PERDITA DI FIATO di Edo Tagliavini

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The Reign of Horror
00martedì 28 maggio 2013 16:34
TITOLO CORTOMETRAGGIO: PERDITA di FIATO
LOCANDINA DEL CORTOMETRAGGIO:

DURATA: 16 minuti
REGIA:Edo Tagliavini
ATTORI PRINCIPALI: Francesco Malcom, Paolo Ricci, Alessandro Rella
SCENEGGIATURA: Edo Tagliavini
MUSICHE: Sara Ardizzoni
FOTOGRAFIA: MArina Kissopoulos
MONTAGGIO: Edo Tagliavini
BREVE SINOSSI:Francesco Falcon, famoso porno attore, sta inutilmente cercando di cambiare il suo passato quando l'improvvisa perdita di fiato, respiro e voce, porta le cose a prendere una strana piega...
Liberamente tratto da "Perdita di Fiato" di Edgar Allan Poe, fa parte del film a episodi Project of Evil
BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA:Edo Tagliavini (Ferrara, 1971). Campione nazionale di skateboard (nel ’90) e viaggiatore “professionista” (ha collaborato con testi e servizi fotografici alla realizzazione di alcuni titoli della Clup Guide), dopo gli studi universitari al DAMS di Bologna e alcune esperienze nel teatro danza, si diploma in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Successivamente realizza numerosi tra spot, video clip musicali e cortometraggi.

FINESTRA player DOVE VISUALIZZARE IL CORTO O EVENTUALE LINK UTILE DOVE POTER VISIONARE IL CORTO:

PERDITA di FIATO from Edo Tagliavini on Vimeo.

boskoz
00martedì 28 maggio 2013 21:00
Veramente bello questo Perdita di Fiato, ed estremamente capace il regista Edo Tagliavini.

L’opera è stilisticamente accattivante sotto molti punti di vista, fa un ottimo uso del colore e del non-colore, come fa un uso intelligente della voce e della non-voce. L’unica cosa che si riesce ad udire infatti per tutto il film altro non sono che i pensieri del protagonista, che non proferiva parola nemmeno quando poteva, una scelta molto originale.
Ho avuto per più di una volta un senso di occlusione alla gola nel corso della visione, soprattutto nel corso dell’interrogatorio/tortura nel quale il pover’uomo non poteva pronunciare la frase che gli aguzzini volevano sentirsi dire…non dico che mi sia “mancato il fiato” come a lui, ma quasi. Tagliavini ha avuto si un’ottima idea sulla quale basarsi, lo short di Poe, ma il cortometraggio è stato sviluppato con sapienza, idee, creatività e non è per nulla derivativo. Mi ha emozionato, coinvolto e, come ho detto, a volte mi è quasi mancato il fiato.
Bravissimo.

Colpo di scena dell’impiccato preso pari-pari dal libro, questo si, ma è una cosa che non sminuisce in nessun modo il valore dell'opera.

Un corto la cui visione non dovrebbe mancare a nessuno, fatevi sotto.
varney il vampiro
00martedì 28 maggio 2013 22:07
questo corto è un capolavoro , me lo vidi in anteprima direttamente a casa mia dal PC del regista Edo Tagliavini che è un carissimo amico ed apprezzai subito la regia abbastanza differente dal precedente Bloodlines (molto sottovalutato ma che andrebbe riscoperto) molto secca, brutale , che non lascia niente all'immaginazione .
Ottimo Francesco Malcom così come le musiche molto azzeccate
Federico
osmanspare
00venerdì 31 maggio 2013 00:34
“Perdita di fiato” è sicuramente un corto interessante, piacevole, molto maturo e girato da qualcuno che sa quello che fa. Mi ha convinto, anche se ho alcune perplessità riguardo stile e storia che vorrei far presenti. Il giudizio, comunque, rimane molto positivo, in quanto il corto è godibile e interessante. Particolare la scelta dello stile espressivo (anche se per certi versi mi ha lasciato perplesso) e davvero degna di nota l’interpretazione di Francesco Malcom, straordinariamente espressivo e perfettamente a suo agio. Molto interessante anche l’uso degli altri attori, scelti, diretti e “mostrati” con grande fisicità, grande impatto, grande presenza: se il corto si regge bene senza emettere un suono è anche grazie alla loro presenza scenica tutt’altro che banale o scontata, e alla capacità del regista di valorizzarli.
Ma perché non si dica che sono troppo buono, passiamo un attimo alle mie perplessità.

Per prima cosa la scelta stilistica. Buona, curata, solida, sia per quel che riguarda il video che la colonna sonora…eppure a volte ho avuto l’impressione di uno spreco di potere: in fondo la storia di questo corto è assurda, surreale, con delle parti molto ironiche; ma lo stile non asseconda questa vena allegra, continuando a marciare imperterrito anche quando il registro narrativo cambia. Abbiamo sempre lo stesso bianco e nero, la stessa musica ossessiva, “rumorista”, che non ci aiuta a capire se dobbiamo ridere o star seri, tanto che tutte le direttive ce le danno soltanto gli attori, a volte – paradossalmente – contraddicendo quello che lo stile sembra voglia comunicare. E’ solo una mia impressione? Così come “esagerate” appaiono certe inquadrature volutamente artistiche, come nelle scene in cui i protagonisti che parlano del più e del meno vengono inquadrati indirettamente attraverso specchi sparsi in giro (bello, si: ma ha senso “sprecare” inquadrature di alta classe per far dire a due personaggi che Manero ha il cazzetto piccolo? E’ come se io, per dire che ore sono a mia moglie, salissi sopra un trapezio.)

Interessante anche la scelta di raccontare una storia di perdita di voce (e di fiato) attraverso un corto muto, ma muto totalmente, muto fin dall’inizio, muto per tutti, persone e suoni. C’è solo la comparsa di una voce fuoricampo che rappresenta i pensieri del protagonista proprio quando lui perde la capacità di parlare.
E’ una scelta strana, però, difficile da interpretare, che si basa su un totale rovesciamento di ciò che è normale (anche il mondo, che appare in bianco e nero, diventa invece a colori solo quando ripreso dalla telecamera di Falcon, solo quando è finzione)…ma che non sono riuscito a capire del tutto. Se da una parte abbiamo un surreale e funzionale/originale rovesciamento di logica (il protagonista inizia a parlare proprio quando nel mondo reale perde la voce…come se perdere la voce fosse stato per lui l’unico modo possibile per recuperare il vero suono e senso delle sue parole) dall’altra mi pare un po’ troppo particolare questo ambientare tutto il corto in un mondo silenzioso…tanto che la vera perdita di Falcon non pare tanto quella della voce, bensì dell’udito.

Non so, forse sono io che non ho chiare le cose, ma credo che l’opera andasse condotta in modo diverso. La perdita della voce, la perdita del fiato, della capacità di comunicare, di dire la propria, di far valere le proprie ragioni, mi pare perda potenza se comunicata in un corto in cui sono già tutti muti. Credo che invece proprio il rumore del mondo avrebbe forse avuto maggior diritto di essere presente. O sbaglio? Bisognerebbe poter vedere l’alternativa per poter decidere… E in ogni caso il senso di soffocamento è en comunicato.

La trama: il corto è tratto da un racconto di Poe dallo stesso titolo. Ne è una sorta di rilettura in chiave moderna, di omaggio più che altro; e la traduzione in versione attualizzata non è male, soprattutto per le parti che riflettono il mondo del suo protagonista.
C’è però qualche cosa che non mi convince nel finale: nel racconto, il protagonista perdeva insieme alla voce anche il fiato, il respiro, e questo lo rendeva quasi immortale: impiccato, si accorgeva di non poter morire. Ma questo pregio aveva in sé un difetto grottesco: schiacciato da un omone e/o investito da una carrozza (non ricordo bene) l’uomo aveva arti slogati e non avendo voce non era in grado di muoversi o di comunicare a parole di essere ancor vivo, rischiando il seppellimento prematuro. In questo corto accade più o meno la stessa cosa, ma se la perdita della voce è ben evidenziata, il resto, la vera o presunta immortalità e le conseguenze della perdita del fiato sono quasi del tutto tralasciate, non comunicate chiaramente; tanto che per quasi tutto il corto pare logico pensare che la perdita, il vero problema, riguardi solo l’afonia, e che per il resto la vita di Falcon sia rimasta la stessa di prima.
Avremo un accenno alla questione dell’immortalità solo alla fine, quando Falcon “risorge” dopo essere stato evirato e strangolato dagli sgherri di Manero…”non si soffoca un uomo senza fiato,” dice. La cosa è corretta e funziona, rappresenta il colpo di scena imprevisto: ma il rischio è che la nota confonda il pubblico distratto. E, a parte il suo fingersi morto, la perdita di fiato in che modo implica che Falcon possa sopravvivere anche ad una violenta emorragia?

E per quel che riguarda il pene mozzato? Se lo farà riattaccare? Se lo riattacca da solo? E la questione dolore? Beh, forse possiamo fare finta che Falcon sia diventato davvero un immortale, o una sorta di zombie. E dulcis in fundo: se Falcon è stato seppellito o murato nel mausoleo di famiglia, come ha fatto a tirarsene fuori? Come è uscito dalla bara? Che ne ha fatto dei corpi dei due sgherri che ha ucciso?

Insomma, a scavare più a fondo si notano imprecisioni piccole, di certo non essenziali alla maggiore o minore riuscita del corto, e che cito solo per esaminare a fondo la storia. IN fondo il corto va preso per ciò che è senza esasperare troppo la pretesa di realismo, e godendosi gli elementi surreali e grotteschi che contiene.
In definitiva, il prodotto è molto buono, davvero professionale, ben fatto, ben girato, sagace, intelligente e maturo. Personalmente avrei tolto gli specchi, dato più importanza al registro narrativo, cambiato l’approccio nell’uso del muto (ma queste sono scelte artistiche personali) e circoscritto meglio i nuovi “poteri” di Falcon; ma a parte questo, l’opera si può dire ben riuscita.

Complimenti a tutti, al regista per la tecnica (Anche se io l’avrei tenuta più sotto controllo) e le scelte stilistiche… e doppi complimenti a Francesco Malcom, veramente abile e disinvolto, ottimo in tutti i sensi. Se il corto è bello lo si deve anche al suo abilissimo contributo.

PS: Voce Narrante Pensieri sensata, ma a tratti poco espressiva. Ci voleva più coinvolgimento.
Kissoon
00venerdì 31 maggio 2013 12:39
Indiscutibile il livello tecnico di questo corto, basta dare uno sguardo ai credit. Fotografia molto bella e funzionale alla trama che l' avvolge di un alone noir affascinante e coinvolgente. Interessante anche la scelta di rifarsi ai film muti che rende ancora più cupa e fumosa l' atmosfera generale, per non parlare del contorno soft-core in cui ci immerge "Perdita di Fiato". Il livello degli attori per un fest amatoriale è indiscutibile e la stessa esperienza di Tagliavini si mostra in tutta la sua bravura. Non ci sono punti morti, la trama appassiona e tiene incollati fino alla fine. Ci regala una scena di evirazione degna dei peggiori filmacci ultra-gore. Insomma un cult istantaneo.
Luca Zanovello
00martedì 4 giugno 2013 02:24

Nel bianco e nero semi-muto di Tagliavini, il fattore decisivo è il crescendo di violenza e tortura che conduce al finale di corto, tra qualche momento lento ed interlocutorio ma anche buona conduzione tecnica, che valorizza le scelte curiose ed originali del regista. Non mi ha convinto del tutto la prova del protagonista, né la sua voce-pensiero durante la tortura, un po’ frenata. Nonostante piccoli difetti, Perdita Di Fiato è un cortometraggio di bell’aspetto e con un racconto (seppur non originale, di ispirazione Poe-iana) divertente e sanguinario.
GIOLE
00martedì 4 giugno 2013 20:11
Avevo "apprezzato" l'attore Francesco Malcom in un must imperdibile come "La professoressa di Anatomia" di Mario Salieri.
Qui si diletta in un cortometraggio dove "scherza" sul suo genere cinematografico, cercando di miscelarlo con l'horror.
"Perdita di fiato" ha un soggetto molto interessante e con diverse buone potenzialità ma alla fine mi ha lasciato un po' perplesso.
Se la parte dove la voce viene sostituita dalle frasi funziona, quando entra in campo la voce fuori campo, il corto perde molto.
Per esempio durante la lunga sequenza di tortura, sembra esserci una sorta di "asincronia" tra la voce e le immagini: non si perpecipce appieno la violenza e il dolore.
Altro punto a sfavore è la recitazione di Malcom stesso, eccessivamente gigioneggiante e fuori le righe.
Direi che il premio di "occasione mancata" può andare di diritto a questo "Perdita di fiato".
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