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Crisi?

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    00 22/03/2009 22:39
    Napolitano:Italia ha problemi seri

    Con la crisi bisogna parlare "il linguaggio della verità", mostrare assoluta compattezza, evitare inutili contrasti fra opposti schieramenti e affrontare "i seri problemi del sistema Paese". Lo ha detto Napolitano a Modena. "Sarebbe un errore irresponsabile fare professione di pessimismo", ha proseguito il Presidente, ma "bisogna guardare in faccia le cose". Il Presidente ha chiesto di eliminare le "zavorre" che da decenni frenano lo sviluppo.

    "E' importante che ci sia un clima di impegno e di fiducia attorno alle istituzioni", ha spiegato il capo dello Stato dopo aver ascoltato le relazioni sullo stato dell'economia dell'Emilia, una delle zone più ricche di Italia ma anch'essa colpita dalla crisi, "anche per mio operare in questi momenti difficili".

    Momenti che richiedono prudenza ma anche "coraggio", perché "non ci si può solo fermare ad un'analisi complessiva nella situazione nazionale, bisogna scendere piu' in profondita' nella realta' sfaccettata del paese". E' qui, in questa realta', che "si comprende come meglio ci si deve aprire a nuove prospettive di sviluppo". Certo, "sarebbe un errore, anzi irresponsabilità da parte mia fare professione di pessimismo", ha proseguito, ma "bisogna guardare in faccia le cose, senza sottovalutare la gravita' della situazione e senza farsene impaurire".

    Quanto sta accadendo "ci sollecita a reagire con coraggio in lungimiranza", ha continuato Napolitano parlando a braccio. E questo deve farci evitare "scontri cechi fra opposti schieramenti". Al contrario: occorre "capacità di unire le forze", perché, se d'esempio si pensa all'occupazione, "c'è ragione di essere preoccupati ma anche molte ragioni per avere fiducia". Insomma, "il pessimismo è fuori posto". Tutto sta nel "calibrare bene le politiche da portare avanti" e da questo punto di vista "sono impegnate tutte le istituzioni: governo e parlamento". E' qui che "spero si dimostri una maggiore unità di forze e di accenti".

    Sia chiaro, comunque: "esistono problemi seri per quel che riguarda il sistema paese". Un Paese in cui la crescita e' stata troppo lenta anche negli anni delle vacche grasse, e che adesso deve combattere con vecchie incrostazioni e atrofizzazioni.

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    00 27/03/2009 00:30
    Effetto crisi, negli States tornano le tendopoli con i disoccupati

    WASHINGHTON – Come nella Grande depressione degli anni Trenta, sebbene in misura minore, ritornano in America le tendopoli: da New York a Los Angeles e da Seattle a St. Petersburgh in Florida, migliaia di disoccupati senza tetto vivono nelle bidonville o Hooverville come furono chiamate dal nome di Hoover, il presidente del crollo di Wall Street del ‘29. A Sacramento, la capitale della California, una delle città più colpite dall’attuale crisi, il governatore ed ex attore Arnold Schwarzenegger ha aperto una tendopoli per 125 persone nel parco della Fiera.

    LA FOTODENUNCIA - Il New York times ne ha pubblicato la foto in prima pagina, il presidente Obama vi ha reagito dolorosamente: «E’ inaccettabile che in una nazione ricca come la nostra bambini e famiglie si trovino in queste condizioni». Il New York times ha visitato Fresno in California, e vi ha scoperto tre tendopoli, ciascuna con oltre 100 abitanti. La prima, sotto una sopraelevata, si chiama New Jack city dal titolo di un film del ’91 sui senzatetto, la seconda, in un campo della periferia, Little Tijuana perché popolata soprattutto da messicani (Tijuana nel Messico è al confine frontiera con la California), la terza, in un parcheggio, Village of Hope, Villaggio Speranza. Le prime due tendopoli sono in condizioni disastrate, l’ultima è la più dignitosa, consiste di minuscoli monolocali di legno donati dalla Poverello house, un’associazione di beneficenza. In tutte e tre, ci sono persone che vivono in un’automobile, il loro ultimo possesso.

    LA SITUAZIONE SANITARIA -Riferisce il New York Times che il comune ha incaricato un assessore, Gregory Barfield, di ovviare alla piaga: «E’ un’emergenza che si aggrava di giorno in giorno» ha dichiarato Barfield al giornale. «Questa gente non trova lavoro». Secondo Richard Stoops della Coalizione dei senzatetto, le tendopoli sono destinate ad aumentare. «E’ un fenomeno inquietante» ha ammonito. «La situazione sanitaria è seria ci sono malati privi di cure la povertà e la violenza sono in aumento. Molti comuni, anche socialmente impegnati, non hanno più mezzi per aiutare i baraccati». Stoops ha citato il caso di Seattle, una città modello: la sua tendopoli è chiamata Nickesville dal nome del sindaco, Nickels, un liberal riformista. La regina della tv Oprah Winfrey ha tentato di mobilitare la pubblica opinione con un film di denuncia della bidonsville di Sacramento, detta «La terra di nessuno”», ma non ha ottenuto risultati immediati. Sui senzatetto in America non esistono statistiche attendibili il loro numero varierebbe da 1 milione e mezzo a 3 milioni.

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    00 27/03/2009 00:31
    Liberato il manager sequestrato in ufficio

    È stato liberato in nottata il direttore della filiale francese dell'azienda farmaceutica americana 3M, sequestrato martedì pomeriggio da operai in sciopero nella fabbrica situata nel Loiret, centro della Francia. Il manager, Luc Rousselet, ha lasciato a mezzanotte e mezzo circa l'ufficio nel quale era stato confinato dagli operai, che contestano un piano di ristrutturazione che prevede la soppressione di 110 posti di lavoro su un totale di 235.

    La liberazione è avvenuta dopo diverse ore di negoziati fra delegati sindacali e rappresentanti dell'azienda, con un mediatore designato dalle autorità locali. Il rilascio è avvenuto dopo la firma di «un protocollo d'accordo preliminare in base al quale la direzione della 3M si impegna ad accollarsi tutte le conseguenze sociali del progetto di ristrutturazione al fine di garantire ai dipendenti colpiti di reinserirsi» nel mondo del lavoro, si legge in un comunicato sindacale.

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    00 27/03/2009 00:40
    Confindustria: nel 2009 Pil a -3,5% ; Disoccupazione al 9% nel 2010
    La crisi quest'anno sarà più dura del previsto. Confindustria rivede al ribasso le sue stime e per il 2009 indica un Pil in calo del 3,5%. Confermata la ripresa, seppure a rilento, nel 2010 con un Pil a +0,8%. Altra nota dolente riguarda l'occupazione: tra la metà del 2008 e la metà del 2010 verranno persi 507mila posti, il 2,2% dell'occupazione totale. Il calo dei tassi e del petrolio, però aiuteranno: le famiglie risparmieranno 4mila euro l'anno.

    Nel 2010 tasso di disoccupazione al 9% Tra la metà del 2008 e la metà del 2010 in Italia verranno persi 507 mila posti di lavoro, il 2,2% dell'occupazione totale. Lo sottolinea il Centro Studi della Confindustria spiegando che nel 2010 il tasso di occupazione salirà al 9%, un valore analogo a quello del 2001 (6,1% il minimo del 2007). Se si considerano anche le persone in cassa integrazione che quindi conservano formalmente il rapporto d'impiego, i lavori persi sarebbero 867 mila con un -2,8%.

    Le famiglie, tra calo mutui e bollette, risparmieranno circa 4mila euro l'anno
    Nonostante la crisi, per le famiglie una buona notizia c'è, grazie al calo del petrolio, e quindi al alla diminuzione delle bollette, e al calo dei tassi di interesse, e quindi alla rata dei mutui più leggera, il risparmio potrà arrivare anche a 4mila euro per nucleo familiare. In particolare, le famiglie italiane che hanno acceso un mutuo a tasso variabile risparmieranno in media nel 2009 ben 3.200 euro. Mentre il calo dei prezzi dei prodotti energetici porterà nel 2009 risparmi per le bollette delle famiglie di circa 850 euro. Nel complesso il risparmio della bolletta energetica in Italia raggiungerà i 35 miliardi di euro, quella dei mutui i quattro miliardi di euro.



    Riviste al ribasso le stime di Pil: -3,5% quest'anno
    La Confindustria rivede al ribasso le stime del Pil 2009. Quest'anno, secondo il Centro Studi di Viale dell'Astronomia, il prodotto interno lordo dovrebbe diminuire del 3,5% (-1,3% le stime dell'associazione degli imprenditori di dicembre). La previsione, spiega Confindustria, incorpora il ritorno alla crescita già nella seconda metà dell'anno. Per il 2010 invece si prevede una crescita dello 0,8%. Le stime per il 2009, ha spiegato il direttore del Centro Studi della Confindustria, Luca Paolazzi, risentono di quanto e' accaduto nel primo trimestre, con un calo dell'1,4% sul trimestre precedente e del 4,6% sull'anno. Nel secondo trimestre è previsto un calo dello 0,4% sul trimestre precedente e del 4,3% sull'anno mentre una lieve ripresa è attesa già per la seconda metà dell'anno con un +0,1% congiunturale nel terzo trimestre e un +0,2% nel quarto. "Noi scommettiamo - ha detto Paolazzi - nella ripresa già nella seconda parte di quest'anno, anche se all'inizio molto debole. Su questa ripresa incideranno positivamente il calo della bolletta energetica e la riduzione dei tassi d'interesse"

    Il deficit/Pil salirà al 4,6%
    Il deficit è destinato a salire nel 2009 al 4,6% del Pil dal 2,7% del 2008 e inizierà a rientrare (4,3%) nel 2010. Il debito pubblico cresce dal 105,8% del Pil nel 2008 al 112,5% nel 2009 fino al 114,7% nel 2010 tornando a un valore di poco inferiore al 1998. Questo "sia per l'aumento del deficit - spiega il Csc - sia per la diminuzione del Pil nominale nel 2009. I dati non includono l'acquisto dei bond delle banche come vuole la contabilità europea e come è logico giacchè non cambia il debito netto". Lo stima il Centro studi Confindustria rilevando che il peggioramento è causato "principalmente dall'andamento negativo delle entrate che registreranno una diminuzione nell'anno in corso e una lieve ripresa nel 2010. La loro incidenza sul pil resta comunque alta: 47% nel 2009 e nel 2010, dal 46,7% nel 2008".
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    00 31/03/2009 18:39
    «Il lavoro comincia a venir meno»

    ROMA - Per la prima volta anche il premier ha fatto trasparire un poco di preoccupazione davanti alla crisi. «Il lavoro comincia a venire meno in maniera preoccupante» ha detto Silvio Berlusconi nel corso del social summit G8 di Roma dedicato al lavoro.

    20 MILIONI DI POSTI DI LAVORO IN MENO - «C'è stato un incontro molto approfondito sui temi del lavoro che comincia a venire meno a seguito di una crisi che investe tutto il mondo. Le previsioni sono negative e si parla di 20 milioni di posti di lavoro in meno entro il 2010. C'è una grande preoccupazione» ha dichiarato Berlusconi.
    L'economia mondiale e quella italiana dovranno affrontare «ancora almeno due anni, due anni e mezzo di difficoltà», a seguito della crisi ha detto il presidente del Consiglio, ribadendo che «la crisi sarà più o meno lunga a seconda se riusciremo a vincere o meno la paura».

    COESIONE SOCIALE - «I governi debbono far sì che sia mantenuta la coesione sociale. È questo il fattore più importante» ha aggiunto Berlusconi. Il premier ha ricordato quanto detto durante il congresso del Pdl e ha ribadito: «Non lasceremo nessuno indietro e porteremo il Paese fuori dalla crisi». Berlusconi ha poi sottolineato come lo Stato «non può disinteressarsi del bene dei lavoratori».

    DEFICIT - «Non sono spaventato e l'ho detto anche al ministro dell'Economia se dovessimo sfondare il tetto del deficit e del debito per affrontare spese importanti» per fronteggiare la crisi, «lo faremo» ha spiegato ancora il premier, che poi ha aggiunto: «Abbiamo già stanziato 12 miliardi di euro e nell'ultimo Cipe ne abbiamo stanziati altri 8. In tutto sono 36 miliardi, che però possono arrivare a 40 perchè gli italiani hanno di fronte uno Stato che li sosterrà».

    PATTO GLOBALE - Il presidente del Consiglio si è poi detto pronto a proporre un «social pact» ai governi che parteciperanno al G20 e a quelli che poi a La Maddalena parteciperanno al G8. Un «patto globale che possa sostituire al pessimismo l'ottimismo, alla sfiducia, la fiducia e trasformare la paura in speranza».

    SUSSIDI - «Interverremo sulla cassa integrazione guadagni, che darà l'80% cento e fino al 100% con diverse forme di sussidi compensantivi per l'apprendimento di altre specialità, per un arricchimento dei lavoratori» ha spiegato Berlusconi.

    NO A TASSE PER NUOVE IMPRESE - «Come ho già detto non lasceremo solo nessuno ed oltre ad una cassa integrazione allargata ai precari abbiamo previsto aiuti per chi vuole diventare imprenditore fondare un'impresa. Come ho già detto se io stessi in cassa integrazione non starei in casa a guardare la televisione e girarmi i pollici. Ci saranno quindi incentivi nei confronti di nuove forme di imprenditoria. Ci sarà un aiuto importante per chi vuole diventare imprenditore un'esclusione dalla tassazione per i primi tre anni. Un incoraggiamento che però non è stato ancora tradotto in aiuti precisi. Intendiamo attivare forme di incoraggiamento all'imprenditorialità e all'autoimpiego. Anche questo significa non restare con le mani in mano: daremo incentivi a chi, nel caso restasse senza lavoro, decidesse di dedicarsi a forme di intrapresa personale»» ha precisato Berlusconi.

    FIAT - Berlusconi è poi intervenuto sulle parole del presidente Usa, Barack Obama, rispetto all'intesa Fiat-Chrysler: «E' certamente per tutti gli italiani un riconoscimento della modernità e dell'eccellenza di una nostra importante impresa, spero che questo rapporto si concluda positivamente, anche con i finanziamenti necessari da parte dello stato statunitense e che quindi noi si possa essere coprotagonisti del salvataggio di una grande impresa automobilistica la cui sparizione porterebbe alla perdita di troppi posti di lavoro che nemmeno una grande democrazia e economia come quella usa può permettersi».

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    00 31/03/2009 18:42
    Ocse: la recessione spingerà il Pil a -4,3% ; La Ue: «Coesione sociale a rischio»
    La recessione nel 2009 in Italia porterà il Pil ad una flessione del 4,3% a causa del calo degli investimenti, della contrazione del mercato delle esportazioni e dell'incertezza che frena la spesa dei consumatori. È quanto scrive l'Ocse nel suo rapporto di marzo, secondo il quale la struttura dell'economia italiana e la sua specializzazione nell'export di beni di lusso, la «espongono alla piena forza della recessione in altri Paesi». La previsione è comunque in linea con il -4,3% stimato per l'area Ocse, contro un calo medio del 4,1% dell'area Euro.

    UE: COESIONE SOCIALE A RISCHIO- E intanto, per il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, «la crisi dell'occupazione è drammatica» e in prospettiva ci potrebbero essere anche rischi di «rottura della coesione sociale». «La crisi dell'occupazione - ha detto Juncker intervenendo al Parlamento europeo - avrà conseguenze estremamente negative anche sul fronte delle finanze pubbliche ed effetti negativi sulla crescita potenziale dell'economia della zona euro che inevitabilmente diminuirà». «Le notizie sono sempre più negative. La situazione economica nella zona euro - ha rilevato Juncker - continua a degradarsi e quella sui mercati finanziari resta fragile».

    ECCEZIONALE GRADO DI DEBOLEZZA - Nel rapporto di marzo, tornando all'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, si spiega che l'eccezionale grado di debolezza emerso nelle economie, con tassi di disoccupazione sopra il 10% negli Usa e l'area Euro «porterà a livelli di inflazione vicini a zero in alcuni Paesi e alcuni vedranno dei livelli di prezzi in calo». Le previsioni, spiega l'Ocse, sono condizionate alla fine degli stress nel mercato finanziario. Il rischio maggiore è che l'indebolimento dell'economia reale possa ulteriormente colpire le istituzioni finanziarie e che le misure prese dai governi si rilevino insufficienti per ristabilire la stabilità e la fiducia mentre un'altra area di rischio è quella della tenuta dei paesi del Centro ed Est Europa.

    «SOSTEGNO AI DISOCCUPATI» - Quanto all'Italia, poi, l'Ocse, sottolinea la necessità di rifocalizzare la spesa «per allargare il supporto ai disoccupati e le loro famiglie» che «sarà più efficace degli aiuti ai settori industriali o degli sforzi per dirigere il prestito bancario». Per l'Organizzazione il tasso di disoccupazione nel 2009 passerà dal 6,8 al 9,2% per arrivare al 10,7% nel 2010. Secondo l'Ocse, inoltre, «ci sono limiti alle misure fiscali» dell'Italia, e «con un alto debito pubblico e un mercato» dei titoli di stato nervoso «non molto di più può essere fatto». A giudizio dell'Organizzazione, quindi, il governo avrà bisogno di focalizzarsi sulle misure volte al consolidamento del bilancio nel lungo termine, «come ad esempio accelerare o estendere la riforma delle pensioni o migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione».


    Francia: Caterpillar, operai sequestrano 4 dirigenti dopo 733 licenziamenti

    GRENOBLE (FRANCIA) - Una risposta estrema agli effetti della crisi. Operai della Caterpillar, gruppo americano produttore di macchine per costruzioni, che ha annunciato il licenziamento di 733 persone su un totale di 22.000 tagli in tutto il mondo, hanno sequestrato quattro dirigenti dell'azienda nei locali della direzione a Grenoble. Lo ha riferito ai giornalisti un sindacalista.

    NEGOZIATI - «Li tratteniamo nell’ufficio del direttore e discutiamo con loro perché fissino una riunione coi rappresentanti del personale per sbloccare i negoziati» ha detto il sindacalista aggiungendo «non li lasceremo andar via». Oltre al direttore dell’ufficio di Grenoble, Nicolas Polutnick, sono tenuti in ostaggio il direttore del personale, un responsabile del servizio del personale e il responsabile dei prodotti europei. Secondo il sindacalista, «Sono un po’ sotto choc. Pare che non abbiano margine negoziale perché non hanno tutti i poteri ma penso che arriveremo a qualcosa». E’ solo l’ultimo episodio in Francia nelle ultime settimane di sequestri di dirigenti da parte dei lavoratori in aziende in crisi.
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    Mezcal82
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    00 31/03/2009 19:49
    Ma Silvio non aveva promesso un milione di posti di lavoro?
    Ve lo ricordate vero? Dove sono finiti tutti quei posti di lavoro?
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    00 31/03/2009 22:31
    Re:
    Mezcal82, 31/03/2009 19.49:

    Ma Silvio non aveva promesso un milione di posti di lavoro?
    Ve lo ricordate vero? Dove sono finiti tutti quei posti di lavoro?




    Ma non sara' che avevamo capito male noi e la sua promessa era un milione di posti di lavoro in meno?
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    00 02/04/2009 00:34
    Francia, notte in fabbrica per i manager Poi i dipendenti Caterpillar li liberano
    GRENOBLE (Francia) - Gli operai della Caterpillar di Grenoble, in Francia, hanno accettato di liberare i quattro manager dell'azienda, sequestrati da più 24 ore, per consentire la ripresa di negoziati sul piano di ristrutturazione. Lo hanno riferito fonti sindacali. I manager hanno trascorso la notte nello stabilimento, dormendo sulla moquette, in vista, appunto, della ripresa dei negoziati. I lavoratori chiedono che venga rimessa mano al piano di ristrutturazione della filiale francese del gruppo statunitense, che prevede il licenziamento di 733 persone su un totale di 2.800. Questione sulla quale è intervenuto anche Nicolas Sarkozy, promettendo che «salverà lo stabilimento» di Caterpillar in Francia.

    «PRONTO A INCONTRARE GLI OPERAI» - Il presidente francese ha fatto sapere che incontrerà i dipendenti di Grenoble. Sarkozy ha così risposto positivamente alla richiesta fatta dalle organizzazioni sindacali che gli avevano anche chiesto un intervento per sbloccare fondi europei utili a sostenere l'impresa. «Salverò lo stabilimento», ha detto il capo dello Stato francese, aggiungendo di contare su «sindacati responsabili». I manager della Caterpillar, che produce macchine da lavoro, hanno passato la notte in fabbrica, dormendo sulla moquette di un ufficio della direzione.

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    00 02/04/2009 13:50


    Ma Silvio non aveva promesso un milione di posti di lavoro?
    Ve lo ricordate vero? Dove sono finiti tutti quei posti di lavoro?


    Ma non sara' che avevamo capito male noi e la sua promessa era un milione di posti di lavoro in meno?



    come disse un comico (non ricordo più chi) il piano era questo: lui promette un milione di posti di lavoro; presi dall'entusiasmo un milione di persone si licenziano e così si creano un milione di posti di lavoro! e comunque lui ha promesso di crearne un milione, ma non ha specificato quanti se ne sarebbero persi!
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    00 07/04/2009 19:09
    Cassa integrazione, a marzo è boom
    L'Inps: la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del 2008

    ROMA - A marzo la cassa integrazione ordinaria è cresciuta del 925% rispetto allo stesso mese del 2008. Lo comunica l'Inps spiegando che nel primo trimestre 2009 l'aumento è stato del 589% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno.

    «INCREMENTO ECCEZIONALE» - Il ricorso delle aziende alla cassa integrazione, tenendo conto sia di quella ordinaria che di quella straordinaria è cresciuto a marzo del 292% rispetto a un anno prima mentre nel trimestre è aumentato del 184% rispetto ai primi tre mesi del 2008. La cassa straordinaria, sottolinea ancora l'Inps, è cresciuta con «un ritmo compatibile con le dinamiche degli anni recenti», mentre l'ordinaria ha avuto un «incremento eccezionale». Le ore autorizzate di cassa integrazione ordinaria a marzo sono state 78,8 milioni mentre quelle di cassa straordinaria sono state di 39,7 milioni.

    AI SETTORI CON I MAGGIORI INCREMENTI - Nella gestione ordinaria i settori con i maggiori incrementi rispetto a marzo 2008 sono stati il comparto meccanico (+1262%), il metallurgico (+7004%), il chimico (+1345%) e il legno (+1728%).

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    00 07/04/2009 20:32
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    00 08/04/2009 13:14
    Francia, altri quattro manager sequestrati
    LIONE (Francia) - Quattro dirigenti della Scapa, azienda britannica produttrice di adesivi e colle industriali, sono stati sequestrati dai dipendenti in sciopero nello stabilimento francese di Bellegarde-sur-Valserine, non lontano dalla frontiera svizzera. La polizia locale non ha indicato quante persone sono chiuse da martedì sera dentro lo stabilimento, ma secondo fonti di stampa sarebbero quattro: il direttore di Scapa Europe, quello di Scapa France, la responsabile delle risorse umane e il direttore finanziario. I dipendenti protestano contro la chiusura dello stabilimento, annunciata a febbraio: il sequestro - definito «un’azione non violenta» dalla direzione generale in Gran Bretagna - è avvenuto dopo la rottura dei negoziati in corso con i sindacati.

    MOLTI PRECEDENTI - È il quarto caso di sequestro di dirigenti in Francia nell’ultimo mese: il 12 marzo l’amministratore delegato della Sony francese era stato virtualmente sequestrato dai dipendenti e costretto a passare la notte nella fabbrica di Pontonx-sur-l’Adour, che chiuderà ad aprile; nelle ore immediatamente successive era stato concluso un accordo che migliorava sensibilmente le condizioni di allontanamento dei lavoratori. Il 23 marzo è toccato al direttore dello stabilimento della 3M di Pithiviers, liberato giorni dopo dietro l’impegno a riprendere i negoziati sulle condizioni di allontanamento di 110 dipendenti. Il 30 marzo è stata la volta di cinque manager della Caterpillar France, rilasciati con l’impegno e riprendere i negoziati sulla ristrutturazione del gruppo, che prevedeva oltre 700 licenziamenti; il giorno successivo il patron della Ppr, il miliardario Francois Henry-Pinault, è stato bloccato per un’ora a Parigi da un centinaio di dipendenti, che avevano circondato la sua auto.

    «AZIONI LEGITTIME» - Azioni causate dalla grave situazione di crisi e che per la maggior parte dei sindacati sono «legittime». «Non dico di approvarle, ma mettetevi nei panni di questi lavoratori che non hanno nulla da perdere» ha dichiarato un rappresentante di Force Ouvriere, mentre Cgt e Solidaires fanno notare come «la violenza fatta ai dipendenti vittime di un licenziamento è ben più grave». Il governo di Parigi si è ben guardato dal criticare quanto accaduto definendo anzi «scandalose» le riduzioni del personale decise da molte aziende e giustificate con le necessità di tagliare i costi dettate dalla crisi: martedì il presidente Nicolas Sarkozy ha chiesto durante un comizio di porre fine ad «azioni illegali», pur riconoscendo che il comportamento di molti industriali è «inammissibile»; difficile però pensare a un intervento di forza della polizia in un periodo in cui si rischia di esacerbare ulteriormente lo scontro sociale.

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    00 10/04/2009 01:58
    Bruxelles, dirigenti della Fiat bloccati per 5 ore dai dipendenti

    BRUXELLES - Tre dirigenti della Fiat, due belgi e un torinese, Adriano Farinazzo, per cinque ore sono stati rinchiusi dentro due stanze del centro vendite autovetture di Bruxelles, da alcuni lavoratori che protestano per un piano di licenziamenti. Un episodio che si riallaccia a quelli analoghi che si sono susseguiti nei giorni scorsi, in altri paesi europei. Nel tardo pomeriggio, però, i tre hanno potuto lasciare l'edificio in cui erano stati trattenuti.

    I dirigenti sono stati bloccati - mentre era in corso una trattativa sindacale - nella concessionaria Fiat di Chaussèe de Louvain, la più grande del Paese, intorno alle 13,45. E subito si è aperto il negoziato per sbloccare la situazione, coi i contatti gestiti direttamente dal Lingotto. L'atmosfera attorno alla concessionaria è sempre sta abbastanza tranquilla, e non si è vista polizia in giro. Alla fine, i tre hanno lasciato l'edificio a bordo di una macchina con autista, senza rilasciare dichiarazioni. I lavoratori, invece, hanno commentato: "Non li abbiamo mai sequestrati - hanno detto - erano dentro per loro scelta, infatti sono andati via ma la trattativa resta rotta".

    Nel corso del sequestro, da Torino, l'ufficio stampa del gruppo aveva fatto sapere che i tre dirigente stavano bene e che non c'era "una situazione di pericolo". E' dal dicembre scorso che alla Fiat-Belgio va avanti un negoziato tra azienda e sindacato, che si oppone a un taglio di 24 dipendenti, su un totale di 90. "Ma solo durante la riunione di oggi - hanno spiegato ancora dal Lingotto - è venuta fuori l'idea, seguendo l'esempio francese, ed è stato pensato di chiudere il nostro personale in una stanza. Non lo definirei comunque un sequestro vero e proprio".

    "La gente sta male dappertutto per la crisi: è un fatto giusto e sacrosanto che i lavoratori Fiat si arrabbino se l'azienda non cambia". Così il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi, ha commentato su Affaritaliani.it la notizia del sequestro. "Ci sono segnali di rilancio - ha aggiunto - ma solo per il gruppo e gli azionisti, non per i dipendenti. C'è ancora tanta cassa integrazione, e lo stabilimento di Pomigliano è ancora fermo". Diversa la posizione del responsabile auto della Uilm, Eros Panicali: "Son forme di pressione non condivisibili, condivisibili anche se per fortuna vengono fatte in forma piuttosto pacifica".

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    00 10/04/2009 15:24
    Operaio, sei stato nominato

    I reality piacciono e ci vuole poco per capire che un format azzeccato è una gallina dalle uova d'oro. Per evitare il fenomeno dell'assuefazione e il conseguente calo di ascolti ci vogliono nuove idee. Ed ecco che la casa di produzione Endemol, nota per aver divulgato in tutto il mondo il verbo del Grande Fratello, sta lanciando in questi giorni un nuovo reality (che andrà in onda su Fox). Cavalcando l'onda lunga della crisi, il nuovo reality show si svolgerà all'interno di una piccola azienda che naviga in cattive acque. Compito del capo sarà quello di far quadrare i bilanci e di questi tempi l'unico mezzo - ma sarà veramente l'unico possibile? - consiste nel decurtare gli stipendi oppure in quello ancora più drammatico dei licenziamenti. Con queste premesse è facile immaginare il copione del nuovo spettacolo. I concorrenti-dipendenti dovranno dunque decidere, in base agli stipendi e alla capacità dei propri colleghi, chi dovrà andarsene alla fine di ogni puntata.

    L'incredibile gioco al massacro si chiamerà Someone's gotta go (Qualcuno deve andare). Inutile dire che il programma ha già sollevato dibattiti e scatenato polemiche. Per Women For Hire, l'associazione che aiuta le donne americane a trovare lavoro, non ci sono dubbi: un programma del genere è inoppportuno, soprattutto in un momento come questo, quando sempre più gente è senza lavoro o rischia di perderlo. La Fox si è difesa replicando che la forza del nuovo reality è proprio di basarsi sulla realtà di crisi che tutti stanno vivendo. E intanto le reti fanno a gara per avere il nuovo programma. Visto che Mediaset detiene il 75 per cento di Endemol chissà se prima o poi il programma arriverà in Italia. (Libero News)


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    00 10/04/2009 15:50
    Sempre più manager 'sequestrati':ecco i consigli per dirigenti e operai
    Roma, 10 aprile 2009 - Sequestri dei manager, istruzioni per l’uso. Mentre in molti paventano un risveglio della lotta di classe c’è chi, in Francia, si attrezza per fornire consulenze ai dirigenti, ma anche ai lavoratori che si improvvisano ‘sequestratorì. Le ‘istruzionì da adottare per i manager le ha dettate un avvocato francese, Sylvain Niel, che ha stilato un decalogo anti-sequestro, pubblicato ieri dal quotidiano d’Oltralpe ‘La Tribunè.


    Tenere sempre un kit di sopravvivenza pronto in ufficio, con cambio e necessaire per la toeletta, che consenta di affrontare una notte da recluso; fare attenzione ai movimenti sospetti e analizzare preventivamente le possibilità di un ‘ammutinamentò; evitare di resistere e accettare tutte le richieste dei dipendenti, anche perchè gli impegni presi sotto costrizione, assicura il legale francese, possono essere annullati dal giudice. Queste le regole d’oro per sopravvivere all’ondata di sequestri in azienda.


    Ma c’è chi, proprio sui ‘sequestrì, offre consigli ai lavoratori esasperati. Tra questi, c’è Xavier Renou, un francese di 35 anni, che offre consulenze su forme di lotta ‘non violentà, come sit-in o catene umane, e fornisce utili suggerimenti per gestire le situazioni di crisi e gli interrogatori di polizia.

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    BRUXELLES Escono senza rilasciare dichiarazioni i dirigenti Fiat "bloccati" dai lavoratori

    Bruxelles, 9 aprile 2009 - I tre dirigenti Fiat che erano nella concessionaria di Bruxelles nella quale sembrava fossero trattenuti dai lavoratori hanno lasciato la sede alle 18.30, tutti e tre insieme in un’auto con autista. Nessuno di loro ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti. I lavoratori hanno precisato che “non li abbiamo mai sequestrati, erano dentro per loro scelta, infatti sono andati via ma la trattativa resta rotta”.



    In effetti uno dei tre dirigenti aveva già lasciato la stanza, arrivando fino alle scale che conducono all’uscita, per allontanare i giornalisti, una volta riuscito provvisoriamente nell’intento è però rientrato nella sala con i suoi colleghi senza che nessuno lo invitasse a farlo.



    Roland Flamand, uno dei rappresentanti sindacali, aveva spiegato che “se vogliono uscire possono farlo, come vedete tutte le porte sono aperte, ma secondo noi lo faranno solo quando i giornalisti saranno andati via”. Camicia bianca con un grande stemma della Fiat sul petto, Flamand ha sottolineato: “Il mio cuore batte Fiat dal 1975, sono più di 30 anni che lavoro per questa splendida società, ma ora il mio cuore si è rotto, come si sono rotti i negoziati”.



    Il dipendente della Fiat ha inoltre ribadito che “non c’è nessun sequestro, è solo accaduto che quando verso le 13 di oggi abbiamo saputo dai nostri sindacalisti che la trattativa era ferma, siamo semplicemente saliti a chiedere che il dialogo riprenda, e siamo pronti a passare qui in azienda la Pasqua se è necessario in attesa di questa ripresa. D’altra parte l’officina funziona bene, produce utili e lavora molto, quindi secondo noi non c’è motivo di procedere ai licenziamenti, non c’è giustificazione. Crediamo che ci sia dietro qualcosa che non è chiaro”.


    Sono circa due mesi che alla Fiat-Belgio va avanti un negoziato tra azienda e sindacato, che si oppone a un taglio di 24 dipendenti.


    quotidiano.net

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    00 19/04/2009 01:09
    Francia, mini-blackout elettrici la nuova protesta dei lavoratori

    PARIGI - Piccoli black-out, la luce elettrica a intermittenza, la fornitura del gas interrotta per qualche ora. E' l'effetto della protesta dei lavoratori di Edf e Gdf che sta provocando disagi a migliaia di utenti in tutta la Francia. Da tre settimane, i dipendenti delle due compagnie energetiche sono in agitazione. Oltre alle giornate di sciopero (l'ultima giovedì) alcuni lavoratori hanno deciso di interrompere la fornitura o di diminuire la potenza di alcune utenze. Secondo un primo calcolo, sarebbero già 66.500 le famiglie colpite dalla protesta. Mercoledì un ospedale della città settentrionale di Douai è rimasto senza corrente per 40 minuti, così come i settanta anziani dell'ospizio di Mazères, nel centro del paese.

    A Brest, in Bretagna, oltre 6.200 case e 650 imprese hanno avuto un fornitura ridotta per un'intera giornata e molti negozi sono stati costretti a chiudere anticipatamente. "Sono senza gas da due giorni: ci laviamo con l'acqua fredda", racconta Danièle Hoffmann, una madre di due bambini nel Val d'Oise, intervistata da Le Parisien. In questa regione non lontano da Parigi sono rimasti al buio decine di case popolari e un grande centro commerciale.

    Dopo il "sequestro" dei manager in alcune fabbriche, le "interruzioni selvagge" degli operai energetici sono un ulteriore segnale della radicalizzazione del conflitto sociale nel paese. E' la prima volta in anni recenti che la protesta dei lavoratori ha ricominciato a usare mezzi di rivendicazione illegali. "Un tabù è caduto", ha notato con preoccupazione il giornale Le Parisien, che teme un diffusione di questi fenomeni spontanei, senza il filtro di una rappresentanza sindacale, tradizionalmente debole e divisa nel paese. Finora, le principali sigle sindacali, come la Cgt, hanno infatti giustificato le azioni dei dipendenti definendoli "sintomo di disperazione" ma anche come un modo per conquistare visibilità.

    Gli amministratori delle compagnie energetiche hanno invitato i sindacati a tornare al tavolo delle trattative. Secondo un portavoce si tratta di "atti isolati compiuti da una piccola minoranza di lavoratori". Più severo il giudizio del premier, François Fillon, che ha parlato di "sabotaggi" e ha detto che il governo non tollererà altri black-out. "Manifestazioni di violenza non hanno nulla a che vedere con il dialogo sociale", ha detto Fillon. Un concetto ribadito dal ministro del Lavoro, Brice Hortefeux. "Queste interruzioni di corrente elettrica non sono assolutamente equiparabili al legittimo diritto di sciopero".

    (18 aprile 2009) repubblica.it
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    00 21/04/2009 15:39
    Fmi, rivisto al rialzo costo crisi "Svalutazioni per 4.000 miliardi $"

    WASHINGTON - Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) rivede nuovamente al rialzo il costo della crisi finanziaria: le svalutazioni, entro il 2010 - afferma nel Global Financial Stability Report - "potrebbero raggiungere i 4.000 miliardi di dollari, di cui due terzi facenti capo alle banche". Del totale fanno parte, per la prima volta, gli asset originati in tutti i mercati e non solo in quello americano, per il quale la stima delle potenziali perdite è stata portata a 2.700 miliardi, dai 2.200 miliardi di gennaio 2009 e i 1.400
    miliardi di ottobre.

    "Il sistema finanziario globale - aggiunge l'Fmi - resta sotto un severo stress a fronte di una crisi che riguarda famiglie, aziende e banche sia nelle economie avanzate che in quelle emergenti". "Il processo di deleveraging - aggiunge - sarà lento e doloroso nonostante le misure prese".

    A fronte di queste considerazioni, è presto per dire che si sta uscendo dalla crisi, anzi in Europa la situazione potrebbe persino peggiorare, secondo l'Fmi, a causa dei gravi problemi dei Paesi dell'Est: le forti interconnessioni finanziarie esistenti fra le due aree aumentano il pericolo di un "un ciclo vizioso avverso" all'interno di tutta l'Europa.

    La maggior parte delle economie emergenti europee - spiega l'Fmi - sono infatti dipendenti dalle banche del Vecchio Continente occidentale che, di fatto, possiedono molti degli istituti di credito dell'Europa dell'Est. "Le banche madri - si legge nel rapporto - sono concentrate in pochi paesi (Austria, Belgio, Germania, Italia, Svezia). E questi collegamenti creano un ciclo di azioni e reazioni tra i Paesi dell'Europa emergente e quelli occidentali che potrebbe esacerbare la crisi".

    "La sfida principale della crisi in atto - secondo gli analisti di Washington - è quella "di spezzare la spirale al ribasso fra il sistema finanziario e l'economia globale". Il Fondo Monetario Internazionale invita pertanto a "ulteriori azioni forti per riportare fiducia e allentare le incertezze che stanno minando le prospettive di una ripresa economica". Un invito che arriva con un'avvertenza: "C'è il rischio che i governi siano riluttanti ad allocare abbastanza risorse per risolvere il problema", visto che l'opinione pubblica sta assumendo un atteggiamento "disilluso su quello che percepisce, in alcuni casi, come abuso dei fondi dei contribuenti".

    La crisi acuisce anche i problemi di bilancio dei vari Paesi. In particolare per l'Italia l'Fmi stima che il debito pubblico salirà nel 2010 al 121%, con un incremento di 15 punti percentuali dal 106% del 2008. Il deterioramento dei conti pubblici non è comunque un fenomeno limitato: in Germania il debito 2010 si attesterà all'87% con un aumento di 19 punti percentuali. In Giappone l'incremento sarà di 30 punti percentuali al 227%, mentre negli Usa il balzo sarà di 27 punti al 98%. In Francia, l'aumento sarà di 13 punti percentuali all'80%.

    (21 aprile 2009) repubblica.it
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    00 29/04/2009 19:28
    Usa, il Pil crolla del 6,1% "E' peggio delle attese"


    WASHINGTON - L'economia americana continua a contrarsi dal settembre scorso. Il prodotto interno lordo degli Stati Uniti è calato del 6,1% nel primo trimestre del 2009, molto peggio delle attese degli analisti che avevano pronosticato una flessione contenuta al 4,7%. E' la prima volta dal 1975 anni che il Pil Usa - il Pil è valore totale di tutti i beni e servizi prodotti e venduti nel paese - scende per tre trimestri consecutivi. Il dato di oggi segue il -6,3% del quarto trimestre 2008.

    Le ripercussioni nelle Borse europee. Il dato diffuso dal Dipartimento del commercio americano, ha raffreddato l'entusiasmo delle borse europee che hanno frenato la loro corsa verso l'alto, contraendo i sensibili rialzi registrati nelle prime ore di apertura delle Borse.

    Produzione ridotta, tagli forza lavoro. Nel settore del business, le società americane hanno smesso di fare investimenti (scesi di quasi il 38% insieme a quelli in immobili residenziali), e apportato ingenti tagli alla forza lavoro, riducendo la produzione e le scorte nel tentativo di adattarsi ai livelli di domanda, in calo sia negli Stati Uniti che nei mercati esteri.

    Calo dell'export. Anche l'export è in forte calo e scende del 30% rispetto al quarto trimestre (4,06% del Pil), l'arretramento più forte dal 1969, dopo il -23,6% dei precedenti tre mesi.

    Timida salita dei consumi. Migliorano invece i consumi, che salgono del 2,2%. Dopo essere calate del 4,3% nel quarto trimestre del 2008, le spese per i consumi sono infatti tornate a crescere nei primi tre mesi del 2009 salendo di una percentuale modesta per gli standard americani, ma decisamente ben augurante.

    Crollo del 6% anche in Germania. Il governo tedesco ha previsto oggi una contrazione del 6% del prodotto interno lordo della Germania nel 2009. Si tratta di un livello superiore alle aspettative dell'esecutivo e ben più alto della precedente stima di un calo del 2,25%. Per il 2010 la previsione è di una ripresa dello 0,5%. La contrazione attesa per il 2009, spiegano i ministri dell'Economia e Finanze, è dovuta alla forte caduta dell'economia mondiale e al forte indebolimento delle esportazioni.

    (29 aprile 2009) repubblica.it
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    00 04/05/2009 17:32
    Le donne che vivono in una Smart «Dopo lo sfratto è la nostra casa»

    MILANO - Un mese in strada. Un me­se dormendo su sedili di una Smart. Lei, Loredana Minopoli, 47 anni e un po­sto di lavoro mangiato dalla crisi, e sua figlia Valentina, 20 anni e un lavoro co­me estetista che finora ha tenuto a galla tutte e due. Il loro appartamento, dopo anni di carte bollate, è stato venduto e dal 19 di marzo è iniziato il loro infer­no. Lo sfratto, qualche notte dormendo da amici, e poi la loro auto, una Smart gialla «con i sedili che rompono la schie­na, il freddo che non fa dormire e la pau­ra di restare sole tutta la notte chiuse in quella scatola». Ci vivono da un mese. Doveva essere una soluzione di fortuna, per non pesa­re sulle spalle di qualcuno perché — di­ce Loredana — «lei e la sua Valentina non hanno mai rubato, o sparato, o ma­gari ucciso», perché sono «bravagen­te ». Lo ripete rigirando le dita sul croci­fisso dorato che le pende dal collo. È questa piccola croce che — sostiene — protegge le poche ore di sonno e prima o poi le aiuterà.

    Poi le cose non sono cambiate, e la difficoltà, la paura, l’imba­razzo di un momento si sono trasforma­te in una strada senza fine. L’auto è di­ventata una casa parcheggiata tutte le notti tra il supermarket di via Dei Missa­glia e la caserma Gratosoglio dei carabi­nieri. «Perché a Milano c’è da aver pau­ra, poi c’è Valentina che è una bella ra­gazza di 20 anni e se ne sentono di tutti i colori, a Milano». Da questo parcheg­gio con l’erba verde che sbuca tra le mat­tonelle, poi, si vede la sua casa. Quella che ha lasciato in fretta e furia il 19 di marzo quando è arrivato l’ufficiale giu­diziario con l’ordine di sfratto. Da quel giorno lì, da quella mattina fresca con il primo sole, Loredana e Valentina hanno dovuto vivere senza niente. Chiuse nel loro loculo giallo che, raccontano, «quando piove non c’è modo di dormi­re, che quando fa freddo bisogna sve­gliarsi e mettere in moto per non conge­lare ». Valentina fa l’estetista. Lo stipen­dio è poco, «ma è l’unica cosa che con­sente a tutte e due di sopravvivere sen­za sembrare due barbone». E non fosse per i sette chili persi in 40 giorni e le oc­chiaie da nascondere con il correttore, la loro vorrebbe essere la vita di prima: ci sono i bar, i centri commerciali, c’è sempre la casa di qualche amico per una doccia. «Al lavoro l’hanno capito— racconta la madre —. Ma non glielo fan­no pesare».

    Quanto al suo lavoro, quel­lo come addetta alle pulizie in una casa di cura di Milano, è terminato il 17 gen­naio. La cooperativa non ha rinnovato il contratto e la signora Loredana è diven­tata di troppo. Quanto alla casa, l’appar­tamento di proprietà dell’Inail in via Ni­cola Romeo è stato venduto per 148 mi­la euro. La signora Minopoli era morosa da quando il marito era sparito, l’altro figlio trasferito a Savona e l’affitto quasi raddoppiato. «Era diventata troppo grande, troppo costosa — raccontano —. Abbiamo chiesto una sistemazione più piccola, non c’è stato niente da fa­re ». Così dopo le carte bollate è arrivato lo sfratto. «Non ci hanno dato neppure il tempo di provarci, di cercare davvero una nuova casa — prosegue Loredana —. Adesso come faremo, ho chiesto, ma niente, niente». In Comune le hanno fatto fare doman­da per una casa popolare. Le hanno con­sigliato di non farsi illusioni perché per entrate nella graduatoria del prossimo settembre ci vorrebbe qualche invalidi­tà, qualche figlio minore, magari anche un anziano a carico, un passaporto stra­niero o un problema di abusi, perché aspettano già 20 mila famiglie e per lo­ro, per la «bravagente», il punteggio è risicato. Le hanno detto di provare nei dormitori dei barboni. Pieni anche quel­li. Poi Loredana ha scritto al sindaco Mo­ratti, e un suo assistente l’ha invitata a ripetere la trafila con i servizi sociali. «Ci hanno abbandonate, come si fa ad andare avanti così». Per ora c’è la strada e i sedili della Smart di Valentina che neppure hanno i ribaltabili, ma almeno le hanno fatte arrivare fin qui. Un mese intero, aspettando che il «buon Dio» si­stemi le cose, che alla fine questa Mila­no distratta torni a ricordarsi di loro.

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