La Porta di Villa Palombara

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sonardj
00martedì 18 marzo 2008 13:51
La Porta di Villa Palombara



di A. C.



La Porta Ermetica, monumento unico nel suo genere, è costituita da una cornice di pietra, sulla quale sono scolpiti simboli e scritte della tradizione alchemica; sulla sommità della cornice vi è un medaglione circolare anch'esso carico di simboli, e scritte; sui lati della porta montano la guardia due statue, i BES, divinità egiziane ritrovate nella zona del Quirinale nel 1888.

Questa porta era uno degli ingressi secondari delle mura di cinta della Villa Palombara, oggi scomparsa.



Da oltre due secoli la "magia" o "ermetica" porta della villa del Marchese Palombara, oggi nei giardini di Piazza Vittoria a Roma, ripropone il messaggio iniziatico della Grande Opera.



Il marchese Massimiliano Palombara, uomo dedito alle scienze esoteriche, la fece costruire nel 1655; egli intrattenne per molti anni rapporti di studio con la regina Cristina di Svezia che, abbandonato il trono, si stabilì a Roma attorniandosi di uomini colti, vòlti ad ogni esperienza.

Un altro personaggio chiave della villa Palombara fu il medico Francesco Giuseppe Borri; questi personaggi coltivarono l'arte dell'alchimia così spesso bistrattata dalla scienza ortodossa, al più considerata come primitivo aspetto della chimica nascente, ma che riveste, per coloro che si interessano della verità, dignità di scienza.

L'alchimia studia i fenomeni soprasensibili, apre le porte di conoscenze misteriche e dovrebbe produrre nell'adepto il risveglio totale dell'essere; essa è talmente "ermetica" che, a causa della propria divina natura, solo coloro che ne hanno conquistato le chiavi, ne conoscono il mistero.

Nessun filosofo ha mai parlato chiaro in proposito e ogni scritto è stato una ri-velazione del mistero. Noi (...) ne dobbiamo comprendere il perché: (...)è ardua l'impresa di parlare di questa sublime scienza, concentrata nei simboli e nelle scritte della Porta Ermetica, forse seconda per valore solo alla "Tavola di Smeraldo" attribuita a Ermete Trismegisto.

Per tentare un'analisi, sia pur sintetica, di questo monumento, sarà il caso di cominciare dal medaglione circolare che poggia sullo stipite della porta.

Dentro il primo cerchio estremo troviamo l'epigrafe: "TRIA SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS (Tre sono le cose meravigliose: Dio ed uomo, madre e vergine, trino e uno). Qui, riconducendosi alla legge del ternario, vengono rappresentati i tre elementi essenziali dell'opera alchemica: il padre, la madre, il figlio. Per citare la Tavola di Smeraldo:"il sole è suo padre, la luna sua madre, il vento lo porta nel suo ventre, qui è il Telesma .... ecc.". Alcuni vi hanno ravvisato lo spirito, l'anima, il corpo. Per proseguire la comparazione, la religione cristiana e quella vedica affermano analoghe trinità. Alcuni alchimisti si rifanno ad una triade ermetica: il solfo, il mercurio ed il sale, che corrisponderebbero allo spirito, all'anima ed al corpo; il tre volte grande Ermete parla del sole, della luna, e dell'oro, che nella cosmogonia egizia sono Osiride, Iside ed Oro.

E qui già vediamo la disparità dei pareri e, se consideriamo che l'alchimia è un'arte operativa, che suggerisce quindi le azioni da intraprendere per mutare gli elementi, ci rendiamo subito conto della difficoltà dell'opera, quando non solo le operazioni di calcinazione, sublimazione, coagulazione ecc., sembrano oscure, ma perfino gli elementi su cui operare sembrano incerti o meglio si prestano ad un'infinita varietà di interpretazioni.

In verità sembrerebbe di essere in pieno caos. Infatti, nel mentre l'uso delle comparazioni e delle analogie è auspicabile per la ricerca delle chiavi, proprio queste stesse comparazioni ed analogie possono tanto fuorviare i ricercatori da fornire ad essi rotte incerte, se non completamente errate. Ed è per questo che, nelle "Nozze Chimiche" di Christian Rosenkreutz si parla di un magnete, una bussola, necessaria a non perdere la via.

Nella Divina Commedia, Dante è guidato da Virgilio; in Alchimia, molti filosofi prospettano un intervento extraumano (un angelo con la tromba, una divinità ammantata di stelle, ecc.), talché raccomandano all'adepto di rivolgersi al Supremo Artefice prima di mettersi al lavoro nel laboratorio ermetico.

Continuando, dentro la cornice del medaglione, vi sono due triangoli equilateri sovrapposti, che formano una stella a sei punte, il notissimo sigillo di Salomone, sublime rappresentazione dell'unione dei contrari. Nel linguaggio alchemico, il triangolo con il vertice verso l'alto rappresenta il fuoco, il principio maschile, il sole, secondo alcuni simboleggiato dal gallo; il triangolo con il vertice basso rappresenta l'acqua, il principio femminile, l'argento, la luna.

I platonici interpretavano il sigillo di Salomone come caduta dello spirito nella materia, ed elevazione di quest'ultima dopo aver superato l'impatto. Alcune scuole hanno voluto interpretate i simboli a prescindere dal significato nascosto. Così fuoco è maschio, acqua è femmina, fuoco è sole, acqua è luna, fuoco è oro, acqua è argento e di conseguenza, opera solare è iniziazione virile, opera lunare è iniziazione femminile.

Indubbiamente, in un gran lavoro di analisi e comparazioni, ma senza le chiavi, ogni interpretazione è vana.

Secondo quanto riferisce Dom Pernety, Basilio Valentino dice che "L'opera è facile da fare, tu non hai bisogno di altre istruzioni per saper governare il tuo fuoco e costruire il tuo fornello". Il Cosmopolita ci dice pure che quando i filosofi accertano che l'opera è facile, essi avrebbero dovuto aggiungere, che è tale per coloro che la conoscono, quindi è tutto facile salvo sapere il senso dei simboli; le operazioni vengono da sé. Ma che significato dare allora ai due triangoli incrociati? Sempre Ermete risponde: "sale dalla terra e discende dal cielo e riceve la forza delle cose superiori e delle cose inferiori", o, come si afferma in altre tradizioni, discesa all'inferno e salita al cielo, o ancora in Dante, discesa all'inferno e salita all'Empireo, o ancora Orfeo, discesa all'Ade e risalita alla Terra.

Continuando, sovrapposto all'esagramma vi è un altro simbolo composto da un circolo sormontato da una croce: è il globo del mondo, emblema dell'imperio sia sul piano della materia sia su quello dello spirito.

All'interno del circolo troviamo la scritta: "CENTRUM IN TRIGONO CENTRI" (Il centro è nel triangolo del centro). (...) Alcuni affermano che quando il centro dell'essere umano corrisponde con la polarità cosmica, egli avrà raggiunto l'equilibrio che gli schiuderà gli stati superiori della coscienza.

Nel centro del globo del mondo vi è l'ultimo simbolo di quelli racchiusi nel medaglione, un piccolo circolo con un punto al centro. Si ritiene, da più parti, che il punto sia il principio generatore e la circonferenza, la cosa generata: con altre parole, Dio e la sua irradiazione. Negli scritti ermetici questo simbolo è aureo.

Passiamo ora all'architrave della porta. Su di essa vi sono due epigrafi: la prima in caratteri ebraici: Ruach Elohim, la seconda recita: "HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GUSTASSET JASON" (Il drago delle Esperidi -o meglio della notte - custodisce l'ingresso del giardino magico e, senza Alcide, Giasone non avrebbe gustato le delizie della Colchide).

Circa l'iscrizione ebraica, il significato è detto da alcuni, Spirito Santo, respiro di Dio, soffio vitale, rispettivamente nella tradizione cristiana e in quella ebraica Ruach significa ciò che si muove e ruota il soffio, il respiro. Si potrebbe rapportare, in alchimia, al mercurio, duplice nella sostanza, figlio del sole e della luna, che gli ermetisti chiamano "androgino" o "rebis". Questo mercurio dei filosofi, primo mestruo dell'oro e dell'argento dei filosofi, opera il dissolvimento dei metalli con la sua forza attiva e penetrante.

Ma vediamo ancora che a poco serve saper questo se non si conosce il sole e 1a luna, se non si sa come dissolverli ed unire le due secrezioni per formare il mestruo mercuriale. Dante, cultore dell'Alchimia seguace dei fedeli d'Amore, fa dire al custode della sacra porta del purgatorio che occorrono due chiavi per aprirla, una d'oro e un'altra d'argento. Aggiunge ancora che quella d'oro è più preziosa, ma quella d'argento è proprio quella che determina l'apertura della porta "perché vuole troppo d'acume e d'ingegno ...".

Oro e argento, sole e luna, sono sempre più ricorrenti nelle metafore alchemiche: a noi tocca sfrondarne i significati nascosti, affinché, come viene detto alla base della Porta Magica, "ne scaturisca la salvezza per il popolo".

Per la seconda iscrizione latina occorre fare un'osservazione. Il dragone delle Esperidi, come viene tradotto da alcuni "Hesperius draco", in realtà si rifà a un mito differente da quelli di Giasone e degli Argonauti: quello dei pomi d'oro delle Esperidi, raccolti da Ercole dopo l'uccisione del drago. Ma chi è Ercole e chi è Giasone?

Sappiamo da altre fonti iniziatiche, non ultima la Massoneria, che l'adepto, l'uomo che sta subendo l'iniziazione è rappresentato da Giasone (è sufficiente ricordare l'uomo da un sandalo solo). Sappiamo anche che Ercole è figlio di un dio, che egli appena nato, ancora nella culla, uccise due serpenti che lo minacciavano, che in alchimia si parla del "bambino filosofico" e che confortati dal parere esperto del Pernety, dei e dee degli antichi miti rappresentano metalli, operazioni e stati della materia.

Almeno una cosa appare abbastanza chiara: che l'iniziando, cioè, non godrà dell'oro, della sapienza, se non sarà aiutato dalla volontà inesorabile di Ercole che gli farà vincere il dragone, ossia la barriera della terra; solo allora egli potrà entrare nel giardino, nel mondo invisibile, nell'occulto.

Sullo stipite sinistro, in alto per chi osserva la porta, troviamo il simbolo di Saturno. Saturno è il piombo, il colore nero, primo regime dell'opera, e la scritta: "QUANDO IN TUA DOMO NIGRI CORVI PARTURIENT ALBAS COLUMBAS, TUNC VOCABERIS SAPIENS" (Quando nella tua casa i neri corvi partoriranno le bianche colombe, allora sarai chiamato sapiente).

Dal punto di vista alchemico, l'autore fa riferimento alla successione dei colori nell'opera, il nero seguito dal bianco. E che il nero sia il cadavere putrefatto del dragone, credo che anche qui nessuno possa dubitare. Resta, al solito, da scoprire cosa sia il dragone e poi perché debba morire. Impresa ardua, riservata a pochi. Di aiuto si trova poco nelle fonti, se non per coloro che già conoscono il drago.

Christian Rosenkreutz, nelle sue "Nozze Chimiche", lo chiama Re Nero, che deve essere decapitato, poi cotto con gli altri metalli in amalgama all'interno dell'uovo filosofico, per far nascere l'uccello miracoloso.

Ciò ricorda l'araba fenice, che risorge dalle sue ceneri; il Cristo risorto; l'universo emergente dal caos o, per restare alle colombe e ai corvi, quei misteriosi messaggeri di Noè, inviati a cercare la terra.

Prima venne spedito un corvo che non tornò, poi una colomba che rientrò all'arca con un ramoscello d'ulivo nel becco, quando apparve il segno che le acque si stavano ritraendo e che l'Ararat, montagna sacra dell'approdo, mostrava di nuovo la sua terra, a significare l'inizio del regime secco dell'opera.

Passando allo stipite destro, in alto, c'è il simbolo di Giove, stagno coloro grigio.

Esso non rappresenta un vero e proprio regime, ma il graduale passaggio, da più filosofi sottolineato, dal nero al bianco, e sotto l'epigrafe:" DIAMETER SPHERAE THAU CIRCULI CRUX ORBIS NON ORBIS PROSUNT" (Il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce dell'orbita non giovano ai ciechi). E torniamo al discorso del Cosmopolita: la comprensione dei simboli alchemici è riservata a coloro che hanno sviluppato in sé la capacità di vedere, perciò non giova a chi non sa vedere; in alcuni testi d'alchimia la sfera tagliata dal diametro, dal tau, dalla croce, simboleggia tutta la gamma della vitalità mondiale.

Scendendo sullo stipite sinistro, nel mezzo, osserviamo il simbolo di Marte.

In Alchimia ci si riferisce al ferro, al colore bruno. Quindi, sotto, l'epigrafe recita: "QUI SCIT COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE FACIT DE TERRA COELUM ET DE COELO TERRAM PRETIOSAM" (Chi sa bruciare con l'acqua e lavare col fuoco fa della terra un cielo e del cielo una terra preziosa). Sottolineiamo ancora come il fuoco, Ermete insegna, è l'elemento essenziale dell'opera. Come disse il Pontano nella sua "Lettera sul fuoco filosofico" , senza capirne IL senso a nulla varrebbe conoscere gli elementi. L'I.N.R.I. (Igne Natura Renovatur Integra) è l'epigramma principe dell'Alchimia. In alcuni testi si parla di due operazioni: il corpo (sale) passa a uno stato sottile vicino a quello aeriforme e lo spirito (solfo) unendosi al primo cambia in sostanza sublimata ossia terra preziosa.

Sullo stipite destro, nel mezzo, compare il simbolo di Venere. Gli alchimisti associano ad esso il rame, il colore verde. Più sotto l'iscrizione:" SI FECERIS VOLARE TERRAM SUPER CAPUT TUUM EIUS PENNIS AQUAS TORRENTUM CONVERTES IN PETRAM" (Se avrai fatto volare la terra al di sopra della tua testa, con le sue penne tramuterai in pietra le acque di torrenti). Tutta l'operazione tende al ritiro delle acque del diluvio che lasceranno spazio alla terra preziosa, alla pietra alchemica su cui si fa una operazione misteriosa, che viene accennata più volte, simbolicamente, anche nella Porta Magica.

Alcuni testi asseriscono che in questo stadio si fanno volatilizzare il solfo, il mercurio ed il sale che sono racchiusi nell'uovo filosofico, le penne, ossia il vapore che s'innalza dal fondo dell'uovo, faranno convertire tutti i metalli in argento. L'assimilazione acqua donna ha indirizzato la ricerca di alcune scuole verso tecniche di magia sessuale per il risveglio dell'energia primordiale denominata Kundalini.

Sullo stipite sinistro, in basso, troviamo il simbolo del Mercurio, argento vivo, e l'epigrafe: "AZOT ET IGNIS DEALBANDO LATONAM VENIET SINE VESTE DIANA" (Tramite la purificazione di Latona da parte dell'Azoto e del Fuoco, appare Diana senza veste). E' questa un'altra descrizione dell'opera, in cui la purificazione della materia filosofale produce la comparsa dell'argento. E' la purificazione del purgatorio dantesco che prelude alla venuta di Beatrice (colei che dà la beatitudine) è la purificazione prescritta in tutte le fratellanze mistiche.

E, affinché non desti meraviglia il misterioso realizzarsi della pietra al bianco, la mistica Iside svelata, a seguito della catarsi della materia prima, diremo come Beatrice nel Paradiso che sarebbe strano che, nettati dagli errori che ci tengono a terra, restassimo ad essa vincolati, senza poter accedere all'empireo: volo superbo, già descritto da Platone, con i suoi cavalli , uno bianco e l'altro nero, uno vòlto al cielo, l'altro alla terra. Ma, attenzione! non si fa metafisica cosmica qui, ma microcosmica. Dèi, cieli, terra e astri sono in dimensione microcosmica per suggerire elementi e operazioni dell'Arte. Purificata l'anima dalla miscela, essa abbandona la parte più pesante, la veste ossia la scoria, mentre la parte volatile ossia nuda che è il puro fermento argento simboleggiato da Diana, annuncia il governo del sole.

Sullo stipide destro, in basso, vi è il simbolo del sole, oro, colore porporino e, sotto, l'epigrafe: "FILIUS NOSTER MORTUS VIVIT REX AB IGNE REDIT ET CONIUGIO GAUDET OCCULTO" (Nostro figlio, morto, vive, torna re dal fuoco e gode del matrimonio occulto). E' questa un'ulteriore allegorica per descrivere sempre la stessa operazione, la cottura della materia.

Come non ricordare, ancora, della fenice misteriosa che risorge dalle sue ceneri, di Dante che attraversa le fiamme come ultima purificazione, della prova del fuoco di molte fratellanze iniziatiche, e, perché no, del Cristo risorto e sceso all'inferno per risalire alla destra dei Padre? Inoltre, per comprendere chi sia questo Re, siamo aiutati dall'iscrizione: "FILIUS NOSTER". E in alchimia esso è il figlio del Sole e della Luna, è il Telesma di Ermete, forte di ogni forza, che sale dalla terra e discende dal cielo. E la terra è sua nutrice e suo ricettacolo. Continua Ermete "separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, lentamente, con grande cura". Le analogie non mancano e tutte ci conducono ad un'affermazione, forse sorprendente: che tutte le epigrafi della porta alchemica, fin qui considerate, descrivono, in modi differenti, la stessa operazione, quella espressa da Ermete nella Tavola di Smeraldo: è il "solve et coagula" degli alchimisti, lo sciogliere e legare dei cristiani, che, guarda caso, sono attribuiti come facoltà a Pietro apostolo, cui Cristo disse "tu es petra" (tu sei pietra), è la morte e resurrezione del Cristo, è la morte del Re nero di Rosenkreutz e la sua trasmutazione in splendido volatile, è la nascita misteriosa della dea Kundalini, è la dissoluzione e rinascita del maestro muratore nella luce dell'oriente.

Quanto al "coniugo" della frase, esso va interpretato come unione o matrimonio permanente. La pietra, nettata dal fuoco, ha stabilità infinita. La sua duplice natura (del rebis) è diventata una cosa diversa, ma unica, non più suscettibile di separazione ulteriore ("per la meraviglia della cosa unica" dice Ermete).

E' lo Yoga degli induisti, il cui senso è unificazione con l'assoluto, unione che, una volta raggiunta, non può ricreate lo status precedente. E la scritta del medaglione "trinus et unus" che fonde permanentemente padre madre e figlio, ovvero il sole, la luna e l'oro. Se con l'opera al bianco era rinato alla vita lo spirito volando al di sopra delle acque come candida colomba, con l'opera a rosso é ridisceso in essa trasferendo luce; questa condizione viene chiamata nell'antichità pagana "corpo perfetto". San Paolo enuncia il medesimo concetto chiamandola armatura di luce, il buddismo tantrico con l'espressione, corpo di diamante folgore.

Sulla soglia della porta appare il motto:" SI SEDES NON IS" che si può leggere da sinistra a destra "Se siedi non procedi" e da destra a sinistra "Se non siedi procedi", che è una vera istruzione operativa, premessa a tutta l'opera alchemica. E' la condizione senza la quale ogni speranza di aprire la porta del giardino magico diventa illusione. E' l'equivalente di un passo del celebre "SE..." di Rudyard Kipling, laddove recita: "SE TU SAI FORZARE IL TUO CUORE E I TUOI MUSCOLI E NERVI A SERVIRE, SERVIRE, SERVIRE AL DI LA DELLE FORZE E COSI' TENER DURO PUR QUANDO IN TE TUTTO E' FINITO ECCETTO IL VOLERE CHE DICE: RESISTE!" e, proseguendo: "SE TU SAI RIEMPIRE IL MINUTO IMPLACABILE CON SESSANTA SECONDI DI STRADA PERCORSA, TUA ALLORA E' LA TERRA, CON CIO' CHE LA TERRA CONTIENE, MA CIO' CHE PIU' VALE, SEI UOMO, FIGLIO MIO!".

Sul gradino compare l'ultima epigrafe della porta, insieme a un misteriosissimo simbolo che alcuni chiamano monade. L'epigrafe recita:" EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO". (E' opera occulta del vero saggio aprire la terra, affinché germogli la salvezza per il popolo).

L'espressione è talmente chiara che appare superfluo insistervi, salvo che per confermare che la terra è la stessa della Tavola di Smeraldo, quella che è nutrice e ricettacolo del Telesma, la stessa del V.I.T.R.I.O.L. (VISITA INTERIORA TERRAE RECTIFICANDOQUE INVENIES OCCULTUM LAPIDEM). (Visita le parti più profonde della terra e, apportando modifiche, troverai la pietra occulta).

Ma la pratica dell'iniziazione è anche filantropia, soccorrere i miseri, gli infermi, e illuminare gli ignari è il dovere che incombe agli iniziati e aI saggi; il medico ermetista Borri che operava a Villa Palombara spese la sua vita alla ricerca della verità e di nuovi farmaci per curare malattie all'epoca giudicate inguaribili.



(tratto da "Hiram" N. 1 gennaio 1986 , pag. 22 - Ed. Società Erasmo)


sonardj
00martedì 18 marzo 2008 13:56
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