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Enrico De PedisChi autorizzò nel 1990 la sepoltura del potente boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, detto Renatino, nella basilica romana di Sant'Apollinare'? Questa domanda, a vent'anni di distanza, continua a non avere una risposta. E il giallo della sepoltura del boss accanto a cardinali e artisti continua.
Giacomo Galeazzi
Il ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, interpellata nei giorni scorsi in Commissione antimafia sulla vicenda è intervenuta più volte sulla vicenda e anche al question time alla Camera lo scorso mercoledì. Il ministro ha detto che non risultano atti al Viminale su questa vicenda.

Ha dovuto però correggersi sulla 'extraterritorialità' nel cui regime, contrariamente a quanto affernmato in un primo momento, non rientra la Basilica se non per un "profilo fiscale". La basilica di Sant'Apollinare, nella cui cripta è ospitata la salma del boss della banda della Magliana, Enrico 'Renatino' De Pedis, non è territorio Vaticano. Ed è stato il Comune di Roma ad autorizzare la traslazione del cadavere dal cimitero del Verano nel 1990.
Sono i due tasselli che il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, ha aggiunto oggi alla ricostruzione della complicata vicenda, rettificando in parte quanto dichiarato solo due giorni fa rispondendo al question time alla Camera ad un'interrogazione di Walter Veltroni. Era stato lo stesso esponente del Pd ad invitare il ministro a verificare bene sull'extraterritorialità della basilica da lei asserita. Cancellieri aveva replicato annunciando «ulteriori approfondimenti» ed oggi ha riconosciuto che effettivamente Santa Apollinare è territorio italiano e non della Santa Sede. L'extraterritorialità della chiesa è riferita solo agli aspetti fiscali.
Dunque, ha spiegato oggi il ministro, «trattandosi di spostare la salma da un cimitero di Roma ad una chiesa della stessa Capitale non c'era bisogno di autorizzazione del Viminale. Bastava quella del Comune». Non serviva dunque l'autorizzazione del governatore del Vaticano in base ad un Regio decreto evocato nel question time. Comunque, ha assicurato, «se esiste un atto del genere lo cercheremo e lo renderemo pubblico».

Nonostante la confusione, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la cui scomparsa nel giugno del 1983 è stata collegata da alcune testimonianze alla banda della Magliana ed a De Pedis, si dice soddisfatto. «Tutto quello che è successo in questi giorni - ha osservato - è positivo. Le istituzioni stanno prendendo la cosa sul serio. Sono convinto che la vicenda di Emanuela stia molto a cuore al ministro Cancellieri e che lei andrà fino in fondo». Quanto al fatto che bastasse il via libera del Comune di Roma per spostare la salma dal Verano alla basilica di Sant'Apollinare, ha precisato, «io ero convinto che servissero le autorizzazioni del ministero dell'Interno e della Sanità, ma il ministro avrà fatto eseguire i dovuti accertamenti». Orlandi ha quindi tenuto a precisare che «non è nelle intenzioni della nostra famiglia togliere De Pedis da S. Apollinare: per noi possono ispezionare e richiudere. Il punto è che la vicenda di quella sepoltura è stata legata alla scomparsa di mia sorella. E nel 2012 a tutti noi familiari, così come ai familiari di De Pedis, hanno fatto i prelievi del Dna per effettuare le verifiche. Io, da parte mia, non credo che in quella tomba ci sia Emanuela. Ma nel 2005 arrivò una telefonata in cui qualcuno diceva: 'se volete sapere cosa è successo a Emanuela, andate a vedere chi è a Sant'Apollinare e che favore ha fatto al cardinal Polettì», allora Vicario di Roma che autorizzò la sepoltura. «È questa - ha concluso - la cosa da capire: non si può rimanere nel dubbio in eterno».

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=5682&ID_sezione=524




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