. Potrebbe correre un grande rischio. Capiscimi.] Si alza. Senza staccarsi dai suoi occhi. Ma poi si volta, dirigendosi a passi pesanti verso il Palazzo. E, se possibile, sparendo ben presto alla vista.



"Hai fatto un patto col Diavolo; e il Diavolo torna sempre a riscuotere."






Yawp
"...over the rooftops of the world."

16/06/2016 22:14
 
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Salve a tutti. Mi dispiace trovarmi a dover scrivere, ma questa cosa sta prendendo una piega decisamente incoerente.

Il personaggio Ithilbor non ha mai incontrato il mio, decidendo arbitrariamente che la "sua casa" non sia più sicura, su nessuna base coerente con l'on. Ovviamente, da vampiro che ha compreso a fondo cosa significhi giocare la razza,ha deciso di sputtanare chi altri vi appartiene.

Ci sono dei trascorsi, tra me e la giocatrice di Ithilbor. Al tempo in cui gestivo la razza rifiutai la richiesta della giocatrice di farsi un pg vampiro. La stessa giocatrice non è stata affatto contenta del ritorno del mio personaggio.

Il risultato è quello che vedete e grida incoerenza.
Se qualcuno definisce questa decisione prettamente off che influenza e rovina un possibile bel sviluppo on, tengo presente che con lo stesso ragionamento il personaggio Xarmoth può decidere, senza aver visto prima il personaggio Ithilbor, di non fidarsi di lei e tagliarle la testa appena la incontra.

Ci vuole tanta pazienza nel giocare un vampiro, un essere privo di emozioni umane che non si rivela MAI per quello che è veramente, salvo in casi estremi mai dettati dal sentimento, ma solo dalla necessità. Ci vuole tanto poco rispetto per cercare di rendere infelice il gioco altrui per una ripicca, oltretutto vecchia di anni.

Chiedo per cortesia l'annullamento della giocata e invito la caporazza o l'amministrazione a intervenire, grazie.
____________________

+Firma psichedelica

____________________
16/06/2016 22:50
 
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Ithilbor è nata tanti anni fa. Credo che ne siano passati ben 9 dal giorno in cui - era luglio, lo ricordo - ho sentito al telefono la player di Alexandra per chiederle cosa ne pensasse della mia idea di muovere la sua primogenita perduta. Il nome scelto significa "figlia della luna": ebbene sì, anche io ho creato personaggi ad hoc. Volevo un mannaro: credo che Alexandra possa ricordare anche questo. Poco importa chi possa testimoniare o meno.
Quello che conta è che non ho ricordo di aver inoltrato alcuna richiesta di diventare vampiro. Ho giocato con Xarmoth una volta, per tre turni; quel che ha fatto seguito a quella giocata non serve spiattellarlo su questo forum. Signore si nasce.

Sta di fatto che poi Xarmoth è andato via e Sleiv mi ha chiesto di giocare. E io ho accettato senza colpo ferire, in un periodo in cui questo player faceva morti a desta e manca. Mi spiace chiamarla ancora in causa, ma Alexandra ha seguito anche questa vicenda e può confermare - come lo stesso Sleiv, se solo leggesse - che ero del tutto ignara di quanto sarebbe accaduto. Anzi, avevo una certezza: che sarei diventata succube del vampiro.

Accade che, invece, Sleiv mi dica che vuole che io sia un vampiro. E che la mia scelta sta tutta lì: nel continuare a vivere oltre la morte o nel morire. Ho fatto una scelta. E da allora ne è passata di acqua sotto i ponti.

Io non sono l'ultima arrivata. E sono presuntuosa. Mi sono sorbita anni e anni di lotte, di spiegazioni, di trattati: non ho mai avuto atteggiamenti assolutisti e ho sempre provato a far capire agli altri quale fosse la psicologia di un vampiro.

Non pensavo di doverlo spiegare al grande Xarmoth.
Non pensavo di dover dare spiegazioni in off del mio on.

Ithilbor è in torpore. Qualcuno ha idea di cosa significhi essere in torpore? Essere completamente inermi, indifesi, alla mercé degli altri. Se vai in torpore a casa dei nemici, quella è la tua fine. Ithilbor sceglie il torpore - mi auguro che si abbia la decenza di sorvolare sulle motivazioni off che hanno portato a una scelta on. E sceglie di andare in torpore nel posto più sicuro che conosce: la Torre Oscura. E sceglie di andare in torpore affidandosi alla vampira nelle cui decide di mettere la sua esistenza: Nianna.

Riusciamo a cogliere quanta fiducia e quanta dedizione ci voglia per fare una scelta simile? Ithilbor chiede di essere svegliata solo al ritorno di Donatien. Durante la giocata di risveglio ha la decenza di non chiedere nemmeno a Nianna il motivo per cui sia stata svegliata considerato che di Donatien non c'è traccia. Perché accetta. Accetta la superiorità - in termini di anzianità e di gerarchia - di Nianna e ne rispetta silenziosamente la volontà.

Poi sente un odore. Nuovo, eppure conosciuto. Un Moth, non ci sono dubbi. Chiede di chi si tratti, Nianna non indugia ed elenca tutti gli epiteti altisonanti che Xar ama associare al proprio nome. La domanda è semplice: come fai a sapere che sia lui? Nianna risponde - o, meglio, non risponde - con un'altra domanda.

Provate a fare uno sforzo di immaginazione - o di immedesimazione. Ithilbor si è abbandonata al torpore e al risveglio scopre che Nianna ha accolto in casa un tizio che dice di essere nientepopodimeno che Xar dei Moth. Ithilbor si sente tradita da Nianna: perché ha accolto in casa uno che è un perfetto sconosciiuto mentre lei era in torpore - ergo indifesa. L'ha esposta a un evidente pericolo.
Ithilbor, cosciente del proprio ritrovato status di novizio, lascia la Torre cercando un altro posto dove nascondersi.


Questa è la spiegazione del mio on che, tra l'altro, non sarebbe nemmeno dovuta.
Eviterei di parlare di ripicche on: io non ho 15 anni e nessun orgoglio ferito. Tutt'altro. Ho un ego così smisurato in fatto di vampiri che non puoi nemmeno immaginarlo.

E lo sai perché, caro capostipite dei Moth?
Perché questa razza l'ho cresciuta io.
Perché questa razza l'ho portata avanti io.
Perché questa razza ha cominciato a giocare veramente con me, dopo che tutti voi, esimi esponenti della vecchia guardia, vi siete dati alla macchia.
Perché con me si è tolta di dosso la lordura di una legenda (?) metropolitana che voleva che i player dei vampiri avessero una certa confidenza con tutta l'allegra compagnia.
Questa razza, volente o nolente, con o senza il medaglione, è mia.
Perché i suoi esponenti li ho voluti io. Creati io. Aiutati io. Ammoniti io.

Lascio che l'amministrazione decida.



I knew all the rules but the rules did not know me
guaranteed..





Grazie Serafin *_*
16/06/2016 22:55
 
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Intanto chiudo. Vorrei far sapere che non importa se questa giocata venga annullata o meno: è e resta un piacere giocare con Ithilbor. Continuerò a muovermi sia che abbia determinate conoscenze, sia che non.

Sono sicuro che un esperto di razza possa spiegare a master & amministrazione le ragioni che hanno mosso Ithilbor in questa giocata. Ripongo altrettanta sicurezza nell'obiettività di Ithilbor: come esperta di razza, dunque, saprà spiegare lei stessa.

Io resto in attesa.



"Hai fatto un patto col Diavolo; e il Diavolo torna sempre a riscuotere."






Yawp
"...over the rooftops of the world."

17/06/2016 09:31
 
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La giocata è attualmente in valutazione da parte mia e di Kubren, richiudo la discussione e avviso sin da ora che siamo entrambi tarati su PIETA' ZERO. In caso di polemiche in ogni sede il mio tasto BAN è pronto e supportato dall'admin.

Passo e chiudo.


Master Alias




17/06/2016 10:32
 
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GDR APPROVATO CON MODIFICHE

Io e Kubren abbiamo avuto una lunga discussione in merito a questa giocata, abbiamo volutamente escluso tutti dalla analisi e ci siamo arrogantemente arrogati il diritto di prendere una decisione a 4 mani e 2 teste.

Noi siamo della opinione che in media res stat virtus e andiamo quindi a mediare una situazione spinosa che ci ha dato anche spunti per un futuro miglioramento del nostro gioco.

Il concetto da cui siamo partiti è quello di masquerade, camuffamento, i vampiri nascondono, infatti, la loro vera natura dietro una apparenza apparentemente umana.
La razza dei vampiri è segreta e una sola giocata, seppur giocata con linearità e coerenza, non può e non deve svelare nulla.

Abbiamo quindi deciso di non annullare la giocata ma di modificare l’ultimo post di Ithilbor come segue:

[Non mi importa del governo. Mi importa della mia casa. Di Xarmoth ho udito parlare Ma costui non ho ancora incontrato e sono solita calcare i sentieri del dubbio. Non mi fido, Alfiere. Non so farlo. Non mi fido di chi torna e afferma di essere qualcuno che questi occhi non hanno mai visto]

E di conseguenza viene modificato il post finale di fehre da cui viene eliminata questa frase:


[Moth. Xar Moth. Non fa parte del nome... ma è la dinastia... quindi...?] Dunque il vicegovernatore ha un altro segreto, oltre a quello svelato dalla Diaconessa. E



Concludendo:
- Fehrer sa che Ithilbor è andata via dalla torre per motivi che le appartengono
- Fehrer sa che Ithilbor ha sentito il nome di Xarmoth ma non farà alcun collegamento fra lui e i vampiri.

Andate in pace se potete


Master Alias




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