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Denotazione e connotazione
Denotazione e connotazione sono termini che si riferiscono ai diversi modi di intendere il significato di una parola.
Per denotazione intendiamo il rapporto tra la parola e l’ oggetto che vuole significare; la connotazione invece indica il significato nascosto (metaforico) di una parola che si riconduce spesso ai sentimenti del poeta.
Se prendiamo come esempio la parola "deserto", può indicare un luogo geografico (denotazione) oppure una condizione umana (connotazione: deserto dell'anima = solitudine); in generale la denotazione è tipica della prosa, mentre la connotazione è diffusa nella poesia.
Ogni parola ha un significante, un significato e un referente.
- il significante è il suono della parola o la sua grafia
- il significato è il senso che diamo a un simbolo grafico o a un suono
- il referente è l’oggetto a cui diamo quel nome determinato (esempio “cavallo”)
Il significante cambia a seconda della lingua che si usa, mentre il referente è un concetto associato a quel suono (cavallo = mammifero con certe caratteristiche).
Il significato è invece l'insieme di stati d'animo, di esperienze passate, di aspettative che ciascuno di noi associa al referente e quindi varia in modo soggettivo. Dal significato delle parole nasce la loro capacità di associarsi ad immagini diverse a seconda di chi le utilizza e di chi le ascolta; l'uso delle figure di significato è quindi personale e questo le rende suggestive, ma talvolta di difficile interpretazione
Le figure retoriche
Per “figura retorica” intendiamo un modo diverso di usare le parole, rispetto a quanto accade nel linguaggio di tutti i giorni, che serve ad esprimere concetti più complessi e a suscitare delle emozioni in chi ascolta. La figura è dunque un modo per far assumere al linguaggio una “forma” particolare, talvolta molto diversa da quella abituale, anche se esistono numerose figure retoriche utilizzate nella vita di tutti i giorni. L’aggettivo “retorico” allude al fatto che si tratta di un abbellimento del linguaggio col quale si intende impressionare favorevolmente chi legge o ascolta.
Le figure di suono
Le figure di suono modificano il suono delle parole per ottenere un effetto poetico, diverso da quello del linguaggio comune. Si tratta di una caratteristica specifica della poesia, che conferisce alla lettura del testo un particolare suono: dolce, aspro, piano, solenne, vivace... Tra le più comuni figure di suono si trovano l'allitterazione, l'anafora, l'onomatopea, l'assonanza, la consonanza.
Onomatopea: si ha quando il suono delle parole evoca e suggerisce il rumore prodotto dall’oggetto a cui si riferiscono ( es. fruscio,tic tac, don don). E’ stata utilizzata in larga misura da Pascoli, ad es.
Un breve gre gre di ranelle
Enjambement: nella poesia ci può essere corrispondenza fra unità ritmica (il verso) e unità sintattica (la frase). In questo caso la fine di ogni verso corrisponde con la fine della frase sintattica; tuttavia tale corrispondenza spesso viene a mancare perché la frase continua nel verso successivo, obbligando il lettore a non fermarsi nella lettura alla fine di ogni verso. Consideriamo, come esempio, la prima quartina del sonetto di Foscolo “In morte del fratello Giovanni”:
Un dì, s’io non andrò sempre fuggendo (enjambement)
di gente in gente, mi vedrai seduto (enjambement)
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo (enjambement)
il fior de’ tuoi gentili anni caduto.
Assonanza: è determinata dall’uguaglianza di vocali nella parte finale in due parole
( es. climi/mattini).
Consonanza: è determinata dall’uguaglianza di consonanti nella parte finale di due o più parole (lotta/aspetta)
Allitterazione: figura retorica che consiste nella ripetizione della stessa lettera o della sillaba all’inizio di più parole. L’allitterazione ha acquistato rilievo nella poesia italiana del ‘900; prima la sua importanza era di gran lunga inferiore a quella della rima. In generale l’utilizzo dell’anafora è più esteso nelle lingua anglosassoni, in particolare l’inglese, rispetto all’italiano.
Anafora: ripetizione di una o più parole all’inizio del verso. Prendiamo ad esempio la scritta che nell’Inferno di Dante compare sull’ingresso:
Per me si va nella città dolente
Per me si va nell’eterno dolore
Per me si va tra la perduta gente
Le figure sintattiche
La poesia fonda il suo messaggio sulla ricerca di un linguaggio particolare, diverso dall’ordinario ed ottiene questo effetto anche modificando l’ordine che normalmente le parole assumono all’interno di una frase. Questi cambiamenti, detti figure sintattiche, caratterizzavano la sintassi della poesia classica e sono stati ampiamente utilizzati fino alla fine dell’800. La poesia del ventesimo secolo utilizza di meno le figure sintattiche, mostrando invece particolare predilezione per le figure di significato, ma questo non significa che non se ne trovino in moltissimi autori.
Tra le più comuni figure sintattiche troviamo:
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Climax:consiste nell’enumerazione di termini in ordine crescente (es.disagio, paura, terrore).Questa figura si trova anche in altri settori dell’arte come ad esempio il cinema.
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Se invece l’enumerazione dei termini avviene in ordine decrescente (terrore, paura, disagio), si ha
l’anticlimax, che è tuttavia molto più raro.
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L’inversione consiste nel capovolgimento dell’ordine di alcuni elementi della frase, ad es. “sempre caro mi fu quest’ermo colle” al posto di “quest’ermo colle mi fu sempre caro”.
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Il parallelismo consiste, al contrario del chiasmo, nel disporre nello stesso ordine gli elementi corrispondenti di due versi o frasi
l’albero cui tendevi la pargoletta mano
il verde melograno da’ bei vermigli fior
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Il chiasmo collegato all’inversione, dispone in ordine opposto gli elementi corrispondenti di due versi o frasi ad es.
“Le donne, i cavallier
l’armi, gli amori”
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Il polisindeto è, al contrario dell’asindeto, la ripetizione della congiunzione prima di ogni elemento dell’enumerazione, con l’effetto di dare molta enfasi al verso o alla frase, ad es.
e sempre corsi, e mai non giunsi il fine; \ e dimani cadrò… (Carducci)
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L’asindeto consiste nell’eliminazioni delle congiunzioni tra un termine e l’altro, lasciando solo la virgola a separarli; si prenda come esempio la prima parte di Meriggiare. E’ una figura sintattica molto usata nella poesia del ‘900.
Le figure di significato o semantiche
Per figura semantica intendiamo un modo diverso di usare il significato delle parole rispetto al linguaggio di tutti i giorni, che serve ad esprimere concetti più complessi e a suscitare delle emozioni in chi ascolta tramite una diversa associazione delle immagini.
Le figure semantiche sono utilizzate sia in prosa, sia in poesia e anche nei cosiddetti modi di dire (es. mi piange il cuore).
Ricordiamo:
la perifrasi, l'iperbole, la litote, la metonimia, la sineddoche, la sinestesia,
la personificazione
Metonimia : consiste nel sostituire un nome con un altro che ha significato simile
● contenitore per il contenuto bevo un bicchiere
● la materia per l’oggetto i legni= le navi
● la causa per l’effetto e viceversa l’ho guadagnato col sudore della mia fronte, cioè con grande fatica
Iperbole: un’espressione che usa parole non molto credibili, esagerate, per sottolineare fortemente un concetto (es. fa un freddo polare oppure Ho sceso un milione di gradini nella nota poesia di Montale).
Antitesi: accostamento di due parole o frasi di senso opposto, cioè contrarie
”Non’fronda verde ma di colore fosco,
Non rami schietti ma nodosi e’nvolti,
Non pomi v’eran ma stecchi con tosco.” (Dante)
In questa frase riconosciamo l’antitesi è data dalla congiunzione avversativa MA che separa frasi dai significati opposti; riconosciamo anche l’anafora di “non”.
Perifrasi: esprime con più parole un unico concetto. E’ usata per non riferire direttamente un significato (es. “Don Abbondio non era nato col cuore di leone”: questa perifrasi indica che Don Abbondio non era affatto coraggioso ed era una persona fragile.) Anche Dante usa delle perifrasi per non nominare Dio nell’Inferno.
Sineddoche: consiste, come nella metonimia , nel sostituire un nome con un concetto legato al precedente da affinità
· una parte per il tutto- tetto=casa
● il singolare per il plurale- l’italiano ama la buona cucina=gli italiani…
Personificazione: significa fare assumere a concetti astratti immagini e comportamenti umani.
Ad esempio Leopardi, nel testo A Silvia, parla con la speranza, immaginandola come una donna che può rispondergli e la rappresenta nell’atto di indicare la tomba .
Litote: significa affermare una cosa negando il suo opposto per usare un’espressione meno meno forte (es. quel ragazzo non è un genio = ha un’intelligenza mediocre).
Sinestesia: è una figura retorica che fonde le impressioni provenienti da sensi diversi ( es.Dante quando dice: “io venni al luogo d’ ogni luce muto” è una frase priva di senso perché la luce non emette alcun rumore.) Questa figura viene ampiamente impiegata nella prosa scientifica. Il sogno è, per esempio, una circostanza in cui si accostano concetti o significati che,nella realtà, condanneremmo. Pascoli dice:” Voci di tenebra azzurra”. Qui la sinestesia pare priva di senso, perché l’oscurità non parla e non ha colore. Evidentemente il poeta sentiva la voce della madre morta, ma si richiamava all’idea del cielo che, di sera, da chiaro diventa scuro. In generale la sinestesia caratterizza la poesia e richiede uno sforzo di fantasia e di intuizione per interpretarla.