sabato 14 luglio 2012 14:04
«Ho sbagliato, ho sbagliato... non mi sono reso conto...» avrebbe detto don Giangiacomo Ruggeri, parroco della Chiesa di Santa Maria in Orciano, arrestato per abusi sessuali su una ragazzina di 13 anni. Come se ci si potesse non rendere conto che si sta abusando di una bambina.
Portavoce del vescovo di Fano, giornalista pubblicista (collabora anche con Avvenire), direttore dell'Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, docente di Teologia e Pastorale della comunicazione e responsabile dell'Ufficio stampa dell'Istituto teologico marchigiano, assistente ecclesiastico regionale dell'associazione cattolica Guide e Scout d'Europa, ex insegnante di religione, ex direttore dell'Ufficio diocesano di Pastorale giovanile, ex direttore del Centro diocesano Vocazioni. Questo il profilo dell'uomo che non si rendeva conto di ciò che faceva.
Presunti abusi a parte - sui quali non sta certo a noi giudicare - vengono in mente, a pochi giorni dallo scandalo Vatileaks, i due pesi e le due misure che il Vaticano applica a chi ne tradisce la "missione": Paolo Gabriele, il maggiordomo del papa che avrebbe diffuso informazioni riservate, è stato incarcerato, mentre Giangiacomo Ruggeri, presunto pedofilo, è stato sospeso da ogni ministero pastorale. In carcere infatti ce lo ha messo la polizia italiana.
Ed è stato sfortunato: prima che la bomba della pedofilia clericale esplodesse in tutta la sua vergogna, quelli come lui venivano semplicemente spostati di parrocchia. Per ricominciare altrove, indisturbati, a molestare minori.
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