00 26/02/2010 01:02
TRIPOLI - Il leader libico Muammar Gheddafi ha fatto appello alla jihad (guerra santa) contro la Svizzera per il referendum contro i minareti nel Paese, approvato dalla popolazione elvetica. Gheddafi fa riferimento alla consultazione che ha avuto luogo a fine novembre, e che ha stabilito, con una maggioranza del 57,5 per cento, il divieto di costruire nuovi minareti.

"Dobbiamo proclamare con tutti i mezzi il Jihad contro l'infedele e apostata Svizzera", ha dichiarato Gheddafi in un discorso a Bengasi per l'anniversario della nascita di Maometto. Per il leader libico la guerra santa "contro la Svizzera, il sionismo, contro l'aggressione straniera non è terrorismo. Qualunque musulmano nel mondo che abbia fatto accordi con la Svizzera è un infedele (ed è) conto l'Islam, contro Maometto e il Corano".

La Svizzera e la Libia hanno tuttavia un terreno di scontro molto più caldo: i contrasti tra i due Paesi sono esplosi infatti quando la Confederazione Elvetica ha deciso di inserire nella lista nera di Schengen i nomi di 188 alti dirigenti libici, tra cui anche quello del colonnello Gheddafi, inasprendo la crisi con tripoli scoppiata nell'estate del 2008, quando il figlio di Gheddafi, Hannibal, fu arrestato a Ginevra con l'accusa di aver maltrattato i suoi domestici.



Alcuni giorni fa Italia e Malta hanno rivolto alla Svizzera un appello per l'abolizione della suddetta lista nera, e per l'apertura di una negoziazione con la Libia. Ma oggi la Svizzera ha ribadito il suo no, e si è difesa dall'accusa di aver usato l'accordo di Schengen a fini politici, per risolvere la sua controversia con la Libia. "Noi siamo membri dello spazio Schengen e come ogni altro membro noi abbiamo il diritto di applicare queste disposizioni", ha detto il ministro della Giustizia svizzero Eveline Widemer-Schlumpf, al termine di una riunione a Bruxelles con il ministri degli Interni dei ventisette membri dell'Unione Europea.

Widemer-Schlumpf si è in particolare difesa dalle accuse lanciate dal ministro dell'Interno italiano Roberto Maroni, il quale poco prima aveva detto ai giornalisti che non si può usare questo strumento di cooperazione internazionale "per risolvere controversie bilaterali come quella tra Berna e Tripoli".