Re:
bboss, 18/05/2009 13.47:
il capitalismo non sono "loro" ma siamo noi.
Quando prendi una scarpa e la paghi 180....EURI!!!!!
e vedi che l'etichetta dice "Made in China"
sei un cretino (esclusi non tutti i presenti)se non sai che è
arrivata in Italia a non più di 20 EURI.
Basta non prenderle
>>>il capitalismo non sono "loro" ma siamo noi.
Se con la tua affermazione vuoi dire che nel capitalismo siamo tutti noi cioè, l'umanità, nella "cacca" , allora condivido.
Se invece intendi dire che tutti *noi* abbiamo un qualche ruolo decisionale sull'andamento del capitalismo, allora non condivido affatto, perchè le decisioni le prende la politica su interesse (ma sarebbe meglio dire "su DELEGA" ) delle grandi aziende. La politica ragiona col cervello delle aziende, quindi la politica è intrinsecamente e moralmente corrotta, fanno tutti parte di un disgustoso teatrino (a volte Silvio si lascia scappare la verità
) .
Prendendo ad es. le scarpe, ti faccio notare che la produzione di certi marchi di scarpe ormai è delocalizzata in altri paesi,
per esempio, qualche tempo fa, già che ero all'ipercoop, avevo bisogno di un paio di scarpe da ginnastica (anche se generalmente non compro lì le scarpe) , c'erano delle "puma" , ho pensato che forse un annetto o 2 mi durano, ho controllato dentro l'etichetta e c'era scritto "made in china" .... probabilmente sono buone come generalmente lo sono sempre state, ma hanno delocalizzato la produzione in Cina per aumentare il profitto, o plusvalore, o comunque per essere concorrenti con gli altri.
Qui si aprono dei problemi con effetti a catena devastanti:
1) la delocalizzazione, spesso attuata da grandi imprese, le MULTINAZIONALI del CAZZO, toglie il lavoro ai semplici operai nostrani per andare a dare il lavoro nei paesi poveri
(moltiplica questo processo per tutte le aziende che delocalizzano)
2) la delocalizzazione (o meglio la concorrenza e la ricerca del profitto che causa la delocalizzazione) impedisce l'apertura di nuove imprese perchè non potrebbero mai reggere la concorrenza con altre grandi imprese (adidas, puma, nike etc. ma sono solo esempi) che hanno delocalizzato e ottimizzato il processo produttivo, se non sacrificando la qualità
(anche qui moltiplica gli effetti della mancanza di imprese per tutte le grandi imprese che hanno delocalizzato e ti schiacciano le palle coi loro prodotti + concorrenziali)
ci sono siti che lodano la delocalizzazione come
questo
Ora io ti posso smontare punto x punto le
stronzate apocalittiche che dice (forse pure in buona fede) anche solo su base logica:
ad es.
la delocalizzazione viene presentata come un bene xchè così i prezzi sono + bassi ed il cosumatore se ne avvantaggia.
In realtà è un danno x + motivi:
1) chi non ha + il lavoro xchè è stato licenziato dall'azienda che ha delocalizzato, e non riesce a trovare un'altro lavoro nell'immediato, se ne sbatte se le scarpe di marca (o altri prodotti) costano un 5-10% in meno, tanto non se le può + permettere per far quadrare i conti a fine mese,
2) ed a sua volta, con la caduta del suo stipendio, vengono a mancare dalla circolazione del mercato una parte dei soldi del suo stipendio, e si limiterà agli acquisti indispensabili; moltiplica questo processo per tutti i licenziati che non ritrovano subito un lavoro ed hai una caduta dei consumi,
che a sua volta determina una diminuzione di produzione di prodotti, che a sua volta determina altri licenziati, etc. insommma, una crisi
3) andando l'operaio in cassa integrazione, i costi vengono ripartiti sulla collettività, che quindi ri-paga abbondantemente quel 5-10% di prezzo inferiore sulle scarpe, inoltre bisognerebbere aggiungere il danno esistenziale del disoccupato, con le relative ricadute nei rapporti sociali.
4) In realtà questa del prezzo è una presa per il culo già a priori,
perchè, come certamente saprai, i beni vengono fabbricati in modo che si guastino dopo un certo periodo di tempo, altrimenti tutto il capitalismo andrebbe a rotoli.
loda inoltre la delocalizzazione perchè sostiene che
*L'"abbandono" da parte dell'azienda è uno stimolo per il Paese "abbandonato", non più in grado di competere sui bassi costi del lavoro, a dedicarsi a produzioni a più alto valore aggiunto, passando, per esempio, dalle scarpe agli elettrodomestici.*
gli operai licenziati dalla fabbrica di scarpe se ne fregano se arriva una fabbrica di elettrodomestici se, come spesso accade, questa richiede manodopera specializzata (che l'azienda non intende formare, a meno che non sia assolutamente costretta quando arriva in un paese di beduini) , e quindi non li assumerà mai, specialmente se hanno passato una certa età e l'azienda preferisce assumere i giovani.
Non c'è invece dubbio che l'azienda crei ricchezza, ma x chi? Soprattutto x i manager dell'azienda stessa e x i suoi azionisti, per il lavoratore restano le briciole, o meglio il "salario" cioè, quanto gli serve per vivere; quindi potremmo, anzi DOBBIAMO, dire che il lavoratore salariato è uno schiavo dell'impresa e dei suoi capi: lavora e viene sfruttato per fare arricchire i manager e gli azionisti ----> questo (schiavitù salariata) è il DOMINIO DELL'UOMO SULL'UOMO come dice giustamente Marx.
Ora non è che mi verrai a dire "Basta non prenderle" come soluzione a tutto ciò, vero?