pliskiss
00lunedì 23 settembre 2019 23:45
Re:
their, 23/09/2019 22.03:
ma io giampaolo nemmeno l'avrei preso, ero rimasto interdetto quando ho sentito il suo nome ma una volta che lo prendi che fai lo esoneri dopo 4 partite? ormai va valutato fino a natale, certo se le perde tutte lo cacci ma adesso no
scoop spalletti ha dato la sua disponibilità al milan anche gratis...
gratis non fa un cazzo nessuno
alla 5nta c'è già da correre ai ripari, attualmente hai una squadra di disonorati
va la Roma, ha li un allenatore mezzo brasiliano che non capisce e non sa l'Italiano eppure ha creato un impronta di gioco
Gianpalo?
Domani è li a Milanello che pensa allo schema da attuare, lo cambia e i giocatori ci capiscono ancora meno di prima
cazzo io prendo i giocatori
"tu Calabria e Hernandez state sulle fasce e attaccate e difendete"
" tu Musacchio e Romagnoli difendete"
" tu Kessie , Krunic, Biglia tenete il centro"
" tu Paquetà stai un pelino avanti"
" tu Leao e Piatek cercate di buttare dentro sta cazzo palla!"
4-3-1-2
volendo si può fare il tanto amato da Berlusca albero di Natale
4-3-2-1
cambia che tengo un pelettino indietro Leao e lo faccio affiancare da Paquetà, Piatek davanti ma con il supporto che arriva da dietro
gli ideali per il centrocampo vedo quelli li' Kessie Krunic Biglia
puoi fare anche un
4-1-3-2
bennacer alla Pirlo davanti alla difesa
a questo punto puoi sacrificare o Krunic o Kessie e dai spazio a Jack o Chala
ma sempre con 2 davanti a pungere e tirare in porta
Suso è meglio che stà un po in panca insieme a Chala che mi sembra rallentano il gioco
in pratica si va sulle fascie solo con Hernandez e Calabria che hanno gamba, logicamente nelle discese il centrocampo e i 2 difensori devono supportare in copertura senza sbilanciarsi troppo
uno due e si scende sulla fascia, se la fascia è troppo coperta si scende dal mezzo, ma generalmente da una parte o l'altra la fascia è libera, li stà ad intuizione dei centrocampisti
calcio veloce 4 o 5 passaggi e tiro in porta
pliskiss
00domenica 29 settembre 2019 23:42
Milan 1 Fiorentina 3
guardavo 4 settimane fa Fiorentina-Monza ed erano sullo 0-1
mi dissi " minchia che squadra di merda la Fiorentina" finii 3-1
Oggi la squadra di merda ha vinto a San Siro 1-3
c'è una leggera differenza, il Monza era vivo, il Milan oggi è una squadra di serie B e lo dicono i numeri, stasera in 11 tiri in porta 2, in 10 un gol con Leao, a questo punto dico meglio giocare in 9 qualcuno è di troppo
per trovare un inizio cosi Campionato Milan, bisogna risalire alla stagione 81-82 con Galbiati in panchina
la Stagione volse al termine con la retrocessione in serie B
per trovare un altro Score cosi bisogna andare al 1938-39
forse non è mai successo neanche che la Curva Sud espone alla Sesta Giornata " questa società non ci merita" tutti ragazzi che magari non avevano soldi e l'abbonamento l'hanno fatto per amore Milan, alla Sesta dopo il 0-3 si svuota la Sud, alla sesta mai successo
se domani vogliono fare un altro record
Mai successo che un allenatore di grossa squadra perde 4 partite su 6 e rimane in panchina a guidare la squadra
soluzioni mio parere
domani mattina esonero e richiama Rino che ha già la macchina fuori dal box a Gallarate, arriva s'incazza e una cosa è certa la prossima non la vinci ma non la perdi neanche
di buono c'è una cosa
menomale che è successo all'inizio
iniziare da domani per cacciare gli spetri del passato
questa è una squadra allo sbando senza un identità e la situazione è pericolosa, prevenire è meglio che curare
la Gazza aspetta un titolo cosi
ma se lo pigliano in culo
pliskiss
00domenica 29 settembre 2019 23:50
Storia momenti tristi di una stagione iniziata male 1981-82
Nel 1982 il Milan retrocedeva per la seconda volta, al termine di un campionato incredibilmente negativo e dopo una sequela di errori che finirono per ricacciare il diavolo nel purgatorio della cadetteria, stavolta per demeriti calcistici. La disamina completa dell’annata 1981/82, l’Annus Horribilis nella storia della gloriosa società rossonera, non può non cominciare dalla metà di giugno del 1981.
Massimo Giacomini, dopo aver centrato la promozione in A, si dimetteva in aperta polemica con la dirigenza rossonera che già da alcuni mesi gli aveva preferito Gigi Radice, artefice di una strepitosa salvezza ottenuta con il Bologna. Walter Novellino, punto di forza di quel Milan, sentenziò: “Con un paio di acquisti mirati potremmo essere da scudetto”. Tuttavia, le strategie societarie durante il mercato estivo furono all’insegna dell’improvvisazione e del piccolo cabotaggio.
Accantonata quasi subito l’idea Cruijff, dopo una comparsata dell’olandese al Mundialito ’81, fallito un tentativo, quasi patetico, di ingaggiare Zico senza averne i fondi, saltato all’ultimo momento persino l’acquisto del belga Ceulemans, il Milan ripiegò sul centravanti scozzese Joe Jordan, giocatore non più giovane ma subito amato dai tifosi che gli riservarono una grande accoglienza al suo arrivo a Linate. L’altro rinforzo fu l’ex ascolano Adelio Moro, ritenuto il giocatore giusto per le geometrie di centrocampo.
Giussy Farina scommise su Gigi Radice per riportare il Milan ad alti livelli
I superstiziosi individuarono nella data del raduno precampionato (venerdì 17 luglio ’81) il preludio ad un anno negativo. In effetti, dopo la prima fase di Coppa Italia, in molti se la presero con la dea bendata. Nel derby, decisivo per il passaggio del turno, un guizzo di Bergomi allo scadere sancì la qualificazione dell’Inter proprio a discapito dei rossoneri che con Novellino e un gran colpo di testa di Jordan avevano rimontato il gol di Altobelli.
Poi, fu campionato, cominciato con due pareggi senza gol, uno dei quali contro la quotata Fiorentina di De Sisti, regina del calciomercato. La fortuna strizzò l’occhio ai rossoneri al San Paolo, con un successo di misura, scaturito da un tiro senza pretese di Novellino deviato da Ferrario alle spalle di Castellini. Nelle successive sei partite, la squadra di Radice inserì la retromarcia, toccando il fondo della classifica.
Il ciclo terribile cominciò a San Siro contro la Juve, corsara grazie ad un gol di Virdis, proseguì nel derby (deciso da Oriali), si aggravò dopo la batosta di Catanzaro (3-0), il pareggio interno contro il modesto Como e la sconfitta di misura ad Ascoli. Il 22 novembre ’81, il Milan era ultimo in classifica con la miseria di sei punti conquistati in nove giornate ed appena due gol all’attivo. Uno score terrificante, capace di smentire qualsiasi pronostico formulato ad inizio stagione.
In alcuni casi, la squadra di Radice disputò delle buone partite ma senza raccogliere punti. Fu così contro il Torino, al Comunale, dove un gol allo scadere di Dossena tolse ai rossoneri un punto meritato. Alla prima di ritorno, dopo la sconfitta casalinga ad opera dell’Udinese, il neo presidente Giuseppe Farina decise l’esonero di Gigi Radice. Al suo successore, Italo Galbiati, fu affidato il difficile progetto salvezza.
La scossa ci fu in termini di prestazioni ma non di punti, come nel caso delle trasferte con le prime della classifica, Fiorentina e Juventus. Il campo di Torino si rivelò stregato: una tripletta di un centravanti prelevato direttamente dal Torneo di Viareggio, Giuseppe Galderisi, piegò il Milan, capace per due volte di pareggiare con Collovati e Antonelli.
La speranza, riaffiorata battendo in casa il Bologna con i gol di Moro e Buriani, divenne illusione dopo il derby di ritorno e, soprattutto, al cospetto del Catanzaro, maramaldo a San Siro grazie ad un guizzo di Bivi sotto la Curva Sud. Il 21 marzo ’82 fu la domenica della guerriglia scatenata da un gruppo di tifosi rossoneri dopo la disfatta di Como, contro l’ultima in classifica. Un sasso, lanciato dal settore occupato dai supporters milanisti, colpì al capo Fulvio Collovati, costretto ad abbandonare il campo. Nel dopopartita successe il finimondo.
La squadra, in una crisi senza fine, fu costretta a giocare sul neutro di Verona le partite contro Ascoli e Roma che portarono la miseria di un punto in classifica. Restavano le ultime cinque giornate per centrare la salvezza. La classifica era impietosa: Milan penultimo, a quattro lunghezze dal quartultimo posto. Per rimanere in A occorreva praticamente unimpresa.
L’ultimo tratto del campionato 81/82 mise in mostra, finalmente, un Milan all’altezza del suo blasone. A Genoa cominciò la riscossa contro una concorrente per la salvezza. Una prodezza di Maldera (gran gol con un pallonetto al volo) ed un rigore trasformato da Baresi rimontarono la rete rossoblù di Briaschi. Stessa musica contro l’Avellino, passato in vantaggio con Juary, raggiunto da Novellino e superato da una spettacolare rovesciata di Maldera, giocatore della provvidenza.
A Milanello tornò la fiducia. A tre giornate dalla fine, malgrado mesi di occasioni mancate e stomachevole pochezza, la squadra era ancora in linea di galleggiamento. A Cagliari, i rossoneri mancarono il tris di vittorie, facendosi raggiungere da Selvaggi dopo il vantaggio di Battistini. Contro il Torino dell’ex Giacomini occorreva vincere per non vedere il baratro da vicino. Più che una partita fu un assedio nell’area granata. Antonelli e Novellino ci provarono più volte, trovando sempre pronto l’estremo difensore Copparoni. Nel finale, Maldera sfiorò il terzo gol salvezza: il suo colpo di testa, a portiere battuto, si stampò sulla traversa. L’uscita dal campo fu a capo chino.
La situazione in classifica era disperata: Cagliari e Genoa 24, Bologna 23, Milan 22. Quattro squadre per due posti salvezza, con il Como già matematicamente retrocesso. I rossoneri, per restare in A, dovevano vincere a Cesena e sperare nelle sconfitte di almeno due squadre tra felsinei, sardi e genoani, avendo con le tre rivali una migliore classifica avulsa. Il 16 maggio ’82 fu una domenica di passione, emozioni e colpi di scena a getto continuo. Al 63′, dopo il raddoppio del cesenate Piraccini, l’elettroencefalogramma del Milan era piatto. Il gol di Jordan sembrò il canto del cigno di una squadra ormai spacciata.
Quando Francesco Romano indovinò l’incrocio dei pali, con un fendente dalla distanza, la speranza tornò a materializzarsi: 2-2. Con il Genoa sottò di un gol a Napoli ed il Bologna raggiunto dall’Ascoli, bastava segnare il terzo gol per conquistare una clamorosa salvezza. A 9′ dal termine, Antonelli prese palla a centrocampo, superò come birilli tre difensori avversari e, quasi dal fondo, lasciò partire un diagonale che s’insaccò alle spalle di Recchi. Uno dei più bei gol della storia rossonera.
Dopo prodezze del genere, avendo rimontato due reti, la salvezza sembrò il giusto premio per un finale di campionato a buoni livelli. Ma la fortuna si voltò ancora una volta dall’altra parte. Al San Paolo, un errore di Castellini, definito “quel pasticciaccio brutto del portiere napoletano“, regalò il corner che portò al pareggio del Genoa, firmato da Faccenda. A Cesena la festa si trasformò in profonda delusione: al capolinea del campionato 81/82 giungeva un Milan nuovamente retrocesso in B.
Neanche il risveglio di Jordan basta al Milan: è serie B
L’inutile rimonta in terra romagnola sembrò come l’eroico tentativo di Giro Batol (il coraggioso tigrotto dello sceneggiato televisivo Sandokan) che nel tentativo di uccidere James Brooke, riesce a resistere ai rangers prima di cadere, esanime, ai piedi del Rajah bianco di Sarawak. Le cause di una stagione così negativa furono individuate nell’attacco asfittico (peggio fece solo il Como), nel mancato adattamento di Jordan (appena due reti segnate), spesso relegato da Radice in panchina, nella perdita di capacità realizzativa di Antonelli, appena un anno prima capocannoniere in serie B, non tralasciando lo scarso rendimento di Moro, la brutta copia del giocatore ammirato ad Ascoli.
Per altri, la disfatta rossonera dipese dalla lunga assenza di Franco Baresi. Il libero milanista si sentì male ad inizio ottobre ’81, prima del confronto d’andata contro la Juventus. Si parlò di pubalgia o strappo muscolare, altri ipotizzarono qualcosa di molto grave e in grado di porre fine alla sua carriera. Baresi perdeva peso a vista d’occhio e venne sottoposto ad una lunga serie di esami clinici che scongiurarono la presenza di malattie incurabili.
Il suo rientro in campo, tre mesi e mezzo dopo, diede una scossa positiva all’intero ambiente ma si rivelò tardivo. La squadra, nell’arco del campionato, aveva perso troppi punti che alla fine della stagione si rivelarono decisivi in chiave salvezza. Lo spogliatoio non riuscì o non volle metabolizzare i sistemi e gli schemi di gioco di Radice, allenatore tutt’altro che sprovveduto.
Parecchi anni dopo, Walter Novellino, nel corso di un’intervista per il programma Sfide, smentì la fama di sergente di ferro affibbiata al tecnico di Cesano Maderno, capace di vincere uno scudetto con il Torino (1976) e già insignito del prestigioso “Seminatore d’oro”. Alcuni esperti di questioni rossonere definirono la retrocessione del maggio ’82 come il punto d’uscita di un lungo periodo di crisi societaria, cominciato a metà degli anni settanta, mascherato dalla stella del 1979 e riesploso dopo il primo campionato di serie B.
Eppure, guardando i nomi in rosa, quel Milan avrebbe potuto disputare un campionato d’alta classifica, come pronosticato da Enzo Bearzot alla seconda giornata dopo aver visto i rossoneri all’opera contro la Fiorentina. L’undici base annoverava un portiere d’elevata affidabilità (Piotti), una linea difensiva composta da Tassotti, Maldera (abile anche in zona gol) e Collovati, non tralasciando Baresi, pur indisponibile per larghi tratti del campionato e mal rimpiazzato da Venturi.
Ed ancora, giovani di talento come Romano, Battistini, Evani ed Icardi; uno stantuffo come Buriani, non più ai livelli di qualche anno prima ma pur sempre affidabile; Moro, arrivato dopo aver disputato un’ottima stagione con l’Ascoli e Novellino, chiamato a confermare quanto di buono aveva fatto vedere l’anno precedente. In quanto all’attacco, poi rivelatosi il vero punto dolente di quella stagione, nomi come Joe Jordan (stagionato ma non ancora al tramonto) e Roberto Antonelli non consentivano sogni da primato ma neanche incubi come quelli vissuti dai rossoneri tra settembre 1981 e maggio 1982.
“Una retrocessione gratis dopo quella a pagamento”, commentò sarcasticamente l’avvocato interista Prisco mentre la Juventus, proprio quel 16 maggio di trent’anni fa, festeggiava la conquista della seconda stella. L’unica nota positiva della stagione 81/82 furono i supporters rossoneri, rimasti sempre accanto alla squadra malgrado una mortificante mediocrità. “Oggi, i tifosi sono la parte più sana del Milan”, commentò allora l’indimenticabile Beppe Viola. Aveva ragione.
Testo di: SERGIO TACCONE, Autore di “Un biscione piccolo piccolo – 1993/94, l’Inter quasi in B vince la Coppa Uefa” (Limina, 2010) e di “Quando il Milan era un piccolo diavolo – 1980-83″ (Limina, 2009)
pliskiss
00lunedì 30 settembre 2019 20:02
la voce del Giancarlo alias il Barone
La Curva Sud del Milan ieri sera ha rotto gli indugi ed è esplosa in una contestazione con toni pacifici, ma forti, seguita a ruota da tutto lo stadio. Troppa la delusione dei tifosi rossoneri per questo inizio di campionato da mani nei capelli, troppa l'amarezza per una stagione che doveva essere quella della rinascita, seppur con i dovuti tempi, e che invece si sta trasformando in un'annata da incubo solamente dopo 6 giornate. La redazione di MilanNews.it, perciò, ha contattato Giancarlo Capelli, detto il 'Barone', noto esponente della parte più calda del tifo milanista, per capire gli umori della tifoseria organizzata del Diavolo.
Durante Milan-Fiorentina abbiamo assistito ad una dura contestazione da parte vostra, era già programmata in caso di andamento negativo della partita o è stata spontanea?
"Abbiamo tifato incessamente fino a quando c'è stato un momento in cui spontaneamente, a fine primo tempo, abbiamo chiesto alla squadra di tirare fuori gli attributi. I risultati sono stati quel secondo tempo orribile, per cui la contestazione successiva è stata inevitabile. Dopo questi risultati la gente è delusa. Ci si aspettava una svolta quest'anno, c'era entusiasmo per il nuovo allenatore, per la coppia Boban-Maldini. Al di là del fatto che tra noi e Maldini ci sia stato quello screzio, il tifoso dopo un po' guarda oltre, per il bene del Milan. Così come avevamo accettato Leonardo l'anno scorso, nonostante il tradimento nei nostri confronti quando passò all'Inter".
La contestazione della Curva, seguita poi da tutto lo stadio, era indirizzata solo a giocatori e allenatore?
"No, è una contestazione generale, rivolta a tutte le componenti del club. Non solo chi allena o chi scende in campo ha le sue colpe, ma anche chi li ha scelti. Ci son dei giocatori che, veramente, non sono da da Milan. Ad eccezione di Torino, dove ha fatto qualche errore, Donnarumma ci ha salvato in diverse occasioni. E' l'unico giocatore che ha dimostrato di essere da Milan. Poi, per la prima volta in stagione, è mancato l'impegno da parte della maggioranza della squadra e ciò non è accettabile".
La società starebbe valutando l'esonero di Giampaolo già prima di Genova. Sarebbe d'accordo con una scelta simile e se sì, quale sarebbe l'allenatore ideale per questa squadra?
"Io ero negativo dall'inizio sulla scelta di quest'allenatore, mi dispiace dirlo. A me Giampaolo non esalta per niente, perchè il Milan non può andare a prendere un allenatore da una squadra arrivata a 10 punti da noi la scorsa stagione. L'allenatore diventa determinante, visto che non hai dei giocatori all'altezza. Anche lui, poi, in questa situazione concede un giorno di riposo alla squadra. Ci fosse stato Sacchi o Gattuso li avrebbe mandati in ritiro. Ecco, a proposito di Rino, conoscendolo, io credo che non tornerebbe da noi. Mi auguro veramente che il Milan, se dovesse cambiare allenatore, non prenda ancora un tecnico mediocre. Non si può prendere nuovamente un allenatore e poi dire: 'A fine anno vedremo', serve un tecnico pronto".
Dobbiamo aspettarci una nuova contestazione anche a Genova?
"No, non in partenza, perlomeno. Noi ieri sera abbiamo voluto mandare questo messaggio. Quando saremo a Marassi, poi, vedremo il loro comportamento in campo e si vedrà. Noi non partiamo prevenuti con l'idea di proseguire la contestazione, ma partiamo con la voglia di incitare il Milan, come facciamo sempre e da sempre in ogni stadio. Il tifoso milanista, però, è stufo e credo che lo abbiano capito tutti dopo ieri sera".
pliskiss
00lunedì 30 settembre 2019 21:24
Re: Re: Re: Re: Re:
their, 30/09/2019 20.45:
perchè paolino ha cervello? è solo un dilettante incapace come boban, sono stati grandi giocatori ma fare il dirigente è un altra cosa, che richiamassero galliani in ginocchio
la colpa è di elliot che ha messo questi 2 dilettanti alla guida del milan, davvero lo portano in serie b, se volevano diventare dirigenti dovevano fare la gavetta cominciando dalla serie c e poi se dimostravano di essere bravi arrivavano in serie a, qui ormai nel milan tutti dilettanti allo sbaraglio
cmq giampaolo va licenziato subito a calci nel culo, poi a fine stagione licenziati boban e maldini ed elliot che se ne esca dalle palle
speriamo arrivi ranieri subito che la vedo male, si ci mancava shevchenko allenatore del milan così si finisce subito in serie b, basta con questi ex giocatori del cazzo
l'inter prende marotta come dirigente con esperienza trentennale e noi prendiamo 2 ex calciatori dilettanti, bravo elliot
dopo 5 anni siamo sulla stessa linea
se venivi in Forza Cuore Rossonero ci bannavano in 2
Si sheva non va bene, Ranieri ha una discreta esperienza a livello tecnico
Maldini a fatto come Giuseppe Conte, se ne doveva andare pure lui
non sono 2 partite di merda che possono capitare a tutti, ma è il tutto che è partito male da Luglio, ma non vedevano che nelle poche amichevoli si faceva fatica a tirare in porta ?
Ti sei andato a confrontare con i nomi " si beh era il Manchester" e da li non è uscito un cazzo, una partita di merda in Albania e a momenti in amichevole a Cesena perdi con una squadra di C
cazzo li dovevano provare e riprovare con amichevoli contro avversari, invece sono stati a Milanello a passarsi il pallone per arrivare a Udine e perdere
Qui oltre all'allenatore che non capisce un cazzo c'è stata pure una preparazione alla cazzo
e poi un altra cosa è certa, questi sono giocatori che hanno bisogno di essere frustati, Rino gli aveva dato il bastone e la carota e li aveva domati, Giampaolo si è presentato da professore e lo pigliano per il culo
oggi in intervista se ne esce " sembrava una squadra che non si è mai allenata assieme"
Prova a farla con Antonio Conte una storia del genere, ti ribalta lo spogliatoio e fa mettere subito i senatori in Cassa Integrazione
Naingolan, Perisic,Icardi elitè, fa niente fuori dai coglioni qui si corre e non si rompe il cazzo
questi sono allenatori