LUCA IL CONTRABBANDIERE

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MD-MAniak
00giovedì 19 aprile 2012 23:43


Amarcord: ho ignorato l' esistenza di qst film sino attorno ai 20 anni, quando un collega appassionato di horror me lo descrisse come un prodotto in cui Fulci applicò la filosofia di L' aldilà ad un film di mafia. E subito lo recuperai...

L'ho voluto recuperare anche qualche notte fa, per rivederlo a distanza di circa 15 anni e mi è venuto voglia di segnalarlo. Perchè se a qualcuno fosse sfuggito, è bene che sappia che questo film è quello in cui Fulci fa le prove generali per la propria avventura nell' horror truculento e splatter, inaugurata l' anno precedente con l' apocrifo Zombi 2 ed in seguito proseguita con alcune delle proprie pellicole più celebri, tipo Paura..., Quella villa..., Lo squartatore..., e L' aldilà, appunto. Dopo avere realizzato i due spaghetti western ritenuti i più violenti di sempre (Tempo di massacro e I quattro dell' apocalisse) Fulci si aggiudica anche il primato dello splatter in un mafia-movie assoldando truccatori ed effettisti come Franco Di Girolamo, Germano Natali, Fabrizio Sforza ed altri, che regalano all' appassionato volti sfigurati in modi vari (memorabile la tortura con la fiamma) e colpi d' arma da fuoco che sventrano, sgozzano e fanno esplodere teste; anche se la scena che più mi ha colpito è quella in cui il protagonista tortura un sicario infilandogli lentamente un punteruolo nella parte sinistra del petto,
un espediente che verrà ripreso nelle ugualmente disturbanti (ma più calligrafiche) uccisioni di Murderock, dove belle ballerine verranno eliminate con uno spillone infilato nel cuore. Definito da Mereghetti, nientemeno, "un noir urbano di rara cretineria", Luca il contrabbandiere è in verità, al netto dello splatter, un poliziottesco mediocre come tanti altri della sua epoca, che deve molto a Il grande racket di Castellari, da cui si differenzia per la peggiore recitazione del medesimo attore protagonista (il bolso Fabio Testi, non di certo aiutato dai dialoghi che la sceneggiatura gli mette in bocca) e per la citata estremizzazione di particolari là edulcorati. E se già Castellari nel suo film lavorava molto di fantasia, qui Fulci si spinge oltre, immaginando una malavita nobile le cui vecchie leve rifiutano di assecondare il rampantismo di quelle nuove che vorrebbero sostituire al caro vecchio contrabbando di sigarette lo smercio della droga, motivando in tal modo i sanguinosi attentati e regolamenti di conti che vengono ad accadere all' interno dell' organizzazione: non a caso si dice che il film sia stato coprodotto da veri contrabbandieri, nulla di strano quindi che il film risulti alla fine uno spot a favore degli stessi e che in esso si ribadisca in più di un' occasione che il traffico illecito di sigarette da lavoro in quel di Napoli a centinaia di migliaia di persone (sic!). Niente di trascendentale in definitiva, ma una visione la può valere; se lo cercate all' estero, è bene sapere che ha circolato anche coi titoli The smuggler, The Naples connection e Contraband, ma anche che non tutte queste versioni sono integrali mentre quella originale italiana il più delle volte lo è. E occhio al solito cameo del presenzialista Fulci: questa volta è il vecchio camorrista che prima olia il proprio mitragliatore e poi lo usa nella resa dei conti finale.
The Reign of Horror
00martedì 12 giugno 2012 13:44
la scena della tortura con la fiamma ossidrica, come hai segnalato, è veramente un cazzotto nello stomaco
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