00 07/06/2007 14:23

Tutta colpa dei comunisti, dei sovietici, di «esponenti ortodossi russi», del drammaturgo Rolf Hocchuth con la sua opera “Il Vicario”. E’ colpa loro se attorno a papa Pacelli calò la «leggenda nera», il racconto di un pontefice “silente” e «indulgente verso il nazismo». Ma in tutta la vicenda c’entra anche la nascita dello Stato di Israele. Fu in quel periodo, «dall’agosto 1946 all’ottobre ‘48», che Pio XII, fino ad allora «lodato e ringraziato» cominciò a diventare bersaglio della «incomprensibile accusa di non essere intervenuto a favore degli ebrei perseguitati».

Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, va alla riscossa col piglio deciso di chi ritiene ormai l’ora di riscattare la memoria di papi controversi, alcuni ancor più ingombranti di Pacelli, come Pio IX e Pio X. Ma è il riferimento a Israele la vera sorpresa nel discorso che il cardinale ha dedicato ieri alla presentazione di un nuovo libro su Pio XII.

Il segretario di stato vaticano sa quel che vuole. «Vorrei richiamare l’attenzione - afferma - su una data importante» e si tratta appunto dei mesi travagliati della formazione di Israele nel dopoguerra. Il cardinale Bertone fa intendere che ad irritare almeno una parte degli ebrei furono le attenzioni vaticane «ai diritti di quanti vivevano già in Palestina», cioè dei palestinesi. «I giornali dell’epoca - spiega - riferiscono ampiamente dello stato di tensione che si stava manifestando in quella regione» ma non volendo entrare in merito «ai ragionamenti e alle proposte» di Pio XII - secondo il porporato - «hanno cominciato a prendere posizione, chi da una parte chi dall’altra, ideologizzando una riflessione che si sviluppava attenta a criteri di giustizia e rispetto della legalità».
A chi poi gli chiede se la fondazione dello Stato israeliano debba dunque essere considerata all’origine della presunta leggenda nera contro Pio XII, Bertone risponde riducendo la portata delle sue stesse affermazioni: «Non è quello - precisa -.

Il papa affermò infatti il diritto delle due parti ad esistere in condizioni di benessere materiale e culturale. Ma proprio in quella occasione due parti hanno estremizzato e radicalizzato le loro posizioni rispetto ai ragionamenti equi e limpidi di Pio XII». Il porporato aggiunge: «Ho citato quegli anni difficili 1946-48; la questione palestinese e quella comunista, certamente hanno fatto un po’ deviare il giudizio sul Papa».
La materia è incandescente per la diplomazia vaticana. Bertone stesso ricorda che poco tempo fa la Santa sede e Israele hanno dovuto superare in poche ore il casus belli di una mostra allestita nel museo dello Yad Vashem, il memoriale visitato nel 2000 da Wojtyla, in cui Pacelli figurava di nuovo tra i complici della persecuzione.

Bertone non è davvero un segretario di stato che resta chiuso nelle sacre stanze. Il suo interventismo è ormai proverbiale. E quella larga corte di oratori alla presentazione del volume di Andrea Tornielli “Pio XII” edito da Mondadori sembra proprio capitata a fagiolo per prepararsi alla beatificazione di Pacelli. Non si parla però di questa scadenza, così come non ne tratta Tornielli nelle oltre seicento pagine della sua biografia pacelliana. Pio XII continua però a fare notizia e a portare sulla scena i vertici vaticani. E allora poteva mai mancare come conduttore in mezzo al cardinale, ad Andreotti, Andrea Riccardi e Francesco Margiotta Broglio un Bruno Vespa abbronzato fino all’imbarazzo?
Bertone se la prende con i «fautori del pensiero unico anti-Pio XII che arrivano a dare del brigatista pacelliano a quanti non la pensano come loro». Elogia invece la ricostruzione sui documenti compiuta da Tornielli, continuamente proteso a evidenziare l’umanità e la religiosità in un personaggio che proprio le accurate testimonianze finiscono in realtà per caricare di una buona dose d’antipatia. […]

Il testo integrale dell’articolo di Fulvio Fania è stato pubblicato sul sito di Liberazione

www.uaar.it/news/2007/06/07/vaticano-comunisti-israele-leggenda-nera-pio-xii-n...





“Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sè non è forse sufficiente, ma è l'unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Joseph Pulitzer (1847-1911), Fondatore Premio Pulitzer