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LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 17:01
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Sesso: Femminile
19/10/2012 16:35

214. A Caterina dello Spedaluccio e a Giovanna di Capo.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissime figlie in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondate in vera pazienza e con profonda umilità, a ciò che potiate seguire lo dolce e immacolato Agnello, poiché in altro modo non potreste seguitarlo.

Ora è lo tempo, figlie mie, di mostrare se noi aviamo virtù e se sete figlie, o sì o no. Con pazienza vi conviene portare le persecuzioni e le detrazioni infamie e mormorazioni de le creature, con umilità vera, e non con scandalo né con impazienzia; né levare lo capo per superbia contro ad alcuna persona.

Sapete bene che questa è la dottrina che v'è stata data: che in sulla croce si conviene pigliare lo cibo de l'onore di Dio e della salute delle anime, e con vera e santa pazienza.

Oimé, figlie dolcissime, io vi invito, da parte de la prima dolce Verità, che voi vi destiate dal sonno della negligenzia e amore proprio di voi; e offerite umili e continue orazioni, con molta vigilia e con vero cognoscimento di voi medesime, poiché lo mondo perisce per la moltitudine di molte iniquità e inreverenzia che si fa a la dolce Sposa di Cristo. Or diamo dunque l'onore a Dio e la fatica al prossimo.

Oimé, non vogliate, né voi né l'altre serve di Dio, che termini la vita vostra altro che in pianto e in sospiri, poiché con altro mezzo non si può placare l'ira di Dio, la quale manifestamente si vede venire sopra di noi. O disaventurata me, figlie mie: io credo essere quella miserabile che sono cagione di tanti mali, per la molta ingratitudine e altri defetti che io ho commessi contro lo mio Creatore.

Oimé oimé, chi è Dio che è offeso da le sue creature? è colui che è somma ed eterna bontà, lo quale per la carità sua creò l'uomo ad immagine e similitudine sua (Gn 1,26), e recreollo a grazia doppo lo peccato, nel sangue dello immacolato e amoroso Agnello unigenito suo Figlio. E chi è l'uomo mercennaio ignorante, che offende lo suo Creatore? Siamo coloro che non siamo noi per noi, se non quanto siamo fatti da Dio, ma per noi siamo pieni d'ogni miseria. E non pare che si cerchi se non in che modo si possa offendere Dio, e l'una creatura l'altra, in dispregio del Creatore.

Vediamo coi miserabili occhi nostri perseguitare lo sangue nella santa Chiesa di Dio, lo quale sangue ci ha data la vita. Scoppino dunque i cuori nostri, per ansietato e penoso desiderio; non stia più la vita nel corpo, ma inanzi morire che vedere tanto vituperio di Dio. Io muoio vivendo e dimando la morte al mio Creatore e non la posso avere; meglio mi sarebbe a morire che a vivere, inanzi che vedere tanta ruina quanta è venuta ed è per venire nel popolo cristiano. Traiamo fuore l'arme de la santa orazione, poiché altro remedio io non ci vedo.

Venuto è quello tempo della persecuzione dei servi di Dio, i quali si conviene che si nascondano nella caverna del cognoscimento di loro e di Dio, chiamando a lui misericordia per li meriti del sangue del suo Figlio. Io non voglio dire più, poiché se io andasse alla voglia, figlie mie, io non mi ristarei mai infine che Dio mi trarrebbe di questa vita.

A te dico ora, Andrea, che colui che comincia non riceve mai la corona della gloria, ma colui che persevera infine alla morte. O figlia mia, tu hai cominciato a mettere mano all'aratro delle virtù, partendoti dal bomico del peccato mortale; convienti dunque perseverare a ricevere lo frutto della tua fatica, la quale porta l'anima, volendo raffrenare la sua gioventudine che non scorra a essere membro del demonio. Oimé, figlia mia, e non hai tu considerazione che tu eri membro del demonio, dormendo nel fracidume della immondizia, e Dio per la sua misericordia ti trasse di tanta miseria, l'anima e il corpo, nella quale tu eri? Non ti conviene dunque essere ingrata né sconoscente, poiché male te ne pigliarebbe, e tornarebbe lo demonio con sette compagni, più forte che di prima.

Allora mostrarai la grazia che hai ricevuta, d'essere grata e conoscente, quando sarai forte contro le battaglie del demonio, contro lo mondo e la carne tua, che ti dà molestia, e sarai perseverante nella virtù.

Attaccati, figlia mia, se vuoli campare da tante molestie, all'arbolo della santissima croce, con l'astinenzia del corpo tuo, con la vigilia e con l'orazione, bagnandoti per santo desiderio nel sangue di Cristo Crocifisso: e così acquistarai la vita della grazia e farai la volontà di Dio, e adempirai lo desiderio mio, lo quale desidera che tu sia vera serva di Cristo Crocifisso. Unde io ti prego che tu non sia più fanciulla, e che tu vogli per sposo Cristo, che t'ha ricomprata del sangue suo. E se tu vorrai pur lo mondo, convienti aspettare tanto che si possa avere lo modo di dartelo, per modo che sia onore di Dio e bene di te.

Sia suddita e obediente infine alla morte, e non uscire della volontà di Caterina e di Giovanna, ché so che elle non ti consigliaranno né diranno cosa che sia altro che onore di Dio e salute dell'anima e del corpo tuo; e se tu nol farai, fara'mi grandissimo dispiacere e a te poca utilità. Spero nella bontà di Dio che tu farai sì che egli n'avarà onore e tu n'avarai lo frutto, e a me darai grande consolazione.

A te dico, Caterina, e Giovanna, che per onore di Dio e salute sua adoperiate infine alla morte. Figlie dolci, ora è tempo di fatiche, le quali ci debbono essere consolazioni per Cristo Crocifisso. Altro non dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





215. A certi monasterii di donne in Bologna.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissime suore in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi fondate in vera e perfetta carità. La quale carità è lo vestimento nuziale lo quale debba avere l'anima che è invitata alle nozze della vita durabile, poiché senza questo vestimento saremmo sbandite da le nozze di vita eterna.

Cristo benedetto ci ha tutti invitati, e a tutti ci ha dato lo vestimento della grazia sua, la quale grazia ricevemmo nel santo battesimo. Questo è invitare e dare insiememente, poiché nel battesimo c'è tolta la marcia del peccato originale e data la grazia; poiché con quello battesimo, morendo lo fanciullo nella puerizia sua, ha vita eterna, in virtù del sangue di Cristo Crocifisso, lo quale sangue fa valere lo battesimo.

Ma vivendo la creatura che ha in sé ragione, e giugnendo al tempo della discrezione, può tenere la invitata che gli fu fatta nel santo battesimo; e se non la tiene, è reprovato dal signore delle nozze, ed è cacciato fuore, essendo trovato senza lo vestimento nuziale. Perché non l'ha? perché non volse osservare quello che promise nel santo battesimo, cioè di renunziare al mondo e alle sue delizie, al demonio e a sé medesimo, cioè alla propria sensualità. Questo debba fare ogni creatura che ha in sé ragione, in qualunque stato si sia; poiché Dio non è acettatore delli stati, ma dei santi desiderii.

E chi non rende questo debito, lo quale ha promesso d'osservare e di rendere, è furo, poiché imbola quello che non debba; e però giustamente Dio lo caccia, comandando che gli sia legato le mani e piei, e gittato nelle tenebre di fuore. Songli legati i piei de l'affetto, poiché non può desiderare Dio; e a colui che è morto in peccato mortale e gionto allo stato della dannazione, gli sono legate le mani delle sue opere, poiché non possono pigliare lo frutto di vita eterna - lo quale si dà ai veri combattitori, i quali combattono coi vizii per amore della virtù -, ma pigliano quello frutto che segue di ricevere per le sue gattive opere, lo quale è cibo di morte.

O carissime suore, e se tanto duramente sarà punito generalmente ogni persona che non renderà questo così-fatto debito, che diremo di noi misere e ignoranti spose, le quali siamo state invitate alle nozze di vita eterna, e al giardino della santa religione - la quale è uno giardino odorifero pieno di dolci e suavi frutti -, nel quale giardino la sposa, se ella attiene quello che ella ha promesso, diventa uno angelo terrestro in questa vita? Poiché, come gli altri uomini del mondo, vivendo nella carità comune, sono uomini giusti, e se fussero in peccato mortale sarebbero animali bruti, così quelli che si conservano nello stato della continenzia, ed entrano nel giardino della santa religione, sono fatti angeli, e se non osservassero quello che hanno promesso, sarebbero peggio che dimonia. (E non hanno questi cotali lo vestimento predetto).

Oh quanto sarà dura e aspra quella reprensione che sarà fatta alla sposa di Cristo dinanzi al sommo giudice! Serrata le sarà la porta da lo sposo eterno. Or che rimproverio sarà quello di vedersi privata di Dio e della conversazione delli angeli, solo per suo defetto? O carissime suore, chi punto la considerasse eleggiarebbe prima la morte che offendere la sua perfezione: non tanto che offendere Dio, ma io dico d'offendere la perfezione sua.

Poiché altro è stare in peccato mortale - per mezzo del quale allora sta in offesa di Dio -, e altro è offendere la perfezione sua, la quale ha promessa di compire: cioè, che oltre a osservare i comandamenti di Dio, ha promesso d'osservare i consigli attualmente e mentalmente. Gli uomini che stanno nella carità comune osservano i comandamenti e i consigli, poiché sono legati insieme, e non si può osservare l'uno senza l'altro; ma osservangli mentalmente. Ma quelli che ha promesso di compire la vita perfetta, gli osserva mentalmente e attualmente. Unde io dico che, se attualmente poi non gli osserva, ma osservali pur mentalmente, offende la sua perfezione, per la quale egli promisse d'osservarli attuali e mentali.

Che promettemmo noi, carissime suore? promettemmo d'osservare i consigli quando nella professione facemmo tre voti: poiché noi promettemmo povertà voluntaria,obbedienza e continenzia. I quali non osservando, offendiamo Dio per la promessione e voto fatto; e offendiamo la perfezione la quale aviamo eletta. Poiché se un altro che non gli avesse promessi d'osservare non gli osserva attualmente, non offende, ma offende la perfezione, la quale si poneva in cuore di volere tenere; ma quelli che ha fatto voto, offende.

E quale è la cagione per che, doppo lo voto fatto, i non si osserva? è per l'amore proprio di noi medesimi, lo quale amore proprio ci tolle lo vestimento nuziale; e tolleci la luce - e dacci le tenebre -; la vita, e dacci la morte e l'appetito delle cose transitorie vane e caduche; e tolleci lo desiderio santo di Dio. Oh quanto è miserabile questo amore! Poiché ci fa essere perditori del tempo, lo quale è tanto caro a noi; e partianci dal cibo delli angeli, e andiamo al cibo delli animali bruti, cioè della creatura fatta animale bruto per la sua disordenata vita, lo cui cibo sono i vizii e i peccati; e il cibo delli angeli terrestri sono le vere e reali virtù. Quanto è differente l'uno da l'altro? quanto da la morte alla vita, quanto da la cosa infinita alla cosa finita.

Or vediamo di che si diletta quella che è vera sposa di Cristo Crocifisso, la quale gusta questo dolce e amoroso cibo; e di che si diletta quella che è fatta animale bruto. La vera sposa di Cristo si diletta di cercare lo sposo suo non tra la congregazione, ma nel cognoscimento santo di sé, dove ella lo trova - cioè conoscendo e gustando la bontà dello sposo eterno in sé, amandolo con tutto lo cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze sue -; dilettandosi di stare in su la mensa della santissima croce; volendo acquistare più tosto le virtù con pena e con battaglie che con pace e senza pena, per conformarsi con Cristo Crocifisso, seguitando le vestigie sue: in tanto che, se possibile le fusse di servirli senza pene, non vuole ma, come vero cavaliere, con forza, e violenzia fare a sé medesima, gli vuole servire, perché ella è spogliata dall'amore proprio di sé, e vestita dell'affettuosa carità; e passa per la porta stretta (Mt 7,13 Lc 13,24) e bassa di Cristo Crocifisso, e però promisse e attiene d'osservare povertà voluntariaobbedienza e continenzia.

Ella ha gittato a terra lo carico e il peso delle ricchezze del mondo, delizie e stati suoi; e quanto più se ne vede privata, più gode. E perché ella è umile, àobbedienza pronta, e non ricalcitra allaobbedienza sua; né vuole passare mai lo tempo che ella non si ponga dinanzi a l'occhio suo i costumi dell'Ordine e la promessione fatta. Lo studio suo è della vigilia e dell'orazione, e della cella si fa uno cielo, con una dolce psalmodia; l'offizio suo non dice solamente con le labbra, ma coralmente; e vuole essere sempre la prima che entri in coro e l'ultima che n'esca. Ed èlle in abominazione la grate e il parlatòro, e la dimestichezza dei devoti. Non studia in fare celle murate, né fornite di molto ornamento; ma bene si studia di murare la cella del cuore suo, a ciò che i nemici non vi possano entrare; e questa cella fornisce dell'adornamento delle virtù. Ma nella cella attuale, non tanto che ella vi metta molto adornamento, ma se v'ha alcuna cosa, sì ne la trae, per desiderio della povertà, e per lo bisogno delle suore.

E per questo conserva l'anima e il corpo suo nello stato della continenzia, poiché ha tolte le cagioni per le quali la potesse perdere. E sta con una carità fraterna, amando ogni creatura che ha in sé ragione, e porta e sopporta i difetti del prossimo suo con vera e santa pazienza. Ella sta come lo riccio, con vera guerra con la propria sensualità: ella è timorosa di non offendere lo Sposo suo. Ella perde la tenerezza della patria e il ricordo dei parenti; solo coloro che fanno la volontà di Dio le sono congiunti per affetto d'amore. Oh quanto è beata l'anima sua! ella è fatta una cosa con lo Sposo suo, e non può volere né desiderare se non quello ched i vuole. Allora, mentre che così dolcemente ella passa lo mare tempestoso, e gitta odore di virtù nel giardino della santa religione, chi dimandasse Cristo Crocifisso: «Chi è questa anima?», direbbe: «è uno altro me, fatta per affetto d'amore». Questa ha lo vestimento nuziale, unde non è cacciata da le nozze, ma con gaudio e giocondità è ricevuta da lo sposo eterno. Questa gitta odore non tanto dinanzi a Dio, ma dinanzi alli iniqui uomini del mondo, poiché, voglia lo mondo o no, l'hanno in debita reverenzia.

Lo contrario è di coloro che vivono in tanta miseria, fondate in amore proprio della propria sensualità, le quali sono tutte accecate, unde la vita loro gitta puzza a Dio e alle creature; e per li loro defetti i secolari diminuiscono la reverenzia alla santa religione. Oimé, dove è lo voto della povertà? ché con disordenata sollicitudine e amore e appetito delle ricchezze del mondo cercano di possedere quello che l'è vetato, con una cupidità d'avarizia e crudeltà del prossimo. Poiché vedranno lo convento e le suore inferme e in grande necessità, e non se ne curano, come se esse avessero a reggere la brigata dei figli, e lasciare loro eredi.

O misera, tu non hai questo attacco, ma tu vuoli fare ereda la propria sensualità; e vuo'ne reggere l'amistà e la conversazione dei tuoi devoti, notricandoli con presenti, ed lo dì stare a cianciare e novellare, e perdere lo tempo tuo con parole lascive e oziose. E così non te n'avedi; o tu te ne avedi, e fai vista di non vedere, unde contamini la mente e l'anima tua. Tu diventi frenetica con le impugne e molestie della carne, consentendo con la perversa e deliberata volontà. Oh misera! E debba fare questo la sposa di Cristo? Oh vituperata a Dio e al mondo! Quando tu dici l'offizio tuo, lo cuore va a piacere a te di piacimento sensitivo, e delle creature che tu ami di quello amore medesimo. O carissime sorella, questa s'affatica nel servigio del demonio, e sta tutto dì attaccata alle grate e al parlatòro sotto colore di devozione. O maladetto vocabolo, lo quale regna oggi nella Chiesa di Dio e nella santa religione, chiamando devoti e devote quelli e quelle che fanno le opere delle demonia! Egli è demonio incarnato, ed ella demonia. Oimé, oimé, a che partito è venuto lo giardino, nel quale è seminata la puzza della immondizia! E il corpo, che deve essere mortificato col digiuno e con la vigilia, con la penitenza e con molta orazione, ed egli sta in delizie e adornato, e con lavamenti di corpo e con disordenati cibi, e con giacere non come sposa di Cristo, ma come serva del demonio, e publica meritrice. E con la puzza della disonestà sua corrompe le creature e fatta è nemica de l'onestà, e dei servi di Dio; ed è trapassatrice dellaobbedienza.

Ella non vuole legge né priora sopra a capo; lo demonio e la propria sensualità è fatta sua priora: a lei obbedisce, e cerca di servirla con ogni sollicitudine.

Ella desidera la pena e la morte di chi la volesse ritrare dalla morte del peccato mortale; e tanto è forte questa miseria che in ogni male corre sì come sfrenata e senza lo freno della ragione. Ella assottiglia lo intendimento suo per compire i suoi disordenati desiderii: lo demonio non ne trova tante, quante ne trovano queste dimonie incarnate. Elle non si curano di fare nuove fatture alli uomini per invitarli a disordenato amore verso di loro, in tanto che spesse volte s'è veduto che - dentro nel luogo che in sé è luogo di Dio - ha fatto stalla, commettendo attualmente lo peccato mortale. Questa è fatta adultera, e con molta miseria ha ribellato allo Sposo suo, unde ella cade dalla grande altezza del cielo nel profondo de l'inferno. Ella fugge la cella come nemico mortale; ella trapassa l'offizio suo; e non si diletta di mangiare in refettorio con la congregazione delle povarelle, ma per vivere più largamente e con più dilicatezza di cibi, mangia in particulare; e fatta è crudele a sé medesima, e però non ha pietà d'altrui.

Unde nascono tanti mali? da l'amore proprio sensitivo, lo quale ha offuscato l'occhio della ragione: unde non conosce, né le lassa vedere, lo suo male, né in quello che ella è venuta, né in quello che ella viene, se ella non si corregge. Poiché se ella vedesse che la colpa la fa serva e schiava di quella cosa che non è, e conducela all'eterna dannazione, eleggiarebbe prima la morte che offendere lo suo Creatore e l'anima sua.

Ma per l'amore proprio ella trapassa e non osserva lo voto promesso, poiché per amore di sé ella possede e desidera le ricchezze, e gli onori del mondo: la quale cosa è povertà e vergogna della religione.

Sapete che ne viene per possedere le ricchezze contro lo voto fatto della povertà, e contro i costumi dell'ordine? Escene disonestà e disobbedienza. Perché disonestà? per la conversazione che segue per lo possedere, poiché, se ella non avesse che dare, non avrebbe amistà altro che di servi di Dio, i quali non amano per propria utilità, ma solo per Cristo Crocifisso. E non avendo che dare, i servi del mondo, che non attendono ad altro che a propria utilità - per lo dono che ricevono, o per disordenato diletto e piacere -, se ella non ha, e non vuole piacere ad altri che a Dio, non v'andaranno mai. Unde ipso-facto che la mente sua è corrotta e superba, subito è fatta disobbediente, e non vuole credere ad altri che a sé; e così va sempre di male in peggio, in tanto che di tempio di Dio è fatto tempio del demonio. Unde è sbandita delle nozze di vita eterna, perché è spogliata del vestimento della carità.

Perciò, carissime suore, poi che tanto è pericoloso lo non rendere lo debito d'osservare lo voto promesso, studianci d'osservarlo e raguardiamo la nudità nostra, quanto ella è misera cosa, a ciò che noi l'odiamo; e vediamo lo vestimento nuziale, quanto è utile a noi e piacevole a Dio, a ciò che pienamente ne siamo vestite. E non vedendo io altro modo, però vi dissi che io desideravo di vedervi fondate in vera e perfetta carità; e così vi prego, per amore di Cristo Crocifisso, che facciate. Destatevi dal sonno; e poniamo ogimai termine e fine a la miseria e alla nostra imperfezione, poiché non ci ha tempo. Egli è sonato a condennagione, e data c'è la sentenzia che noi doviamo morire, e non sappiamo quando. Già è posta la scure alla radice dell'arbolo nostro, Perciò non è da aspettare quello tempo che noi non siamo sicuri d'avere, ma nel tempo presente annegare la nostra volontà, e morire spasimate per amore della virtù.

A voi dico, priora, che voi diate essemplo di santa e onesta vita, a ciò che in verità diate dottrina alle vostre figlie e suddite, e reprensione e punizione, quando bisogna, vietando lo' le dimestichezze dei secolari e la conversazione dei devoti, serrando la grate e il parlatòro, se non per necessità, e con modo ordenato. E invitatele a votiare le celle, a ciò che non abbiano che dare, e l'adornamento delle cortine, e i letti della piuma, e i superchi e dissoluti vestimenti, se vi sono; ché temo che non ve n'abbi. E voi siate la primaia, carissima madre, a ciò che per essemplo di voi l'altre ci si dispongano. Morda e abbai lo cane della conscienzia vostra, pensando che n'avete a rendere ragione dinanzi a Dio; e non chiudete gli occhi per non vedere, poiché Dio vi vede; e non sarete però scusata: perciò che vi conviene avere dodici occhi sopra le suddite vostre. Sono certa che se sarete vestita del vestimento detto, voi lo farete; e io ve ne prego, e obligomi a sempre pregare Dio per voi, e ad aitarvi a portare i pesi, con quello affetto della carità che Dio mi darà. Fate che io n'oda buone novelle. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.







216. A Nigi di Doccio Arzocchi.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi seguitatore de le vestigie di Cristo crocifisso, poiché per altra via non possiamo tenere in modo che ci desse vita.

Quale è la via sua? è questa: scherni, oprobii, ingiurie, strazii e villania, e sostenere con vera e perfetta pazienza infine alla morte, e non vòllere lo capo indietro per alcuna ingiuria o mormorazione che lo mondo ci volesse dare. E non doviamo però allentare i passi, ma con una vera perseveranza rendere bene a coloro che ci fanno male: questa è la via la quale c'insegna e ha fatta egli, questo dolce e inamorato Agnello. Così disse egli, che egli era via verità e vita (Jn 14,6), e veramente dà vita a coloro che vanno per questa via, poiché ci dà dottrina che in questa vita ci fa gustare la caparra di vita eterna, participando la vita della grazia.

Questo dolce maestro è salito in su la catreda della croce per darci dottrina fondata in verità. Noi dunque scolari doviamo stare abasso per impararla, cioè nella bassezza della vera umilità, ché con superbia non si potrebbe imparare: poiché ella ingrossa l’intelletto dell’uomo e nol lassa essere capace in conoscere Dio. Ma l'umile non è così; anco ha l'occhio dell'intelletto purificato, e ànne tratta la terra d'ogni amore proprio e tenerezza sensitiva, ed èssi fondato in vero cognoscimento di sé; nel quale cognoscimento vede meglio, e più sottilmente conosce de la somma eterna bontà di Dio. Più conoscendo, più ama, e quanto più ama, tanto acquista più perfetta umilità e pazienza, poiché l'umilità è baglia e nutrice della carità.

Sì che vedete, carissimo figlio, che i ci conviene sedere abasso come veri discepoli: e per questo modo impararemo la dottrina, e corriremo, morti a ogni propria volontà, per la via della verità dolce, e dilettarenci in croce, con ansietato e spasimato desiderio cercando l'onore di Dio e la salute delle anime.

Ora è lo tempo, carissimo figlio, di levarsi dal sonno della negligenzia e della ingratitudine, e con sollicitudine essere grato e conoscente, servendo e amando lo prossimo nostro, poiché la nostra gratitudine non possiamo mostrare a Dio per utilità che se li possa fare, ma potianla bene mostrare in servire al prossimo.

Quando fu tempo, figlio carissimo, che Dio ci richiedesse tanto lo desiderio del suo onore e de la salute delle anime, quanto ora? D'ogni tempo cel richiede Dio, poiché senza la carità del prossimo non potremmo avere vita eterna, ma quanto è più bisogno, tanto è più richiesto. Unde, perché ora vediamo i maggiori bisogni che si vedessero forse mai fra' cristiani, doviamo non ristare mai di continuamente offrire lacrime e umili orazioni: e a questo saremo cognosciuti se saremo veri servi di Dio, e che noi teniamo per la via de la verità e sappiamo bene la sua dottrina. Oimé, non è più tempo da cercare sé per sé, ma di cercare Cristo Crocifisso, e non terminare lo pianto nostro sopra le miserabili anime che si veggono ne le mani de i demoni, tanto che Dio volla l'occhio della sua misericordia, e plachisi l'ira sua verso di noi miserabili. Oimé, che lo mondo perisce per tante miserie quante si comettono, e inreverenzia e persecuzione della santa Chiesa.

Io miserabile, cagione d'ogni male, vi prego per l'amore di Cristo crocifisso che voi e gli altri figli, con pianto e sospiri e sante e umili orazioni, preghiate lo dolce e immacolato Agnello che degni di farci misericordia e donici la reformazione della Sposa sua; e a noi miserabili cristiani dia lume e cognoscimento,obbedienza e reverenzia vera alla santa Chiesa, sì che vivino in pace e in quiete e in unione, sì come debbono fare i veri figli al padre loro, sì che noi non stiamo più come membri del demonio.

Oimé, che lo cuore scoppia e non può scoppiare! Per l'amore di Cristo crocifisso, ora che è lo tempo, date l'onore a Dio e la fatica al prossimo, e così m'avedrò se sarete veri figli o no; ché io vi prometto che, se noi nol faremo, che egli ci sarà richiesto con grande rimproverio da la prima Verità. Dio vuole che noi strettamente lo preghiamo, e così disse egli a uno servo suo: «Col mezzo delle molte orazioni e ansietati e amorosi desiderii dei servi miei farò misericordia al mondo».

Dunque non siate avari, ma siate larghi nella larghezza de la carità, dove tutte le virtù riceveno vita, e senza essa nessuna opera ci dà frutto di grazia. Per questo modo diventarete buono e perfetto, e sarà tolta da voi ogni ignoranza, negligenzia e ingratitudine, sedendo in terra umile, come detto è; e seguitarete le vestigie di Cristo Crocifisso, e adempirete lo desiderio mio che dissi che io desideravo di vedervi seguitatore delle vestigie di Cristo Crocifisso. Altro non dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio.

Racomandateci a tutti i figli e figlie, e dite lo' che egli è tempo di pianto, d'orazione e di sospiri per la dolce Sposa di Cristo e per tutto lo popolo cristiano, che si vede in tanta afflizione per li nostri peccati.

Confortate in Cristo dolce Gesù Thommè di Corradino, e diteli che sempre si ponga Dio dinanzi agli occhi suoi, a ciò che quello che egli fa, facci sempre col santo timore di Dio, portando con vera pazienza ciò che Dio permette, e spregi le consolazioni del mondo, e abraccichi le persecuzioni con santo e vero desiderio infine alla morte. Gesù dolce, Gesù amore.





217. Alla priora e alle suore di Santa Maria delle Vergini.

E alla priora di Santo Giorgio e l'altre suore, in Perugia.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissima madre e figlie in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi spose unite e legate nel legame della vera e ardentissima carità, lo quale legame tenne confitto e chiavellato Dio e Uomo in su lo legno della santissima croce.

Egli è quello legame che unì Dio nell’uomo e l'uomo in Dio, e unisce l'anima col suo Creatore, e falla amatrice de le vere e reali virtù. Questo legame che è? è un amore che lega, taglia e divide: poiché, come unisce e lega l'anima con Dio, così la divide e taglia dal peccato e dal proprio amore sensitivo, unde procede divisione e ogni male; e tolle l'acqua morta e dà l'acqua viva della grazia. Egli ci separa da le tenebre e dacci lo lume, lo quale lume ci fa vedere e gustare la verità. O fuoco dolcissimo d'amore, che empi l'anima d'ogni dolcezza e soavità, ché nessuna pena né amaritudine può cadere in quella mente che arde di così dolce e glorioso fuoco! La carità non giudica male: non giudica la volontà dell’uomo, ma giudica la volontà di Dio, vedendo e conoscendo che egli non vuole altro che la nostra santificazione. Poi, dunque, che egli non vuole altro che lo nostro bene, e ogni cosa procede da lui - e tribulazione e tentazione, e ogni molestia pena e tormento -, e ogni cosa permette Dio per nostro bene, di nessuna cosa l'anima può avere pena se non solo del peccato, che non è, e perché non è in Dio non è degno d'essere amato, anco die essere odiato: e inanzi scegliere la morte che offendere lo suo Creatore.

O dolcezza d'amore, come si può tenere lo cuore de la sposa tua che non t'ami, considerando che tu sei Sposo di vita? Tu, Dio eterno, ci hai creati all'imagine e similitudine tua (Gn 1,26), solo per amore; e avendo perduta la grazia per lo miserabile peccato, tu ci donasti lo Verbo dell'unigenito tuo Figlio, ed lo Figlio ci ha data la vita, e ha punite le nostre iniquitadi sopra lo corpo suo, pagando quello debito che egli non contrasse mai. Oimé oimé, miserabili a noi: noi siamo i ladri, ed esso è impiccato per noi! Vergognisi vergognisi la ignorante e indurata e acecata sposa di non amare, poi che tanto si vede amare da Dio, ed è di tanto diletto questo dolce e suave legame. Questo è lo segno dell'amore: che se ama Dio con la ragione segue le vestigie del Verbo dell'unigenito suo Figlio, e se non ama, segue lo demonio e la propria sensualità, e conformasi con gli costumi del secolo, che sono contrarii a Dio.

Unde gusta la morte e non se n'avede, e giace nelle tenebre perché s'è privato del lume, e sta in continua pena e discordia col prossimo suo e in continua divisione, perché è privato del legame de la carità. E trovasi intro le mani deli demoni perché, non come sposa di Cristo Crocifisso, ma come adultera, ha lassato lo sposo eterno; poiché per altro non è detta la sposa adultera, se non quando parte l'amore da lo sposo, e ama e uniscesi con quello che non die. Sì che bene è cosa pericolosa, ed è mercennaia colei che si vede amare e non ama. E dunque amatevi amatevi insieme, ché a questo sarete cognosciute se sete spose e figlie di Cristo o no: e non si conosce ad altro se non all'amore fondato in Dio, e ch'egli ha al prossimo suo. Con questo mezzo ci conviene giognere al termine e fine nostro, seguitando le vestigie di Cristo Crocifisso: non lo Padre ma lo Figlio, perché nel Padre non cadde pena, ma sì nel Figlio.

Perciò ci conviene seguire per la via della santissima croce - sostenendo obrobrii scherni e villanie, spregiando lo mondo con tutte le delizie e stati suoi, sostenendo fame e sete, con povertà volontaria, e conobbedienza ferma e perseverante, con purezza di mente e di corpo, con la conversazione de le persone che temano Dio in verità, e con la solitudine della cella -, e fuggire lo parlatorio come lo veleno, e la conversazione dei devoti e dei seculari, poiché non si confà a la sposa di Cristo; e non conversazione di frati incappucciati, ma dei veri servi di Dio! Non è convenevole che sotto lo capo spinato stieno i membri dilicati, come fanno le stolte che si dilungano dal loro capo Cristo, e non studiano altro che in delizie e in dilicatezze di corpo; e spezialmente noi che siamo levate dal secolo e poste nel giardino de la santa religione, spose consecrate a lui: fiori odoriferi doviamo essere. E veramente, se voi osservarete quello che prometteste per gittare bene grande odore, participarete della bontà di Dio, vivendo in grazia, e gustaretelo nell'eterna visione sua. Se nol faceste, gittareste puzza di grande vituperio, e in questa vita gustareste l’inferno e nell'ultimo la visione de i demoni.

Per seguire Cristo esciste del secolo, renunziaste al mondo e alle ricchezze sue, promettendo vera povertà, e renunziaste alla propria volontà, promettendo vera e santaobbedienza, e partistevi da lo stato comune: cioè di non volere essere sposate al mondo, per conservare la vera continenzia e virginità, che è uno odore dove Dio e gli angeli si dilettano, e lo' piace d'abitare in quella mente che sta nell'odore della purezza. Sete riunite non perché voi stiate divise, né in odio né in rancore né in pentimento l'una con l'altra, ma perché siate unite e legate nel legame della carità; poiché altrimenti non potreste piacere a Dio, né avere in voi alcuna virtù che fusse perfetta. Quanta confusione e vergogna è e sarà in quella mente e in quella anima che ha promesso e non attiene, ma fa tutto lo contrario? Questa non segue Cristo e non va per la via della croce, ma vuole andare per la via dei diletti. Non è questo lo modo; ma Cristo umile ci conviene seguire, Agnello immacolato, Agnello povero, e tanta è la povertà sua che non ha luogo dove riposare lo capo. Purissimo è, poiché in lui non ha veleno di peccato, ed è obediente al Padre per la salute nostra, infine all'obrobiosa morte della croce.

E però i santi e il glorioso padre nostro santo Domenico hanno fondati l'ordini loro in su queste tre colonne, cioè povertàobbedienza e continenzia, solo per potersi meglio conformare con Cristo e seguire la dottrina e i consigli suoi. Poiché da queste tre procede ogni virtù, e dal contrario procedono tutti i vizii. Nella povertà abandoni la superbia e la conversazione del secolo, e de le perverse amistà - che non s'acquistano se non per doni, e se tu non hai che donare non truovi amistà se non dei veri servi di Dio, i quali amano lo dono dell'anima tua -; priviti della vanità del cuore e leggerezza di mente, e vieni all'abitazione de la cella, unde gusti la madre de l'orazione - la quale ti conserva e cresce nelle virtù -, e vieni a perfetta purezza.

E così osserva lo voto della continenzia, e non tanto che da uno peccato ma da tutti s'astiene, conculcando la propria sensualità, maciarando e astenendo lo corpo da' proprii diletti sensitivi. Maciarando dico col digiuno, con la vigilia, e con l'orazione, e così diventa umile, paziente e caritativa, e porta e soporta i difetti del prossimo suo, e uniscesi col suo Creatore per amore e col prossimo per Dio, sostenendone ogni pena e disagio corporale, purché egli possa guadagnare l'anima sua. E poi che sì dolcemente, nel modo detto, è stirpato da la superbia, gusta l'odore della santaobbedienza; e tanto è obediente quanto umile, e tanto è umile quanto obediente. Chi non è superbo, segue che è umile, e se egli è umile, Percioè vero obediente.

E così ha la terza colonna che conserva la città dell'anima sua, poiché lo vero obediente osserva l'ordine e i costumi suoi. L'obediente non alza lo capo della propria volontà al prelato suo, e nol contasta di parole, ma alla prima voce l'obedisce e di subito china lo capo al giogo; e non dice: «Perché comanda a me e dice a me questo, e non a quell'altra?», ma pensa pur in che modo possa essere pronta a osservare l'obedienzia.

Obbedienza dolce, che non hai mai pena, tu fai vivere e corrire gli uomini morti, perché uccidi la propria volontà: e tanto quanto è più morto, più corre velocemente, perché la mente e l'anima che è morta all'amore proprio d'una perversa volontà sensitiva più leggiermente fa lo corso suo, e uniscesi col suo sposo eterno con affetto d'amore. E viene a tanta elevazione e dolcezza di mente che, essendo mortale, comincia a gustare l'odore e il frutto de li immortali. Perciò siate siate obedienti infine a la morte.

Amatevi amatevi insieme. Legatevi nel legame della carità, poiché in altro modo non potremmo giognere al termine nostro, né avere lo fine per mezzo del quale noi fummo creati. E però vi dissi che io desideravo di vedervi spose unite e legate nel legame de la vera e ardentissima carità. Altro non dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.


218. Al padre santo Gregorio XI.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce, madre del Figlio di Dio.

A voi, dilettissimo e reverendo padre in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, vostra indegna misera miserabile figlia, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi quello dolce e vero pastore, imparando dal pastore Cristo, lo cui luogo voi tenete, che pose la vita per le pecorelle sue, non raguardando a la nostra ingratitudine, né a persecuzioni né ingiurie, né a scherni né vitoperii che gli fussero fatti da coloro i quali egli aveva creati, e fatti molti beneficii: e non lassa però d'adoperare la nostra salute. Ma, come inamorato dell'onore del Padre e della salute nostra, non vede le pene sue, ma con la sapienza sua e pace e benignità vince la malizia nostra.

Così vi prego e dico, dolce babbo mio, da la parte di Cristo Crocifisso, che con benignità e pazienza e umilità e mansuetudine venciate la malizia e superbia dei figli vostri, i quali sono stati ribelli a voi, padre. Sapete che col demonio non si caccia lo demonio (Mc 3,23), ma con la virtù si cacciarà. Poniamo che avesseate ricevute grandissime ingiurie, avendovi fatto vitoperio e toltovi lo vostro, non di meno, padre, io vi prego che non raguardiate a le loro malizie ma alla vostra benignità, e non lassate però d'adoperare la nostra salute. La salute loro sarà questa, che voi torniate a pace con loro, poiché il figlio che è in guerra col padre, mentre che vi sta, egli lo priva della eredità sua.

Oimé, padre, pace per l'amore di Dio, affinché tanti figli non perdano la eredità di vita eterna, ché voi sapete che Dio l'ha posta ne le vostre mani, lo dare e tòllare questa eredità, secondo che piace a la vostra benignità. Voi tenete le chiavi, e a cui voi aprite, sì è aperto, e a cui voi serrate, è serrato. Così disse lo dolce e buono Gesù a Pietro, lo cui luogo voi tenete: «Cui tu sciogliarai in terra, sarà sciolto in cielo, e cui tu legarai in terra, sarà legato in cielo» (Mt 16,19). Perciò imparate dal vero padre e pastore, sì che vedete che ora è lo tempo da dare la vita per le pecorelle che sono uscite fuore de la greggia. Convienvele cercare e racquistare con la pazienza e con la guerra, andando sopra l'infedeli, rizzando lo gonfalone dell'ardentissima e dolcissima croce, al quale rizzare non si conviene più dormire ma destarsi e rizzarlo virilmente.

Spero nella smisurata bontà di Dio che racquistarete l'infedeli e correggiarete le malizie dei cristiani, poiché all'odore de la croce tutti corriranno, eziandio coloro che più sono stati ribelli a voi. O quanto diletto sarà quello, se noi vedessimo che il popolo cristiano desse lo condimento de la fede all'infedele! Perché poi, avendo ricevuto il lume, venrebbe a grande perfezione, sì come pianta novella, avendo perduta la freddezza delle infedelità e ricevendo lo caldo e lume de lo Spirito santo per la santa fede, e produciarebbe fiori e frutti delle virtù nel corpo mistico de la santa Chiesa.

Sì che con l'odore delle loro virtù, aiutarebbero a spegnare i vizii e peccati, superbia e immundizia, le quali oggi abbondano nel popolo cristiano, e singularmente nei prelati e pastori e rettori de la santa Chiesa, i quali sono fatti mangiatori e divoratori delle anime, non convertitori ma devoratori; e tutto è per l'amore proprio che hanno a loro medesimi, del quale nasce superbia e cupidità, avarizia e immundizia del corpo e della mente loro. Vegono i lupi infernali portarne i sudditi loro, e non pare che se ne curino, tanta è la cura che hanno presa in acquistare diletti e delizie, lode e piaceri del mondo. E tutto procede da l'amore proprio di sé medesimo, ché, se egli amasse sé per Dio e non sé per sé, egli attendarebbe solo all'onore di Dio e non al suo, e a utilità del prossimo e non a utilità propria sensitiva.

Oimé, babbo mio dolce, procurate e attendete sopra costoro; cercate i buoni uomini e virtuosi, e a loro date la cura delle pecorelle: questi cotali saranno agnelli e non lupi, che si notricaranno nel corpo mistico de la santa Chiesa. A noi sarà utilità e a voi sarà grande pace e consolazione: aiutarannovi a portare le grandi fatiche che io so che voi avete.

Parmi che stiate, benigno padre mio, sì come sta l'agnello nel mezzo dei lupi, ma confortatevi e non temete, ché la providenzia e l'aiutorio di Dio sarà sempre sopra di voi. Non mirate perché vedeste apparire le cose molto contrarie, e che l'aiuto umano ci venga di meno, e che quelli che ci debbono aitare più ci manchino, facendo contro di voi. Non temete, ma più vi confidate; non alienate né impedite lo vostro dolce e santo desiderio, ma più s'accenda l'uno dì che l'altro.

Su, padre, mandate in effetto lo proponimento che avete fatto, dell'avenimento vostro e del santo passaggio, al quale vedete che l'infedeli v'invitano, venendo a più possa a tollarvi lo vostro. Su, a dare la vita per Cristo! Or abbiamo noi altro che uno corpo? perché non dare la vita mille volte, se bisogna, in onore di Dio e in salute de le creature? Così fece egli, e voi, vicario, dovete fare l'offizio suo: questo è usanza, che, rimanendo lo vicario, seguiti le vestigie i modi del signore suo. Perciò venite, venite e non tardate più, affinché tosto poniate campo sopra l'infedeli, e che non riceviate, di questo fare, impedimento da questi membri putridi che sono ribelli a voi. Pregovi e voglio che usiate uno santo inganno con loro, cioè con la benignità, come detto è: questo lo' sarà uno fuoco d'amore, carboni accesi che gittarete sopra i capi loro (Rm 12,20 Pr 25,21-22), e per questo modo gli averete presi - e la substanzia temporale e le persone loro - dandovi aiuto in fare la vera guerra sopra gl'infedeli.

Così fece lo nostro dolce Salvatore, che, gittando tanto fuoco e caldo d'amore sopra coloro che erano ribelli a lui, seguitava a mano a mano che ellino erano aiutatori e portatori del nome di Dio: sì come fu quello dolce banditore di Pavolo, che, essendo lupo, diventò agnello, vasello dolce di carità, che, di quello fuoco che Cristo gli aveva pieno il vasello suo, di quello portava per tutto quanto lo mondo: i cristiani traendo dei vizii e piantando in loro la virtù, e gl'infedeli traendoli d'errori e d'infedelità, e porgendo lo' il lume de la santa fede.

Or così vi dice e vuole la prima e dolce Verità che voi facciate voi: di quello che avete ricevuto, di quello date. Pace pace pace, babbo mio dolce, e non più guerra. Andiamo sopra li nemici nostri e ine portiamo l'arme della santissima croce, portando il coltello della santa e dolce parola di Dio. Oimé, date mangiare agli affamati servi suoi, i quali aspettano voi e questo tempo, con grandissimo e ardentissimo desiderio.

Confortatevi confortatevi, padre, e non prendete amaritudine afflittiva, ma prendete amaritudine confortativa, avendo amaritudine del vitoperio che vediamo del nome di Dio; e confortatevi per isperanza che Dio provederà a le vostre necessità e bisogni. Non dico più, ché, se io andasse alla volontà, io non mi ristarei fino che io avesse la vita in corpo.

Perdonate a la mia presunzione, ma lo dolore e l'amore che io ho all'onore di Dio ed essaltazione de la santa Chiesa mi scusi dprima della vostra benignità. Più tosto vel direi a bocca che per iscritto, poiché io credarei più sfogare l'anima mia. Or non posso più; abbiate pietà dei dolci amorosi desiderii, i quali sono offerti per voi e per la santa Chiesa, per continue lacrime e orazioni. Non si spregino per negligenzia, ma con sollicitudine adoperate, poiché pare che la primavera voglia produciare i fiori: tosto dunque ne venranno i frutti, poi che il fiore comincia a venire. Or con cuore virile e non temoroso punto, seguitando l'Agnello dissanguato e consumato in croce per noi! Rimanete nella santa e dolce carità di Dio.

Pregovi, reverendo padre, che di quello che Neri, portatore di questa lettara, vi dirà, che, se egli è possibile a voi ed è vostra volontà, voi glili diate e concediate. Pregovi che gli diate audienzia e fede a quello che egli vi dirà. E perché alcune volte non si può scrivare quello che volremmo, sì dico che, se voleste mandarmi a dire alcuna cosa segreta, voi lo manifestiate a bocca a lui securamente, ché potete. Ciò che per me si può fare, se bisognasse dare la vita, volentieri la darei, in onore di Dio e in salute delle anime. Gesù dolce, Gesù.



[Modificato da Caterina63 19/10/2012 16:37]
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