Violenta una colf, la minaccia e poi tenta la fuga: in cella
Attirata in trappola e violentata a due passi dal centro di Cagliari: è la terribile esperienza vissuta da una colf rumena di 21 anni. Il presunto colpevole, un connazionale di 35 anni, è stato bloccato dalla Polizia alla stazione.
La scusa era quella dell'abbigliamento: «Ho della nuova merce, c'è qualche capo carino. Perché non vieni a dare un'occhiata?» Poi aveva tirato fuori il coltello e l'aveva puntato alla gola della ragazza. Cronaca di uno stupro consumato domenica scorsa, alle sei di sera, a pochi passi dal cuore della città. Vittima, una rumena di ventun anni che lavora come colf per una famiglia cagliaritana. Colpevole, secondo gli investigatori della Squadra mobile, un suo connazionale di 35 anni: Zeno-Irinel Havîrneanu, bloccato ieri pomeriggio alla stazione con un coltello in tasca (forse lo stesso usato per minacciare la giovane) e una valigia in mano. Stava per prendere un treno: sapeva di essere braccato e aveva deciso di lasciare la città. Dovrà invece trattenersi: nuovo domicilio, una cella del carcere di Buoncammino, dov'è rinchiuso in esecuzione di un provvedimento di fermo di polizia giudiziaria.
L'INCONTRO. I due, ha fatto mettere a verbale la ragazza, si erano conosciuti un mese fa. Quel ragazzo alto un metro e ottanta e grosso come un armadio, la domenica bazzicava i punti di ritrovo di colf e badanti, piazza Matteotti e piazza Deffenu, dove aveva modo di frequentare ragazze del suo Paese. Si era presentato come venditore occasionale di capi d'abbigliamento. Tra lui e lei c'era stata qualche chiacchiera, poi lei gli aveva dato il suo numero di telefono.
DAL BINGO ALL'INCUBO. Lui l'ha chiamata domenica pomeriggio. Lei era nella sala Bingo di via Roma insieme a sua sorella e due amici (un rumeno e un italiano). Zeno le proponeva un affare: «Raggiungimi ai parcheggi dell'Iperpan». E siccome non era andata subito, l'aveva richiamata. La ragazza aveva abboccato. Si era scusata con la sorella e gli amici, aveva promesso di tornare subito e, lasciata la borsetta nel locale, aveva raggiunto a piedi il supermercato di viale La Playa. Zeno la stava aspettando. Con un coltello in mano. Come lei si è avvicinata, si è ritrovata la lama puntata sulla gola. Costretta a seguire l'uomo, era stata accompagnata nella zona fra la stazione ferroviaria e la vecchia semoleria. Qui Zeno l'aveva guidata fino a uno stanzone abbandonato: superato un cancello di ferro, i due si erano ritrovati soli. Per la ragazza, nessuna possibilità di chiedere aiuto. Dopo la violenza, lui l'aveva costretta a seguirlo fino ai parcheggi dell'Iperpan, l'aveva minacciata che se avesse parlato gliel'avrebbe fatta pagare e poi se n'era andato.
LE INDAGINI. La giovane aveva subito dato l'allarme: aveva chiamato la sorella e la polizia. In viale La Playa era arrivato un equipaggio della squadra Volanti che aveva raccolto la denuncia e poi scortato la giovane in un pronto soccorso, dove le erano state rilevate delle contusioni sia sul viso che in altre parti del corpo e le erano stati assegnati quindici giorni di cura. La segnalazione di reato era stata girata per competenza alla squadra Mobile ed era finita sulla scrivania del dirigente Oreste Barbella, che ha guidato le indagini in coordinamento con il sostituto procuratore Giancarlo Moi. La descrizione fornita dalla vittima era molto dettagliata. Tra i segni di riconoscimento, un tatuaggio circolare su un polso. E c'era, soprattutto, il numero di telefono del violentatore. Peccato che il cellulare, per due giorni, abbia squillato a vuoto. Si era rifatto vivo lui, da quel numero: «Perché sei andata a raccontare tutto alla polizia? Hai fatto male. Voglio spiegarti tutto, dobbiamo vederci». Però, quando si è trattato di combinare un appuntamento, si era tirato indietro.
L'ARRESTO. Gli investigatori l'hanno cercato in tutti gli accampamenti dei rumeni in città e hanno battuto i posti dove di solito lo si poteva incontrare (piazza Matteotti, piazza Deffenu, i parcheggi in viale La Playa) ma fino a ieri del sedicente venditore di abbigliamento non c'era nessuna traccia. L'hanno trovato alla stazione, con l'aria di chi ha raccolto le sue cose e si prepara a lasciare la città. Prima di partire, però, l'uomo si è probabilmente disfatto del suo cellulare, che da ieri ha ripreso a squillare: probabilmente nella tasca di un ignaro e sprovveduto compratore. Sottoposto a fermo di polizia giudiziaria, Havîrneanu è accusato di violenza sessuale, lesioni e porto abusivo di coltello.