Lussuria

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sonardj
00giovedì 27 dicembre 2007 15:33
Intellettuali inglesi, ma anche italiani, si attivano per riabilitare lussuria, passione ed erotismo agli occhi dei giovani e dei meno giovani, per vivere la propria umanità con maggior completezza e piacere. Come una meteora, una notizia curiosa è apparsa, e poi subito scomparsa, dal circuito dell'informazione, la settimana scorsa: uno stimato professore di filosofia dell'Università di Cambridge, Simon Blackburn, è stato incaricato di redigere uno studio sull'attualità dei vizi capitali, così come erano stati definiti da Papa Gregorio Magno, nel 6° secolo. Se l'incarico sorprende - ma del resto, perché non aggiornare, dopo 14 secoli, i nostri luoghi comuni? - il risultato dell'indagine è quello che lascia senza fiato, costringendo a una revisione di alcuni degli stereotipiacquisiti già col latte materno.
Non a caso Blackburn è così rinomato, è infatti proprio dei "veri" filosofi spingere a una riflessione autentica sulle cose e, soprattutto, sui valori. Il suo verdetto? La lussuria non è un vizio, è una virtù. Definendo la lussuria come "l'entusiastico desiderio di attività sessuale e di piacere fine a se stesso", Blackburm vuole sottolineare che il piacere erotico è stato ingiustamente demonizzato nei secoli, mentre invece fa bene alla specie umana e favorisce un atteggiamento più equilibrato, maturo e anche consapevole nei confronti della realtà. Lo aveva già sottolineato Wilhelm Reich, nel suo classico "La rivoluzione sessuale", ma certe verità non vengono divulgate facilmente. Se l'affermazione di un professore di Cambridge ha fatto così scalpore da finire sui comunicati Ansa di tutto il mondo (o forse no, sui siti statunitensi, per esempio non c'è traccia della notizia), quando le stesse cose erano state dette da un professore italiano, la stampa non si è scomodata. Quattro anni fa, Marco Santagata, docente di Letteratura Italiana all'Università di Pisa, nell'ambito di una serie di lezioni al Liceo Classico "Giambattista Vico" di Napoli ha affrontato il tema della lussuria. Alla domanda di una studentessa se "è più facile controllare e trattenere il sentimento della passione oppure farsi travolgere e quindi di conseguenza peccare?", Santagata ha risposto provocatoriamente mettendo in gioco i presupposti su cui si basava la domanda stessa e quindi il modo di pensare sottostante: "Perché si pecca facendosi travolgere dalla passione?" Se di "peccato" si parla, c'è un peccato ancora più insidioso - sottolinea Santagata -, che non è lasciarsi vincere dalla passione, ma è commettere certi atti senza la passione, cioè l'atto sessuale non accompagnato dal sentimento amoroso. Questo è ancora peggiore. Marcella Danon
sonardj
00giovedì 27 dicembre 2007 15:34
Viviamo in un tempo ed in uno spazio popolato da innumerevoli stimoli all’impudicizia e da continui “attentati alla castità”. Attraverso le varie trasmissioni televisive, anche quelle rivolte al pubblico più vasto, le allusioni e i doppi sensi si sprecano. Dalle pubblicità del piccolo schermo a quelle della carta stampata, cartelloni, calendari… troviamo insistentemente dei tentativi di battere sul “tasto lussuria” e, se questo bombardamento è così massiccio, significa che colpisce nel segno. La ricerca di conquiste economiche e commerciali o di un seguito di popolarità, induce i mass-media a cercare obiettivi sensibili e ricettivi ad un certo messaggio piuttosto che ad un altro, e il fatto che donne e uomini seminudi in pose oscene imperversino, ci fornisce un quadro ben chiaro della situazione.
Purtroppo questa chiarezza vale per chi ha le “orecchie d’anima” ben tese a raccogliere gli insegnamenti di Cristo e la volontà ferrea di rigettare le tentazioni e non per la maggior parte dell’umanità che invece sguazza in questo mare di schifezze e non si accorge che si sta lentamente abituando ad esse, fino a considerarle normali, comuni e quindi legittime. La lussuria è un male grave! Debilita l’uomo spiritualmente, moralmente, psicologicamente e nel fisico, rendendolo schiavo del desiderio. La volontà diventa prigioniera dei meccanismi ripetitivi della carne che devono essere sovvertiti perché nemmeno l’avanzare degli anni ne attenua il moto degenerativo. Il termine lussuria deriva dal latino luxus (rigoglio, lusso) e indica una brama sfrenata di godimenti carnali, relativi al sesso. In senso più ampio definisce un tormentoso desiderio di possesso. Ovvio che l’istinto sessuale presente in ogni essere non vada demonizzato. Esso esiste quale valido “incentivo” predisposto dalla Sapienza divina per condurci all’affratellamento. Un uomo e una donna, provando un’attrazione reciproca naturale, sono condotti ad unirsi, a formare un binomio d’amore che nutrirà d’affetto i propri figli. Non saranno certo esenti da nobili sentimenti i futuri nipoti di quella coppia originaria e gli zii, i pronipoti, ecc. Si crea così un ambito familiare in cui regnano benevolenza, dolcezza e protezione verso i più piccoli. Per mezzo di una spinta istintuale si generano nuclei di solidarietà che si espande sempre più attraverso le generazioni. Nella Bibbia troviamo delle prescrizioni molto severe circa la fornicazione, l’adulterio, l’omosessualità, la bestialità, punite addirittura con la morte (cfr. Lv 20, 10-21; Dt 22, 13-29; Gn 28, 20). Nel Nuovo Testamento Gesù dimostra tutta la Sua misericordia con i pubblicani e le meretrici; ma, nello stesso tempo, colpisce alla radice la colpa: «Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio. Ma Io vi dico: chi guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio nel suo cuore». Il Cristo continua legando il desiderio allo sguardo: «Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella Geenna». Desiderio e occhi impuri provengono da un cuore malsano, è da lì, infatti, che escono i «propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo» (Mt 15, 19). Non dimentichiamoci che il nostro corpo è Tempio dello Spirito Santo e che siamo stati riscattati a caro prezzo dalla schiavitù di satana dal Salvatore stesso. Dobbiamo dunque glorificarlo nel nostro corpo; certo non insultarlo con la lascivia. «Né immorali, né idolatri, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio» (1 Cor 6, 9; Rm 1, 24-27). Questo anche perché, lo ha approfondito San Tommaso d’Aquino nella Summa Teologica, il disordine sessuale provoca danni alle facoltà mentali dell’individuo. Lo Spirito è forte ma la carne è debole e, se gli istinti inferiori vincono, la ragione e la volontà capitolano e ne derivano sconsideratezza, cecità di mente e intemperanza. Ognuno di noi ha gli elementi per vagliare i propri pensieri, le parole e le azioni. Siamo esseri dotati di coscienza; ascoltiamo questa voce interiore che proviene direttamente dallo Spirito di Sapienza. Troppo spesso siamo sordi alle Sue indicazioni, compromettendo la nostra purezza. Siamo tutti soggetti ad un diritto naturale chiaramente inciso nel cuore di ogni uomo; abbandonarsi al relativismo dei tempi odierni è solo un espediente per “stiracchiare” la coscienza che grida allo scandalo. La Legge di Amore deve imperare sulla terra come già è in atto nell’intero universo. Il nostro agire deve essere imperniato sull’amore, a cominciare da quegli atti che ne devono essere intrisi per definizione. In virtù di questa logica ineccepibile, tutte le discussioni che potremmo intavolare su anticoncezionali, masturbazione, libertinaggi di vario genere, hanno già delle sentenze di condanna inoppugnabili. È presente l’amore, quando il mio intento è di soddisfare solo me stesso? Non si tratta forse di egoismo? L’amore è donazione, generosità, sacrificio a favore addirittura del nemico, figuriamoci a quali gradi dovrà giungere a pro del partner. La via della perfezione è assai ardua e perigliosa; ci troviamo a camminare sull’orlo di uno strapiombo che Satana promuove come agio, comodità e ogni altro bene illusorio e luccicante. Abbiamo la viva speranza che gli spunti che abbiamo potuto offrirvi in questa rubrica possano servire a maturare quel discernimento indispensabile ad ogni uomo che voglia vivere rettamente. La sequela di Cristo è certo difficile ma è l’unica rotta che ci porti ad approdo sicuro. Il sestante dell’umiltà funziona anche col cielo coperto perché rischiara la nostra Stella Polare che è Gesù. Sperimentiamo il vantaggio della virtù! Ci donerà la pace interiore che solo la “buona coscienza” ci garantisce. Vorrei terminare con una breve poesia composta dal famoso scrittore Hermann Hesse, premio Nobel per la letteratura nel 1946. È un’invocazione apparentemente singolare ma che esalta lo spirito con cui dovremmo porci nei confronti del dolore che ci può riservare il combattimento spirituale. Fa’ ch’io dubiti di me Ma non di Te, Signore! Fa’ ch’io assapori appieno L’angoscia dell’errore, fa’ che mi lambisca la fiamma di ogni dolore, fa’ ch’io patisca tutte le ignominie. Non mi risparmiare, lasciami rattrappito! Ma quando avrò distrutto tutto in me, allora mostrami ch’eri Tu, che da te è nato il fuoco e il dolore. Perché accetto la rovina, perché accetto la morte, ma posso morire solo in Te. Soffio Ultrafanico


Fonte: www.ilsoffioultrafanico.net


free-life
00venerdì 28 dicembre 2007 17:01



quanto mi piace questo signor Simon Blackburn [SM=g9444]


ecc'ha raggggggione [SM=g8948]
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