Passata un cazzo!

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aston villa
00lunedì 30 novembre 2009 19:06
Ogni tanto in televisone mesi fa sentivo che oramai il peggio era passato,che si era alle porte della ripresa ecc....

Dopo l'estate sono quasi subito partito ed ora al rientro ho trovato una situazione durissima.

Passata un cazzo,prima dell'estate le ditte hanno fatto prendere agli impiegati e operai tutte le ferie e i permessi possibili,poi c'e' stata la cassa ma ora la fiesta e' finita e qua' le aziende chiudono una dopo l'altra.....

Altro che ripresa.....

Il peggio deve ancora arrivare.
El Tr3n
00lunedì 30 novembre 2009 19:22
Certo che nel girone dei ladri e dei delinquenti ci sarà un bel pienone quando molti di questi stronzi lasceranno questo mondo.

cryhabanablanca
00lunedì 30 novembre 2009 19:43
bè io faccio l elettricista e lavoro moltissimo nei cantieri e ho notato che i primi 8 mesi dell anno la crisi si è sentita molto nel settore immobiliare ma dopo le vacanze un qualcosa si sta riprendendo.
beboroma
00martedì 1 dicembre 2009 00:03

ne parliamo da tempo di come vanno le cose in Italia, basta leggere i giornali o seguire le varie trasmissioni di economia, ma il problema non riguada solo il nostro Paese basta vedere quello che e' successo ultimamente a Dubai, a proposito di edilizia...un'altra bomba sul mercato finanziario..., se di ripresa si puo' parlare forse dovremo aspettare il prossimo anno ma qualcuno ha gia' preventivato il 2011...

Non vorrei apparire come un menagramo ma la vedo dura....spero proprio di sbagliarmi
aston villa
00martedì 1 dicembre 2009 09:38
Re:
cryhabanablanca, 30/11/2009 19.43:

bè io faccio l elettricista e lavoro moltissimo nei cantieri e ho notato che i primi 8 mesi dell anno la crisi si è sentita molto nel settore immobiliare ma dopo le vacanze un qualcosa si sta riprendendo.



Speriamo davvero....anche se....


Inflazione in rialzo a novembre in Italia e in Europa. Per quanto riguarda il nostro Paese i prezzi al consumo sono saliti dello 0,7% su base annua (a ottobre l'incremento era dello 0,3%). Lo comunica l'Istat nella stima preliminare, aggiungendo che su base mensile l'indice è cresciuto dello 0,1%. Ed Eurostat fa sapere che nella zona euro a novembre il tasso di inflazione annuale è tornato positivo dopo sei mesi: 0,6%.

Buone notizie da Confindustria: si consolida a novembre il recupero dell'attività produttiva dell'industria italiana. Il centro studi di viale dell'Astronomia fa sapere che la produzione industriale nel mese che si conclude oggi è aumentata dell'1% rispetto a ottobre, quando si è avuto un recupero dell'1,6% sul mese precedente (dati destagionalizzati).

Inflazione in Italia. L'aumento dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (Nic) a novembre - spiegano i tecnici Istat - è stato trainato soprattutto dall'aumento dei prezzi dei beni energetici (più 1,5% rispetto ad ottobre). Nel mese - precisa l'Istat - l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) ha registrato un aumento dello 0,1% rispetto ad ottobre e dello 0,8% rispetto a novembre 2008.

Per quanto riguarda il Nic, gli aumenti congiunturali più significativi dell'indice per l'intera collettività si sono verificati per i capitoli trasporti e altri beni e servizi (più 0,5% per entrambi). Variazione nulla si è registrata nel capitolo servizi sanitari e spese per la salute. In discesa i capitoli servizi ricettivi e di ristorazione (meno 0,5 per cento), comunicazioni (meno 0,3 per cento) e ricreazione, spettacolo e cultura (meno 0,1 per cento).

Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati nei capitoli altri beni e servizi (più 2,8 per cento), bevande alcoliche e tabacchi (più 2,7 per cento) e istruzione (più 2,5 per cento). Una variazione tendenziale negativa si è verificata nel capitolo abitazione, acqua, elettricità e combustibili (meno 2,1 per cento).

Volano, inoltre, i prezzi della benzina e delle assicurazioni, così come quelli dell'oreficeria a causa dei record registrati dal prezzo dell'oro. Rispetto a novembre 2008 la benzina verde segna un aumento del 3,5% su ottobre e del 5,1% rispetto a novembre 2008 (i prezzi avevano segnato a ottobre un meno 9% tendenziale). Le assicurazioni sui mezzi di trasporto registrano un più 0,9 sul mese e un più 5% su novembre 2008 mentre per l'oreficeria si registra un più 3,1% dei prezzi su ottobre e un più 13,5% su novembre 2008.

Inflazione nell'Eurozona. Nella zona euro, a novembre, dopo cinque mesi in zona rossa, i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,6%. E' quanto emerge dalle stime rapide di Eurostat, l'ufficio statistico delle comunità europee. Il dato definitivo verrà pubblicato il 16 dicembre.

Nel maggio scorso l'inflazione è stata pari a zero, per poi scivolare, per la prima volta nella storia della zona euro, a meno 0,1% a giugno. A luglio la situazione è peggiorata a meno 0,7%, per poi tornare al meno 0,2% ad agosto e al meno 0,3% a settembre. Ad ottobre il dato era pari al meno 0,1%. Il risultato è superiore alle previsioni degli analisti che si attendevano un aumento di mezzo punto. La stima flash di oggi indica che l'inflazione sotto zero è stato un fenomeno transitorio e non ha avviato un processo deflazionistico, come aveva previsto la Bce.

Confindustria. La variazione di ottobre, spiega la nota del Centro studi, è stata rivista al rialzo rispetto all'indicazione preliminare (più 0,3%) sulla base dei consuntivi comunicati dalle imprese. L'attività industriale si è attestata in novembre su livelli inferiori del 20,8% al picco pre-crisi (aprile 2008) e ha recuperato il 6% dal minimo di marzo 2009. La produzione media giornaliera si è ridotta a novembre 2009 del 5,6% su novembre 2008. In ottobre la contrazione annua era stata del 10,7% (variazioni al netto del diverso numero di giornate lavorative).

Nei dati grezzi l'attività è diminuita in novembre del 2,9% sullo stesso mese del 2008 (meno 12,8% in ottobre). I nuovi ordini sono saliti dello 0,6% in novembre su ottobre (dati destagionalizzati), ma sono scesi del 6,2% su novembre 2008 (dati grezzi). In ottobre erano aumentati dello 0,4% su settembre e diminuiti dell'11,3% annuo.

daiquiri
00martedì 1 dicembre 2009 20:01
Arriverà il giorno in cui la crisi sarà passata, ma la gente si accorgerà che una parte dei posti di lavoro non c'è più e ce ne saranno sempre meno.

Mi sembra evidente che se la produzione viene portata in Cina, India Serbia ecc, per ogni cinese o indiano in più che lavora ci sarà un italiano in più disoccupato.

Anche un perfetto cretino come Ciampi avrebbe dovuto accorgersene. Come prima non tornerà mai più, visto che la manodopera all'estero costa molto meno, non ci sono i controlli europei, si lavora 60 ore alla settimana. Dopo avere portato la tecnologia all'estero, adesso oltre la manodopera e le materie prime hanno anche la tecnologia.

Poi qui molti hanno come obiettivo nella vita il fare il meno possibile, passare il tempo al bar e comprare l'auto nuova a rate. Visto che rumeni, albanesi, indiani, cinesi, russi ecc ecc hanno altri obiettivi nella vita, è assolutamente naturale che si riprodurranno loro a spese degli altri. E' così da prima del tempo dei dinosauri

El Tr3n
00martedì 1 dicembre 2009 20:48
Re:
beboroma, 01/12/2009 0.03:


ne parliamo da tempo di come vanno le cose in Italia, basta leggere i giornali o seguire le varie trasmissioni di economia, ma il problema non riguada solo il nostro Paese basta vedere quello che e' successo ultimamente a Dubai, a proposito di edilizia...un'altra bomba sul mercato finanziario..., se di ripresa si puo' parlare forse dovremo aspettare il prossimo anno ma qualcuno ha gia' preventivato il 2011...

Non vorrei apparire come un menagramo ma la vedo dura....spero proprio di sbagliarmi



Caro Bebo sei nel giusto. Son anni che si sente dire "ci aspettiamo che nel prossimo anno".

Poi basta uno stronzo tiri fuori due paroline nei momenti stabiliti che sono certamente premeditati o un cazzo di attentato e si torna nella merda di sempre.



- Roy -
00mercoledì 2 dicembre 2009 09:00
Re:
daiquiri, 01/12/2009 20.01:

Arriverà il giorno in cui la crisi sarà passata, ma la gente si accorgerà che una parte dei posti di lavoro non c'è più e ce ne saranno sempre meno.

Mi sembra evidente che se la produzione viene portata in Cina, India Serbia ecc, per ogni cinese o indiano in più che lavora ci sarà un italiano in più disoccupato.

Anche un perfetto cretino come Ciampi avrebbe dovuto accorgersene. Come prima non tornerà mai più, visto che la manodopera all'estero costa molto meno, non ci sono i controlli europei, si lavora 60 ore alla settimana. Dopo avere portato la tecnologia all'estero, adesso oltre la manodopera e le materie prime hanno anche la tecnologia.

Poi qui molti hanno come obiettivo nella vita il fare il meno possibile, passare il tempo al bar e comprare l'auto nuova a rate. Visto che rumeni, albanesi, indiani, cinesi, russi ecc ecc hanno altri obiettivi nella vita, è assolutamente naturale che si riprodurranno loro a spese degli altri. E' così da prima del tempo dei dinosauri




Come mai dai del cretino a Ciampi? Mi sembra che il suo curriculum non è proprio da cretino !!!

Carlo Azeglio Ciampi (Livorno, 9 dicembre 1920) è un economista e politico italiano, decimo presidente della Repubblica dal 18 maggio 1999 al 10 maggio 2006.

È stato governatore della Banca d'Italia dal 1979 al 1993, presidente del Consiglio dei Ministri e ministro del Turismo e dello Spettacolo ad interim (1993-1994) e ministro del Tesoro e del Bilancio (1996-1999). Con la fine del suo mandato presidenziale è diventato senatore a vita.

Fa parte del coordinamento nazionale del Partito Democratico.
aston villa
00mercoledì 2 dicembre 2009 09:09
Chiudono o riconvertono non si capisce bene anche Termini imerese....

Il problema e' che la crisi si e' sentita forte in paesi con una classe politica decente immaginatevi da noi dove abbiamo ....e abbiamo sempre avuto Ali' Baba' e i 40 ladroni....
daiquiri
00mercoledì 2 dicembre 2009 10:41
Nel 1992 Soros attacca la Lira, questo con l'ottimo curriculum afferma che "chi attacca la Lira si brucerà le mani"

Riversa 48 miliardi di dollari con ottimi risultati. La Lira perde il 30% ed esce dallo Sme. L'Italia per riacquistare le riserve andate in fumo spende 15 mila miliardi di Lire. Una cifra assolutamente enorme.

E per questo più che imbecille direi un gran coglione!!! Ma le cose sono ben più gravi.

Come andavano le cose si sapeva da mesi, vennero presentati molti esposti accusando non di imbecillità, ma di avere collaborato con Soros, Ciampi, Amato (altro dall'ottimo curriculum e dello stesso gruppo politico) Mario Draghi e un altro con ottimo curriculum e sempre dello stesso colore politico: Lamberto Dini.

Inutile dire che visti i nomi e sopratutto visti i colori della maglia che indossa questa gente, si aspetta ancora di sapere cosa successe, ma Ciampi è perosna fidata e saprà ricambiare.

Cosa certa è che tutti erano ottimi frequantatori di Soros, frequentavano la stessa barca.
Altrettanto certo è che i 15 mila miliardi andarono in fumo. Più che imbecille COGLIONE E LADRO!!!

Anni dopo, questo genio dell'economia (quella di dilapidare i soldi altrui per favorire gli amici propri e restare fuori grazie ai conniventi dalla stessa casacca) invita le imprese italiane a delocalizzare in Cina, in modo da aumentare l'export.

Il genio della finanza non sa che la tecnologia rimane in Cina ed il lavoro pure e cosa sia successo è agli occhi di tutti.

In ultimis quello col gran curriculum sostiene che non si devono fare leggi ad personam, ma lui manda i magistrati amici alla Corte costituzionale e si rifiuta di dire cosa successe con Soros.

Per questo oltre che COGLIONE anche PEZZO DI MERDA.
chiavitos
00mercoledì 2 dicembre 2009 16:01
Carlo Azeglio Ciampi (Livorno, 9 dicembre 1920) è un economista e politico italiano, decimo presidente della Repubblica dal 18 maggio 1999 al 10 maggio 2006


...anch'io sono un economista, non laureato, Ciampi è laureato in Lettere, ma in italia mai si è messo un uomo giusto al posto giusto, ancora non lo avete capito che hanno tutti le mani in pasta !!!! la crisi non è finita, CONTINUA E CAMBIERA' le nostre vite, se non ci svegliamo è meglio scrivere solo sul 3d su dove andare a vivere all'estero con poco è dura..
daiquiri
00mercoledì 2 dicembre 2009 21:17
La finanza è la scienza dei numeri, non è filosofia ed a fine giornata o mese o anno si fanno i conti. Se Aston guadagna più di me vuol dire che è più bravo lui, il resto sono chiacchere.

Quando successe, IO cioè un povero pirla andai in banca e chiesi di cambiare in marchi tedeschi, mi dissero che non si poteva balbettando scuse. Siccome minacciai di chiamare giornali e carabinieri me li cambiarono. IO guadagnai onestamente il 30% l'economista ce ne rimise 48 miliardi. Che non fossero suoi, ma del popolo italiano non è una scusante, ma un'aggravante.



chiavitos
00mercoledì 2 dicembre 2009 21:52
Re:
daiquiri, 02/12/2009 21.17:

La finanza è la scienza dei numeri, non è filosofia ed a fine giornata o mese o anno si fanno i conti. Se Aston guadagna più di me vuol dire che è più bravo lui, il resto sono chiacchere.

Quando successe, IO cioè un povero pirla andai in banca e chiesi di cambiare in marchi tedeschi, mi dissero che non si poteva balbettando scuse. Siccome minacciai di chiamare giornali e carabinieri me li cambiarono. IO guadagnai onestamente il 30% l'economista ce ne rimise 48 miliardi. Che non fossero suoi, ma del popolo italiano non è una scusante, ma un'aggravante.







ciao daiquiri, in qualche post hai scritto che segui, e suppongo scrivi, in un forum di finanza, ti va di dirmi in quale, io sono iscritto da poco in Finanzaonline e seguo anche InvestireOggi, nel primo sono spiccioli60, se ti va rispondi mi interesserebbe leggerti e confrontarmi [SM=x1272128]
daiquiri
00giovedì 3 dicembre 2009 08:29
Chiavitos, non vorrei aver dato un'immagine che non ho.

Su quei forum sono l'ultima ruota del carro in quanto a competenza, l'unica mia dote nel campo è quella di sapere di non sapere e non è falsa modestia, ma conoscenza dei propri limiti, quelli da leggere sono ben altri. I forum sono quei due, ma IO non lo seguo praticamente mai. Ti mando in privato tutte le info.

Buona giornata
chiavitos
00giovedì 3 dicembre 2009 10:56
Re:
daiquiri, 03/12/2009 8.29:

Chiavitos, non vorrei aver dato un'immagine che non ho.

Su quei forum sono l'ultima ruota del carro in quanto a competenza, l'unica mia dote nel campo è quella di sapere di non sapere e non è falsa modestia, ma conoscenza dei propri limiti, quelli da leggere sono ben altri. I forum sono quei due, ma IO non lo seguo praticamente mai. Ti mando in privato tutte le info.

Buona giornata



be anch'io non mi posso definire un esperto, uscii dagli investimenti attivi nell'agosto del 2001, che culo, ci sono rientrato da poco giusto per tutelare i miei risparmi, niente di che, solo se mi riuscisse di farmi una piccola rendita di alcune centinaia di euro per andare a spallare da qualche altra parte, giusto dopo che mia madre, che accudisco giornalmente, andrà nelle celesti praterie di Manitù...
ivano o cubano
00giovedì 3 dicembre 2009 11:32
arrivera' il giorno ke questa crisi ci distruggera' e ke i cubani verranno da noi a fare scopare con 4 soldi e noi tutti a jinetiar el turista!!! [SM=x1543497]
aston villa
00giovedì 3 dicembre 2009 13:38
ALTRI MILLE SOLDATI IN AFGHANISTAN!

Siamo con le pezze al culo,non c'e' una lira e sprechiamo altri miliardi per questa puttanata....

Mi volete spiegare perche'?

P.S.Visto che vi conosco.... [SM=x1495892] non mi ripetete che "anche i governi precedenti ecc...." per me e' un aggravante e non una scusante.

Ma cazzo un po' di buon senso....e dire che tutti i ministri si proclamano economisti
elio13
00giovedì 3 dicembre 2009 16:19
Re: Re:
chiavitos, 03/12/2009 10.56:



be anch'io non mi posso definire un esperto, uscii dagli investimenti attivi nell'agosto del 2001, che culo, ci sono rientrato da poco giusto per tutelare i miei risparmi, niente di che, solo se mi riuscisse di farmi una piccola rendita di alcune centinaia di euro per andare a spallare da qualche altra parte, giusto dopo che mia madre, che accudisco giornalmente, andrà nelle celesti praterie di Manitù...



Da parecchi anni mi diletto con il trading on line,dopo aver letto i pareri degli esperti,spesso contrstanti.
Dopo averci rimesso parecchio,perchè sono l'unico che non azzecca i momenti giusti per entrare ed uscire,ora sono in attesa di ritornare sui valori d'acquisto con quel poco che ho lsciato in borsa,per recuperare il capitale ed uscire.
L'unico investimento che manterrò,sono delle obbligazioni brasiliane che mi rendono un bel 11%annuo ed il capitale investito si è apprezzato dell'8%.
Quando ho voluto fare il prudente ed ho seguito i consigli della mia banca,sono andato come quando facevo da solo.
L'unica a guadagnare sempre e comunque vada il mercato è la banca.
chiavitos
00giovedì 3 dicembre 2009 18:08
Re: Re: Re:
elio13, 03/12/2009 16.19:



Da parecchi anni mi diletto con il trading on line,dopo aver letto i pareri degli esperti,spesso contrstanti.
Dopo averci rimesso parecchio,perchè sono l'unico che non azzecca i momenti giusti per entrare ed uscire,ora sono in attesa di ritornare sui valori d'acquisto con quel poco che ho lsciato in borsa,per recuperare il capitale ed uscire.
L'unico investimento che manterrò,sono delle obbligazioni brasiliane che mi rendono un bel 11%annuo ed il capitale investito si è apprezzato dell'8%.
Quando ho voluto fare il prudente ed ho seguito i consigli della mia banca,sono andato come quando facevo da solo.
L'unica a guadagnare sempre e comunque vada il mercato è la banca.



questo è certo,LA BANCA, [SM=x1272123] la più grande truffa legalizzata dell'occidente, cmq anch'io vado con i piedi di piombo NO azioni,No warrant,No rischi,grossi, e NO martini quando scelgo, soltanto ron [SM=x1572479]
daiquiri
00venerdì 4 dicembre 2009 20:12
Re: Re: Re:
elio13, 03/12/2009 16.19:



Da parecchi anni mi diletto con il trading on line,dopo aver letto i pareri degli esperti,spesso contrstanti.
Dopo averci rimesso parecchio,perchè sono l'unico che non azzecca i momenti giusti per entrare ed uscire,ora sono in attesa di ritornare sui valori d'acquisto con quel poco che ho lsciato in borsa,per recuperare il capitale ed uscire.
L'unico investimento che manterrò,sono delle obbligazioni brasiliane che mi rendono un bel 11%annuo ed il capitale investito si è apprezzato dell'8%.
Quando ho voluto fare il prudente ed ho seguito i consigli della mia banca,sono andato come quando facevo da solo.
L'unica a guadagnare sempre e comunque vada il mercato è la banca.




C'è un bel libro, di cui non ricordo il nome, sulle previsioni dei cosidetti esperti, da Trichet in poi. Mi pare che le previsioni cannate in pieno fossero oltre l'80%, tanto vale chiedere ad Aston che tiri la moneta, almeno il 50% le prende.

Anche io sono fuori dall'azionario, primo perchè il mercato è stradrogato, secondo perchè non ne sono all'altezza.

Sul Brasile, scrivevo in altro post che è il primo paese al mondo per indicatori di sviluppo economico (naturalmente perchè l'ho letto, l'analisi non è certo mia) tra l'altro in ogni caso il paese se andasse mai male ha materie prime a gogo, da noi in caso di default potremmo vendere i monumenti.

Se non è chiedere troppo, si potrebbe avere l'ISIN dei bond do Brasil, pure in privato, così evito di andare a cercarmeli? Obrigado, o come diceva Abatantuono MBRIAGO [SM=x1594412]
daiquiri
00venerdì 4 dicembre 2009 20:28
Re:
ivano o cubano, 03/12/2009 11.32:

arrivera' il giorno ke questa crisi ci distruggera' e ke i cubani verranno da noi a fare scopare con 4 soldi e noi tutti a jinetiar el turista!!! [SM=x1543497]



Ivano, a te chi ti tocca? Fai la bella vita a Cuba, mantieni due o tre cubane più un cane che porta la 52 di taglia per quanto è grosso. Se le cose peggiorano trovami un posto da corrispondente per il Piemonte per qualche famiglia. Qua a San Salvario sbattiamo fuori gli immigrati e facciamo un bel mercato all'aperto come alla Ferrovia. Pacchi con il mattone dentro, autoradio pezzotti, cd falsi di Gigi Dalessio ecc. Articoli classici, che vanno sempre e non conoscono la crisi. [SM=x1543720]
daiquiri
00venerdì 4 dicembre 2009 20:33
Re: Re:
chiavitos, 03/12/2009 10.56:



be anch'io non mi posso definire un esperto, uscii dagli investimenti attivi nell'agosto del 2001, che culo, ci sono rientrato da poco giusto per tutelare i miei risparmi, niente di che, solo se mi riuscisse di farmi una piccola rendita di alcune centinaia di euro per andare a spallare da qualche altra parte, giusto dopo che mia madre, che accudisco giornalmente, andrà nelle celesti praterie di Manitù...




Complimenti per tua madre, veramente. Meno male che c'è ancora qualcuno che ha dei valori a questo mondo.
aston villa
00sabato 5 dicembre 2009 09:11

Siamo una società «replicante» che vive «in apnea» in attesa che la crisi finisca: è così che ci vede il Censis nel suo Rapporto 2009 sulla situazione sociale del Paese, presentato stamani al Cnel.

Abbiamo resistito alla grande crisi economico-finanziaria senza trasformarla in un’occasione di «metamorfosi», ma replicando il modello (il «paesone») italiano che sembra, tutto sommato, aver funzionato. Quel «non saremo più come prima» che un anno fa dominava la psicologia collettiva - dice il rapporto - è mutato in un «siamo sempre gli stessi» che ci appiattisce alla contingenza senza però deprimerci. Viviamo da molti mesi in apnea, in vitale resistenza alle pressioni degli eventi. Ma se nei primi mesi del 2010 i mercati mondiali non ripartissero, se alcune filiere essenziali per l’industria italiana non riprendessero lena, se non fossimo capaci di andar da soli - avverte il Censis - il ricorso all’adattamento potrebbe non servire più. E, accanto a un cauto ottimismo, un pò di stanchezza comincia a circolare.

La crisi è costata più di 760 mila posti di lavoro in un anno e ha messo a dura prova la resistenza delle famiglie. Se nella tempesta economico-finanziaria, per il 70% circa dei nuclei familiari il reddito mensile è risultato sufficiente a coprire le spese, quasi un terzo si è invece trovato in difficoltà e per arrivare a fine mese si è dovuto ingegnare ricorrendo ai risparmi accumulati nel tempo, dilazionando i pagamenti o chiedendo un prestito. Mentre un contribuente su due dichiara redditi che non vanno oltre i 15 mila euro e solo per il 2,2% superano i 70 mila euro. L'Italia è quindi è un Paese dal volto mutato, che evidenzia nuove tendenze e nuove strategie, dettate dal taglio agli sprechi e dalla ridefinizione dei consumi, e in cui anche il carrello della spesa e la casa diventano low cost e non c’è più spazio per i vizi troppo costosi, a partire dalle sigarette.

763 MILA POSTI PERSI CAUSA CRISI
Sono 763 mila quanti hanno perso il proprio posto di lavoro, in un anno, per motivi legati alla sola crisi, perchè licenziati, messi in mobilità, per interruzione di contratti o per chiusura dell’attività. Un nucleo costituito prevalentemente da dipendenti (83,9%), uomini (56,4%). Circa il 42% lavorava nell’industria della trasformazione (27,1%) e nell’edilizia (15,1%), il 14,5% nel commercio e il 9,1% nei servizi alle imprese. Tuttavia, sottolinea il Censis, fino ad oggi «il mercato del lavoro in Italia ha tendenzialmente retto, o almeno non ha reagito alla crisi peggio di quello di altri Paesi». 30%

FAMIGLIE STENTA PER FINE MESE,MANO A RISPARMI E PRESTITI
Il 28,5% delle famiglie ha avuto difficoltà a coprire le spese mensili con il proprio reddito e ha dovuto attingere a fonti alternative. Il 41% è ricorso ai risparmi messi da parte nel passato; in oltre un quarto dei casi (25,4%) uno o più membri ha svolto lavoretti saltuari; il 22,2% ha utilizzato la carte di credito per rinviare al mese successivo i pagamenti; ma c’è anche un 10,5% che si è fatto prestare soldi da parenti o amici, mentre l’8,9% ha fatto ricorso ai prestiti di istituti finanziari e il 5,1% ha acquistato presso commercianti che fanno credito.

TRA TAGLI A SPRECHI E OFFERTE, ANCHE SPESA E CASA LOW COST
Oltre l’83% delle famiglie negli ultimi 18 mesi ha modificato le proprie abitudini alimentari (il 7% molto), con un 40% che ha innanzitutto contenuto gli sprechi. Un altro 39,7% ha legato gli acquisti ai prezzi più convenienti; ma c’è anche il 15,6% che ha ridotto la quantità di alimenti consumati, insieme a chi si è accontentato (12,7%) di prodotti di qualità inferiore. Tanto che, in generale, se il 65% dice di acquistare prodotti di marca, il 18,6% fa regolarmente ricorso a prodotti low cost. Che segnalano una «esplosione», arruolando pure il settore residenziale, tra componenti prefabbricati, edifici a zero emissioni, materiali riciclati e componenti modulari.

AL BANDO PRODOTTI "PESANTI", 11% RINUNCIA ALLE SIGARETTE
Nella strategia razionalizzatrice, c’è quasi il 35% delle famiglie che ha eliminato dal budget alcuni prodotti troppo «pesanti»: lo hanno fatto soprattutto gli anziani (46%). Non manca chi (35%) ha ridotto l’uso dell’auto per camminare di più e chi rinuncia alle sigarette (quasi l’11%) perchè costano troppo.

FISCO PESANTE MA RICCHEZZA OCCULTA
L’Italia è al sesto posto in Europa per peso dell’imposizione fiscale sul Pil, con un’incidenza del 42,8% a fronte di una media europea del 39,8%. Però solo il 2,2% dei contribuenti (893.706 in valore assoluto) dichiara un reddito che supera i 70.000 euro annui; mentre circa il 50% degli italiani presenta redditi che non vanno oltre i 15.000 euro e il 31% dichiara tra 15.000 e 26.000 euro. Il reddito medio dichiarato è di 18.373 euro pro-capite.

ECONOMIA SOMMERSA PARI A 275 MLD
Secondo le stime del Censis, l’economia sommersa si aggira intorno al 19% del Pil. Con la crisi, tale quota potrebbe essere aumentata raggiungendo un valore di 275 miliardi di euro.
chiavitos
00sabato 5 dicembre 2009 12:10
Re: Re: Re: Re:
daiquiri, 04/12/2009 20.12:



Se non è chiedere troppo, si potrebbe avere l'ISIN dei bond do Brasil, pure in privato, così evito di andare a cercarmeli? Obrigado, o come diceva Abatantuono MBRIAGO [SM=x1594412]



ti ho scritto,è vero che il brasile è buono, è il futuro ma i prezzi dei bond sono altini, monitora il cambio per farti un idea dello storico e poi vedere quando e con quanto [SM=x1543720] entrare
chiavitos
00sabato 5 dicembre 2009 12:15
Re: Re: Re:
daiquiri, 04/12/2009 20.33:




Complimenti per tua madre, veramente. Meno male che c'è ancora qualcuno che ha dei valori a questo mondo.




è molto dura in verità, dopo una emoraggia cerebrale, 8 anni fa, non ha più camminato ( è allettata)e comincia a sragionare, però è la mia dolce, unica, e irripetibile mammina, e dopo 20 anni di città mi ero un poco stancato, quindi ho unito l'utile all'utile, adesso vivo nel profondo sud con i suoi difetti , tanti ed enormi, ma almeno ritmi più lenti, vita meno cara,natura (sia mare che monti) notevoli, poi verdure, pesce etc az.. si vede che sono diventato una buona massaia [SM=x1571569] , cmq grazie
aston villa
00martedì 8 dicembre 2009 10:17
ANCHE GLI INGLESI SONO BEN MESSI....

L’insegnante quarantunenne Kevin Banson fissa un abete sintetico sul portapacchi della Golf in doppia fila davanti al colonnato dell'Home Base di Warwick road, il tempio del bricolage che un bravo londinese medio visita una volta alla settimana. E' buio, piove, c'impiegherà due ore per attraversare la città e tornare a Brixton, dove abita con la moglie infermiera e due figlie, ma ne è valsa la pena: «Con un centinaio di sterline ho comprato albero di Natale e decorazioni».

Se non ci fossero gli economisti basterebbe un giro tra gli scaffali di Home Base carichi di carta da parati fiorata e tagliaerba da 140 sterline (150 euro) per cogliere il tramonto della mitica middle class britannica a cui generazioni di politici hanno ancorato la propria sopravvivenza. L'orizzonte d'una classe che i romanzi ottocenteschi di Emily Brontë dipingevano ambiziosa fino alla presunzione, s'è ridimensionato al punto da adattare l'intraprendenza sociale alla sfera domestica, come dimostrano i 500 mila fan del sito rivelazione dell'anno DIY, Do-It-Yourself, fai-da-te, consigli tra consumatori in crisi.

Dov'è s'è arrestata la lunga marcia del ceto medio iniziata alla fine del 1700 tra le prime industrie del Regno Unito e giunta all'emancipazione con la vittoria del New Labour nel 1997, dopo aver superato indenne l'eredità di Marx? Uno studio del quotidiano «The Independent» rivela che la tipica famiglia britannica ha perso il 2,4% del suo potere d'acquisto annuo - ciò che resta tolte tasse, mutuo, cibo - e con il salasso fiscale imminente s'appresta a perderne fino al 9%. Sembra ieri quando il neoeletto Tony Blair suonava la riscossa d'una categoria che, secondo lo scrittore Evelyn Waugh, «generazioni d'inglesi hanno usato per descrivere ciò che gli dava ai nervi». Il giovane premier gli affidava la Terza Via. Era lo sviluppo estremo della convinzione thatcheriana che la classe fosse «un'idea comunista» da superare. Solo che mentre il settimanale The Economist associa alla crescita dei paesi emergenti l'ingresso di metà della popolazione mondiale nella borghesia, quella britannica è prossima a soccombere, vittima della recessione e della propria trasversalità.

«Con la graduale scomparsa della working class la middle class è diventato un concetto fuorimoda di cui solo Gordon Brown parla per recuperare consensi» nota l'ex direttore dell'Economist Bill Emmott. Sono passati 70 anni da quando George Orwell ne narrava la tempra forgiata da «robuste colazioni, domeniche malinconiche, città grigie, campi verdi e cassette delle lettere rosse». Oggi alla cassa del supermercato Tesco di Finsbury Park, Londra Nord, è difficile riconoscere l'identikit letterario. Nel carrello dell'estetista pakistana Farzana Ashlan c'è lo stesso pollo precotto della segretaria Kathy e dall'avvocato single Sasha Zarkovskij, la scelta dei troppo impegnati per cucinare che è aumentata del 5% nel 2009. Tutti e tre l'estate scorsa hanno sacrificato la vacanza all'estero ma le fanciulle sono rimaste a Londra mentre lui si è accampato in Scozia col camper di un amico. Farzana è disposta a rinunciare a ogni lusso fuorché a un paio di jeans, a Kathy non togliete il cinema, Sasha ha speso 4000 sterline per una Peugeot da Car Giant, la Mecca dell'usato per l'uomo britannico metrò-riluttante.

Alcuni simboli come l'automobile resistono, seppure se ne vendono un quarto di meno. Il nuovo video della Fight Back Strategy laburista, la rincorsa politica, comincia con una folla middle class che esce da Car Giant. E Gordon Brown in versione acchiappa-consensi ha proposto di tagliare in tre anni il 20% dei compensi dei funzionari pubblici. Oggi però il ceto medio anglosassone sembra definirsi per sottrazione, per ciò che ha perso, «una categoria più sociologica che logica» osserva l'analista indiano Shashi Tharoor. Se 5,7 milioni d'inglesi vivono in povertà a livelli dickensiani altri 13,4 milioni portano a casa salari ben al di sotto delle 35 mila sterline standard annue (38 mila euro).

«Ho cominciato a rubare perchè non potevo più permettermi i dvd, l'iPod, il cibo organico" ammette una ragazza al Ratail Theft Barometer, l'indice dei piccoli furti. I taccheggiatori di ceto medio sono aumentati del 20% nel 2009: nel saggio «All Consuming» Neal Lawson paragona i 1400 in prigione oggi contro i 129 del '97. «Posto che abbia ancora senso parlare di middle class, il suo declino dipende da quel che è accaduto negli ultimi tre anni, dal prezzo delle case al crollo della sterlina alla crisi dei debiti» continua Bill Emmott. Comprare a rate è stata una mania nazionale fin quando le famiglie hanno scoperto d'essere in rosso di 53,9 miliardi. L'architetto Luke Oswald è tornato a casa dai genitori come un terzo degli uomini tra 20 e 34 anni. «Con 900 sterline di mutuo al mese non ce la facevo e ho venuto la casa» dice sfogliando mappe antiche in una bancarella di Spitalfields Market. Fino a febbraio era un borghese: aveva uno stipendio fisso di cui destinava un terzo a spese non necessarie. Domani chissà.


aston villa
00mercoledì 9 dicembre 2009 09:25
Mario Draghi ammonisce i grandi banchieri del mondo: fate presto a rimettere in ordine i bilanci prima che i tassi di interesse risalgano. Al convegno sul futuro della finanza organizzato dal quotidiano Usa Wall Street Journal di banchieri multinazionali ce n’erano parecchi, e non benissimo disposti verso le nuove regole che il Financial Stability Board, l’organismo presieduto dal governatore della Banca d’Italia, ha il compito di scrivere. Lui è stato cortese, ma per nulla remissivo. Uno dei discorsi più ripetuti della giornata, era stato che sì, va bene, le regole per evitare una nuova crisi si devono fare, ma senza soffocare l’«innovazione finanziaria». Poi sul palco è salito qualcuno a dire «il re è nudo»: non un bambino come nella fiaba, ma un ottantenne per giunta di altissima statura, ovvero Paul Volcker, trent’anni fa il presidente della Federal Reserve che sconfisse l’inflazione, ora consigliere di Barack Obama.

«Portatemi una sola prova - queste le parole del vecchio saggio - che l’innovazione finanziaria aumenta la produttività» ovvero aiuta a far crescere di più l’economia; anzi, attirare verso la finanza i migliori talenti ha forse danneggiato lo sviluppo tecnologico. Draghi subito ha raccolto, con un sorriso: «A modo mio, certo in toni più pacati, tendo ad essere d’accordo con Paul Volcker». E prevede che «in futuro ci sarà molto meno entusiasmo per le novità». Il governatore ha anche respinto la preoccupazione dei banchieri che con le regole si esageri: «Non è il momento per porsi questo problema. Il nostro compito adesso è di fare luce su tutti i rischi del sistema, ed evitare di porre la basi di una altra situazione ingestibile. Solo quando ci saremo riusciti, potremo guardare la questione dall’altro punto di vista». Per giunta, oggi il sistema bancario è, dopo i fallimenti e le fusioni della crisi, ancora più concentrato di prima.

Il motivo per fare presto è scritto nelle cose. Al momento, le banche fanno profitti facili perché vengono finanziate dalle banche centrali a tassi bassissimi. Ma «prima o poi i tassi di interesse saliranno», per motivi di mercato a cui non si può sfuggire: «Nei prossimi cinque anni verranno a scadenza una quantità immensa di titoli, cominciando da quattromila miliardi di obbligazioni non-investment grade, ossia di bassa qualità. E poi c’è tutto il rischio sovrano» ossia il debito degli Stati, cresciuto con le misure anti-crisi. Non è questo un segnale d’allarme immediato, spiega poi lo stesso governatore: «Siamo certo in una situazione molto migliore di prima. Mi era stato chiesto quali rischi ci sono adesso, e io ho risposto». Il messaggio è rivolto alle banche; che Draghi invita a non cambiare discorso promettendo miglioramenti alle loro strutture interne o alla gestione del rischio, «ossia quello che sarebbe stato meglio avere prima della crisi».

Alla prova, la maggioranza degli intervenuti al convegno del Wall Street Journal sembra aver capito. Un sondaggio elettronico su quali siano le priorità dà al primo posto, come Draghi non poteva che desiderare, rafforzare il capitale delle banche. Al secondo posto si piazza dare più poteri al Fsb. Lui si schermisce: l’organismo che presiede gli va bene così, una struttura centrale agilissima, e il lavoro affidato agli organismi nazionali (governi, banche centrali, autorità di controllo sui mercati) che poi dovranno mettere in pratica le regole.

La paura di essere troppo regolati finisce, nel sondaggio, al sedicesimo posto. Al convegno, tenuto nello stesso albergo di campagna del G-20 del marzo scorso, di italiani c’erano Alessandro Profumo di Unicredit e Matteo Arpe di Banca Profilo. Profumo ha partecipato a uno dei quattro gruppi di lavoro, quello su come affrontare il problema delle banche multinazionali «troppo grandi per fallire» discutendone poi i risultati.

Secondo Profumo le grandi banche (e Unicredit pare sia nella lista mondiale di quelle di «importanza sistemica») devono «disfarsi delle attività non sostenibili» senza aspettare dal Fsb regole che impongano di spiegare come eventualmente si procedebbe a una liquidazione in caso di grave crisi. L’idea di Draghi è che occorra trovare un meccanismo («come lo abbiamo in Italia, pur se non è il migliore») per proteggere i depositanti senza salvare i dirigenti che hanno sbagliato.I
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