00 29/05/2023 13:00


Sì, esistono altri film sui ragni, a parte Aracnofobia.

Ad esempio questo Kingdom of the Spider, del 1977, che è un po' il cugino povero de Gli uccelli di Hitchcock, da cui sembra aver preso ispirazione per l'idea di base e almeno per due o tre situazioni che lo ricordano abbastanza da vicino. E non manca un rimandino anche allo Squalo, nella figura del sindaco che minimizza il problema per non rimandare la fiera locale che una volta l'anno porta tanti turisti, ergo introiti, nella sperduta località di Inculandia Dimenticata da Dio nel Far West.
Ad Inculandia però niente squali e niente uccelli, siamo alle prese con tarantole, miliardi di tarantole che un bel giorno decidono di fare branco e di mangiarsi prima il bestiame per poi passare naturalmente ad assalire in massa la popolazione.
Se nel film di Hitchcock il motivo dell'improvvisa aggressività dei volatili rimane ignoto e interpretabile con un generico "la natura s'è rotta il cazzo degli umani", qui la causa ci viene invece spiegata a chiare lettere: ha stato il DDT, il cui impiego indiscriminato ha fatto fuori tutti gli insettini che costituivano la dieta ideale dei simpatici aracnidi.
E perciò, gira che ti rigira, è sempre colpa dell'uomo, del progresso e della scienza anche in questa parte rurale dell'America che nel '77 sembra ferma agli anni '50, con William Shatner, buffo anche senza indossare "futuristiche" tutine attillate, in versione cow-boy sdraione, ad interpretare l'eroico veterinario locale che cerca di salvare tutti, e il nerboruto Woody Strode che nonostante la notevole massa muscolare finirà inevitabilmente imbozzolato per primo, essendo l'unico nero presente nel film.
Il film è divertente, seppur non epocale, e ha il grande pregio di avvalersi della presenza di ragni veri, il che si rivela una scelta vincente perché, essendo un prodotto a bassissimo budget, evita di scadere nel ridicolo involontario con effetti speciali che quasi sicuramente avrebbero abbassato il livello drammatico (più di quanto abbia fatto il capitano Kirk) trasformando una gradevole pellicola nell'ennesimo trashone immondo. La scena finale, inquietante nel concetto ma allo stesso tempo così artigianale da far tenerezza, dà un'idea precisa di cosa sarebbe stato se si fosse optato per una soluzione diversa da quella di far recitare gli attori ricoperti di ragni in carne e ossa (si fa per dire).