È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
QUESTO FORUM E' CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO... A LUI OGNI ONORE E GLORIA NEI SECOLI DEI SECOLI, AMEN!
 
Innamoriamoci della Sacra Scrittura! Essa ha per Autore Dio che, con la potenza dello Spirito Santo solo, è resa comprensibile (cf. Dei Verbum 12) attraverso coloro che Dio ha chiamato nella Chiesa Cattolica, nella Comunione dei Santi. Predisponi tutto perché lo Spirito scenda (invoca il Veni, Creator Spiritus!) in te e con la sua forza, tolga il velo dai tuoi occhi e dal tuo cuore affinché tu possa, con umiltà, ascoltare e vedere il Signore (Salmo 119,18 e 2 Corinzi 3,12-16). È lo Spirito che dà vita, mentre la lettera da sola, e da soli interpretata, uccide! Questo forum è CONSACRATO ALLO SPIRITO SANTO e sottolineamo che questo spazio non pretende essere la Voce della Chiesa, ma che a Lei si affida, tutto il materiale ivi contenuto è da noi minuziosamente studiato perchè rientri integralmente nell'insegnamento della nostra Santa Madre Chiesa pertanto, se si dovessero riscontrare testi, libri o citazioni, non in sintonia con la Dottrina della Chiesa, fateci una segnalazione e provvederemo alle eventuali correzioni o chiarimenti!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LE LETTERE di santa Caterina da Siena Dottore della Chiesa (2)

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2012 17:01
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 1.222
Sesso: Femminile
19/10/2012 15:27

101. A missere Iacomo cardinale degli Orsini.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce, madre del Figlio di Dio.

A voi, dilettissimo e carissimo padre in Cristo Gesù: io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi legato nel legame della divina ardentissima carità, la quale carità mosse Dio a trare noi di sé medesimo, cioè della sua infinita sapienza, perché godessimo e participassimo lo sommo bene suo.

Egli è quello legame che, poi che l'uomo perdette la grazia per lo peccato commesso, unì e legò Dio ne la natura umana; e ha fatto uno innesto in noi: la vita s'è innestata nella morte, sì che noi, morti, aviamo avuta la vita per l'unione sua, poi che Dio fu innestato nell’uomo, sì che Dio e Uomo è corso come inamorato all'obrobiosa morte de la croce. In su questo arbolo si volse innestare questo Verbo incarnato, e non l'ha tenuto né chiodi né croce, ma l'amore: poiché non erano sofficienti a tenere Dio e Uomo.

Egli è quello maestro salito in catreda a insegnarci la dottrina de la verità, che l'anima che la segue non può cadere in tenebre. Egli è la via unde andiamo a questa scuola, cioè seguire le opere sue. Così disse egli: «Io sono via, verità e vita» (Jn 14,6), e così è veramente, padre, ché colui che segue questo Verbo, per ingiurie, per strazii e scherni, con obrobii pena e tormenti, con la vera e santa povertà, umile e mansueto a sostenere ogni ingiuria e pena con vera e buona pazienza, imparando da questo maestro che n'è via - poiché egli l'ha fatta e tenuta, osservata in sé medesimo -, rende ad ognuno bene per male, e questa è la dottrina sua.

Bene vedete con quanta pazienza egli ha portate e porta le nostre iniquitadi, che pare che faccia vista di non vedere: bene che, quando verrà lo punto e il termine de la morte, allora mostrarà che egli abbi veduto, poiché ogni colpa sarà punita e ogni bene sarà remunerato. Odi grande pazienza, che non raguarda l'ingiurie che gli sono fatte! In su la croce ode lo grido dei giuderi, che da l'uno lato gridano: «Crucifigge!» (Mt 27,23 Mc 15,13-14 Lc 23,21), e dall'altro che egli discenda de la croce (Mt 27,40-42 Mc 15,30-32); ed egli grida: «Padre, perdona!» (Lc 23,34), e non si muove punto perché dicano che egli scenda, ma persevera infine all'ultimo; e con grande letizia e grido (Lc 23,46) disse: "Consumatum est" (Jn 19,30).

Poniamo che ella paresse parola di tristizia, ella era di letizia a quella anima, consumata arsa nel fuoco de la divina carità, del Verbo incarnato del Figlio di Dio. Quasi voglia dire lo dolce Gesù: «Io ho consumato e adempito ciò che è scritto di me; consumato è lo desiderio penoso che io avevo di ricomprare l'umana generazione: godo ed essulto, ché io ho consumata questa pena, sì che ho adempita l'obedienzia posta dal Padre mio, de la quale avevo tanto desiderio di compire». O maestro dolce, bene ci hai insegnata la via e la dottrina, bene dicesti verità che tu eri via verità e vita, poiché colui che segue la via e la dottrina tua, egli non può avere in sé morte, ma riceve in sé vita durabile: che non è demonio né creatura né ingiuria ricevuta che gli il possa tòllare, se egli non vuole.

Vergognisi vergognisi l'umana superbia dell'uomo, piacimento e amore proprio di sé medesimo, di vedere tanta bontà di Dio abbondare in lui, tante grazie e beneficii ricevare per grazia e non per debito. Non pare che lo stolto uomo senta né vegga tanto caldo e calore d'amore, ché, se fussimo di pietra, doveremmo già essere scoppiati. Oimé oimé, disaventurata a me, non ci so vedere altra cagione se non che l'occhio del cognoscimento non si vòlle a raguardare in suso l'arbolo de la croce, dove si manifesta tanto caldo d'amore, dolce e soave dottrina, piena di frutti che danno vita; dove è larghezza, in tanto che ha aperto e stracciato lo corpo suo: per larghezza ha dissanguato sé medesimo, e fattoci bagno e battesimo del sangue suo, lo quale battesimo ogni dì possiamo e doviamo usare con grande amore e continua memoria. Ché, sì come nel battesimo dell'acqua si purifica del peccato originale e - dàlle la grazia -, così nel sangue lavaremo le nostre iniquitadi e impazienzia; morràvi ogni ingiuria, e non la terrà a mente né vorrà vendicarla, ma ricevaremo la plenitudine de la grazia, la quale grazia lo menarà per la via dritta detta.

Dico che, vedendo, l'anima non si può tenere che al tutto non anieghi e uccida la sua perversa volontà sensitiva, che sempre ribella a sé e al suo Creatore; ma, come inamorato de l'onore di Dio e de la salute de la creatura, non raguardarà sé: farà come l'uomo che ama, che il cuore e l'affetto suo non sarebbe trovato in sé, ma in quello che egli ha posto l'amore suo. Ed è di tanta virtù l'amore, che di colui che ama e de la cosa amata sì fa uno cuore e uno affetto; e quello che ama l'uno, ama l'altro: se vi fusse altra divisione d'amore, non sarebbe perfetto. E spesse volte ho veduto che quello amore che avaremo ad alcuna cosa - o per nostra utilità o per alcuno diletto che noi trovassimo o piacere - non si cura, per venire ad effetto, né di villania né d'ingiuria né di pena che ne sostenga; non raguarda alla fatica, ma raguarda solo d'adempire la sua volontà de la cosa che egli ama.

O padre carissimo, non ci lassiamo fare vergogna ai figli de le tenebre: grande confusione è ai figli de la luce, cioè ai servi di Dio che sono eletti e tratti del mondo, e singularmente ai fiori e colonne che sono posti nel giardino della santa Chiesa. Voi dovete essere fiore odorifero e non puzzolente, vestito di bianchezza di purezza, con odore di pazienza e con ardentissima carità, largo e liberale e non stretto, imparando da la prima verità, che per larghezza dié la vita. Or questo è quello odore che dovete gittare alla sposa dolce di Cristo, che si riposa in questo giardino. O quanto si diletta questa dolce sposa in queste dolci e reali virtù! Costui l'è figlio legittimo, e però ella lo pasce e notrica al petto suo dandoli lo latte de la divina grazia, la quale è atta e sufficiente a darci la vita dell'eterna visione di Dio. Così disse Cristo a Pavoloccio: «Bastiti, Pavolo, la grazia mia» (2Co 12,9).

Dico che sete colonna posto a guardare lo luogo di questa sposa; non dovete essere debole ma forte, ché la cosa debole, ogni piccolo vento che venisse, o per tribolazioni, o per ingiuria che ci fusse fatta, o per troppa abondanzia di prosperità e delizie o grandezze del mondo, l'uno vento e l'altro la farebbe cadere. Io voglio dunque che siate forte, poi che Dio v'ha fatta colonna nella Chiesa sua. Àcci modo da fortificare la nostra debolezza? sì bene, con l'amore; ma non sarebbe ogni amore atto a fortificarci: non sarebbe lo stato né ricchezza, né le superbie nostre, né ira né odio contro coloro che ci fanno ingiuria, né essere amatore di veruna cosa creata fuore di Dio. Questo così-fatto amore, non tanto che egli ci dia forza, ma egli ci tolle quella che noi abbiamo; e tanto è misero miserabile che conduce l'uomo a la più perversa servitudine che possa avere: fallo servo e schiavo di quella cosa che non è, e tollesi la dignità e la grandezza sua; ed è cosa ragionevole che ne sostenga pena, poiché esso medesimo s'è privato di Dio.

Perciò non è da fare altro, se non di ponare l'affetto e il desiderio suo e l'amore in cosa più forte di noi, cioè in Dio, dunde noi aviamo ogni fortezza. Egli è lo Dio nostro, che ci amò senza essere amato; subito che l'anima ha trovato e gustato sì dolce amore, forte sopra ogni forte, ad altro non si può acostare né desiderare se non lui: fuore di lui non cerca né vuole nulla. Costui è allora forte, perché s'è appoggiato e legato in cosa ferma e stabile, che mai non si muta per veruna cosa ch'avenga; sempre segue le vestigie e i modi di colui che egli ama, poiché egli è fatto uno cuore e una volontà con lui. Vede che sommamente Cristo si dilettò d'ogni pena e viltà: poniamo che fusse Figlio di Dio, non di meno, come Agnello umile mansueto e dispetto, conversò con gli uomini. (Però si dilettano i servi suoi di questa via; odiano e dispiace-lo' e fugono tutto lo contrario: costoro sono fatti una cosa con lui, amano quello che Dio ama e odiano quello che Dio odia; ricevono tanta fortezza che veruna cosa lo' può nuociare. Fanno costoro come veri cavalieri, che non veggono mai apparire tanta tempesta che se ne curino.) Non teme, perché non si confida in sé, ma tutta la speranza e fede sua è posta in Dio cui egli ama, perché vede che è forte, e vuole e puollo sovvenire. Allora dice con grande umilità con santo Paulo: «Per Cristo Crocifisso ogni cosa potrò, che è in me, che mi conforta (Ph 4,13)».

Or non più dormire, padre: poi che sete colonna debole per voi, inestatevi in su l'arbolo de la croce, legatevi per affetto e per smisurata ineffabile carità nell'Agnello dissanguato, che da ogni parte del corpo suo versa sangue. Rompinsi questi cuori: non più durezza, non più negligenzia, che il tempo non dorme, ma sollicitamente fa lo corso suo. Facciamo mansione insieme con lui per amore e santo desiderio; non ci bisogna poi più temere. Questo è quel santo e dolce remedio, che la creatura conosca sé medesimo non essere, che sempre si vede fare quella cosa che non è, cioè lo peccato: ogni altra cosa ha da Dio. E come ha cognosciuto sé, ed egli conosce la bontà di Dio in sé: conoscendolo, lui ama e sé odia, non sé in quanto creatura, ma in quanto si vede ribelle al suo Creatore. Andando con questo santo e vero cognoscimento, non erra la via, ma va virilmente, poiché egli è unito e transformato in colui che è via verità e vita, e àllo sì fortificato che né demonio né creatura gli può tòllare la sua fortezza, sì s'è fatto una cosa con lui. Or questo è lo mio desiderio, di vedervi legato in questo dolce e forte legame.

A questo me n'avedrò - ed è uno dei principali segni che noi abbiamo, che ci manifesti d'essere legati e discepoli di Cristo -, se noi rendiamo bene per male; altrimenti saremmo in istato di dannazione. Molto è spiacevole a Dio d'ogni creatura, ma spezialmente nei vostri pari, che sete posti per specchio nella santa Chiesa, dove i secolari si specchiano. Bene dovaremmo raguardare che egli è maggiore la ingiuria che noi facciamo per li nostri peccati a Dio che è infinito, che la ingiuria che c'è fatta per la creatura che è finita, e nondimeno vogliamo che egli ci perdoni e faccia pace con essonoi, e vorremmo che facesse vista di non vedere l'offese nostre. Così doviamo fare noi verso i nemici nostri, e così vi prego e constringo da parte di Cristo Crocifisso che facciate, per onore di Dio e salute vostra. Non dico più. Perdonate alla mia ignoranza, ché per l'abbondanza del cuore la lingua favella troppo (Mt 12,34 Lc 6,45).

Pregovi, per quello amore ineffabile, che voi mi siate uno campione nella santa Chiesa, cercando sempre de l'onore di Dio ed essaltazione sua, e non di voi medesimo, sì come mangiatore e gustatore delle anime. Studiatevi di fare ciò che potete, pregando il padre santo che tosto ne venga e non tardi più. Confortatelo a ratto levare lo gonfalone de la santissima croce e andare sopra gl'infedeli, a ciò che la guerra che è tra' cristiani vada sopra di loro; e non temete per veruna cosa che vedeste apparire, ché l'aiuto divino è presso da noi.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio.







102. A frate Raimondo da Capua dell'ordine dei Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo padre in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi sposo vero de la verità e seguitatore e amatore da questa verità.

Ma non vedo lo modo che possiamo gustare e abitare con questa verità, se noi non cognosciamo noi medesimi, poiché nel cognoscimento di noi, in verità, cognosciamo noi non essere, ma troviamo l'essere nostro da Dio, vedendo che egli ci ha creati ad immagine e similitudine sua (Gn 1,26). E nel cognoscimento di noi troviamo ancora la recreazione che Dio ci fece, recreandoci a grazia nel sangue dell'unigenito suo Figlio; lo quale sangue ci manifesta la verità di Dio padre. La verità sua fu questa: che egli ci creò per gloria e loda del nome suo, e perché noi participassimo l'eterna bellezza sua, perché fussimo santificati in lui. Chi cel dimostra, che questo sia la verità? Lo sangue dello immacolato Agnello. Dove troviamo questo sangue? Nel cognoscimento di noi.

Noi fummo quella terra dove fu fitto lo gonfalone della croce; noi stemmo come vasello a ricevere lo sangue dell'Agnello, che corriva giù per la croce. Perché fummo noi quella terra? Perché terra non era sufficiente a tenere ritta la croce; anco, averebbe la terra refiutata tanta ingiustizia; né chiovo era sufficiente a tenerlo confitto e chiavellato, se l'amore ineffabile che egli aveva alla salute nostra non l'avesse tenuto. Sì che l'affocata carità verso l'onore del Padre e salute nostra lo tenne: Perciò fummo noi quella terra che tenemmo ritta la croce, e siamo lo vaso che ricevemmo lo sangue.

Chi cognosciarà e sarà sposo di questa verità, trovarà nel sangue la grazia, la ricchezza e la vita della grazia; e trovarà ricoperta la nudità sua; e vestito del vestimento nuziale del fuoco de la carità - intriso e impastato sangue e fuoco, lo quale per amore fu sparto e unito con la Deità -, nel sangue si pasciarà e notricarà di misericordia. Nel sangue dissolve le tenebre e gusta la luce, poiché nel sangue perde la nuvola dell'amore proprio sensitivo, e il timore servile che dà pena; e riceve timore santo e sicurezza nel divino amore, lo quale ha trovato nel sangue.

Ma chi non sarà trovato amatore della verità, non la cognosciarà nel cognoscimento di sé e del sangue.

Che egli vada coraggiosamente - e senza frasche o novelle o timore servile -, e senza lo lume della fede viva, non solamente in parole, ma che basti d'ogni tempo - cioè nell'aversità come nella prosperità, e nel tempo della persecuzione come della consolazione; e per nessuna cosa diminuisca la fede e il lume suo, poiché la verità ha fatto conoscere nella verità, e non tanto per gusto, ma per pruova -, dico che se questo lume e questa verità non sarà trovata nell'anima, non sarà poiché non sia vasello che avesse ricevuto lo sangue, ma per suo giudicio e sua confusione - in tenebre e dinudato del vestimento della grazia - ricevarà giustizia: non per difetto del sangue, ma perché esso spregiò lo sangue e, come acecato dal proprio amore, non vidde né cognobbe la verità nel sangue, onde l'ha ricevuto in ruina; e con grande amaritudine è privato dell'allegrezza del sangue, e della dolcezza e del frutto del sangue, perché esso non cognobbe sé né il sangue in sé, e però non fu sposo fedele della verità.

Perciò v'è bisogno di conoscere la verità, a volere essere sposo della verità. Dove? Nella casa del cognoscimento di voi medesimo, conoscendo l'essere vostro avere da Dio per grazia, e non per debito; e in voi conoscere la recreazione che v'è data, cioè d'essere recreato a grazia nel sangue dell'Agnello, e ine bagnarvi, e annegare e uccidere la propria volontà. In altro modo non sareste sposo fedele della verità, ma infedele. E però dissi che io desideravo di vedervi sposo vero della verità.

Annegatevi dunque nel sangue di Cristo crocifisso, e bagnatevi nel sangue, e inebbriatevi del sangue, e saziatevi di sangue, e vestitevi di sangue.

E se fuste fatto infedele, ribattezzatevi nel sangue; se lo demonio v'avesse offuscato l'occhio dell’intelletto, lavatevi l'occhio col sangue; se fuste caduto nella ingratitudine dei doni non cognosciuti, siate grato nel sangue; se fuste pastore vile, senza la verga della giustizia condita con prudenzia e misericordia, traetela del sangue; e con l'occhio dell'intelletto vederla dentro nel sangue, e con la mano dell'amore pigliarla, e con ansietato desiderio stregnarla; e nel caldo del sangue dissolvere la tepidezza; e nel lume del sangue caggia le tenebre: a ciò che siate sposo della verità e pastore vero e governatore delle pecorelle che vi sono messe tra le mani, e amatore de la cella dell'anima e del corpo, quanto v'è possibile nello stato vostro. Se starete nel sangue, lo farete; e se no, no. E però vi prego, per amore di Cristo crocifisso, che voi lo facciate. E spogliatevi d'ogni creatura, e io sia la primaia; e vestitevi per affetto d'amore di Dio, e d'ogni creatura per Dio: cioè d'amarne assai, e conversarne pochi, se non in quanto si vede adoperare la salute delle anime.

E così farò io, quanto Dio mi darà la grazia; e di nuovo mi voglio vestire di sangue, e spogliarmi ogni vestimento che io avesse avuto per infine a qui. Voglio sangue; e nel sangue satisfo e satisfarò all'anima mia. Ero ingannata quando la cercavo nelle creature, sì che io voglio nel tempo della solitudine acompagnarmi nel sangue; e così trovarò lo sangue e le creature; e berò l'affetto e l'amore loro nel sangue.

E così nel tempo della guerra gustarò la pace, e nell'amaritudine la dolcezza; e nell'essere privata delle creature e della tenerezza del padre, trovarò lo Creatore e il sommo ed eterno Padre. Bagnatevi nel sangue e godete, che io godo per odio santo di me medesima. Altro non vi dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





103. A Benuccio di Piero e Bernardo di missere Uberto dei Belforti da Volterra.

Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce.

Carissimi figli in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi lo cuore e l'affetto e l'anima vostra pacificata con Cristo crocifisso, altrimenti non potreste participare la divina grazia.

Voi sapete, figli miei, che solo lo peccato è quello che fa cadere l'uomo ne la guerra col suo Creatore.

In che modo dunque potremo fare questa pace, poiché siamo caduti ne la guerra mortale per le colpe nostre? Condannati siamo alle pene etternali, se pace non ci ha; io voglio dunque che procacciamo lo modo, poiché siamo caduti in tanto pericolo e danno dell'anima e del corpo: modo non ci vedo altro che uno, cioè quello santo modo che tenne Dio verso di noi, quando per lo peccato d'Adam tutta l'umana generazione cadde in guerra con Dio.

Volendo la misericordia di Dio fare pace con l'uomo, de la colpa si conveniva fare vendetta; mandocci lo Verbo de l'unigenito suo Figlio come nostra pace e mediatore, e il Figlio di Dio prese le nostre iniquità, e punille sopra lo corpo suo, sì come nostra pace e mediatore che egli fu. E dove le punisce? In su la penosa dolorosa e obrobiosa morte della croce. Sì che vedete che Dio col mezzo del suo Figlio ha fatto pace con l'uomo; ed è sì perfetta questa pace, e sì compita, che - poniamo che l'uomo ricaggia in guerra per lo suo peccato e difetto - egli ha lassato lo sangue, lo quale sangue riceviamo nella santa confessione, e ogni dì lo possiamo usare e avere tanto quanto piace a noi.

Poiché tanto di grazia e misericordia aviamo ricevuta da Dio, non voglio che siamo ingrati né irriconoscenti, ma voglio che seguitiate le vestigie di Cristo crocifisso, affinché voi vi potiate pacificare con lui seguitando le sue vestigie, come detto è; altrimenti stareste in continua dannazione. Io ho detto che Dio col mezzo del Figlio suo, e il Figlio col sangue, ci ha tolta la guerra e data la pace; così dico io a voi che col mezzo della virtù vi converrà levare la guerra e fuggire l'eterna dannazione, altrimenti sareste confusi in questa vita e nell'altra.

Ma io voglio che voi sappiate che né amare Dio, né virtù si può avere nell'anima senza lo mezzo del prossimo suo, perché l'amore e le virtù si trovano nel prossimo. Come? Dicolo: non posso, l'amore che io ho al mio Creatore, mostrarlo in lui, perché a Dio non si può fare utilità; conviemmi dunque pigliare lo mezzo della sua creatura, e a la creatura sovvenire e fare quella utilità che a Dio fare non posso. Però disse Cristo a santo Pietro dimandandolo: «Pietro, àmimi tu?», ed egli rispondendo: «Sì», e Cristo rispose e disse: «Pasce le pecorelle mie» (Jn 21,15-17); quasi dica: «Dell'amore che tu mi porti, non puoi fare a me bene; fanne dunque bene al prossimo tuo». Sì che vedete che col mezzo ci conviene pacificare de la grande guerra che aviamo con Dio: sopra questo mezzo acquistarete voi lo mezzo de la virtù, la quale virtù io vi dissi che era quello dolce e glorioso mezzo lo quale tolle ogni guerra e tenebre dell'anima. Ma tenete a mente che questa virtù s'acquista e si trova nell'amore del prossimo suo - amando amici e nemici per Cristo crocifisso -, e per spegnare in sé lo fuoco dell'odio e dell'ira che avesse nel fratello suo. La virtù de la carità e de l'umilità si trova e s'acquista solo in amare lo prossimo per Dio, perché l'uomo umile e pacifico caccia l'ira e l'odio del cuore suo verso lo nemico. La carità cacciarà l'amore proprio di sé e dilargarà lo cuore con una carità fraterna, amando amici e nemici, per amore de lo dissanguato consumato Agnello, come sé medesimo; daragli una pazienza contro ogni ingiuria che gli fusse detta o fatta, una fortezza dolce in sapere portare e soportare i difetti del prossimo suo.

Allora l'anima, che sì dolcemente ha acquistata la virtù avendo seguitate le vestigie del suo salvatore, rivolle tutto l'odio che aveva al prossimo suo verso sé medesimo, odiando i vizii e difetti e peccati che ha commessi contro al suo Creatore, bontà infinita. E però egli ne vuole fare vendetta di sé, e punirli sopra la parte sensitiva sua: cioè che, come secondo la sensualità e vivere mondano egli appetisce odio e vendetta del prossimo suo, così la ragione ordenata in perfetta e vera carità vuole fare lo contrario, volendo amare e pacificarsi con lui (così tutti quanti i vizii hanno per contrario le virtù). E questa è quella virtù che fa pacificare l'anima con Dio - con la virtù vendica l'ingiuria che egli ha fatta -: però vi dissi che io desideravo di vedere lo cuore e l'affetto vostro pacificato col vostro Creatore. Questa è la via, e nessuna altra ce n'ha.

Io, figli miei, avendo desiderio de la salute vostra, vorrei che il coltello dell'odio fusse tolto da voi, e non faceste come gli stolti e matti; ché, volendo percuotare altrui, percuote sé, ed egli è lo primo morto, poiché colui che sta nell'odio mortale volendo uccidere lo suo nemico, egli s'ha dato prima per lo petto a sé, perché la punta dell'odio gli è fitta per lo cuore, lo quale l'ha morto a grazia. Non più guerra, per l'amore di Cristo crocifisso; non vogliate tenere in tormento l'anima e il corpo. Abbiate timore del divino giudicio, lo quale è sempre sopra di noi. Non voglio dire più di questo; e dell'altre materie che s'appartengono alla salute vostra vi dirò a bocca.

Ma ora vi prego e vi costringo, da parte di Cristo crocifisso, di due cose: l'una è che io voglio che facciate pace con Dio, e coi nemici vostri; altrimenti non la potreste fare coi la prima e dolce Verità, se prima non la faceste col prossimo vostro. L'altra si è che non vi sia fatica a venire un poco infine a me lo più tosto che voi potete. Se non che a me è tanto malagevole lo venire, io verrei a voi. Altro non dico.

Rimanete ne la santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.





104. A frate Raimondo da Capua dell'ordine dei Predicatori.

Al nome di Gesù Cristo Crocifisso e di Maria dolce.

Carissimo e dolcissimo padre, e negligente e ingrato figlio, in Cristo dolce Gesù, io Caterina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo, con desiderio di vedervi con vera e perfetta sollicitudine ad acquistare e conservare le virtù: poiché senza la sollicitudine l'anima non la trova; né quella che egli ha anco conserva.

L'amore è quella cosa che fa lo cuore sollicito, e muove i piei dell'affetto ad andare nel luogo dove si trova la virtù; l'anima, dunque, che non è sollicita, segno è che non ama. Convienci dunque amare virilmente e coraggiosamente, e senza mezzo o della propria sensualità o d'alcuna creatura che avesse in sé ragione; e per giognere a questo dolce amore ci conviene aprire l'occhio dell'intelletto, e conoscere e vedere quanto siamo amati da Dio. Ma ad avere questo cognoscimento, ci conviene andare coi piei dell'affetto nella casa del vero cognoscimento di noi, poiché nel cognoscimento di noi si concepe l'odio verso la propria sensualità, e concepesi amore verso di Dio per la inestimabile sua carità, che ha trovata dentro da sé.



Allora lo cuore subito si leva con uno stimolo d'ardente desiderio, e va cercando in che modo egli possa più perfettamente spendere lo tempo suo - parendoli sempre avere caro del tempo, perché nel tempo si vede acquistare lo tesoro e perdere, secondo che gli piace -, vedendo che in neuno modo può giognere a vera virtù, se non col mezzo della carità del prossimo. La quale carità trasse del cognoscimento di Dio (poiché nella bontà di Dio vidde e cognobbe che lo suo smisurato amore non si distendeva pur a lui, ma ad ogni creatura che ha in sé ragione, ad amici e a nemici - poniamo che s'ami più l'uno che l'altro, secondo che si trova l'affetto de la virtù -): e il virtuoso ama per amore de la virtù, e in quanto egli è creatura; e lo ingiusto e iniquo peccatore s'ama sì perché egli è creato da Dio, e sì perché egli si parta dal vizio, e venga alla virtù: e così diventa gustatore e mangiatore delle anime per onore di Dio; e per trare l'anime delle mani deli demoni si darebbe alla morte. E con sollicitudine fura lo tempo a sé, cioè alla propria consolazione, di qualunque consolazione si vuole, o nuova o vecchia che sia, e dàllo al prossimo suo.

E però fu detto a quella serva di Dio, dicendo ella: «Signore mio, che vuoli tu che io facci?», ed egli rispose: «Dà l'onore a me, e la fatica al prossimo tuo». «E che fatica gli do?» «Dàgli fatica corporale e mentale». Fatica mentale è di santo desiderio, e offrire sante umili e continue orazioni, con allegrezza dei virtuosi e con dolore di quelli che giacciono nella morte dei peccati mortali; sostenendo con vera pazienza gli scandali le infamie e mormorazioni loro, le quali danno a noi; non ritardando per alcuna cosa l'orazione, e l'ardente desiderio, fame e sollicitudine della salute loro. Allora si conforma l'anima con Cristo Crocifisso, mangiando questo cibo in su la penosa e ansietata croce del desiderio di Cristo, che fu maggiore e più penosa che quella del corpo.

Dico che vuole gli sia data fatica corporale: questo è quando ci affadighiamo corporalmente in servizio del prossimo, servendolo di qualunque servizio si sia; patendone noi disagi e pene corporali. E alcune volte Dio permette che sosteniamo da loro delle percosse, e fame e sete e molta persecuzione, sì come facevano i santi martiri che sostenevano pena e grandi tormenti; ma egli è tanta la nostra imperfezione che noi non siamo ancora degni di giognere a tanto bene quanto è essere perseguitati per Cristo. Or per questo modo doviamo dare la fatica al prossimo e l'onore a Dio, e fare e adoperare ogni cosa a gloria e loda del nome suo, poiché altrimenti le fatiche nostre non portarebbero frutti di vita, ma in questa vita gustaremmo la caparra della morte eterna. In Dio concepete l'amore, in cercare l'onore suo e la salute delle anime; e nel prossimo si pruova l'amore conceputo, nella virtù della pazienza.

O pazienza, quanto sei piacevole! O pazienza, quanta speranza dai a chi ti possede! O pazienza, tu sei regina, che possedi, e non sei posseduta da l'ira.

O pazienza, tu fai giustizia della propria sensualità, quando volesse mettere lo capo fuore dell'ira. Tu porti con te un coltello di due tagli per tagliare e dibarbicare l'ira e la superbia, e il midollo della impazienzia, cioè, dico, due tagli: odio e amore.

Lo vestimento tuo è vestimento di sole (Ap 12,1), col lume del vero cognoscimento di Dio e col caldo della divina carità, che gitta raggi coi quali percuoti coloro che ti fanno ingiuria, gittando lo' carboni di fuoco, acesi di carità, sopra i capi loro (Rm 12,20 Pr 25,22); lo quale arde e consuma l'odio del loro cuore: sì che, pazienza dolce fondata in carità, tu sei quella che fai frutto nel prossimo, e rendi onore a Dio. Egli è ricuperto di stelle di varie e diverse virtù; poiché pazienza non può essere nell'anima senza le stelle di tutte le virtù, con la notte del cognoscimento di sé, che quasi pare uno lume di luna. E doppo lo cognoscimento di sé medesimo viene lo dì, col grande lume e caldo del sole, lo quale è lo vestimento della pazienza, come detto è. Chi dunque non si inamorarebbe di così dolce cosa quanto è la virtù della pazienza, cioè a sostenere per Cristo Crocifisso? Portiamo, carissimo e dolcissimo padre, e non perdete lo tempo; e studiatevi a conoscere voi, a ciò che questa regina abiti nell'anima vostra, poiché ella c'è di grande necessità, e così vi trovarete in croce con Cristo Crocifisso, e notricaretevi del cibo suo, al quale Dio v'ha chiamato ed eletto: e parravi essere in lume di luna, mentre che sosterrete, ma nel sostenere trovarete lo lume del sole. L'anima vostra sarà resuscitata nella virtù, e conservaretela e cercaretela con più sollicitudine e perfezione, infine che sarete giunto al termine vostro; e conformaretevi con Cristo Crocifisso, che sostenne pena e tormenti e obrobrio. Perché sostenne? Perché cognobbe la sapienza di Dio che dell'offesa fatta al Padre doveva seguire la pena.

L'uomo era indebilito, e non poteva satisfare, e però satisfece egli con ardente amore, non essendo in lui veleno di peccato.

In questo seguitarete le vestigie sue: se sarete virtuoso, sostenendo ingiustamente, cioè in non avere offesi coloro che ci fanno ingiuria; ché in quanto da la parte di Dio, sempre la riceviamo giustamente, poiché sempre l'offendiamo. Poiché Cristo ha sostenuto infine alla morte, ed egli resuscita glorioso; così noi e gli altri servi di Dio, che sostengono con pena infine alla morte della propria sensualità: quando la propria sensualità è morta, l'anima allora n'esce resuscitata a grazia, e ha atterrato lo vizio, gloriosa con la regina della pazienza. E col vestimento della pazienza, che è detto di sopra, persevera infine all'ultimo che sale in cielo. Bene che tutte le virtù, di fuore dalla carità che è lo vestimento della pazienza, rimangono tutte di sotto, ed ella entra dentro come donna, non di meno ella trae a sé lo frutto di tutte quante le virtù, e singularmente lo frutto della pazienza, poiché ella è tutta incorporata nella carità: anco, è lo midollo della carità, poiché s'è manifestata vestita d'amore, e non innuda. (Poiché pazienza senza carità già non sarebbe virtù).

Ma perché l'amore vero e perfetto è nell'anima, ha mostrato lo segno del sostenere pene e oprobio, scherni e villania; tentazioni dal demonio e lo stimolo de la carne; le lingue dei mormoratori e le lusinghe del cuore doppio - che ha una in cuore e un'altra mostra in lingua -: e tutte l'ha passate con vera e santa pazienza, e con vera sollicitudine di servire a Dio e al prossimo suo. Ed è fatto abitatore della cella del cognoscimento di sé, ne la quale cella sta la cella del cognoscimento della bontà di Dio in sé: ine ingrassa e ine si diletta. Nella sua mangia con pena lo cibo delle anime; e così ha posta la mensa in su la croce. Ne la gloria e loda del nome di Dio si riposa; e ine ha fatto lo letto, e così ha trovata la mensa e il cibo e il servidore, cioè lo Spirito santo, e l'onore del Padre eterno, dove si riposa. E poi che ha trovata la cella dentro così dolcemente, ed egli la procaccia di fuore ancora, quanto gli è possibile.

Ricordivi, carissimo padre e negligente figlio, della dottrina di Maria, e di quella della prima dolce Verità. Sapete che vi conviene stare nel cognoscimento di voi, e offrire umili e continue orazioni. E convienvi studiare la cella, e conoscere la verità e fuggire ogni conversazione, se non quella che è di necessità per salute delle anime, per trarle delle mani de i demoni con la santa confessione. Dilettatevi per questo coi publicani e coi peccatori; degli altri amatene assai e conversatene pochi.

Non dimenticate all'ora e a tempo suo l'offizio divino; né siate lento né negligente quando avete a fare i fatti per Dio e in servizio del prossimo; ma, data che voi avete la fatica, e voi fuggite in cella e non v'andate dilargando nelle conversazioni sotto colore di virtù. Sono certa che se avarete perfetta sollicitudine e fame della virtù, che voi lo farete; e non sarete senza memoria di non tenere a mente quello che v'è stato detto. Altrimenti nol fareste mai, né conservareste quello che avete, se la sollicitudine non ci fusse. E però vi dissi che io desideravo di vedervi con vera e perfetta sollicitudine. HO speranza in quella dolce madre Maria, che adempirà il desiderio mio.

Perdete voi medesimo e cercate solo Cristo Crocifisso, e non veruna altra creatura. Pregate quelli gloriosi Paulo e Pietro che mi dieno grazia, a me e agli altri povarelli figli, che ci anneghiamo nel sangue di Cristo, e vestianci della sua dolce verità. E me, se egli è la volontà sua, tragga di questa tenebrosa vita, poiché la vita m'è impazienzia, e la morte in grande desiderio. Confortatevi e godiamo ed essultiamo; ché la allegrezza nostra sarà piena in cielo. Altro non dico.

Rimanete nella santa e dolce carità di Dio. Gesù dolce, Gesù amore.

Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 23:43. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com