LA FINE di Andrea Maccarri

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The Reign of Horror
00martedì 28 maggio 2013 16:02
TITOLO CORTOMETRAGGIO:LA FINE

LOCANDINA DEL CORTOMETRAGGIO:

DURATA:4.25 min

REGIA: Andrea Maccarri

ATTORI PRINCIPALI: Massimo Grazini

SCENEGGIATURA: Andrea Maccarri

MUSICHE: Massimo Grazini

FOTOGRAFIA: Andrea Maccarri

MONTAGGIO: Andrea Maccarri

BREVE SINOSSI: Un uomo ritorna nella terra d'origine per interpretare la sua ultima ballata prima della fine del mondo

BREVE BIOGRAFIA DEL REGISTA: Andrea Maccarri nasce a Rivoli(To) residente a Tuscania (Vt) è un appassionato di cinema in tutte le sue forme; conta diverse collaborazioni con l'Ass. culturale REALDREAMS, il cortometraggio LA FINE puo' considerarsi la sua opera prima.

boskoz
00martedì 28 maggio 2013 20:39
Andrea Maccarri ci propone la sua opera prima chiamata La Fine (cosa che fa sorridere se ci pensate, quasi geniale come idea per un esordio) e devo dire che è stata una visiona piacevole, convincente.

La regia è solida, l’idea è buona e l’impegno profuso si può vedere sotto ogni aspetto. La fotografia è molto curata, il punto forte del corto direi. L’attore Massimo Grazini ha una presenza scenica davvero ottima, data anche da quella stima spontanea che solo i musicisti sono in grado di suscitare.

Complessivamente il corto ti lascia con una buona impressione, in un misto di pace interiore ma allo stesso tempo di turbamento. Un uomo che come ultima cosa al mondo desidera rivedere la sua terra natale prima di andarsene, è sia un grande segnale di speranza che ovviamente una scena triste.

C’è spazio per diversi miglioramenti, ma è un esordio certamente molto capace, e in futuro sarei felice di vedere ancora qualcos’altro da parte di Maccarri qui al nostro Fest, magari di un po’ più lungo o articolato.

Da vedere.
videomaker x caso
00mercoledì 29 maggio 2013 15:38
risp
Grazie infinite una recensione veramente positiva ed inaspettata!!

Mi piacerebbe partecipare anche alla prossima edizione, il fest arrivato all'8° edizione conferma quanto di buono ed originale siete riusciti ad organizzare in tutti questi anni per tutti quei filmmaker indie che trovano difficoltà a far conoscere le propie qualità artistiche per via di una distribuzione inadeguata.
[SM=g27823]
osmanspare
00giovedì 30 maggio 2013 20:00
Parte come un accattivante pellicola anni ’70 questo corto: luci, colori, musiche e anche i titoli di testa sembrano puntare dritti verso quell’obiettivo, strappandoci un sorriso di simpatia. Peccato però che subito dopo esso si fermi, cambi un po’ marcia, e si diriga senza tanti scossoni lungo una storia che praticamente si limita ad un’invettiva del suo autore nei confronti del malato mondo che ci circonda, a volte un po’ retorica, affidata alla voce e alla chitarra di un noto cantastorie di Tarquinia (al quale il corto sembra rendere grande omaggio).

Che dire, per quanto il corto sia piacevole e non pecchi mai di eccessiva esagerazione mantenendo toni calmi per tutta la sua durata, in effetti di carne al fuoco ce n’è poca. Una voce narrante iniziale che ci riassume tutto quello che il corto non ci dice (scelta un po’ semplicistica, per quel che mi riguarda, ma comprensibile), dopodiché il mondo finisce (letteralmente o metaforicamente) per poi risorgere dalle sue ceneri con una speranza di purficazione. Pensiero condivisibile ed encomiabile, ma forse un po’ poco per tenere in piedi un cortometraggio che si regge solo sul messaggio e sulle atmosfere che riesce – non proprio perfettamente – a creare.

Non è brutta la figura di questo cantore vagabondo, e poetica è l’idea che torni al suo paese per cantarne la fine ma manca una trama, uno sviluppo, dei personaggi, delle situazioni… insomma quegli elementi necessari per poter dare un voto con cognizione di causa. Anche volendo lasciare alla base l’invettiva contro il male insito nell’umanità, io avrei reso il tutto un po’ più “vivace”, un po’ più complesso, cercando magari di rendere più umano questo protagonista, di farci conoscere meglio lui e il mondo che lo circondava, quel paese che ha lasciato e che ritrova con grande commozione dopo tanti anni. Avrei per fatto narrare ad una radio abbandonata l’antefatto di questo prossimo Armageddon (anche se forse questo è solo una metafora e non accade dunque veramente), avrei mostrato il cantore che si aggira per le strade del paese mentre intorno a lui la gente fugge, avrei piazzato qualche dialogo di lui e qualche paesano in cui egli avrebbe esplicitato i motivi del suo ritorno e le sue emozioni… insomma, qualcosa che facesse modo lievitare un po’ i contenuti.

Ma questa è solo una mia idea, che di certo cozza totalmente con l’intento dell’autore, e che non è certo migliore di questo corto, comunque simpatico, anche se per quel che mi riguarda troppo limitato. Non so, c’è ancora poco su cui giudicare… si intravedono idee, concetti interessanti…in particolare vorrei sapere se c’è un motivo particolare dietro la scelta di questa fotografia, che mi ha ricordato (tutto il corto un po’ me li ricorda) certi western crepuscolari all’italiana, con il cantastorie al posto del cow boy solitario.

A parte questo, non posso aggiungere altro. Un’opera carina, di certo un esordio personale e originale, ma un corto che fornisce troppo pochi elementi per entusiasmarci, coinvolgerci, o farci capire se il suo autore sia davvero dotato.
Un saluto comunque a lui, con l’invito a continuare e perseverare. Sarei curioso di rivederlo qui con un lavoro più complesso.
videomaker x caso
00venerdì 31 maggio 2013 11:44
R
Salve

L’idea di realizzare questo progetto nasce dal disastroso periodo che sta attraversando il nostro Paese.
I tragici avvenimenti legati alle catastrofi naturali fino ad arrivare alla crisi economica mi hanno lasciato una sensazione di assoluta angoscia e riflessione tanto da desiderare in maniera un po' malsana l'avvento di una spaventosa catastrofe volta a debellare ogni tipo di male sulla faccia della terra per poi ripartire dalla rinascita.

Il protagonista del cortometraggio e’ un uomo che lascia la sua terra d’origine per portare il suo messaggio d’amore e speranza nel mondo attraverso la passione per la musica, in parte ci riesce ma sa in cuor suo che solo un intervento divino puo' ristabilire quell’equilibrio ormai perso; l’ultimo suo viaggio coincide con il suo ritorno a casa che lo vedra’ esibirsi per l’ultima volta prima della fine di tutto.
Il personaggio è interpretato da Massimo Grazini un noto cantastorie locale molto legato alle tradizioni della sua terra la Tuscia, ed in particolar modo della citta’ di Tuscania dove è nato e cresciuto; come il personaggio del corto anche lui è un giramondo, per diverso tempo infatti si trasferisce in Senegal e a Cuba dove studia percussioni per poi arrivare in Argentina dove prende lezioni di chitarra e tango.

La scelta della location è stata individuata in una zona di campagna appena fuori il paese in un contesto molto suggestivo e di ampio respiro conosciuto come Le Mandrie; per la realizzazione diciamo che sono stati sufficienti un giorno di riprese visto che lo standard di mezzi a disposizione non ci permetteva di spingerci oltre.

Avrei voluto sviluppare di piu' il soggetto ma visto lo scarso riscontro collaborativo da parte della gente del posto ma che ancor piu' mi amareggia dalle istituzioni locali(E QUI NON VOGLIO ENTRARE IN POLEMICA) abbiamo dovuto concentrare lo sforzo produttivo sull'idea vera e propia e soprattutto sulla presenza scenica e la professionalita' di Massimo che non smettero' mai di ringraziare.

La scelta di utilizzare la tecnica del cross processing dal punto di vista fotografico è caduta per omaggiare le pellicole anni 70' e poi a mio modestissimo parere la somiglianza del protagonista con il compianto David Carradine di Kung fu a fatto il resto.

Mi piacerebbe leggere il parere degli altri giurati, non si smette mai d'imparare!
Di nuovo grazie per la oprofessionalità e competenza dimostrata
osmanspare
00venerdì 31 maggio 2013 15:01
Re: R
videomaker x caso, 31/05/2013 11:44:

Salve

L’idea di realizzare questo progetto nasce dal disastroso periodo che sta attraversando il nostro Paese.
I tragici avvenimenti legati alle catastrofi naturali fino ad arrivare alla crisi economica mi hanno lasciato una sensazione di assoluta angoscia e riflessione tanto da desiderare in maniera un po' malsana l'avvento di una spaventosa catastrofe volta a debellare ogni tipo di male sulla faccia della terra per poi ripartire dalla rinascita.

Il protagonista del cortometraggio e’ un uomo che lascia la sua terra d’origine per portare il suo messaggio d’amore e speranza nel mondo attraverso la passione per la musica, in parte ci riesce ma sa in cuor suo che solo un intervento divino puo' ristabilire quell’equilibrio ormai perso; l’ultimo suo viaggio coincide con il suo ritorno a casa che lo vedra’ esibirsi per l’ultima volta prima della fine di tutto.
Il personaggio è interpretato da Massimo Grazini un noto cantastorie locale molto legato alle tradizioni della sua terra la Tuscia, ed in particolar modo della citta’ di Tuscania dove è nato e cresciuto; come il personaggio del corto anche lui è un giramondo, per diverso tempo infatti si trasferisce in Senegal e a Cuba dove studia percussioni per poi arrivare in Argentina dove prende lezioni di chitarra e tango.

La scelta della location è stata individuata in una zona di campagna appena fuori il paese in un contesto molto suggestivo e di ampio respiro conosciuto come Le Mandrie; per la realizzazione diciamo che sono stati sufficienti un giorno di riprese visto che lo standard di mezzi a disposizione non ci permetteva di spingerci oltre.

Avrei voluto sviluppare di piu' il soggetto ma visto lo scarso riscontro collaborativo da parte della gente del posto ma che ancor piu' mi amareggia dalle istituzioni locali(E QUI NON VOGLIO ENTRARE IN POLEMICA) abbiamo dovuto concentrare lo sforzo produttivo sull'idea vera e propia e soprattutto sulla presenza scenica e la professionalita' di Massimo che non smettero' mai di ringraziare.

La scelta di utilizzare la tecnica del cross processing dal punto di vista fotografico è caduta per omaggiare le pellicole anni 70' e poi a mio modestissimo parere la somiglianza del protagonista con il compianto David Carradine di Kung fu a fatto il resto.

Mi piacerebbe leggere il parere degli altri giurati, non si smette mai d'imparare!
Di nuovo grazie per la oprofessionalità e competenza dimostrata



Credo che la cosa più frustrante per un aspirante regista, o per chi comunque ha una bella idea ed ha desiderio di comunicarla, sia quella di scontrarsi con il disinteresse della gente e la scarsità dei mezzi... è un vero e proprio problema, che costringe a volte i registi a "fare meglio che possono", col risultato di danneggiare senza volerlo le loro belle storie. Qui si è fatto il massimo con il minimo, per cui non c'è niente da dire, ma è un vero peccato lottare contro i mulini a vento in casi come questi...

Grazie per il commento amichevole, un saluto!

GIOLE
00domenica 2 giugno 2013 22:10
Un cortometraggio "crepuscolare" ( è come altrimenti...visto il titolo ), dai colori molto "anni settanta", con un protagonista comunque sereno nonostante "la fine" visto che ha la sua chitarra come accompagnatrice fedele di ogni viaggio.
Che cosa sia esattamente "la fine" ( sembrerebbe il diluvio universale ma poi torna il sole...) e da cosa è generata non è spiegato lasciando libera interpretazione allo spettatore.
Quel che è certo che è il mondo, prima della fine, non piace affatto all'autore del film...e come dargli torto?
Ermetico, abbastanza affascinante, curioso con una ottima fotografia. Qualche problemino invece nel comparto audio...e con una voce narrante non sempre in grado di scandire bene le parole.
Luca Zanovello
00martedì 4 giugno 2013 02:15
Tra tutti i corti in concorso, forse questo è il meno accostabile a temi, stili e cultura horror. Ergo, sono in difficoltà. Anche perché è un concept profondo e ben realizzato, tra musica e parole, un messaggio di decadenza e rinascita. Tuttavia, non ci vedo la minima attinenza con ciò che un prodotto di genere horror (e derivati, qui non si parla di purismo) dovrebbe offrire.
Kissoon
00giovedì 6 giugno 2013 15:52
Di horror nemmeno una traccia, buona la fotografia, ma la canzone stanca velocemente anche perché decontestualizzata da quello che è lo spirito del fest. Non c' è ovviamente una trama, ma è un videoclip musicale, anche carino, ma qui è fuori posto.
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