È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 17:01
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
19/10/2012 16:11

175. A non so quale monasterio di donne.

Al nome di Cristo Gesù che per noi fu Crocifisso

A voi dilettissime e carissime figlie e suore mie in Cristo Gesù: io Caterina serva e schiava dei servi di Dio scrivo a voi e confortovi nel prezioso sangue del Figlio suo, con desiderio di vedervi spogliate del vestimento vecchio e vestite del nuovo sì come dice l'apostolo dolce quando dice: "Induimini dominum nostrum Jesum Christum".

E del vecchio vestimento siate spogliate, cioè del peccato e del disordinato timore che era ne la Legge vecchia, la quale era solamente fondata in timore di pena. Non vuole così Dio, cioè che la sposa sua sia fondata sopra lo timore, ma sopra la legge santa e nuova dell'amore, poiché questo è il vestimento nuovo. Or così dunque vi prego che sia fondato lo cuore e l'anima vostra, poiché l'anima che è fondata in amore adopera grandi cose e non schifa fatica né cerca le cose sue, ma sempre cerca in che modo ella si possa unire con la cosa che ella ama. Unde questo è quello che fanno i servi di Dio.

La prima cosa che essi fanno per essere bene uniti con Cristo si è che essi levano via quello mezzo che lo' tolle Dio, cioè ogni amore proprio e piacimento che avessero al mondo o a loro medesimi. Oimé quanto è da odiare questo mezzo perverso che ci tolle lo lume e dacci le tenebre, tolleci la conversazione di Dio e dacci quella del demonio, tolleci la vita e dacci la morte. Non fa così la vera carità e il puro amore di Dio e del prossimo, anco dà lume e vita e unione perfetta con Dio, in tanto che per desiderio e amore diventa un altro lui e non può volere né amare nessuna cosa la quale sia fuore di Dio. Ma ciò che è in lui ama e ciò che è fuore di lui odia, cioè lo vizio e il peccato, e ama le virtù in tanto che dice col dolce inamorato di Pavolo: «Quelle cose che prima mi recavo a guadagno ora per Cristo mi reco a danno, e il danno a guadagno».

Cioè dice Pavolo che quando l'uomo è nell'amore proprio di sé medesimo e ha disordinati gli appetiti dell'anima, i diletti allora e le consolazioni e i piaceri del mondo gli paiono buoni, unde egli gli ama e dilettasene.

Ma subito che l'anima si spoglia di questo uomo vecchio e vuole seguire Cristo Crocifisso, subito vede il danno suo nel quale è stata, e però odia lo stato suo di prima; unde subito si trova inamorata di Dio e non vuole darsi ad altro se non ad amare la virtù in sé e nel prossimo suo. E in due cose più singularmente si diletta che in veruna altra, perché le trova più singulari in Cristo Gesù, cioè la virtù de l'umilità e de la carità, poiché vede Dio umiliato a sé uomo: e per stirpare la nostra superbia fugge l'onore e la gloria umana e abraccia le vergogne e le ingiurie, scherni e vituperi, pena fame sete e persecuzioni. Così la sposa consecrata a Cristo, la quale tutta dritta e libera s'è data a lui, in questo modo lo vuole seguire e non per diletto, e così manifesta d'avere in sé la virtù de l'umilità.

Anco dicevo che tale sposa si diletta ne la carità manifestandola in amare lo prossimo suo, intanto che volentieri darebbe la vita corporale per rendergli la vita dell'anima. E questo desiderio riceve raguardando lo sposo suo eterno confitto dissanguato e chiavellato in croce versare l'abondanzia del sangue suo, non per forza di chiodi né di croce, ma per forza di carità e d'amore che egli ebbe a l'onore del Padre e a la salute nostra. Unde l'amore fu quello forte legame che tenne Dio e Uomo confitto e chiavellato in croce.

Levatevi dunque e non dormite più in negligenzia, voi spose consecrate a Cristo, ma come lo corpo è rinchiuso dentro a le mura, così gli affetti e i desiderii vostri siano rinchiusi e serrati nel cuore consumato e aperto per noi di Cristo Crocifisso. Ine ingrassarà ed empirassi l'anima de le virtù, e di subito si troverà queste due ale che la faranno volare a vita eterna, cioè umilità e carità, dimostrando d'averle nel modo detto di sopra.

Pregovi dunque madonna, figlia mia, e tutte le vostre figlie, che siate sollicita d'adoperare la salute loro senza timore o tristizia, ma con sicurezza pensando per Cristo Crocifisso potere ogni cosa. Pensate che Dio v'abbi fatta uno ortolano a stirpare lo vizio e piantare la virtù, e così vi prego che facciate e non ci siate negligente a farlo. E così prego loro che esse siano suddite a ricevere la correzione, sapendo che egli è meglio di darla, e a noi di riceverla in questa vita che nell'altra.

Pregovi tutte, carissime suore in Cristo Gesù, che siate tutte unite e transformate ne la bontà di Dio, e ognuna conosca sé medesima e i defetti suoi; e così conservarete la pace e l'unione insieme, poiché per altro modo non nascono le divisioni se non per vedere i defetti altrui e non i suoi, e non sapere né volere portare l'uno i defetti dell'altro. Non facciamo dunque così, ma legatevi nel vincolo de la carità, amando e soportando l'una l'altra, piangendo con le imperfette e godendo con le perfette. E così vestite del vestimento nuziale perverremo con lo Sposo a le nozze di vita eterna. Altro non dico.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. La pace di Dio sia nell'anime vostre.





176. A Francesco da Santo Miniato sarto in Firenze.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedere crescere in voi lo fuoco del santo desiderio, poiché, non crescendo, tornareste adietro; e tornando adietro, sareste degno di maggiore giudicio che se mai non vi fuste mosso, poiché più è richiesto a chi ha più ricevuto.

Voglio Perciò che virilmente vi leviate dal sonno de la negligenzia, e con ogni studio brighiate di crescere in voi lo lume, poiché, crescendo lo lume, cresciarà l'amore, e, crescendo l'amore, cresceranno le virtù e le opere infine a la morte. E allora renderete quello che v'è richiesto, cioè d'amare Dio sopra tutte le cose, e il prossimo come voi medesimo. E così dico a te, Agnesa: fa' che io ti senta crescere in fame de l'onore di Dio e salute delle anime; e spandere fiumi di lacrime con umile e continua orazione dinanzi a Dio per salute di tutto quanto lo mondo, e spezialmente per la reformazione de la dolce Sposa di Cristo, la quale vediamo venire in tanta tenebre e in tanta ruina. Non dico più qui.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio.

Pregovi che di subito portiate a Giannozzo la lettera che io vi mando con questa, e non manchi che non glili portiate dovunque egli è. E lui pregate che prestamente dia o faccia dare quella di Ga lo che è ne la sua, e se bisogna che voi la portiate voi, sì il fate. Altro non dico. Confortate Bartalo e monna Orsa, Ginevra e tutte l'altre figlie, e scriveteci novelle di More, e benedite Bastiano.

Fatta a dì 23 d'ottobre 1378.

Gesù dolce, Gesù amore.







177. A missere Pietro cardinale Portuense, da Firenze, a Vignone.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce, madre del Figlio di Dio.

A voi, dilettissimo e reverendo padre e fratello in Cristo Gesù: io Caterina, indegna serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi uno agnello umile e mansueto, imparando da l'Agnello immacolato, che fu umile e mansueto in tanto che non fu udito lo grido suo per veruna mormorazione, ma, come agnello che non si difende, si lassò menare al macello de la santissima e dura croce (Is 53,7 Ac 8,32).

O inestimabile fuoco d'amore! la carne ci hai dato in cibo e il sangue in beveraggio: tu sei quello Agnello arostito al fuoco de l'ardentissima carità. Non vedo altro modo, padre, per potere avere virtù, se non ponendoci questo Agnello per obiettivo agli occhi della mente nostra, poiché in lui troviamo la vera e profonda umilità, con grande mansuetudine e pazienza; poniamo che sia Figlio di Dio, egli non viene e non sta come re, perché la superbia né l'amore proprio di sé non è in lui: e però viene come servo vile, non cerca sé per sé, attende solo a rendere onore e gloria al Padre e rendere a noi la vita, la quale per lo peccato perdemmo. E questo fa solo per amore e per adempire la volontà del Padre in noi: ché, avendo Dio creato l'uomo all'immagine e similitudine sua (Gn 1,26) solo perché godesse e gustasse Dio ne la vita durabile, ma per la ribellione che l'uomo fece a Dio gli fu rotta la via, sì che la dolce volontà di Dio, con la quale creò l'uomo, non s'adempiva, cioè d'avere vita eterna: ché non fu creato per altro fine.

Mosso dunque da quella pura e smisurata carità con la quale ci creò, per adempire la sua volontà in noi ci dié lo Verbo dell'unigenito suo Figlio. Sì che lo Figlio di Dio non raguardò a sé, ma solo d'adempire questa dolce volontà: è fatto dunque mediatore tra Dio e l'uomo; della grande guerra è fatta grande pace; con l'umilità ha vinta la superbia del mondo. Però disse egli: «Rallegratevi, ché io ho vinto lo mondo» (Jn 16,33) cioè la superbia dell’uomo. Ché non è veruno tanto enfiato superbo e sì impaziente che non diventi umile e mansueto, quando considerrà e vedrà tanta profondità e grandezza d'amore: vedere Dio - umiliato a noi - uomo (e però i santi e veri servi di Dio, volendogli rendere cambio, sempre s'aumiliano: tutta la gloria e la loda danno a Dio; ricognoscono loro e ciò che egli hanno, solo avere da Dio; veggono loro non essere, e ciò che egli amano, amano in Dio, sieno in istato o grandezza quanto si vuole), ché quanto è più grande, più si debba umiliare e cognosciare sé non essere, ché nel cognoscimento di sé egli s'umilia e non leva lo capo o enfia per superbia, ma china lo capo e riconosce la bontà di Dio adoperare in sé: così acquista la virtù dell'amore e de l'umilità, che l'una è baglia e nutrice dell'altra, e senza esse non potremmo avere la vita.

Oimé oimé, chi sarà quello stolto bestiale che, vedendosi amare, che non ami e che al tutto non levi e tolga da sé l'amore proprio perverso, che è principio e radice d'ogni nostro male? Non so vedere che sia veruno sì indurato che non ami, vedendosi amare, pur che egli non si tolga lo lume con l'amore detto. Che segno dà colui che ama? questo è lo segno che appare di fuore: domandianne e vedete Ieronimo, che fu ne lo stato vostro: mortificava la carne sua con digiuni vigilie e orazioni; con abito sempre dispetto uccideva in sé la superbia, e con grande sollicitudine non cercava ma fuggiva ogni onore e stato del mondo, e pur Dio coloro che s'aumiliano i gli essalta. Avendo lo stato, non perde però la virtù sua, ma raffina, come l'oro nel fuoco, agiugnendovi la virtù della carità. Diventa mangiatore e gustatore delle anime; non teme di perdare la vita del corpo suo, poiché egli ha presa la forma e il vestimento dell'Agnello dolce Gesù, ché non ama sé per sé, né lo prossimo per sé, né Dio per sé, ma ogni cosa ama in Dio; non si cura né di vita né di morte né di persecuzioni, né di veruna pena che sostenesse; attende solo a l'onore de la somma eterna verità.

Or questi sono i segni dei veri servi di Dio. Di questi cotali vi prego e voglio che siate voi, padre: portatemi lo segno de la vera umilità, non curioso ne lo stato vostro ma dispetto; non impaziente per veruna pena o ingiuria che sostenessimo, ma con ferma virtù di pazienza sostenere nel corpo de la santa Chiesa fino alla morte; anunziando e dicendo la verità - o consigliando o per qualunque modo l'avete a dire - senza veruno timore; attendendo solo a l'onore di Dio e salute de l'anime e essaltazione della santa Chiesa, sì come figlio vero suo notricato da sì dolce madre: in questo mostrarete la divina dolce carità, insiememente con la pazienza.

Siatemi largo caritativo, spiritualmente, come detto è, e temporalmente. Pensate che le mani dei povari v'aitano a porgiare e recare la divina grazia. Voglio che cominciate una vita e uno vivare nuovo: non più dormire nel sonno de la negligenzia e de l'ignoranza; siatemi siatemi campione vero.

Io v'ho detto che io desidero che siate uno agnello a seguire lo vero Agnello: ora vi dico che io voglio che siate uno leone, forte a gittare lo mugghio vostro nel corpo della santa Chiesa, e sia sì grande in voce e in virtù che voi aitiate a resuscitare i figli morti che dentro ci giacciono. E se diceste: «Dove averò questo grido e voce forte?»: da l'Agnello, che secondo l'umanità non grida, ma sta mansueto. Secondo la divinità dà potenza al grido del Figlio con la voce de la smisurata sua carità: sì che, per la forza e potenza della divina essenzia e dell'amore che ha unito Dio con l'uomo, con questa virtù è fatto l'agnello uno leone, e, stando in su la catreda della croce, ha fatto sì-fatto grido sopra lo figlio morto de l'umana generazione che gli ha tolta la morte e data la vita. Or da costui ricevaremo la forza, poiché l'amore che trarremo dell'oggetto del dolce Gesù ci farà participare de la potenza del Padre. Bene vedete che egli è così, ché né demonio né creatura ci può costrignare a uno peccato mortale, perché ha fatto l'uomo libero e potente sopra di sé. Nell'amore participiamo lo lume e forza dello Spirito santo, lo quale è uno mezzo che lega l'anima col suo Creatore e allumina lo intelletto e il cognoscimento, nel quale lume participa la sapienza del Figlio di Dio.

O carissimo padre, scoppino e divellinsi i cuori nostri a vedere in che stato e dignità la infinita bontà ci ha posti, sì per la creazione, dandoci la imagine sua, e sì per la ricomperazione e unione che ha fatta la natura divina ne l'umana: più non poteva dare che dare sé medesimo a coloro che per lo peccato erano fatti nemici di Dio. O ineffabile consumato amore, bene sei inamorato della fattura tua: non potendo tu, Dio, sostenere pena, e volendo fare pace con l'uomo, la colpa commessa si vuole vendicare: non è sufficiente pur uomo a sodisfare alla grande ingiuria che è fatta a te, Padre eterno, in alcuno modo. Ma tu, con l'amore che hai a noi, hai trovato lo modo vestendo lo Verbo della carne nostra, sì che insiememente t'ha renduto l'onore e ha placata l'ira tua, sostenendo la pena nella propria carne, cioè de la massa d'Adamo che commisse la colpa. Or come ti puoi tenere, uomo, che tu non abandoni te medesimo? Or tu vedi che egli ha giocato alle braccia in sulla croce, e èssi lassato vincere avendo vinto, poiché la morte vinse la morte, e la morte vinse la vita, e la vita vinse e uccise e distrusse la morte: fecero uno torniello insieme e al tutto la morte fu sconfitta e la vita resuscitò nell’uomo. Or oltre corrite, e non si tenga più lo cuore vostro; arendasi la città dell'anima vostra: se non s'arende per altro, per fuoco si debba arendare! Egli ha messo lo fuoco da ogni parte: non vi potete vòllare né spiritualmente né temporalmente che non troviate fuoco d'amore.

Pregovi e voglio che inanimiate Cristo in terra, e pregatelo dell'avenimento suo e che tosto rizzi lo gonfalone della santissima croce sopra gl'infedeli; e non mirate, né voi né gli altri, perché i cristiani si levino e sieno levati come membri putridi ribelli al loro dolce capo, ché questo sarà lo modo a placarli e fargli tornare figli. Pregatenelo e fatenelo pregare che tosto si faccia.

Perdonate alla mia ignoranza che tanto presummo di favellare; scusimi l'amore e il desiderio che io ho della salute vostra e de la renovazione e essaltazione della santa Chiesa (che è tanto impalidita che il colore della carità pare che molto sia venuto meno, ché ognuno la robba e tolle lo colore a lei e ponlo a sé, cioè per amore proprio di sé medesimo): attendare solo al bene e essaltazione sua. E questo è il segno dei superbi, che, per essere bene grandi e enfiati, non si curano che la Chiesa sia destrutta e il demonio divori l'anime. Molto è contrario lo segno loro, che sono lupi rapaci, ai servi di Dio, che sono agnelli e seguitano lo segno dell'Agnello (Ap 14,4). E così desidera l'anima mia di vedervi agnello. Non dico più, ché se io andasse alla volontà, anco non mi ristarei. Racomandatemi strettissimamente in Cristo Gesù al nostro Cristo in terra e confortatelo, e non tema per veruna cosa che avenga.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio.





178. A Neri di Landoccio.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo figlio in Cristo dolce Gesù, io Caterina, schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo, con desiderio di vederti uno vero lume, affinché col lume conosca la verità del tuo Creatore.

La verità sua è questa: che egli ci creò per darci vita eterna; ma per la rebellione che fece l'uomo a Dio non si compiva questa verità, e però discese a la maggiore bassezza che discendere potesse, cioè quando vestì la deità della nostra umanità. E così vediamo, con questo glorioso lume, Dio essere fatto uomo; e questo ha fatto per compire la verità sua in noi, e col sangue dell'amoroso Verbo ce l'ha bene manifestato, in tanto che quello che per fede tenavamo c'è certificato col prezzo del sangue. E non può la creatura che ha in sé ragione negare che questo non sia così.

Perciò io voglio che la tua confusione si consumi e venga meno nella speranza del sangue, e nel fuoco della inestimabile carità di Dio, e rimanga solo il vero cognoscimento di te; col quale cognoscimento t'aumiliarai, e cresciarai e notricarai lo lume. E non è egli più atto a perdonare che noi a peccare? E non è egli nostro medico - e noi gli infermi - e portatore delle nostre iniquità? E non ha egli per peggio la confusione della mente che tutti gli altri defetti? Sì bene. Perciò, carissimo figlio, apre l'occhio dell'intelletto tuo col lume della santissima fede, e raguarda quanto tu sei amato da Dio. E per raguardare l'amore suo, e la ignoranza e freddezza del cuore tuo, non ne intrare in confusione; ma cresca il fuoco del santo desiderio con vero cognoscimento e umilità, come detto è.

E quanto più vedi te non rispondere a tanti beneficii quanti t'ha fatti e fa lo tuo Creatore, più t'umilia e di' con uno proponimento santo: «Quello che io non ho fatto oggi, e io lo farò ora». Sai che la confusione si scorda in tutto dalla dottrina che sempre t'è stata data: ella è una lebbra che disecca l'anima e il corpo, e tienla in continua afflizione, e lega le braccia del santo desiderio, e non lassa adoperare quello che vorrebbe; fa l'anima incomportabile a sé medesima, con la mente disposta a battaglie e a diverse fantasie; tollele lo lume sopranaturale, e offuscale lo lume naturale. E così giogne a molta infedelità, perché non conosce la verità di Dio, con la quale egli l'ha creata: cioè che in verità la creò per darle vita eterna.

Perciò con fede viva, col desiderio santo, e con speranza ferma nel sangue, sia sconfitto lo demonio della confusione. Altro non dico.

Permane nella santa e dolce carità di Dio. Prego lui che ti doni la sua dolce benedizione. Gesù dolce, Gesù amore.







179. A Francesco di Pipino sarto da Firenze e a monna Agnesa sua donna.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figlio e figlia in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi amatori de la virtù, poiché in altro modo non potreste avere la vita de la grazia, né participare lo sangue del Figlio di Dio.

Poi dunque che ella c'è tanto necessaria, convienci in tutto stirpare da noi i vizii e piantare la virtù, e fare forza a le nostre passioni sensitive e dire a noi medesimi: «inanzi voglio morire che offendare lo mio Creatore e tollarmi la bellezza dell'anima mia»; e così voglio, carissimi figli, che facciate. Siatemi specchio di virtù e mettetevi lo mondo con tutte le sue delizie sotto i piei, e voi seguitate Cristo Crocifisso.

Altro non dico.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio.

Date a Francesco lo libro i privilegii, perché vi voglio scrivere alcuna cosa; lo privilegio voglio per fare dire la messa, sì che dareteglili. Cento migliaia di volte mi confortate Bartalo e monna Orsa tenerissimamente, e monna Ginevra, e benedite Bastiano e tutti gli altri figli e figlie. Gesù dolce, Gesù amore.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 02:47. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com