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DIESIS di Simone Chiesa e Roberto Albanesi

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    The Reign of Horror
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    Registrato il: 12/10/2004
    Utente Master
    00 28/05/2012 12:41
    TITOLO CORTOMETRAGGIO:Diesis


    LOCANDINA DEL CORTOMETRAGGIO:

    //Image and video hosting by TinyPic

    DURATA:11 minuti circa
    REGIA:Simone Chiesa\Roberto Albanesi
    ATTORI PRINCIPALI:Matteo Ghisalberti, Raffaella Zappalà e Giorgio Melazzi.
    SCENEGGIATURA:Luca Zibra, Beatrice Portarena e Davide Cazzulani
    MUSICHE:Andrea Fedeli e Armando Marchetti
    FOTOGRAFIA:Davide Cazzulani
    MONTAGGIO:Simone Chiesa (Post produzione di Matteo Cassetta)
    BREVE SINOSSI:Lui è un fotografo. Lui ama la musica. Lui ama lei. Lei è la sua ossessione. Lui farà di tutto, per scattare la "fotografia perfetta".
    BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA:Dopo aver girato diversi lunghi amatoriali tra il 2009 e il 2010, Roberto e Simone decidono di realizzare il loro cortometraggio d'esordio, "Happy Birthday" che subito ottiene un buon riscontro di pubblico e di critica (vincendo il premio della giuria nel Reign of Horror 2011). Successivamente realizzano corto\tributo a Fabrizio De Andrè e alla sua canzone "Ho visto Nina volare". Nel 2012 realizzano "Diesis", coinvolgendo nel progetto il doppiatore italiano Giorgio Melazzi (Max Payne, Halo, L'ispettore Gadget etc...).

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    boskoz
    Post: 1.786
    Registrato il: 26/01/2010
    Utente Veteran
    00 28/05/2012 16:43
    Con Diesis del duo Simone Chiesa\Roberto Albanesi ci troviamo di fronte ad uno dei prodotti più professionali di questo festival.

    Realizzato con cura e maestria questo corto segue la passione (ossessiva) di un uomo nei confronti della fotografia e di una donna, passioni che verranno inevitabilmente a confronto quando l’uomo andrà alla ricerca della fotografia perfetta.

    Interessantissima la scelta di affidare ad una voce narrante la spiegazione dei fatti, scelta che contribuisce a creare un punto di vista quasi esterno alla vicenda nonostante sia proprio l’uomo a raccontarci cosa sta succedendo, attraverso i suoi pensieri a tratti lucidi, a tratti confusi.

    L’impostazione narrativa scelta per questo corto, con voce narrante, non può far altro che sottolineare la sublime voce di Giorgio Melazzi, che fin dalle prime parole è in grado di far letteralmente gelare il sangue nelle vene a chiunque abbia giocato in vita sua a un episodio di Max Payne. Gli undici minuti del corto scivolano via come se si trattassero di pochi istanti, tanto è scorrevole la sceneggiatura e carica l’interpretazione.
    In genere, spesso e volentieri è l’audio ad essere uno dei problemi maggiori nei cortometraggi, colpa di suoni ambientali ovattati, voci poco chiare, mentre in Diesis è proprio l’aspetto sonoro il vero protagonista. Una musica ed una voce: tanto basta per essere trascinati via.

    Non volendo togliere nessun merito all’ottima regia e alla bella sceneggiatura, mi sento di dire però che aver avuto nel corto la possibilità di godere di una voce come quella di Melazzi è stato quasi come presentarsi ad un torneo di calcetto tra amici ma con un attaccante di serie A: non è che la cosa risulti automaticamente in una vittoria, ma senza dubbio innalza la squadra ad un livello di gioco superiore rispetto alle altre.

    Ottimo.
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    osmanspare
    Post: 72
    Registrato il: 23/05/2011
    Utente Junior
    00 28/05/2012 17:10
    dubbioso.
    Chiesa + Albanesi: una coppia di autori di talento che l’anno scorso si presentarono con un ottimo cortometraggio (Happy Birthday), e che sono stato molto contento di rivedere all’opera. Ma, ahimè, se nel 2011 il loro esordio si rivelò una bella sorpresa, quest’anno i due non sono riusciti a soddisfare pienamente le aspettative che avevo riposto su di loro, complice una storia che non credo sia all’altezza del loro genuino talento, e la malaugurata idea di usare la Voce Narrante(a prescindere dalla bravura di tale Voce).

    Faccio una premessa che forse mi farà tacciare di imparzialità: io mal sopporto la Voce Narrante nei film. O meglio, la sopporto solo quando essa ha un senso, e non si limita a descrivere quello che già possiamo benissimo vedere con i nostri occhi. E in Diesis, purtroppo, ci aggiriamo intorno a questo secondo caso.
    Non aiuta nemmeno il fatto che il cortometraggio sia tratto da un racconto: il tentativo di trasformare in immagini le parole di una storia già di per sé deboluccia è infatti riuscito solo a metà, e affidato appunto a questa incorporea Voce, lì dove sarebbe stato forse più proficuo vedere una trasformazione totale del testo in immagini. Del resto, non è forse su questa mutazione che il cinema trova il suo senso?
    .
    Ci sono, ovviamente, film in cui la Voce Narrante è un espediente che funziona. In alcuni di essi la Voce ha un senso, in altri, semplicemente, è una scelta stilistica. (ovviamente non sono qui ad insegnare il mestiere ai registi, che sono bravi e si vede: le citazioni sono per far capire il mio punto di vista)
    E poi, la base di alcuni di quei film (e di questo corto) è un libro o un racconto, e uno dei modi per tradurre un racconto in film è appunto…farlo raccontare a qualcuno. Ma per me qui in Diesis ci troviamo ad avere più difetti che pregi: la storia è prevedibile, la Voce Narrante non dice nulla che non si sarebbe potuto comunicare in altro modo, sono pochi i motivi che ne giustifichino la presenza all’interno del corto, e le immagini sono solo supporto visivo al testo.
    “Sentivo caldo”, dice la Voce. E il protagonista si sfila la camicia dai pantaloni. Troppo poco, e troppo didascalico ( e tra l’altro il fatto che la sua donna sia morta si capisce ancora prima che inizi la storia, al minuto 2:02, alla prima riga di dialogo, quando egli dice “decido di lasciarla sul divano”; e da quel momento in avanti il racconto perde gran parte della sua forza).
    Riguardo la storia, si tratta dei soliti ragionamenti del solito deviato mentale che crede di aver trovato la felicità nel ritrarre la sua donna morta e insanguinata.
    Perdonatemi, ma queste fantasie mascherate da profonde verità intellettuali non hanno per me alcun fascino. Le uniche persone che potrebbero trovare più bella la propria donna da morta piuttosto che da viva sono dei folli totali, dunque che senso ha esaltarne le gesta? Qual è il senso del corto? Che messaggio ci offre? L’horror, il vero horror, non quello esagerato o fracassone o da nerd, quando pretende di essere serio dovrebbe essere anarchico,è vero, ma svelare le follie della normalità, le storture della società civile, i dilemmi etici, e non solo esaltare le figure dei folli solitari ammantandole di fascinosi mantelli. Almeno, secondo il mio modestissimo parere. Questo pazzo fotografo, per quanto ben costruito, non rimanda ad altro che a se stesso. Non dice nulla del mondo… non so, non mi convince. Forse sono io che non sono riuscito ad intendere un messaggio sottinteso, e sarei contento di essere smentito (le mie recensioni non sono mai granitiche), ma per ora la mia idea è questa. E lo dico a malincuore.

    Comunque, questi sono i due problemi che a mio giudizio il corto si trova ad affrontare, e che rischiano di mettere in ombra una regia professionale al massimo, un ottimo uso delle luci, delle buone musiche e un bel montaggio, da veri professionisti. E infatti la professionalità a questi due non manca sicuro; in effetti la parte più riuscita di tutto il corto, veramente superiore, è quella che vediamo nello scorrere dei titoli di coda, durante i quali i due - liberi dalle catene indotte dal racconto ormai terminato - ci mostrano un ritratto di ragazza davvero significativo, veramente bello, che quasi riesce a dare un senso e a rendere affascinante tutto ciò che abbiamo visto fino a questo momento, trasformando la bambola-vittima da manichino di carne a persona viva e reale. E qui torniamo al discorso di prima: è come vedere una successione di foto, come vedere lei raccontata dagli occhi di un innamorato….Fotografia e Racconto di colpo trasformati in immagini, trasformati in Cinema, e questa volta la missione è perfettamente riuscita. Se a queste immagini avessimo sovrimpresso una Voce Narrante, avremmo aggiunto qualcosa alla loro bellezza? Assolutamente no. Anzi, forse le avremmo rovinate.
    Abbiamo perciò due corti in uno: il primo, con tutti i problemi che ho appena descritto e che termina coi titoli di coda; e il secondo, quello davvero personale, che salva l’intera opera, la rende molto migliore, e dimostra (ma non abbiamo mai avuto alcun dubbio in proposito) che Chiesa ed Albanesi sanno raccontare per immagini in maniera ottimale.

    In conclusione, il mio giudizio sulla bravura dei due rimane immutato, anzi in qualche modo rafforzato. Unica pecca la scelta della storia, forse non alla loro altezza, e l’eccessivo didascalismo nella sua messa in scena.
    Ragazzi, siete davvero bravi. Continuate così.

    PS: ovviamente, una lode al Narratore, anche se ovviamente non c’è certo il bisogno che venga a dirvelo io…
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    Luca Zanovello
    Post: 49
    Registrato il: 05/04/2011
    Utente Junior
    00 30/05/2012 11:19
    Ottimo corto di Albanesi & Chiesa: la voce narrante avvolgente di Giorgio Melazzi introduce Diesis, un racconto di delirio e ossessione reso efficace da musiche ipnotiche e suggestive. Miglioramenti tecnici rispetto al loro precedente Happy Birthday, stessa passione. E un'atmosfera cupa e opprimente che non se ne va per tutti gli undici minuti del cortometraggio.
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    New Old story Film
    Post: 7
    Registrato il: 04/05/2011
    Utente Junior
    00 30/05/2012 18:38
    Ciao a tutti! Che bello essere di nuovo qui fra voi, come l'anno scorso!
    Ringraziamo prima di tutto i recensori che hanno già commentato e quelli che devono ancora farlo.
    Osmanspare, come ricordavamo bene, riesce sempre con le sue recensioni a dare ottimi spunti di dibattito/riflessione.
    Onorati di piacerti così tanto Osman, purtroppo non faremo luce ai tuoi dubbi di Diesis.
    Il motivo?
    Presto detto, come la labirintica mente malata del protagonista, Diesis è un oggetto oscuro che si nutre di sensazioni ed emozioni altrui (postive e negative). Andare a spiegare nel dettaglio la tale scelta stilistica e la tale scelta narrativa, toglierebbe magia all'opera stessa, perchè, citando un grande film "...in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati."
    Sperando, in ogni caso,di essere riusciti a farvi provare emozioni, lasciamo la parola agli altri critici.
    Grazie ancora ai critici, e al festival. Vinca il migliore!
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    osmanspare
    Post: 87
    Registrato il: 23/05/2011
    Utente Junior
    00 31/05/2012 00:04
    Bravi siete e bravi restate, non c'è bisogno che ve lo dica io. Semplicemente, per quel che mi riguarda, quest'anno la storia che avete presentato non mi ha affascinato (e poi ho anche detto che la la Voce Narrante...quindi la colpa è sicuramente mia).
    Mi rimarrà il dubbio di non aver capito il senso ultimo del corto, ma fate bene voi a non rivelare nulla. E' un pò come il trucco di un prestigiatore, giusto? Tutti lo vogliono conoscere, ma quando poi lo sanno, il mago per loro smette di avere valore. E anche questa frase mi pare fosse in "The Prestige" di Nolan...
    Un saluto.
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    E. Hunters
    Post: 2
    Registrato il: 30/05/2012
    Utente Junior
    00 31/05/2012 03:36
    E' la prima volta che mi imbatto nel duo Chiesa/Albanesi e devo dire che ne sono piacevolmente colpita. Sanno montare i pezzi di una storia in modo armonioso e inquietante. Giorgio Melazzi, con quella sua voce per nulla scontata, prende per mano la trama, verso l'accartocciarsi dell'ossessione del protagonista. La musica dipinge i contorni di questo corto ben fatto che va rivisto una seconda volta per essere apprezzato fino in fondo.
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    GIOLE
    Post: 36
    Registrato il: 13/10/2004
    Utente Junior
    00 02/06/2012 14:56
    Pur non avendo la cultura cinematografica sterminata di Osmanpare ( a me i film polacchi degli anni sessanta non interessano ) e pur non avendo la sua interessante capacità analitica, mi ritrovo molto nel suo giudizio. Detto in termini "terra terra", senza dover andare alla ricerca di argomentazioni complesse, diciamo che il cortometraggio in questione non mi ha lasciato nulla. Scorre via sostanzialmente senza emozionare ( almeno me...). Dopo pochissimi minuti perde d'interesse e, forse, in più occasioni, si ripete su sè stesso senza averne il bisogno. "Diesis" poteva durare anche 4/5 minuti di meno e non avrebbe poi perso molto...Lungi dall'apparire arrogante o presuntuoso ( non ho mai realizzato un corto ma giudico da semplice spettatore ), "Diesis" mi è sembrato un freddo, freddissimo esercizio di stile. Curioso ( ma non sbagliato ) il fatto di incentrarsi sulla figura femminile ( con colori annessi, in contrapposizione all'oscurità predominante in quella maschile ) dopo i titoli di coda.
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    osmanspare
    Post: 94
    Registrato il: 23/05/2011
    Utente Junior
    00 02/06/2012 15:02
    Mah, la cultura a volte serve e a volte no ( e a volte è anche un peso). In fondo può aiutare solo dal punto di vista tecnico, ma alla fine spesso è il "cuore" quello che giudica, a seconda delle emozioni - o della loro mancanza - che il corto gli ha fatto provare. Sarebbe bene riuscire a bilanciare le due cose.
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    osmanspare
    Post: 95
    Registrato il: 23/05/2011
    Utente Junior
    00 02/06/2012 15:03
    cmq grazie della considerazione nei miei confronti.
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    GIOLE
    Post: 37
    Registrato il: 13/10/2004
    Utente Junior
    00 02/06/2012 15:04
    figurati Osman...leggere le tue considerazioni è sempre un piacere!
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    S.Sandro68
    Post: 20
    Registrato il: 01/05/2012
    Utente Junior
    00 04/06/2012 14:25
    I Queen.
    Lascio(se possibile anche qui)una mia piccola impressione.[Sto commentando i corti che mi hanno colpito in questo bel festival].
    Poetico questo lavoro;Intriso di una poetica oscura e accompagnato da una musica di rara bellezza.Azzeccata la voce fuori campo,ma resto dell'idea che anche senza un narratore esterno,questo lavoro risulterebbe comunque eccellente.Il motivo?Una regia/fotografia/montaggio da brividi.Fosse per me,farei partire "quel brano dei Queen".Complimenti.Sandro.
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    New Old story Film
    Post: 12
    Registrato il: 04/05/2011
    Utente Junior
    00 04/06/2012 23:38
    Spegazioni
    Dopo la simpatica critica ricevuta da stroncatore, abbiamo deciso all'unanimità che una spiegazione del corto, forse era dovuta.
    Chiarendo prima di tutto che Diesis non è uno di quei prodotti che si basano sulla storia ad effetto e sui colpi di scena. Lo abbiamo già fatto, ci è sembrato stupido rifarlo di nuovo. Diesis è un viaggio lineare all'interno di una mente tortuosa.
    Ed è proprio la mente del protagonista e le sue proiezioni, la chiave di lettura di questa storia.
    Cosa succede ad una mente che ha commesso un raptus omicida a causa della propria ossessione? Come rappresentare i pensieri di un uomo che ha sacrificato la vita della propria musa nel nome della "fotografia perfetta"?
    Ci troviamo per 8 minuti, nei più reconditi meandri della psiche umana. Quel "mezzo tono" in più che permette al nostro (anti)eroe di isolarsi completamente dalla realtà che lo circonda, realtà che riaffiora prepotentemente solo nel finale, quando il nostro protagonista si ritrova diviso fra il raggiungimento del proprio scopo(la fotografia perfetta)e la solitudine che lo accompagnerà per il resto della sua vita, giorno dopo giorno, scatto dopo scatto.
    Solo alla fine(citando un grande cantautore), con un viso solcato da una specie di sorriso, sprofonda nuovamente nella follia e viene investito in pieno volto dai ricordi, dalla luce, dalla bellezza della donna amata.
    Cosa ha perso? Cosa ha guadagnato?

    Simone e Roberto.
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    osmanspare
    Post: 102
    Registrato il: 23/05/2011
    Utente Junior
    00 05/06/2012 11:57
    A mio parere girare un film “ a tesi” è sempre un’operazione rischiosa. Questo perché in un corto, vuoi il tempo, vuoi il fatto che stiamo facendo cinema, è molto più difficile trasmettere un messaggio che non sia immediato. Lo spettatore segue le immagini cercando di capire il senso della storia, e a meno che non riveda più volte il corto cercando di farsene una mappa mentale, è difficile che abbia il tempo tecnico di approfondire le metafore. Semplicemente, le immagini si susseguono, e chi guarda non può che stare al passo, sempre proiettato verso l’immagine futura.
    Aggiungiamo poi il fatto che a volte delle scelte stilistiche fatte dagli autori possono essere chiare per loro, ma non per chi vede, che al massimo può provare ad interpretarle secondo la propria sensibilità. E lo dico e lo ripeto: a prescindere dalla loro validità.
    Parliamo ad esempio del finale, quello dopo i titoli di cosa. Secondo gli autori sta a significare che “solo alla fine (il protagonista) sprofonda nuovamente nella follia e viene investito dai ricordi della bellezza della donna amata”.
    Questo significa? A mio parere, se il protagonista sprofonda nella follia vuol dire che è contento di ciò che ha fatto…ma allora i ricordi sono per lui buoni o motivo di rimpianto? In effetti nell’ultima scena egli dice che la sua donna non gli è mai sembrata più bella…quindi pare contento…ma allora perché la ricorda come era da viva? Se è contento per come è ora dovrebbe non ricordarla ma celebrarla per come si presenta ora ai suoi occhi.
    (E teniamo in considerazione un altro fatto: abbiamo un protagonista per il quale la bellezza suprema sta nel fotografare da morta la propria donna. E’ una cosa che solo un pazzo totale può pensare, è una follia assolutamente non condivisibile: ergo come fa il pubblico che vede il corto immedesimarsi nel protagonista e comprendere i suoi percorsi mentali, che più o meno sono opposti a quelli di chiunque?)
    Io avrei risolto questa cosa mettendo le belle immagini della fidanzata all’inizio, per poi piombare nella stanza buia col soliloquio del pazzo. Come sei bella amore da morta! Ma di tanto in tanto, di punto in bianco, una posizione di lei, un soprammobile, un ricordo, avrebbero attivato di nuovo dei flash, e altre immagini di lei da viva, giovane e bella. Immagini dalle quali il pazzo si sarebbe dovuto sottarre con dolore, con sforzo, con rabbia, urlando forse, a significare davvero il suo dualismo: da una parte è convinto di quel che ha fatto, dall’altra è ossessionato dai ricordi del passato. C’è una piccola parte di lui che sta premendo per fargli capire che ha sbagliato, ma questo lo rende ancora più disperato: cedere a quei ricordi vorrebbe dire che egli è solo un pazzo assassino; quindi il nostro cattivo DEVE credere in ciò che ha fatto – la possibilità di scelta gli è quasi negata.
    Ecco, forse mischiando le due parti questa cosa si sarebbe potuta giostrare meglio. Con le parti “belle” solo nel finale sembra quasi che esse siano staccate dal resto del corto, e che abbiano poco a che fare con i ragionamenti dell’assassino: in fondo egli ha chiuso i suoi ragionamenti con un bel sorriso!
    E riguardo al finale…a quel punto ci sarebbe stata la catarsi finale o il piombare definitivamente nella follia. Forse sovrapponendo i ricordi, forse facendo vedere la ragazza che rivive come in un sogno e “giustifica” la scelta del suo amato assassino (ovviamente lo immagina lui)…non lo so.
    A voi.
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    New Old story Film
    Post: 13
    Registrato il: 04/05/2011
    Utente Junior
    00 06/06/2012 14:50
    Re:
    osmanspare, 05/06/2012 11.57:

    A mio parere girare un film “ a tesi” è sempre un’operazione rischiosa. Questo perché in un corto, vuoi il tempo, vuoi il fatto che stiamo facendo cinema, è molto più difficile trasmettere un messaggio che non sia immediato. Lo spettatore segue le immagini cercando di capire il senso della storia, e a meno che non riveda più volte il corto cercando di farsene una mappa mentale, è difficile che abbia il tempo tecnico di approfondire le metafore. Semplicemente, le immagini si susseguono, e chi guarda non può che stare al passo, sempre proiettato verso l’immagine futura.
    Aggiungiamo poi il fatto che a volte delle scelte stilistiche fatte dagli autori possono essere chiare per loro, ma non per chi vede, che al massimo può provare ad interpretarle secondo la propria sensibilità. E lo dico e lo ripeto: a prescindere dalla loro validità.
    Parliamo ad esempio del finale, quello dopo i titoli di cosa. Secondo gli autori sta a significare che “solo alla fine (il protagonista) sprofonda nuovamente nella follia e viene investito dai ricordi della bellezza della donna amata”.
    Questo significa? A mio parere, se il protagonista sprofonda nella follia vuol dire che è contento di ciò che ha fatto…ma allora i ricordi sono per lui buoni o motivo di rimpianto? In effetti nell’ultima scena egli dice che la sua donna non gli è mai sembrata più bella…quindi pare contento…ma allora perché la ricorda come era da viva? Se è contento per come è ora dovrebbe non ricordarla ma celebrarla per come si presenta ora ai suoi occhi.
    (E teniamo in considerazione un altro fatto: abbiamo un protagonista per il quale la bellezza suprema sta nel fotografare da morta la propria donna. E’ una cosa che solo un pazzo totale può pensare, è una follia assolutamente non condivisibile: ergo come fa il pubblico che vede il corto immedesimarsi nel protagonista e comprendere i suoi percorsi mentali, che più o meno sono opposti a quelli di chiunque?)
    Io avrei risolto questa cosa mettendo le belle immagini della fidanzata all’inizio, per poi piombare nella stanza buia col soliloquio del pazzo. Come sei bella amore da morta! Ma di tanto in tanto, di punto in bianco, una posizione di lei, un soprammobile, un ricordo, avrebbero attivato di nuovo dei flash, e altre immagini di lei da viva, giovane e bella. Immagini dalle quali il pazzo si sarebbe dovuto sottarre con dolore, con sforzo, con rabbia, urlando forse, a significare davvero il suo dualismo: da una parte è convinto di quel che ha fatto, dall’altra è ossessionato dai ricordi del passato. C’è una piccola parte di lui che sta premendo per fargli capire che ha sbagliato, ma questo lo rende ancora più disperato: cedere a quei ricordi vorrebbe dire che egli è solo un pazzo assassino; quindi il nostro cattivo DEVE credere in ciò che ha fatto – la possibilità di scelta gli è quasi negata.
    Ecco, forse mischiando le due parti questa cosa si sarebbe potuta giostrare meglio. Con le parti “belle” solo nel finale sembra quasi che esse siano staccate dal resto del corto, e che abbiano poco a che fare con i ragionamenti dell’assassino: in fondo egli ha chiuso i suoi ragionamenti con un bel sorriso!
    E riguardo al finale…a quel punto ci sarebbe stata la catarsi finale o il piombare definitivamente nella follia. Forse sovrapponendo i ricordi, forse facendo vedere la ragazza che rivive come in un sogno e “giustifica” la scelta del suo amato assassino (ovviamente lo immagina lui)…non lo so.
    A voi.



    Sono d'accordo con te che la donna amata è decisamente più bella da viva che da morta. Questo è ovvio. Ma il protagonista del corto è un folle. Non si riesce a capire la mente di un folle. E' impossibile. Sarebbe come ttentare di ragionare riguardo le barbarie compiute da Dhamer(faccio un eesempio) e provare a capirne le motivazioni.Di nuovo, è impossibile.
    Quando abbiamo fatto Diesis, non era nostra intenzione costruire un personaggio con cui il pubblico potesse entrare in empatia. Il nostro obbiettivo è stato quello di "provare a tradurre per immagini cinematografiche i pensieri di un folle".
    Il personaggio non può e NON deve mettersi ad urlare, piangere, sbottare di rabbia. Perchè è un uomo completamente vuoto. Che certamente ha ottenuto quello che voleva, ma (come sottolineato dalla frase finale "ho la fotografia perfetta" pronunciata in maniera così dolce/amara) pagando un prezzo altissimo. Ce ne rendiamo conto anche noi quando, nei titoli di coda vediamo questi "frammenti di ricordi".
    Questi ricordi, sono stati girati e resi volutamente "eterei". Se ci fai caso,lei è in una sorta di non-luogo, perchè ormai la sua anima ha abbandonato la forma terrena. Ciò che rimane è solo un corpo immobile su un divano. E la sua fotografia.
    Nell'ultima inquadratura, vediamo lei che si volta, sorride guardando in macchina e lentamente si incammina verso un orizzonte indefinito. Finalmente lei è libera di andare, slegata dalle catene di un ossessione malata, partorite dalla mente da un folle.
    La suluzione narrativa ad incastro/flashback, da te suggerita, avrebbe reso Diesis un cortometraggio diverso da quello che è.
    Ripeto, a noi nn interessava una storia con una narrazione ad effetto. Non interessavano i colpi di scena.
    Paradossalmente, Diesis è un cortometraggio Lineare. Un trip musicale, di luci e sguardi. Parte da A ed arriva a B. Per quello che volevamo raccontare noi, parere nostro, una costruzione come quella da te suggerita, non avrebbe funzionato.
    Non sarebbe stata in linea con il nostro personaggio.
    Mi permetto un consiglio Osman (magari lo hai già fatto e faccio una gaffe...) se ti va, riguardati Diesis a luci spente, con delle cuffie.
    Molte sfumature musicali,d'atmosfera etc.. vengono colte molto meglio così.

    Grazie, come sempre, per l'interessante confronto ;)

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    osmanspare
    Post: 104
    Registrato il: 23/05/2011
    Utente Junior
    00 06/06/2012 21:45
    "empatia" non è proprio la parola che volevo usare, era più un...boh, non lo so neppure io... diciamo "comprendere senza condividere" le azioni del folle. Comunque ok, rispetto la vostra idea, sicuramente il vostro concetto vi era perfettamente chiaro...e io ho già detto che sono partito prevenuto dicendo che 1.non amo la voce narrante e 2. questo genere di storie non mi entusiasmano. Quindi, ripeto, la "colpa" è mia, non certo vostra, che peraltro avete fatto un lavoro tecnicamente ineccepibile.
    Grazie a voi per il commento: discutere è sempre illuminante.

    PS: ehm...in effetti il vostro corto l'ho visto a letto, a luci spente e con le cuffiette....

    Un saluto!