00 30/05/2014 23:41
MollaghanLunedì 19 maggio, la mattina stessa dell’apertura dell’assemblea plenaria della conferenza episcopale italiana, introdotta nel pomeriggio da un discorso del papa in persona, un laconico comunicato ha dato notizia della destituzione di un arcivescovo di primo piano nella patria di Jorge Mario Bergoglio:

“Il Santo Padre Francesco ha nominato membro della congregazione per la dottrina della fede nell’erigenda commissione di esame dei ricorsi di ecclesiastici per ‘delicta graviora’ S.E. Mons. José Luis Mollaghan, finora arcivescovo metropolita di Rosario (Argentina)”.

Rosario è una diocesi di due milioni di abitanti e Mollaghan, 68 anni, non era certo un personaggio a fine carriera.

Ma il suo brusco allontanamento dall’Argentina, il suo richiamo a Roma sotto l’immediato controllo del papa e soprattutto il suo confino in un fantomatico ufficetto curiale che neppure c’è ma è solo “erigendo”, tutto dice che il colpo è di quelli definitivi.

Per capire il perché di questa decisione punitiva presa da papa Francesco contro uno dei vescovi argentini più in vista, è utile consultare la più precisa e attendibile delle biografie dell’attuale papa: “Francesco, vita e rivoluzione”, scritto dalla giornalista argentina Elisabetta Piqué ed edito in Italia da Lindau.

Nel capitolo che passa in rassegna gli avversari dell’allora cardinale Bergoglio nella Chiesa argentina, Mollaghan figura tra i più accaniti, assieme all’arcivescovo di La Plata Héctor Aguer e al nunzio apostolico Adriano Bernardini. Accusavano Bergoglio di non difendere la retta dottrina, di compiere gesti pastorali troppo audaci, di essere cedevole con il governo.

A Roma, i loro punti d’appoggio erano i cardinali Leonardo Sandri e Angelo Sodano, quest’ultimo in amicizia con l’ex ambasciatore argentino presso la Santa Sede Esteban “Cacho” Caselli, personaggio molto controverso, tuttora registrato nell’Annuario Pontificio come gentiluomo di Sua Santità.

Scrive Elisabetta Piqué:

“È in questo contesto che, tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006, l’assalto contro Bergoglio, che seguo attentamente come corrispondente del quotidiano ‘La Nación’, arriva a un momento culminante: Bernardini e i suoi amici della curia intervengono direttamente nella nomina di svariati vescovi di stampo conservatore. Fra questi l’arcivescovo di Rosario, José Luis Mollaghan, e quello di Resistencia, Fabriciano Sigampa. Le nomine suscitano un  grande disagio nell’episcopato argentino.

“Né Mollaghan né Sigampa erano stati proposti nel sondaggio preliminare fatto dai vescovi argentini: sono stati imposti seguendo le indicazioni della segreteria di Stato nella terna presentata da Bernardini al papa. L’intervento, secondo diverse fonti, è legato alla vecchia amicizia tra Sodano e Caselli. Anche quando smette di essere ambasciatore, Caselli mantiene un rapporto diretto con monsignor Maurizio Bravi, funzionario della seconda sezione della segreteria di Stato, che si occupa soprattutto dell’Argentina e che a sua volta è in stretti rapporti col cardinale Sandri, anche lui argentino, all’epoca numero tre della struttura del Vaticano come sostituto della segreteria di Stato”.

Dei tre vescovi argentini sopra citati, Sigampa è da due anni in pensione e Mollaghan s’è visto che fine ha fatto. Resta ancora in sella quello di La Plata, Aguer. Ma anche la sua sorte appare segnata.

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/05/19/colpito-e-affondato-destituzione-di-un-vescovo-argentino-anti-bergoglio/



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