2 agosto Bologna 10.25

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pliskiss
10martedì 1 agosto 2017 14:57
“I segreti di Bologna” è un libro che tratta la vicenda della più terribile strage mai compiuta nel nostro Paese, quella di Bologna del 2 agosto 1980. Gli autori sono Rosario Priore, probabilmente il magistrato che ha fatto arrestare il maggior numero di terroristi italiani e stranieri negli anni 70/80, famoso per le sue indagini su Ustica, lo scoppio in volo dell’aereo Itavia Bologna – Palermo del 27 giugno 1980; per la prima volta si parlò non di attentato terroristico ma “fuoco amico”.

Enzo Raisi da Destra.it del 1 agosto 2016

L’altro autore e’ Valerio Cutonilli, avvocato che per motivi professionali ha studiato tutti gli atti del processo sulla strage di Bologna che portarono alla condanna di Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini.

Il libro parte dalla tesi e dai documenti presenti nel mio libro “Bomba o non Bomba alla ricerca ossessiva della verità”, Minerva edizioni, ossia da quella che viene definita la pista palestinese.



In sintesi tutto nasce dal Lodo Moro, l’accordo segreto tra lo Stato italiano e l’Olp, che garantiva ai palestinesi di trasportare e detenere armi ed esplosivi in territorio italiano, per poi ripartirle alle varie organizzazioni terroristiche europee che collaboravano con loro ( in Italia i loro maggiori alleati a detta degli stessi dirigenti Olp erano le BR) in cambio di ritenere il nostro Paese territorio neutrale e non compiere attentati ad eccezione di persone fisiche e beni americani ed ebrei.

Il patto si rompe quando inspiegabilmente (in verità probabilmente fu una spiata di quella componente dei nostri servizi segreti pro israeliana e americana) ad Ortona, nel novembre del 1979, viene fermato un furgone con a bordo tre esponenti del collettivo di Via de Volsci di Roma che trasportavano dei missili Strela per conto dell’Fplp, l’organizzazione marxista dell’Olp legata al terrorista Carlos e a causa di ciò viene arrestato Abu Saleh, il rappresentante dell’Fplp in Italia residente a Bologna e garante del Lodo Moro per conto dei palestinesi che aveva come controparte il colonnello Giovannone, all’epoca responsabile del Sismi per il Medio Oriente e uomo di fiducia di Aldo Moro, ucciso un anno prima dalle Br, fin dal 1971.

A causa di ciò incominciano le minacce da parte palestinese di ritorsione e il processo che si svolge tre mesi dopo all’Aquila e porta alla condanna dei quattro, fa diventare reali e concrete quelle che all’inizio erano solo minacce.

L’attentato di Bologna si colloca in questo scenario, e si scopre, dopo 30 anni, che a Bologna c’erano di sicuro il terrorista tedesco Thomas Kram e probabilmente la terrorista, anche lei tedesca, Margot Frolich entrambi legati al gruppo terroristico Separat il cui leader era Carlos che agiva in Europa per conto dell’Fplp.

Cosa aggiunge di nuovo il libro di Priore e Cutonilli rispetto a quello che avevo già riportato in “ Bomba o non Bomba”? Partendo dall’idea che l’attentato non doveva essere fatto a Bologna ( molti sono gli indizi in questo senso) ma probabilmente al carcere di Trani dove erano reclusi molti capi Br e lo stesso Abu Saleh, e che quindi fu uno scoppio accidentale, come confermo’ Francesco Cossiga, gli autori hanno analizzato al microscopio tutta la documentazione allegata al processo di Bologna e trovato nuovo materiale che portano a nuove presenze alla stazione di Bologna nei giorni dell’attentato insieme a quella di Kram e della Frolich e legati tra loro oltre ad evidenziare fatti inquietanti di depistaggio che palesano l’inquinamento del luogo dell’eccidio.

In primo luogo hanno riscontrato la presenza alla stazione di Bologna il giorno dell’attentato di elementi legati al terrorismo rosso sardo ( da ricordare che due erano gli arsenali custoditi da BR e Olp insieme in Italia, uno era in Veneto e l’altro in Sardegna), una presenza mascherata goffamente dagli inquirenti legati ai nostri servizi segreti che avevano tutto l’interesse a non legare l’attentato al Lodo Moro, un segreto di Stato che non poteva essere rivelato per ovvi motivi. La pista sarda viene ampiamente documentata e rafforza chiaramente il quadro della verità alternativa a quelle giudiziaria.

Ma l’elemento contenuto nel libro di Priore e Cutonilli che in questi giorni ha fatto più clamore e’ il caso di Maria Fresu, una delle vittime che viaggiava con la figlioletta e un’ amica. La figlioletta mori perché la deflagrazione della bomba la fece volare contro una parete e a causa di ciò si ruppe l’osso del collo. L’amica rimase solamente ferita. Del corpo di Maria Fresu non ci fu traccia e si sostenne che si disintegro’ fornendo un identificazione attraverso un piccolo pezzo di lembo facciale ritrovato tra le macerie.

Priore e Cutonilli disintegrano letteralmente questa tesi dimostrando che è scientificamente impossibile che il corpo della Fresu si potesse disintegrare nella posizione in cui si trovava come dimostra quanto successo alle due persone che erano al suo fianco e smontano clamorosamente la presunta identificazione avvenuta con quel pezzo di lembo facciale. Una vicenda clamorosa che ci fa domandare dove e’ finito quel corpo e perché e’ stato fatto sparire. Un interrogazione parlamentare su questa vicenda e’ gia’ stata presentata dal senatore Aldo Di Biagio, attendiamo la risposta.

In conclusione il libro di Priore e Cutonilli, scritto in modo molto scorrevole, conferma ulteriormente la validità della pista palestinese per la strage di Bologna, smonta ulteriormente il castello accusatorio della sentenza giudiziaria ponendo inquietanti interrogativi su uno Stato che ha sacrificato la verità sul più grave attentato della storia della nostra repubblica per mantenere segreto un discutibile accordo internazionale.

Il dato più incredibile è stata la reazione del presidente dell’associazione delle vittime del 2 agosto Paolo Bolognesi, oggi parlamentare del pd, che a fronte di ulteriore documentazione che porta inequivocabilmente alla pista palestinese reagisce minacciando gli autori del libro del reato di depistaggio, una legge assurda che lui ha voluto e che rischia di mettere la museruola a chiunque ricerchi la verità a prescindere dagli esiti processuali.

La miglior risposta a questo signore è comprare “I segreti di Bologna” che non a caso dopo poche settimane dalla sua uscita nelle librerie si avvia alla seconda ristampa, un libro che merita e che contribuirà a spazzare via una menzogna di Stato durata oltre 35 anni.


commento- 36anni per arrivare a scrivere stronzate e fare pure un libro, la pista palestinese era stata messa da parte subito e questo a distanza di anni la ritira fuori? Se i palestinesi erano bombaroli ne avrebbero piazzate pure in Israele, il ciò a me non risulta
Quella valigia piena di tritolo da cava è arrivata da Roma e porta il marchio servizi segreti Repubblica Italiana.
Domani è il 2 Agosto ma a occhio e croce la verità si sà, mancano i mandanti che oramai qualche d'uno è pure morto.
Non spendete soldi inutilmente
pliskiss
10martedì 1 agosto 2017 15:01
Da da da
10martedì 1 agosto 2017 15:09
Quindi c'è una vecchia tradizione storica per cui l'Italia è considerata una zona franca per i terroristi mediorientali, c'era addirittura un patto segreto che consentiva questi transiti?
pliskiss
10martedì 1 agosto 2017 15:14
"""Il libro parte dalla tesi e dai documenti presenti nel mio libro “BOMBA O NON BOMBA""

Allora cerca di arrivare a ROMA! Ciaparat!!
pliskiss
10martedì 1 agosto 2017 15:31
Re:
Da da da, 01/08/2017 15.09:

Quindi c'è una vecchia tradizione storica per cui l'Italia è considerata una zona franca per i terroristi mediorientali, c'era addirittura un patto segreto che consentiva questi transiti?



I transiti si e magari le armi giravano pure, ma che questi terroristi mediorientali mettessero una bomba in una stazione è impossibile proprio non era nel loro DNA dei tempi

Questo tira fuori pure Maria Fresu e i rossi sardi, la Fresu è risaputo che stava di fianco alla valigia ed essendo minuta è rimasta disintegrata, la figlia giocava e stava un po più lontano.

Vabbe che sono passati anni, ma tirare fuori stronzate mi sembra eccessivo, cosi confondi le idee alle nuove generazioni che ai tempi non c'erano.

Le Br? [SM=x44457]

Lotta per il popolo e vanno a mettere una bomba in una stazione dove c'è il popolo?

Libertà di stampa ok, ma bisognerebbe misurare anche le cazzate che vengono stampate.

Che è? Fioravanti si è stancato di stare dentro e lo vogliono tirare fuori?

Fioravanti, Mambro e Carminati, sconti aperti per ex terroristi neri.
Pipallo
10martedì 1 agosto 2017 16:07
Strano però che dopo tutti questi anni, finito quel periodo politico, ancora non si vuole fare luce sulla vicenda, significa che da tutte le parti c'è interesse a mantenere alcuni segreti, altrimenti sarebbe saltato fuori qualcosa...
pliskiss
10martedì 1 agosto 2017 18:37
Re:
Pipallo, 01/08/2017 16.07:

Strano però che dopo tutti questi anni, finito quel periodo politico, ancora non si vuole fare luce sulla vicenda, significa che da tutte le parti c'è interesse a mantenere alcuni segreti, altrimenti sarebbe saltato fuori qualcosa...



Finito il periodo politico si, ma quelli che stavano al governo in quegli anni mica sono morti tutti, quelli delle logge massoniche mica sono morti tutti, Licio Gelli se portato nella tomba tutti i segreti e l'ha detto prima di morire, con gli anni cercano di coprire la fossa con un sacco di notizie nuove.

In pratica se si va a leggere un po di storia su quella mattina del 2 Agosto 1980 risulta che a Bologna il giorno prima o il giorno stesso c'erano tutti, c'erano quelli della Magliana, c'erano i NAR(fioravanti,mambro,e altri)c'erano Carlos e Kramer terroristi rossi internazionali, c'erano i brigatisti,c'erano quelli del OLP, c'erano tutti e il governo DC ai tempi con i suoi servizi segreti non sapeva niente?
Mio parere c'erano tutti e non c'era nessuno, la valigia la messa uno sconosciuto e poi chissà che fine gli hanno fatto fare?

L'importante era creare terrore poiche in quegli anni il PCI andava forte e a mamma America la storia non andava bene, dopo l'ITAVIA a Ustica partito da Bologna mettiamo una bomba nella stazione della città più Rossa d'Italia e completiamo il quadro e la gente va a cuccia.
pliskiss
10mercoledì 2 agosto 2017 14:38
come per incanto

Roma, 2 ago. (askanews) -"Il palco del 2 agosto è amichevole ma bisogna essere chiari: non si possono prendere in giro per 37 anni i familiari delle vittime della strage. La desecretazione della direttiva Renzi non ha funzionato". Lo ha dichiarato Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione familiari vittime della strage di Bologna intervistato sul sito www.articolo21.org
"Sono spariti - denuncia Bolognesi- interi archivi. Ed è lo stesso ministero della Difesa ad ammettere che mancano archivi dall'80 all'86. Lo ha denunciato anche Daria Bonfietti nel corso delle commemorazioni su Ustica di un mese fa. Qualcuno l'ha ascoltata e si è dato da fare per rintracciarli? Mi sembra che non interessi a nessuno E dal governo nessuna risposta. Addirittura - prosegue Bolognesi - quando recentemente ho chiesto i nominativi dei partecipanti ai nuclei armati, la cosiddetta "Gladio nera", mi hanno risposto che non me li danno per problemi di privacy".
Inoltre, prosegue Bolognesi "è sconcertante la richiesta da parte della Procura di archiviazione dell'indagine sui mandanti". Perchè "quando si afferma che gli esecutori materiali condannati Fioravanti e Mambro erano degli "spontaneisti" vuol dire che le sentenze precedenti non sono state neanche lette. Né sono stati presi in considerazione tutti gli elementi emersi dal processo sulla strage di Brescia in poi (1974 )e in particolare i tanti connubi tra i 'bombaroli' e numerosi apparati dello Stato…"

commento- I famigliari hanno abbandonato l'aula prima del discorso di Galletti per la commemorazione, il minimo che si poteva fare

Quando i famigliari delle vittime non ci saranno più, lo Stato Italiano potrà tirare un sospiro di sollievo.

Dimostrazione che se coprono per i tempi passati figuriamoci nei tempi attuali.


Pipallo
10mercoledì 2 agosto 2017 15:43
Re:
pliskiss, 02/08/2017 14.38:


commento- I familiari hanno abbandonato l'aula prima del discorso di Galletti per la commemorazione, il minimo che si poteva fare

Quando i famigliari delle vittime non ci saranno più, lo Stato Italiano potrà tirare un sospiro di sollievo.

Dimostrazione che se coprono per i tempi passati figuriamoci nei tempi attuali.






ma non è un caso dei soli familiari, dovremmo essere tutti inviperiti qui per come ci prendono in giro e non ci vogliono dire come sta tutta la vicenda, invece ci sono alcuni giornalisti che preferiscono girarsi dall'altra parte anzichè fare il loro dovere, i loro direttori gli danno altri filoni da approfondire.
Ormai è ridicolo andare a queste giornate della commemorazione delle stragi, perchè diventano un'implicita accettazione di questa omertà di stato, nessuno batte i pugni sul tavolo per pretendere verità e giustizia. [SM=x44493]
Pipallo
10mercoledì 2 agosto 2017 15:43
Re:
pliskiss, 02/08/2017 14.38:


commento- I familiari hanno abbandonato l'aula prima del discorso di Galletti per la commemorazione, il minimo che si poteva fare

Quando i famigliari delle vittime non ci saranno più, lo Stato Italiano potrà tirare un sospiro di sollievo.

Dimostrazione che se coprono per i tempi passati figuriamoci nei tempi attuali.






ma non è un caso dei soli familiari, dovremmo essere tutti inviperiti qui per come ci prendono in giro e non ci vogliono dire come sta tutta la vicenda, invece ci sono alcuni giornalisti che preferiscono girarsi dall'altra parte anzichè fare il loro dovere, i loro direttori gli danno altri filoni da approfondire.
Ormai è ridicolo andare a queste giornate della commemorazione delle stragi, perchè diventano un'implicita accettazione di questa omertà di stato, nessuno batte i pugni sul tavolo per pretendere verità e giustizia. [SM=x44493]
pliskiss
00mercoledì 2 agosto 2017 18:46
Re: Re:
Pipallo, 02/08/2017 15.43:




ma non è un caso dei soli familiari, dovremmo essere tutti inviperiti qui per come ci prendono in giro e non ci vogliono dire come sta tutta la vicenda, invece ci sono alcuni giornalisti che preferiscono girarsi dall'altra parte anzichè fare il loro dovere, i loro direttori gli danno altri filoni da approfondire.
Ormai è ridicolo andare a queste giornate della commemorazione delle stragi, perchè diventano un'implicita accettazione di questa omertà di stato, nessuno batte i pugni sul tavolo per pretendere verità e giustizia. [SM=x44493]



Passato troppo tempo

Io ogni anno ci tengo a ricordarla forse anche perchè da ragazzino mi ha impressionato(il 2 agosto c'era mezza italia in viaggio, e io mi trovavo con i miei a 80km dall'accaduto, con mia zia disperata perchè mia cugina stava a Bologna ma non si sapeva dove?)ad altri magari quel giorno li' li ha toccati di meno e quindi si tende a sbattersene i coglioni senza magari neanche mettere 4 righe sulla discussione.

Storia vecchia ma rimane la più grande strage terroristica in Italia dal dopoguerra.

L'anno che viene se ci sarò ancora la ricorderò di nuovo.
pliskiss
00mercoledì 2 agosto 2017 18:46
Re: Re:
Pipallo, 02/08/2017 15.43:




ma non è un caso dei soli familiari, dovremmo essere tutti inviperiti qui per come ci prendono in giro e non ci vogliono dire come sta tutta la vicenda, invece ci sono alcuni giornalisti che preferiscono girarsi dall'altra parte anzichè fare il loro dovere, i loro direttori gli danno altri filoni da approfondire.
Ormai è ridicolo andare a queste giornate della commemorazione delle stragi, perchè diventano un'implicita accettazione di questa omertà di stato, nessuno batte i pugni sul tavolo per pretendere verità e giustizia. [SM=x44493]



Passato troppo tempo

Io ogni anno ci tengo a ricordarla forse anche perchè da ragazzino mi ha impressionato(il 2 agosto c'era mezza italia in viaggio, e io mi trovavo con i miei a 80km dall'accaduto, con mia zia disperata perchè mia cugina stava a Bologna ma non si sapeva dove?)ad altri magari quel giorno li' li ha toccati di meno e quindi si tende a sbattersene i coglioni senza magari neanche mettere 4 righe sulla discussione.

Storia vecchia ma rimane la più grande strage terroristica in Italia dal dopoguerra.

L'anno che viene se ci sarò ancora la ricorderò di nuovo.
pliskiss
00giovedì 2 agosto 2018 01:38
Giusto sempre ricordare quella maledetta mattina e la sfiga di chi è morto
Ore 10.20 e la gente aspettava un treno normalmente per magari raggiungere le tanto sospirate ferie, è capitato a tutti di stare in una stazione ad aspettare il treno che arriva

Posto sbagliato nel momento sbagliato

10.25 botto e tante vite stroncate

tante storie ed è giusto ricordarle


TEDESCHI IN VACANZA
Eckhardt Mader aveva 14 anni, viveva ad Haselhorf in Westfalia, era venuto in Italia coi suoi per andare a Lido di Pomposa. Aspettavano il treno per tornare in Germania. Alle 10.25 Eckhardt e i suoi due fratelli erano entrati in sala d’attesa, mentre il padre usciva: aveva deciso di visitare Bologna. Lo scoppio uccise Eckhardt, il fratello Kai, la mamma Margret. Rimasero feriti l’altro fratello e il padre, che scavando tra le macerie ritrovò i resti dei suoi cari.

L’INCIDENTE
Luca Mauri, 6 anni, viveva con mamma Anna Maria e babbo Carlo vicino a Como. Venerdì 1 erano partiti per Marina di Mandria, ma a Casalecchio ebbero un incidente. Ne uscirono illesi, ma l’auto si guastò: la lasciarono da un meccanico e decisero di ripartire in treno per Brindisi. Morirono tutti.

LINA E IL LOTTO
Lina Ferretti aveva 53 anni e viveva a Livorno col marito Rolando. Casalinga, amava leggere. Sua suocera aveva vinto al lotto e aveva regalato a lei e al marito uno dei pochi viaggi della loro vita. Sarebbero dovuti partire per Brunico il giorno dopo, ma l’albergatore li chiamò: s’era liberata la camera. Anticiparono il viaggio. Lina fu riconosciuta, con fatica, da suo cognato Loriano il giorno dopo. Il marito, gravemente ferito, si salvò.

MARIA CHE SPARI’
Maria Fresu, 24 anni, di origini sarde, abitava in provincia di Firenze. Era in stazione con la figlia Angela e due amiche, stavano andando in vacanza al Garda. L’esplosione le colpì in sala d’aspetto. Maria, Angela e Viviana Bivona, una delle amiche, morirono. L’altra rimase ferita. Del corpo di Maria non s’ebbe traccia fino al 29 dicembre, quando gli ultimi esami sui resti confermarono il suo ritrovamento.

VELIA E IL FUNERALE
Velia Carli, 50 anni, aveva un piccolo negozio di maglieria in provincia di Napoli. Col marito Salvatore era partita l’1 per Scorzè, in Veneto, per il funerale del consuocero. A Bologna persero la coincidenza. La bomba scoppiò mentre aspettavano il treno dopo: li uccise entrambi, lasciando orfani sette figli.

VIVIANA IN DOLCE ATTESA
Viviana Bugamelli, 23 anni, lavorava in un’azienda agricola. Sposata da pochi mesi con Paolo, aspettava un bimbo. Vivevano a San Lazzaro coi genitori. Erano in stazione ad acquistare i biglietti per treno e traghetto per la Sardegna, a settembre. Lo scoppio li uccise entrambi.

I FIDANZATI INGLESI
Catherine Helen Mitchell, 23 anni, si era laureata all’Arts Court di Birmingham. Col fidanzato John viaggiava per l’Europa. Zaino in spalla, blu il suo, arancione John, sacco a pelo, arnesi da campeggio, abiti, una fotocamera. Morti entrambi.

LO STUDENTE GIAPPONESE
Iwao Sekiguchi, 20 anni, dai sobborghi di Tokyo, studiava letteratura giapponese. Ottenuta una borsa di studio dal Centro Culturale Italiano a Tokyo, il 23 luglio era arrivato a Roma e dopo una settimana era partito per Firenze. Il 2 agosto salì a Bologna. Ma siccome, come annota nel diario, «Teresa non c’era», volle proseguire per Venezia. Aveva comprato un cestino da 5mila lire: carne, uova, patate, pane e vino. Mentre aspettava il treno mangiava e scriveva.

PIER SCESO A TELEFONARE
Pier Francesco Laurenti, 44 anni, dalla provincia di Parma, aveva una sorella ed era laureato in legge. Viveva a Parma, ma lavorava a Padova. Tornava a casa da una vacanza in riviera. Durante una sosta del treno a Bologna, scese a fare una telefonata.

IL VECCHIO ANTONIO
Antonio Montanari, 86 anni, ex mezzadro, amava la briscola e i fumetti. La mattina del 2 era andato in autostazione a vedere gli orari delle corriere. Aspettava sotto il portico l’autobus per tornare a casa. L’esplosione lo buttò a terra, lo ferì. Un amico lo portò in ospedale, dove morì. La vittima più anziana della strage.
Il manifesto del Due agosto: "Vogliamo sapere chi finanziò la strage"
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LEO, IL MURATORE INNAMORATO
Leo Luca Marino, 24 anni, era nato in provincia di Palermo e aveva sette fratelli. Dal 1975 viveva a Ravenna, dove faceva il muratore. Lì conobbe la sua fidanzata 19enne, Antonella Ceci, che lavorava in uno zuccherificio. Erano in stazione ad accogliere le sorelle di Leo Luca, Angela e Domenica, arrivate apposta dalla Sicilia per conoscere la futura nuora. Dovevano tornare tutti assieme a Ravenna, ma il treno era in ritardo. Morirono tutti.

NILLA CHE STAVA PER SPOSARSI
Nilla Natali, 25 anni, era figlia unica e stava per dire sì: aveva già scelto i mobili per la nuova casa. Lavorava alla Cigar, una società che si occupava della ristorazione in stazione e che aveva i suoi uffici sopra alle sale d’aspetto. La bomba la colse in ufficio.

FIDANZATI IN ANTICIPO
Carla Gozzi, 36 anni, abitava coi genitori a Concordia, nel modenese ed era impiegata in un maglificio. Stava partendo per andare alle Tremiti col fidanzato, Umberto Lugli, di due anni più grande. Il fratello di Umberto lì accompagnò in stazione con largo anticipo. Morirono entrambi.

L’OROLOGIAIA SVIZZERA
Irène Breton, 61 anni era originaria di Boncourt in Svizzera e viveva a Delémont col marito. Faceva l’orologiaia. Nessuno sa perché fosse in stazione.

IL TAXISTA DI MARZABOTTO
Francesco Betti, 44 anni, taxista di Marzabotto. Viveva con la moglie e il figlio di 2 anni a San Lazzaro. Era in servizio e il suo taxi si trovava a trenta metri dalla bomba. Un masso lo colpì alla nuca, morì sul colpo.

LA FAMIGLIA BARESE
Vito Diomede Fresa, 62 anni, era di Bari, dove aveva moglie e due figli. Medico impegnato nella ricerca sul cancro e direttore dell’Istituto di patologia all’università, era partito in treno per evitare l’autostrada. Con lui viaggiavano la moglie Errica e il figlio Cesare, di 14 anni. Della famiglia restò solo la figlia rimasta a casa.

SONIA E LA BAMBOLA ROSSA
Sonia Burri, 7 anni, era partita da Bari con i genitori. Era in stazione con loro, i nonni, la sorella Patrizia Messineo (figlia di un altro papà), zia Silvana e le cugine. I soccorritori la trovarono viva ma in gravissime condizioni accanto alla sua bambola rossa. Morì in ospedale due giorni dopo. La bomba uccise anche la sorella Patrizia, di 18 anni, e la zia Silvana Serravalli.

MANUELA VERSO LA COLONIA
Manuela Gallon, 11 anni, bolognese, aveva appena finito le elementari. I genitori aspettavano con lei il treno per Dobbiaco, dove la ragazzina avrebbe passato due settimane in colonia. Il babbo si allontanò per comprare le sigarette e in quell’istante scoppiò la bomba. Manuela rimase gravemente ferita, fu ritrovata e portata in coma all’ospedale dove morì 5 giorni dopo. Mamma Natalia, anche lei ricoverata, morì proprio durante il funerale di Manuela. Solo il papà si salvò.

L’ALLIEVO DI ECO
Sergio Secci, 24 anni, era nato a Terni e si era laureato al Dams. La sua passione era il teatro. Di lui Umberto Eco scrisse che era uno studente modello e all’esame insistette per rifare la tesina. Partito da Forte dei Marmi, Sergio era diretto a Verona, dove l’aspettava un amico. Persa la coincidenza delle 8,18, aspettava il treno delle 10,50. Morì il 7 agosto in ospedale.
Bologna e il 2 agosto: le storie delle 85 vittime della strage in stazione
Un momento del corteo per ricordare la strage
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FRANCA E IL FORNITORE
Franca Dall’Olio, 20 anni, nata a Budrio, figlia unica, abitava a Bologna e da quattro mesi lavorava per la Cigar, che si occupava della ristorazione in stazione e aveva gli uffici sopra le sale d’aspetto. Poco prima dell’esplosione era al telefono con un fornitore: normalmente era lei a scendere per controllare la merce, quella mattina gli chiese di salire.

RITA PRESTO SPOSA
Rita Verde, 23 anni, aveva una sorella e un fratello, viveva a Bologna coi genitori, stava per sposarsi. Anche lei era impiegata alla Cigar.

L’IMPIEGATA PARIGINA
Brigitte Drouhard, 21 anni, era nata a Saules, in Francia, e risiedeva a Parigi. Impiegata, amava la poesia e la letteratura italiana. Aspettava un treno per Ravenna.

FUORI DAL TUNNEL
Roberto Gaiola, 25 anni, era di Vicenza e aveva una sorella. Iniziò a lavorare a 11 anni, in fabbrica. Dopo un periodo difficile, si stava disintossicando al Maggiore e faceva spesso avanti e indietro dal Veneto. Il 2 aspettava il treno per tornare a casa.

DA 20 ANNI MAI IN TRENO
Amorveno Marzagalli, 54 anni, viveva in provincia di Novara con moglie e figlio. Dirigente in una ditta di macchine da caffè, aveva accompagnato la famiglia a Lido degli Estensi, poi avrebbe raggiunto il fratello a Cremona per una gita sul Po, cui lui l’invitava da dieci anni. Quella volta Amorveno acconsentì: la madre era appena morta, in giugno. La mattina del 2 si fece portare alla stazione di Ravenna e di lì, dopo vent’anni che non saliva su un treno, partì per Bologna. Aspettava la coincidenza delle 11.05.

ROMEO IN ANTICIPO
Romeo Ruozi, 54 anni, era di Reggio Emilia, aveva vissuto a Trieste fino al 1975, poi s’era trasferito a Bologna. Sposato, aveva tre figli: due grandi e una di 14 anni. Era in stazione per accogliere la figlia maggiore che veniva a prendere la sorellina per le vacanze estive. Il treno doveva arrivare alle 11,58, ma Romeo era arrivato con largo anticipo, come d’abitudine. Il genero lo riconobbe dalla fede che portava al dito.

FRANCESCO DALLA FIGLIA
Francesco Antonio Lascala, 56 anni, sposato, tre figli. Appassionato di pesca, viveva a Reggio Calabria con la moglie e il figlio quindicenne. Ex centralinista alle Ferrovie, andava a Cremona dalla figlia. Ma il treno era arrivato a Bologna con tre ore di ritardo e aveva perso la coincidenza.

GLI SPOSI PER MANO
Rosina Barbaro, 58 anni, era di Bologna. Sposata, aveva una figlia. In agosto avrebbe festeggiato il 40esimo di nozze. Stava partendo col marito per la Riviera. La figlia voleva accompagnarli in auto, loro avevano deciso per il treno. Camminavano mano nella mano sul marciapiede del primo binario. Il marito rimase ferito, Rosina morì.

PIETRO IL PRESIDE
Pietro Galassi, 66 anni, era nato a San Marino, aveva una sorella e, laureato in matematica, aveva insegnato in una scuola di Viareggio, di cui era poi diventato preside. Era in pensione, e nessuno sa perché fosse in stazione.

LIDIA VERSO I MONTI
Lidia Olla, 67 anni, una figlia, abitava a Cagliari col marito. Partiti per raggiungere la sorella in Trentino, avevano un treno dopo due ore. Il signor Cardillo si levò la giacca e andò a controllare il tabellone. Lidia restò in sala d’aspetto. Lei morì, lui si salvò.

GAETANO NEO-ASSUNTO
Gaetano Roda, 31 anni, era nato a S.Bartolomeo: orfano di padre, viveva nel ferrarese con madre e fratello. Appena assunto dalle Fs, faceva un corso in stazione e in una pausa andò al bar. L’onda d’urto lo gettò contro il treno in sosta sul primo binario.

ROSSELLA AVEVA SETE
Rossella Marceddu, 19 anni, viveva nel vercellese coi genitori e la sorella. Studiava per fare l’assistente sociale. Tornava da una vacanza col padre e la sorella ai lidi ferraresi: voleva vedere il fidanzato. L’accompagnava un’amica, volevano viaggiare in moto, poi scelsero il treno, ritenuto più sicuro. Faceva caldo e Rossella andò a prendere da bere. L’amica rimasta sul binario si salvò.
Bologna e il 2 agosto: le storie delle 85 vittime della strage in stazione

DAVIDE, IL MUSICISTA
Davide Caprioli, 20 anni, era di Verona, dove viveva coi genitori. Studiava economia e commercio, ma la sua passione era la musica: suonava la chitarra e cantava. Dopo una vacanza ad Ancona, dalla sorella, era ripartito perché la sera suonava con la band, i Dna group. Lo scoppio della bomba lo ferì gravemente, morì al Maggiore due ore dopo.

L'appello della sorella: "Cerco l'uomo che in quell'orrore mi accompagnò a riconoscere il corpo del mio Davide"

VITO IL CAMERIERE
Vito Ales, 20 anni, palermitano, aveva un diploma da operaio specializzato e cercava un impiego stabile. Era diretto a Cervia, dove avrebbe lavorato in una pensione come le estati precedenti.

LA VACANZA DI PAOLINO
Paolino Bianchi, 50 anni, faceva il muratore in una cooperativa agricola e viveva in provincia di Ferrara con la mamma malata. Tutti gli anni si concedeva una vacanza sul Garda da una cara amica. Prima di partire aveva comprato le provviste per la madre.

IL MILITARE
Roberto Procelli, 21 anni, era figlio unico e viveva a San Leo di Anghiari. Ragioniere, aveva seguito un corso da programmatore elettronico e lavorava in quel campo. Nel tempo libero, aiutava il babbo a coltivare tabacco. Il 13 maggio era partito per il servizio di leva a Bologna e stava tornando a casa. Lo identificarono dalla piastrina che aveva al collo.

IL MISTERO DI MARIA ANGELA
Maria Angela Marangon, 22 anni, contadina, era nata a Rosolina, in provincia di Rovigo e aveva due fratelli e una sorella. Nessuno sa perché fosse in stazione.

MAURO CHE LEGGEVA IL GIORNALE
Mauro Alganon, 22 anni, viveva con i genitori ad Asti. Commesso in libreria, era l’ultimo di tre figli. Amava la fotografia. Era partito con un amico per Venezia, ma persero la coincidenza. Lui rimase a custodire i bagagli leggendo un giornale e morì. L’amico che uscì si salvò.

IL TURISTA SPAGNOLO
Francisco Gomez Martinez, 23 anni, era spagnolo. Impiegato in una azienda tessile, viveva con una sorella e la mamma in provincia di Barcellona. Aveva cominciato a lavorare a 16 anni, era appassionato di arte. Durante l’anno risparmiava i soldi per viaggiare. In cima alla sua lista c’erano la Grecia e l’Italia. Era partito il 29 luglio, voleva visitare Bologna. Il 2 era appena sceso dal treno.

VINCENZINA E LA SVIZZERA
Vicenzina Sala, 50 anni era di Pavia, ma viveva a Bologna. Il 2 era in stazione col marito, i consuoceri e il nipotino di 6 anni ad aspettare sua figlia e il genero dalla Svizzera. Lo scoppio della bomba uccise Vincenzina, ferì il marito, la consuocera e molto gravemente il nipotino.

L’OTTICO PRIORE
Angelo Priore, 26 anni, di Bolzano, si era trasferito a Messina dove faceva l’ottico. Il 2 era in viaggio coi suoceri per raggiungere moglie e figlio di 14 mesi nel Cadore. Leggeva in sala d’aspetto, mentre i suoceri uscirono a fare due passi. Lo scoppio lo ferì al volto e alla testa. Morì l’11 novembre 1980 dopo mesi di ricoveri e interventi.

IL FIGLIO DEL SINDACO
Mirco Castellaro, 33 anni, di Pinerolo, aveva a lungo vissuto a Frossasco dove il padre era stato sindaco. Capoufficio presso la ditta Vortex Hydra di Fossalta, viveva a Ferrara. Sposato, aveva un figlio di 6 anni. Non si sa perché fosse in stazione.

IL PALLAVOLISTA E LA MAMMA
Roberto De Marchi, 21 anni, era orfano di padre. Viveva con mamma Elisabetta e i tre fratelli più grandi a Marano Vicentino. Era un promettente pallavolista della Volley Sottoriva. Partì il 2 agosto con la mamma per andare dai parenti in Puglia. Passeggiava sul primo binario quando il crollo della pensilina lo travolse. La mamma morì in sala d’attesa.

MARINA IN VACANZA
Marina Antonella Trolese, 16 anni, liceale della provincia di Padova, doveva partire con la sorella per un viaggio di studio. Con loro in stazione a Bologna c’erano mamma Anna Maria e il fratello dodicenne. Lo scoppio li colpì in pieno: la mamma morì sul colpo, i fratelli rimasero feriti, Marina riportò gravissime ustioni e mori il 22 agosto a Padova.

ELEONORA E LA SICILIA
Eleonora Geraci 46 anni era partita in auto da Casalgrande di Reggio Emilia con il figlio Vittorio, 24 anni. Erano in stazione ad accogliere la zia che arrivava dalla Sicilia. Morirono entrambi.

LOREDANA E IL MARITO IN AUTO
Loredana Molina, 44 anni, era di Bologna e col marito aveva accompagnato in stazione il figlio minore e Angelica Tarsi, la suocera, che partivano per le vacanze. Non c’era parcheggio: il marito aspettò in auto e Loredana scese con nonna e nipote a comprare i biglietti, erano diretti a Ostra, vicino ad Ancona. Loredana e la suocera morirono sul colpo, il figlio rimase gravemente ferito.

MIRELLA RICHIAMATA AL LAVORO
Mirella Fornasari, 36 anni, viveva a Casalecchio, era sposata e madre di un ragazzo di 14 anni.
Lavorava per la Cigar in stazione, ma era stata trasferita da poco nella sede di via Marconi. Quel sabato le chiesero di tornare nel vecchio ufficio e lei accettò felice di rivedere le ex colleghe. Il suo corpo fu ritrovato a notte fonda.

EURIDIA LA BARISTA
Euridia Bergianti, 49 anni, di Campogalliano, abitava a Bologna con uno dei suoi due figli ed era vedova. Lavorava da tre anni alla Cigar. Morì al bancone del Self Service.

LA CASALINGA BERTA
Berta Ebner, 50 anni, della provincia di Bolzano, aveva un fratello e viveva con la madre. Faceva la casalinga. Nessuno sa perché fosse in stazione.

ONOFRIO CHE AMAVA INGEBORG
Onofrio Zappalà, 27 anni, di Messina, aveva due sorelle. Finito il liceo, si era iscritto a Lettere, ma aveva lasciato al secondo anno per cercarsi un lavoro e si era innamorato di Ingeborg, una maestra danese di 22 anni conosciuta un’estate al mare. L’aveva raggiunta a Copenaghen dove pensava di stabilirsi, ma le Fs lo richiamarono in Italia: era stato assunto. Il 2 era in stazione coi colleghi. Loro uscirono, lui rimase sul primo binario.

PIO, IL TEDESCO
Pio Carmine Remollino, 31 anni, della provincia di Potenza. Orfano di madre, aveva vissuto con il babbo 75enne, la matrigna e otto fratelli. A 18 anni era partito per la Germania con quattro fratelli. Tornato in Italia per fare il militare, decise di restare e nel 1976 si trasferì a Ravenna: svolgeva lavori saltuari come muratore o cameriere. Uomo di poche parole, viaggiava da solo. Nessuno sa perché fosse in stazione.

I COINQUILINI
Antonino Di Paola, 32 anni, di Palermo, aveva due sorelle e un fratello, amava trasmettere alla radio e da 14 anni lavorava per la Stracuzzi, ditta specializzata in apparecchiature elettriche per la segnalazione ferroviaria. Nel gennaio 1980 era stato trasferito a Bologna dove aveva preso una stanza col collega Salvatore Seminara, catanese di 34 anni. Il 9 sarebbe tornato a casa per le ferie. Era in stazione con Salvatore per aspettare il fratello di quest’ultimo, ma il treno era in ritardo. Morirono entrambi.

VINCENZO E LA TUNISIA
Vincenzo Petteni, 34 anni, della provincia di Trento, viveva a Ferrara. Sposato, da un paio d’anni aveva cambiato lavoro, mettendosi in proprio. Con un amico era diretto a Palermo, da dove avrebbe raggiunto la Tunisia. Non c’era posto in aereo, così scelsero il treno. Morì al Sant’Orsola per un’infezione polmonare 14 giorni dopo.

NAZZARENO IN RITARDO
Nazzareno Basso, 33 anni, di Numana, aveva quattro figli e lavorava a Milazzo. Nel 1978, quand’era carabiniere ausiliario a Chioggia, incontrò la sua futura moglie. Il 2 stava andando a casa dei suoceri, nel veneziano, ma il treno era in ritardo. Telefonò per avvertire, poi entrò in sala d’aspetto.

IL TAXISTA FAUSTO
Fausto Venturi 38 anni, viveva con la madre e il fratello a Bologna, era donatore di sangue. Il 2 era in servizio in stazione.

ARGEO IL FERROVIERE
Argeo Bonora, 42 anni, era un ferroviere di Galliera. Sposato, aveva 5 figli. Dal 1970 si era trasferito in provincia di Bolzano. Il 2 era in ferie e ne aveva approfittato per andare dalla mamma, a Bologna. Aspettava il treno per tornare a casa.

MARIO ALL’ATC
Mario Sica, 44 anni, di Roma, era un avvocato specializzato in diritto del lavoro. Dopo aver lavorato alla Fiat, era stato assunto all’Atc di Bologna, dove si era trasferito con moglie e figli. Il 2 era in stazione per accogliere la madre che arrivava da Roma.

LA RAGIONIERA KATIA
Katia Bertasi, 34 anni, della provincia di Rovigo, viveva a Bologna col marito e due figli: una bimba di 11 anni ed uno di 15 mesi. Ragioniera, era in stazione perché lavorava alla Cigar, la società che si occupava della ristorazione e che aveva gli uffici sopra le sale d’aspetto.

LA VECCHIA MARIA IDRIA
Maria Idria Avati, 80 anni, abitava a Rossano Calabro. Avrebbe voluto partire per il Trentino la mattina per godersi il panorama, ma accettò di viaggiare di notte con la figlia. Il loro treno era in ritardo: arrivarono in stazione sulle dieci. Maria Idria si sedette in sala d’aspetto e la figlia andò alla toilette. Dopo l'esplosione trovò la mamma ancora in vita e l’aiutò a salire sull’ambulanza, ma non bastò a salvarla.

VINCENZO CHE AMAVA L’OPERA
Vincenzo Lanconelli, 51 anni, viveva a Bagnacavallo. Celibe, aveva due sorelle e un fratello. Era stato Ispettore del lavoro a Forlì, poi segretario dell’Ispettorato del Lavoro di Ravenna. Da pensionato, si era iscritto a legge per la seconda laurea. Il 2 andava a Verona per ascoltare l’opera all’Arena.

FLAVIA E L’AMICA SCONOSCIUTA
Flavia Casadei, 18 anni, riminese, doveva andare in quinta superiore. Partita da casa per raggiungere lo zio a Brescia, perse la coincidenza. Entrò in sala d’aspetto con una ragazza di Cento conosciuta in viaggio. Flavia mori, la ragazza di Cento si salvò.

GIUSEPPE CHE ACCELERO’
Giuseppe Patruno, 18 anni, era di Bari ed aveva dieci fratelli. Faceva l’elettricista. In vacanza col fratello a Rimini avevano conosciuto alcune ragazze straniere, che avevano appena accompagnato in stazione. Parcheggiata l’auto, i ragazzi si diressero al primo binario. Giuseppe accelerò il passo e morì. Il fratello, che si era fermato ad aspettare un amico, si salvò.

MAURO DA LONDRA
Mauro Di Vittorio, 24 anni, abitava a Torpignattara. Orfano di padre,

aveva due sorelle e un fratello. Era partito per Londra a cercare lavoro. Arrivato in Francia scrisse sul diario: «Mi permetto pure una colazione e all’una prendo il traghetto. Londra, eccomi. Dover con le sue bianche scogliere mi sta di fronte». Durò poco. Alla frontiera fu fermato e rispedito indietro: non aveva soldi per mantenersi. La famiglia e gli amici lo credevano a Londra, solo il 10 agosto seppero che era in stazione.


A volte si dice destino


MA CHI HA DECISO QUESTO DESTINO??????????????????????????


NON DIMENTICHIAMO!
pliskiss
00giovedì 2 agosto 2018 01:38
Giusto sempre ricordare quella maledetta mattina e la sfiga di chi è morto
Ore 10.20 e la gente aspettava un treno normalmente per magari raggiungere le tanto sospirate ferie, è capitato a tutti di stare in una stazione ad aspettare il treno che arriva

Posto sbagliato nel momento sbagliato

10.25 botto e tante vite stroncate

tante storie ed è giusto ricordarle


TEDESCHI IN VACANZA
Eckhardt Mader aveva 14 anni, viveva ad Haselhorf in Westfalia, era venuto in Italia coi suoi per andare a Lido di Pomposa. Aspettavano il treno per tornare in Germania. Alle 10.25 Eckhardt e i suoi due fratelli erano entrati in sala d’attesa, mentre il padre usciva: aveva deciso di visitare Bologna. Lo scoppio uccise Eckhardt, il fratello Kai, la mamma Margret. Rimasero feriti l’altro fratello e il padre, che scavando tra le macerie ritrovò i resti dei suoi cari.

L’INCIDENTE
Luca Mauri, 6 anni, viveva con mamma Anna Maria e babbo Carlo vicino a Como. Venerdì 1 erano partiti per Marina di Mandria, ma a Casalecchio ebbero un incidente. Ne uscirono illesi, ma l’auto si guastò: la lasciarono da un meccanico e decisero di ripartire in treno per Brindisi. Morirono tutti.

LINA E IL LOTTO
Lina Ferretti aveva 53 anni e viveva a Livorno col marito Rolando. Casalinga, amava leggere. Sua suocera aveva vinto al lotto e aveva regalato a lei e al marito uno dei pochi viaggi della loro vita. Sarebbero dovuti partire per Brunico il giorno dopo, ma l’albergatore li chiamò: s’era liberata la camera. Anticiparono il viaggio. Lina fu riconosciuta, con fatica, da suo cognato Loriano il giorno dopo. Il marito, gravemente ferito, si salvò.

MARIA CHE SPARI’
Maria Fresu, 24 anni, di origini sarde, abitava in provincia di Firenze. Era in stazione con la figlia Angela e due amiche, stavano andando in vacanza al Garda. L’esplosione le colpì in sala d’aspetto. Maria, Angela e Viviana Bivona, una delle amiche, morirono. L’altra rimase ferita. Del corpo di Maria non s’ebbe traccia fino al 29 dicembre, quando gli ultimi esami sui resti confermarono il suo ritrovamento.

VELIA E IL FUNERALE
Velia Carli, 50 anni, aveva un piccolo negozio di maglieria in provincia di Napoli. Col marito Salvatore era partita l’1 per Scorzè, in Veneto, per il funerale del consuocero. A Bologna persero la coincidenza. La bomba scoppiò mentre aspettavano il treno dopo: li uccise entrambi, lasciando orfani sette figli.

VIVIANA IN DOLCE ATTESA
Viviana Bugamelli, 23 anni, lavorava in un’azienda agricola. Sposata da pochi mesi con Paolo, aspettava un bimbo. Vivevano a San Lazzaro coi genitori. Erano in stazione ad acquistare i biglietti per treno e traghetto per la Sardegna, a settembre. Lo scoppio li uccise entrambi.

I FIDANZATI INGLESI
Catherine Helen Mitchell, 23 anni, si era laureata all’Arts Court di Birmingham. Col fidanzato John viaggiava per l’Europa. Zaino in spalla, blu il suo, arancione John, sacco a pelo, arnesi da campeggio, abiti, una fotocamera. Morti entrambi.

LO STUDENTE GIAPPONESE
Iwao Sekiguchi, 20 anni, dai sobborghi di Tokyo, studiava letteratura giapponese. Ottenuta una borsa di studio dal Centro Culturale Italiano a Tokyo, il 23 luglio era arrivato a Roma e dopo una settimana era partito per Firenze. Il 2 agosto salì a Bologna. Ma siccome, come annota nel diario, «Teresa non c’era», volle proseguire per Venezia. Aveva comprato un cestino da 5mila lire: carne, uova, patate, pane e vino. Mentre aspettava il treno mangiava e scriveva.

PIER SCESO A TELEFONARE
Pier Francesco Laurenti, 44 anni, dalla provincia di Parma, aveva una sorella ed era laureato in legge. Viveva a Parma, ma lavorava a Padova. Tornava a casa da una vacanza in riviera. Durante una sosta del treno a Bologna, scese a fare una telefonata.

IL VECCHIO ANTONIO
Antonio Montanari, 86 anni, ex mezzadro, amava la briscola e i fumetti. La mattina del 2 era andato in autostazione a vedere gli orari delle corriere. Aspettava sotto il portico l’autobus per tornare a casa. L’esplosione lo buttò a terra, lo ferì. Un amico lo portò in ospedale, dove morì. La vittima più anziana della strage.
Il manifesto del Due agosto: "Vogliamo sapere chi finanziò la strage"
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LEO, IL MURATORE INNAMORATO
Leo Luca Marino, 24 anni, era nato in provincia di Palermo e aveva sette fratelli. Dal 1975 viveva a Ravenna, dove faceva il muratore. Lì conobbe la sua fidanzata 19enne, Antonella Ceci, che lavorava in uno zuccherificio. Erano in stazione ad accogliere le sorelle di Leo Luca, Angela e Domenica, arrivate apposta dalla Sicilia per conoscere la futura nuora. Dovevano tornare tutti assieme a Ravenna, ma il treno era in ritardo. Morirono tutti.

NILLA CHE STAVA PER SPOSARSI
Nilla Natali, 25 anni, era figlia unica e stava per dire sì: aveva già scelto i mobili per la nuova casa. Lavorava alla Cigar, una società che si occupava della ristorazione in stazione e che aveva i suoi uffici sopra alle sale d’aspetto. La bomba la colse in ufficio.

FIDANZATI IN ANTICIPO
Carla Gozzi, 36 anni, abitava coi genitori a Concordia, nel modenese ed era impiegata in un maglificio. Stava partendo per andare alle Tremiti col fidanzato, Umberto Lugli, di due anni più grande. Il fratello di Umberto lì accompagnò in stazione con largo anticipo. Morirono entrambi.

L’OROLOGIAIA SVIZZERA
Irène Breton, 61 anni era originaria di Boncourt in Svizzera e viveva a Delémont col marito. Faceva l’orologiaia. Nessuno sa perché fosse in stazione.

IL TAXISTA DI MARZABOTTO
Francesco Betti, 44 anni, taxista di Marzabotto. Viveva con la moglie e il figlio di 2 anni a San Lazzaro. Era in servizio e il suo taxi si trovava a trenta metri dalla bomba. Un masso lo colpì alla nuca, morì sul colpo.

LA FAMIGLIA BARESE
Vito Diomede Fresa, 62 anni, era di Bari, dove aveva moglie e due figli. Medico impegnato nella ricerca sul cancro e direttore dell’Istituto di patologia all’università, era partito in treno per evitare l’autostrada. Con lui viaggiavano la moglie Errica e il figlio Cesare, di 14 anni. Della famiglia restò solo la figlia rimasta a casa.

SONIA E LA BAMBOLA ROSSA
Sonia Burri, 7 anni, era partita da Bari con i genitori. Era in stazione con loro, i nonni, la sorella Patrizia Messineo (figlia di un altro papà), zia Silvana e le cugine. I soccorritori la trovarono viva ma in gravissime condizioni accanto alla sua bambola rossa. Morì in ospedale due giorni dopo. La bomba uccise anche la sorella Patrizia, di 18 anni, e la zia Silvana Serravalli.

MANUELA VERSO LA COLONIA
Manuela Gallon, 11 anni, bolognese, aveva appena finito le elementari. I genitori aspettavano con lei il treno per Dobbiaco, dove la ragazzina avrebbe passato due settimane in colonia. Il babbo si allontanò per comprare le sigarette e in quell’istante scoppiò la bomba. Manuela rimase gravemente ferita, fu ritrovata e portata in coma all’ospedale dove morì 5 giorni dopo. Mamma Natalia, anche lei ricoverata, morì proprio durante il funerale di Manuela. Solo il papà si salvò.

L’ALLIEVO DI ECO
Sergio Secci, 24 anni, era nato a Terni e si era laureato al Dams. La sua passione era il teatro. Di lui Umberto Eco scrisse che era uno studente modello e all’esame insistette per rifare la tesina. Partito da Forte dei Marmi, Sergio era diretto a Verona, dove l’aspettava un amico. Persa la coincidenza delle 8,18, aspettava il treno delle 10,50. Morì il 7 agosto in ospedale.
Bologna e il 2 agosto: le storie delle 85 vittime della strage in stazione
Un momento del corteo per ricordare la strage
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FRANCA E IL FORNITORE
Franca Dall’Olio, 20 anni, nata a Budrio, figlia unica, abitava a Bologna e da quattro mesi lavorava per la Cigar, che si occupava della ristorazione in stazione e aveva gli uffici sopra le sale d’aspetto. Poco prima dell’esplosione era al telefono con un fornitore: normalmente era lei a scendere per controllare la merce, quella mattina gli chiese di salire.

RITA PRESTO SPOSA
Rita Verde, 23 anni, aveva una sorella e un fratello, viveva a Bologna coi genitori, stava per sposarsi. Anche lei era impiegata alla Cigar.

L’IMPIEGATA PARIGINA
Brigitte Drouhard, 21 anni, era nata a Saules, in Francia, e risiedeva a Parigi. Impiegata, amava la poesia e la letteratura italiana. Aspettava un treno per Ravenna.

FUORI DAL TUNNEL
Roberto Gaiola, 25 anni, era di Vicenza e aveva una sorella. Iniziò a lavorare a 11 anni, in fabbrica. Dopo un periodo difficile, si stava disintossicando al Maggiore e faceva spesso avanti e indietro dal Veneto. Il 2 aspettava il treno per tornare a casa.

DA 20 ANNI MAI IN TRENO
Amorveno Marzagalli, 54 anni, viveva in provincia di Novara con moglie e figlio. Dirigente in una ditta di macchine da caffè, aveva accompagnato la famiglia a Lido degli Estensi, poi avrebbe raggiunto il fratello a Cremona per una gita sul Po, cui lui l’invitava da dieci anni. Quella volta Amorveno acconsentì: la madre era appena morta, in giugno. La mattina del 2 si fece portare alla stazione di Ravenna e di lì, dopo vent’anni che non saliva su un treno, partì per Bologna. Aspettava la coincidenza delle 11.05.

ROMEO IN ANTICIPO
Romeo Ruozi, 54 anni, era di Reggio Emilia, aveva vissuto a Trieste fino al 1975, poi s’era trasferito a Bologna. Sposato, aveva tre figli: due grandi e una di 14 anni. Era in stazione per accogliere la figlia maggiore che veniva a prendere la sorellina per le vacanze estive. Il treno doveva arrivare alle 11,58, ma Romeo era arrivato con largo anticipo, come d’abitudine. Il genero lo riconobbe dalla fede che portava al dito.

FRANCESCO DALLA FIGLIA
Francesco Antonio Lascala, 56 anni, sposato, tre figli. Appassionato di pesca, viveva a Reggio Calabria con la moglie e il figlio quindicenne. Ex centralinista alle Ferrovie, andava a Cremona dalla figlia. Ma il treno era arrivato a Bologna con tre ore di ritardo e aveva perso la coincidenza.

GLI SPOSI PER MANO
Rosina Barbaro, 58 anni, era di Bologna. Sposata, aveva una figlia. In agosto avrebbe festeggiato il 40esimo di nozze. Stava partendo col marito per la Riviera. La figlia voleva accompagnarli in auto, loro avevano deciso per il treno. Camminavano mano nella mano sul marciapiede del primo binario. Il marito rimase ferito, Rosina morì.

PIETRO IL PRESIDE
Pietro Galassi, 66 anni, era nato a San Marino, aveva una sorella e, laureato in matematica, aveva insegnato in una scuola di Viareggio, di cui era poi diventato preside. Era in pensione, e nessuno sa perché fosse in stazione.

LIDIA VERSO I MONTI
Lidia Olla, 67 anni, una figlia, abitava a Cagliari col marito. Partiti per raggiungere la sorella in Trentino, avevano un treno dopo due ore. Il signor Cardillo si levò la giacca e andò a controllare il tabellone. Lidia restò in sala d’aspetto. Lei morì, lui si salvò.

GAETANO NEO-ASSUNTO
Gaetano Roda, 31 anni, era nato a S.Bartolomeo: orfano di padre, viveva nel ferrarese con madre e fratello. Appena assunto dalle Fs, faceva un corso in stazione e in una pausa andò al bar. L’onda d’urto lo gettò contro il treno in sosta sul primo binario.

ROSSELLA AVEVA SETE
Rossella Marceddu, 19 anni, viveva nel vercellese coi genitori e la sorella. Studiava per fare l’assistente sociale. Tornava da una vacanza col padre e la sorella ai lidi ferraresi: voleva vedere il fidanzato. L’accompagnava un’amica, volevano viaggiare in moto, poi scelsero il treno, ritenuto più sicuro. Faceva caldo e Rossella andò a prendere da bere. L’amica rimasta sul binario si salvò.
Bologna e il 2 agosto: le storie delle 85 vittime della strage in stazione

DAVIDE, IL MUSICISTA
Davide Caprioli, 20 anni, era di Verona, dove viveva coi genitori. Studiava economia e commercio, ma la sua passione era la musica: suonava la chitarra e cantava. Dopo una vacanza ad Ancona, dalla sorella, era ripartito perché la sera suonava con la band, i Dna group. Lo scoppio della bomba lo ferì gravemente, morì al Maggiore due ore dopo.

L'appello della sorella: "Cerco l'uomo che in quell'orrore mi accompagnò a riconoscere il corpo del mio Davide"

VITO IL CAMERIERE
Vito Ales, 20 anni, palermitano, aveva un diploma da operaio specializzato e cercava un impiego stabile. Era diretto a Cervia, dove avrebbe lavorato in una pensione come le estati precedenti.

LA VACANZA DI PAOLINO
Paolino Bianchi, 50 anni, faceva il muratore in una cooperativa agricola e viveva in provincia di Ferrara con la mamma malata. Tutti gli anni si concedeva una vacanza sul Garda da una cara amica. Prima di partire aveva comprato le provviste per la madre.

IL MILITARE
Roberto Procelli, 21 anni, era figlio unico e viveva a San Leo di Anghiari. Ragioniere, aveva seguito un corso da programmatore elettronico e lavorava in quel campo. Nel tempo libero, aiutava il babbo a coltivare tabacco. Il 13 maggio era partito per il servizio di leva a Bologna e stava tornando a casa. Lo identificarono dalla piastrina che aveva al collo.

IL MISTERO DI MARIA ANGELA
Maria Angela Marangon, 22 anni, contadina, era nata a Rosolina, in provincia di Rovigo e aveva due fratelli e una sorella. Nessuno sa perché fosse in stazione.

MAURO CHE LEGGEVA IL GIORNALE
Mauro Alganon, 22 anni, viveva con i genitori ad Asti. Commesso in libreria, era l’ultimo di tre figli. Amava la fotografia. Era partito con un amico per Venezia, ma persero la coincidenza. Lui rimase a custodire i bagagli leggendo un giornale e morì. L’amico che uscì si salvò.

IL TURISTA SPAGNOLO
Francisco Gomez Martinez, 23 anni, era spagnolo. Impiegato in una azienda tessile, viveva con una sorella e la mamma in provincia di Barcellona. Aveva cominciato a lavorare a 16 anni, era appassionato di arte. Durante l’anno risparmiava i soldi per viaggiare. In cima alla sua lista c’erano la Grecia e l’Italia. Era partito il 29 luglio, voleva visitare Bologna. Il 2 era appena sceso dal treno.

VINCENZINA E LA SVIZZERA
Vicenzina Sala, 50 anni era di Pavia, ma viveva a Bologna. Il 2 era in stazione col marito, i consuoceri e il nipotino di 6 anni ad aspettare sua figlia e il genero dalla Svizzera. Lo scoppio della bomba uccise Vincenzina, ferì il marito, la consuocera e molto gravemente il nipotino.

L’OTTICO PRIORE
Angelo Priore, 26 anni, di Bolzano, si era trasferito a Messina dove faceva l’ottico. Il 2 era in viaggio coi suoceri per raggiungere moglie e figlio di 14 mesi nel Cadore. Leggeva in sala d’aspetto, mentre i suoceri uscirono a fare due passi. Lo scoppio lo ferì al volto e alla testa. Morì l’11 novembre 1980 dopo mesi di ricoveri e interventi.

IL FIGLIO DEL SINDACO
Mirco Castellaro, 33 anni, di Pinerolo, aveva a lungo vissuto a Frossasco dove il padre era stato sindaco. Capoufficio presso la ditta Vortex Hydra di Fossalta, viveva a Ferrara. Sposato, aveva un figlio di 6 anni. Non si sa perché fosse in stazione.

IL PALLAVOLISTA E LA MAMMA
Roberto De Marchi, 21 anni, era orfano di padre. Viveva con mamma Elisabetta e i tre fratelli più grandi a Marano Vicentino. Era un promettente pallavolista della Volley Sottoriva. Partì il 2 agosto con la mamma per andare dai parenti in Puglia. Passeggiava sul primo binario quando il crollo della pensilina lo travolse. La mamma morì in sala d’attesa.

MARINA IN VACANZA
Marina Antonella Trolese, 16 anni, liceale della provincia di Padova, doveva partire con la sorella per un viaggio di studio. Con loro in stazione a Bologna c’erano mamma Anna Maria e il fratello dodicenne. Lo scoppio li colpì in pieno: la mamma morì sul colpo, i fratelli rimasero feriti, Marina riportò gravissime ustioni e mori il 22 agosto a Padova.

ELEONORA E LA SICILIA
Eleonora Geraci 46 anni era partita in auto da Casalgrande di Reggio Emilia con il figlio Vittorio, 24 anni. Erano in stazione ad accogliere la zia che arrivava dalla Sicilia. Morirono entrambi.

LOREDANA E IL MARITO IN AUTO
Loredana Molina, 44 anni, era di Bologna e col marito aveva accompagnato in stazione il figlio minore e Angelica Tarsi, la suocera, che partivano per le vacanze. Non c’era parcheggio: il marito aspettò in auto e Loredana scese con nonna e nipote a comprare i biglietti, erano diretti a Ostra, vicino ad Ancona. Loredana e la suocera morirono sul colpo, il figlio rimase gravemente ferito.

MIRELLA RICHIAMATA AL LAVORO
Mirella Fornasari, 36 anni, viveva a Casalecchio, era sposata e madre di un ragazzo di 14 anni.
Lavorava per la Cigar in stazione, ma era stata trasferita da poco nella sede di via Marconi. Quel sabato le chiesero di tornare nel vecchio ufficio e lei accettò felice di rivedere le ex colleghe. Il suo corpo fu ritrovato a notte fonda.

EURIDIA LA BARISTA
Euridia Bergianti, 49 anni, di Campogalliano, abitava a Bologna con uno dei suoi due figli ed era vedova. Lavorava da tre anni alla Cigar. Morì al bancone del Self Service.

LA CASALINGA BERTA
Berta Ebner, 50 anni, della provincia di Bolzano, aveva un fratello e viveva con la madre. Faceva la casalinga. Nessuno sa perché fosse in stazione.

ONOFRIO CHE AMAVA INGEBORG
Onofrio Zappalà, 27 anni, di Messina, aveva due sorelle. Finito il liceo, si era iscritto a Lettere, ma aveva lasciato al secondo anno per cercarsi un lavoro e si era innamorato di Ingeborg, una maestra danese di 22 anni conosciuta un’estate al mare. L’aveva raggiunta a Copenaghen dove pensava di stabilirsi, ma le Fs lo richiamarono in Italia: era stato assunto. Il 2 era in stazione coi colleghi. Loro uscirono, lui rimase sul primo binario.

PIO, IL TEDESCO
Pio Carmine Remollino, 31 anni, della provincia di Potenza. Orfano di madre, aveva vissuto con il babbo 75enne, la matrigna e otto fratelli. A 18 anni era partito per la Germania con quattro fratelli. Tornato in Italia per fare il militare, decise di restare e nel 1976 si trasferì a Ravenna: svolgeva lavori saltuari come muratore o cameriere. Uomo di poche parole, viaggiava da solo. Nessuno sa perché fosse in stazione.

I COINQUILINI
Antonino Di Paola, 32 anni, di Palermo, aveva due sorelle e un fratello, amava trasmettere alla radio e da 14 anni lavorava per la Stracuzzi, ditta specializzata in apparecchiature elettriche per la segnalazione ferroviaria. Nel gennaio 1980 era stato trasferito a Bologna dove aveva preso una stanza col collega Salvatore Seminara, catanese di 34 anni. Il 9 sarebbe tornato a casa per le ferie. Era in stazione con Salvatore per aspettare il fratello di quest’ultimo, ma il treno era in ritardo. Morirono entrambi.

VINCENZO E LA TUNISIA
Vincenzo Petteni, 34 anni, della provincia di Trento, viveva a Ferrara. Sposato, da un paio d’anni aveva cambiato lavoro, mettendosi in proprio. Con un amico era diretto a Palermo, da dove avrebbe raggiunto la Tunisia. Non c’era posto in aereo, così scelsero il treno. Morì al Sant’Orsola per un’infezione polmonare 14 giorni dopo.

NAZZARENO IN RITARDO
Nazzareno Basso, 33 anni, di Numana, aveva quattro figli e lavorava a Milazzo. Nel 1978, quand’era carabiniere ausiliario a Chioggia, incontrò la sua futura moglie. Il 2 stava andando a casa dei suoceri, nel veneziano, ma il treno era in ritardo. Telefonò per avvertire, poi entrò in sala d’aspetto.

IL TAXISTA FAUSTO
Fausto Venturi 38 anni, viveva con la madre e il fratello a Bologna, era donatore di sangue. Il 2 era in servizio in stazione.

ARGEO IL FERROVIERE
Argeo Bonora, 42 anni, era un ferroviere di Galliera. Sposato, aveva 5 figli. Dal 1970 si era trasferito in provincia di Bolzano. Il 2 era in ferie e ne aveva approfittato per andare dalla mamma, a Bologna. Aspettava il treno per tornare a casa.

MARIO ALL’ATC
Mario Sica, 44 anni, di Roma, era un avvocato specializzato in diritto del lavoro. Dopo aver lavorato alla Fiat, era stato assunto all’Atc di Bologna, dove si era trasferito con moglie e figli. Il 2 era in stazione per accogliere la madre che arrivava da Roma.

LA RAGIONIERA KATIA
Katia Bertasi, 34 anni, della provincia di Rovigo, viveva a Bologna col marito e due figli: una bimba di 11 anni ed uno di 15 mesi. Ragioniera, era in stazione perché lavorava alla Cigar, la società che si occupava della ristorazione e che aveva gli uffici sopra le sale d’aspetto.

LA VECCHIA MARIA IDRIA
Maria Idria Avati, 80 anni, abitava a Rossano Calabro. Avrebbe voluto partire per il Trentino la mattina per godersi il panorama, ma accettò di viaggiare di notte con la figlia. Il loro treno era in ritardo: arrivarono in stazione sulle dieci. Maria Idria si sedette in sala d’aspetto e la figlia andò alla toilette. Dopo l'esplosione trovò la mamma ancora in vita e l’aiutò a salire sull’ambulanza, ma non bastò a salvarla.

VINCENZO CHE AMAVA L’OPERA
Vincenzo Lanconelli, 51 anni, viveva a Bagnacavallo. Celibe, aveva due sorelle e un fratello. Era stato Ispettore del lavoro a Forlì, poi segretario dell’Ispettorato del Lavoro di Ravenna. Da pensionato, si era iscritto a legge per la seconda laurea. Il 2 andava a Verona per ascoltare l’opera all’Arena.

FLAVIA E L’AMICA SCONOSCIUTA
Flavia Casadei, 18 anni, riminese, doveva andare in quinta superiore. Partita da casa per raggiungere lo zio a Brescia, perse la coincidenza. Entrò in sala d’aspetto con una ragazza di Cento conosciuta in viaggio. Flavia mori, la ragazza di Cento si salvò.

GIUSEPPE CHE ACCELERO’
Giuseppe Patruno, 18 anni, era di Bari ed aveva dieci fratelli. Faceva l’elettricista. In vacanza col fratello a Rimini avevano conosciuto alcune ragazze straniere, che avevano appena accompagnato in stazione. Parcheggiata l’auto, i ragazzi si diressero al primo binario. Giuseppe accelerò il passo e morì. Il fratello, che si era fermato ad aspettare un amico, si salvò.

MAURO DA LONDRA
Mauro Di Vittorio, 24 anni, abitava a Torpignattara. Orfano di padre,

aveva due sorelle e un fratello. Era partito per Londra a cercare lavoro. Arrivato in Francia scrisse sul diario: «Mi permetto pure una colazione e all’una prendo il traghetto. Londra, eccomi. Dover con le sue bianche scogliere mi sta di fronte». Durò poco. Alla frontiera fu fermato e rispedito indietro: non aveva soldi per mantenersi. La famiglia e gli amici lo credevano a Londra, solo il 10 agosto seppero che era in stazione.


A volte si dice destino


MA CHI HA DECISO QUESTO DESTINO??????????????????????????


NON DIMENTICHIAMO!





Pipallo
00giovedì 2 agosto 2018 17:27
Ma possibile che qualcuno dopo tutti questi anni riesce ancora a non farci sapere come sono andate realmente le cose?
pliskiss
00venerdì 3 agosto 2018 15:04
Re:
Pipallo, 02/08/2018 17.27:

Ma possibile che qualcuno dopo tutti questi anni riesce ancora a non farci sapere come sono andate realmente le cose?




Che vuoi che lo stato ti venga a dire " siamo stati noi"

Continuano a menarla con quei 4 pirla dell'estrema destra Fioravanti.Mambro,Ciavardini

ma quella valigia porta il marchio Servizi Segreti Repubblica Italiana

e chissà chi ha piazzato quella valigia? Si tratta di posare in una stazione affollata e in 10 minuti allontanarsi, quelli che sono morti disintegrati vicino al cratere hanno visto sicuramente chi l'ha posata, ma non possono più parlare

hanno messo la bomba a Bologna per nascondere le cagate di Ustica e strano che non ne hanno messo un altra per nascondere Bologna

Questo si chiama destabilizzare un paese quando le cose non ti girano giuste, terrore e tutti a cuccia
pliskiss
00venerdì 2 agosto 2019 18:59
39 anni
"Eliminare le zone d'ombra. E' l'appello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel giorno del 39esimo anniversario della strage di Bologna. "Le istituzioni - dice il capo dello Stato - grazie all'opera meritoria dei suoi uomini, sono riuscite a definire una verità giudiziaria, giungendo alla condanna degli esecutori e portando alla luce la matrice neofascista dei terroristi. L'impegno profuso non è riuscito, tuttavia, a eliminare le zone d'ombra che persistono sugli ideatori dell'attentato. È una verità che dovrà essere interamente conquistata, per rendere completa l'affermazione della giustizia". Così Sergio Mattarella in occasione dell'anniversario della strage di Bologna.

"La disumana ferocia della strage alla stazione di Bologna è parte incancellabile della memoria del popolo italiano e della storia della Repubblica. Il trentanovesimo anniversario dell'attentato terroristico ci richiama, anzitutto, a un rispettoso raccoglimento dinanzi alle vite crudelmente spezzate. Le democrazie si nutrono dei sentimenti più profondi di umanità. È questa condivisione che ha consentito di unire le forze per sconfiggere la barbarie degli assassini, di fare prevalere il tessuto sociale che si voleva strappare, di cercare sempre e ostinatamente la verità, anche quando errori, colpevoli inerzie e ignobili complicità hanno ostacolato il percorso della giustizia".

"Il tempo tempo del silenzio è finito, ci stiamo muovendo finalmente tutti nella stessa direzione", ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in Consiglio comunale a Bologna per la commemorazione del trentanovesimo anniversario della strage del 2 agosto.

Oggi "mancano ancora tasselli", ha detto, "la magistratura è al lavoro, un lavoro delicato dopo i processi sui depistaggi, che ci costringe ancora ad una attesa ma che che ci dà la speranza di far luce finalmente su quanto accaduto senza zone d'ombra".

"Ogni anno - ha detto il sindaco Virginio Merola - aumenta la partecipazione alla cerimonia" per la commemorazione della strage del 2 agosto e "questo dà a noi la forza per continuare a chiedere verità e giustizia. Ringrazio l'associazione delle vittime perché la ricerca della verità, insieme al lavoro della magistratura, deve molto a questa associazione e alla sua tenacia nel presentare ulteriori elementi che possano portare ad accertamento della verità".




"""""""Il tempo tempo del silenzio è finito, ci stiamo muovendo finalmente tutti nella stessa direzione", ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in Consiglio comunale a Bologna per la commemorazione del trentanovesimo anniversario della strage del 2 agosto.""""""""""""



pure i ministri della Giustizia di altri governi avevano detto la stessa cosa

Lo Stato che scopre che è stato lo Stato ed è stata Strage di Stato

un pò durina da tirarla fuori


come ogni anno ho commemorato nel rispetto delle vittime
cannonball
00sabato 24 agosto 2019 17:43
[SM=x44471]
pliskiss
00domenica 25 agosto 2019 02:13
Re:
cannonball, 24/08/2019 17.43:

[SM=x44471]



39 anni di


pliskiss
00sabato 1 agosto 2020 11:49
40 anni

55-40 = 15

avevo 15 anni

era un sabato mattina come oggi bollente, esattamente da 50 minuti la Stazione era esplosa

ero in viaggio con i miei genitori verso la Romagna con sosta a Mantova da mia nonna

arrivati a Mantova e entrati nella corte della casa di mia nonna ricordo che si presentò mia zia disperata che disse che non riusciva a contattare mia cugina a Bologna le linee erano intasate

salimmo su in casa e la televisione presentava uno spettacolo sconcertante apocalitico

in un priimo momento parlavano di uno scoppio di una caldaia , con l'andare delle ore si capii che non era stata una caldaia

tanti che andavano verso la Romagna come noi non sono mai arrivati



rufusexc
00sabato 1 agosto 2020 19:24
Strage Bologna, "giudice inchiesta frequentava capo palestinesi FPLP in Italia"
Pubblicato il: 23/07/2020 13:29 sul sito dell'Agenzia ADNKRONOS:

Il giudice Aldo Gentile, dal 21 settembre del 1980 titolare dell’istruttoria sulla strage alla stazione ferroviaria di Bologna, frequentava Abu Anzeh Saleh, il giordano di origini palestinesi, ufficialmente studente fuori corso residente proprio a Bologna, ma in realtà capo della struttura clandestina in Italia del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina legata alla galassia sanguinaria del superterrorista “Carlos lo sciacallo”. Un personaggio, Saleh, coinvolto nell’inchiesta sul sequestro dei missili di Ortona e intorno al quale ruotano le agghiaccianti minacce palestinesi di ritorsione all’Italia per la sua liberazione proprio a ridosso delle stragi di Ustica e di Bologna.


La clamorosa notizia – e cioè di “un rapporto personale, diretto e privato tra il titolare delle indagini sulla strage e l’uomo dell’FPLP” - è contenuta nel verbale di sommarie informazioni testimoniali rese dal giudice Aldo Gentile (il 7 novembre 2012) al sostituto procuratore Enrico Cieri e al capo della Sezione Antiterrorismo della DIGOS di Bologna Antonio Marotta, nell’ambito del procedimento penale aperto alla fine di luglio 2005 incentrato sulla presenza a Bologna il giorno della bomba di un fedelissimo di Carlos, ovvero il tedesco Thomas Kram (poi indagato e quindi archiviato) compagno della terrorista Christa-Margot Fröhlich (esperta di esplosivi) riconosciuta da un testimone come presente a Bologna (ma anche per la Frohlich uscì indenne dall’inchiesta).

Il sopravvissuto: "Non crediamo a pista palestinese, continueremo a scartarla"

Di questo verbale e delle presunte anomalie processuali intorno al giudice Gentile dà conto il sito ‘Reggio Report’, che scrive: “nello specifico, i due, il giudice istruttore Aldo Gentile e Abu Anzeh Saleh si incontravano regolarmente al bar di via delle Tovaglie, poco distante da Palazzo Baciocchi, allora sede degli uffici giudiziari bolognesi. Gentile ricevette da Saleh anche dei regali, in particolare un bassorilievo in ottone raffigurante il tempio di Gerusalemme, ancora oggi conservato nell’abitazione dell’anziano giudice (99 anni) in pensione, napoletano di nascita, ma bolognese di adozione. “Abu Anzeh Saleh abitava in via delle Tovaglie e frequentava il bar che era di fronte alla sua abitazione. Ci si vedeva… si familiarizzava”, ha dichiarato Gentile.

Pg: 'da Gelli 1 milione di dollari a esecutori

C’è dell’altro. Secondo il sito online “l’ex giudice istruttore del Tribunale di Bologna è stato sentito precisamente per chiarire i motivi che lo spinsero, il 10 settembre 1981, meno di un mese dopo la scarcerazione di Abu Anzeh Saleh - unico fra gli imputati condannati in primo grado a sette anni di reclusione per detenzione e trasporto illegittimo di armi da guerra - a richiedere ai colleghi della Corte d’Appello de L’Aquila il permesso per Saleh di assentarsi da Bologna dove aveva l’obbligo della firma in Questura e recarsi a Roma per una settimana. Il capo dell’FPLP in Italia era stato infatti scarcerato il 14 agosto 1981 (in accoglimento del ricorso presentato dal suo difensore, l’avvocato Edmondo Zappacosta del Foro di Roma, secondo il Sismi legale di fiducia dell’Ambasciata libica a Roma)”.

10 domande ancora senza risposta sulla strage dall'intergruppo parlamntare

“Siccome questo stava sempre lì, ci si salutava e si scherzava – ha dichiarato Gentile a verbale – Assolutamente mai cose professionali”. Eppure, il 10 settembre 1981, è proprio lui, Gentile, sempre secondo il sito Reggio Report – “a trasmettere quel fonogramma ai colleghi de L’Aquila per autorizzare Saleh a recarsi una settimana a Roma. “Poi sono andato a Roma, sono dovuto andare da… non mi ricordo come si chiama, comunque era il fiduciario dell’OLP a Roma il quale mi disse che Abu Saleh era un suo agente e precisamente il suo agente a Bologna”, ha aggiunto Gentile.

Il 2 agosto Casellati a Bologna

Ma il sito Reggio Report scrive di più: “alla domanda cruciale posta dal sostituto procuratore Enrico Cieri sul perché Gentile chiese, nell’ambito dell’istruttoria sulla strage, l’autorizzazione per Saleh a recarsi a Roma immediatamente dopo la sua scarcerazione, si chiude a riccio e risponde: “Non mi ricordo, assolutamente non mi ricordo”. E ancora. “La cosa sorprendente è che Gentile – riporta sempre ‘Reggio Report’ – è che il conserva buona memoria di gran parte di quello che ha fatto in quegli anni (…) ma non ricorda perché si interessò personalmente a chiedere quella autorizzazione a favore di Abu Anzeh Saleh e, soprattutto, su chi lo sollecitò per mandare il capo dell’FPLP in Italia a Roma subito dopo la sua scarcerazione”. Il sito Reggio Report, a questo punto, elenca alcune presunte anomalie nella ricostruzione dell’autorità giudiziaria.

Tra queste il particolare che il giudice Gentile avrebbe, per sua stessa ammissione, ricevuto un regalo da Saleh, e poi che (sempre Gentile) avrebbe tirato in ballo anche gli ex colleghi Giorgio Floridia e Vito Zincani, affermando che anche loro avrebbero conosciuto e frequentato Saleh. “Floridia e Zincani, sentiti a verbale, hanno preso le distanze da quelle affermazioni e hanno smentito in modo categorico la versione fornita da Gentile”.


p.s.: pliskiss forse la pista Palestinese non è del tutto da escludere. L'Italia è stata per anni il campo di battaglia dei servizi segreti e dei terroristi internazionali.
Certo è che sarà difficile, come altre stragi, morti eccelenti e attentati di sapere la verità.
pliskiss
00sabato 1 agosto 2020 22:14
Re: Strage Bologna, "giudice inchiesta frequentava capo palestinesi FPLP in Italia"
rufusexc, 01/08/2020 19:24:

Pubblicato il: 23/07/2020 13:29 sul sito dell'Agenzia ADNKRONOS:

Il giudice Aldo Gentile, dal 21 settembre del 1980 titolare dell’istruttoria sulla strage alla stazione ferroviaria di Bologna, frequentava Abu Anzeh Saleh, il giordano di origini palestinesi, ufficialmente studente fuori corso residente proprio a Bologna, ma in realtà capo della struttura clandestina in Italia del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina legata alla galassia sanguinaria del superterrorista “Carlos lo sciacallo”. Un personaggio, Saleh, coinvolto nell’inchiesta sul sequestro dei missili di Ortona e intorno al quale ruotano le agghiaccianti minacce palestinesi di ritorsione all’Italia per la sua liberazione proprio a ridosso delle stragi di Ustica e di Bologna.


La clamorosa notizia – e cioè di “un rapporto personale, diretto e privato tra il titolare delle indagini sulla strage e l’uomo dell’FPLP” - è contenuta nel verbale di sommarie informazioni testimoniali rese dal giudice Aldo Gentile (il 7 novembre 2012) al sostituto procuratore Enrico Cieri e al capo della Sezione Antiterrorismo della DIGOS di Bologna Antonio Marotta, nell’ambito del procedimento penale aperto alla fine di luglio 2005 incentrato sulla presenza a Bologna il giorno della bomba di un fedelissimo di Carlos, ovvero il tedesco Thomas Kram (poi indagato e quindi archiviato) compagno della terrorista Christa-Margot Fröhlich (esperta di esplosivi) riconosciuta da un testimone come presente a Bologna (ma anche per la Frohlich uscì indenne dall’inchiesta).

Il sopravvissuto: "Non crediamo a pista palestinese, continueremo a scartarla"

Di questo verbale e delle presunte anomalie processuali intorno al giudice Gentile dà conto il sito ‘Reggio Report’, che scrive: “nello specifico, i due, il giudice istruttore Aldo Gentile e Abu Anzeh Saleh si incontravano regolarmente al bar di via delle Tovaglie, poco distante da Palazzo Baciocchi, allora sede degli uffici giudiziari bolognesi. Gentile ricevette da Saleh anche dei regali, in particolare un bassorilievo in ottone raffigurante il tempio di Gerusalemme, ancora oggi conservato nell’abitazione dell’anziano giudice (99 anni) in pensione, napoletano di nascita, ma bolognese di adozione. “Abu Anzeh Saleh abitava in via delle Tovaglie e frequentava il bar che era di fronte alla sua abitazione. Ci si vedeva… si familiarizzava”, ha dichiarato Gentile.

Pg: 'da Gelli 1 milione di dollari a esecutori

C’è dell’altro. Secondo il sito online “l’ex giudice istruttore del Tribunale di Bologna è stato sentito precisamente per chiarire i motivi che lo spinsero, il 10 settembre 1981, meno di un mese dopo la scarcerazione di Abu Anzeh Saleh - unico fra gli imputati condannati in primo grado a sette anni di reclusione per detenzione e trasporto illegittimo di armi da guerra - a richiedere ai colleghi della Corte d’Appello de L’Aquila il permesso per Saleh di assentarsi da Bologna dove aveva l’obbligo della firma in Questura e recarsi a Roma per una settimana. Il capo dell’FPLP in Italia era stato infatti scarcerato il 14 agosto 1981 (in accoglimento del ricorso presentato dal suo difensore, l’avvocato Edmondo Zappacosta del Foro di Roma, secondo il Sismi legale di fiducia dell’Ambasciata libica a Roma)”.

10 domande ancora senza risposta sulla strage dall'intergruppo parlamntare

“Siccome questo stava sempre lì, ci si salutava e si scherzava – ha dichiarato Gentile a verbale – Assolutamente mai cose professionali”. Eppure, il 10 settembre 1981, è proprio lui, Gentile, sempre secondo il sito Reggio Report – “a trasmettere quel fonogramma ai colleghi de L’Aquila per autorizzare Saleh a recarsi una settimana a Roma. “Poi sono andato a Roma, sono dovuto andare da… non mi ricordo come si chiama, comunque era il fiduciario dell’OLP a Roma il quale mi disse che Abu Saleh era un suo agente e precisamente il suo agente a Bologna”, ha aggiunto Gentile.

Il 2 agosto Casellati a Bologna

Ma il sito Reggio Report scrive di più: “alla domanda cruciale posta dal sostituto procuratore Enrico Cieri sul perché Gentile chiese, nell’ambito dell’istruttoria sulla strage, l’autorizzazione per Saleh a recarsi a Roma immediatamente dopo la sua scarcerazione, si chiude a riccio e risponde: “Non mi ricordo, assolutamente non mi ricordo”. E ancora. “La cosa sorprendente è che Gentile – riporta sempre ‘Reggio Report’ – è che il conserva buona memoria di gran parte di quello che ha fatto in quegli anni (…) ma non ricorda perché si interessò personalmente a chiedere quella autorizzazione a favore di Abu Anzeh Saleh e, soprattutto, su chi lo sollecitò per mandare il capo dell’FPLP in Italia a Roma subito dopo la sua scarcerazione”. Il sito Reggio Report, a questo punto, elenca alcune presunte anomalie nella ricostruzione dell’autorità giudiziaria.

Tra queste il particolare che il giudice Gentile avrebbe, per sua stessa ammissione, ricevuto un regalo da Saleh, e poi che (sempre Gentile) avrebbe tirato in ballo anche gli ex colleghi Giorgio Floridia e Vito Zincani, affermando che anche loro avrebbero conosciuto e frequentato Saleh. “Floridia e Zincani, sentiti a verbale, hanno preso le distanze da quelle affermazioni e hanno smentito in modo categorico la versione fornita da Gentile”.


p.s.: pliskiss forse la pista Palestinese non è del tutto da escludere. L'Italia è stata per anni il campo di battaglia dei servizi segreti e dei terroristi internazionali.
Certo è che sarà difficile, come altre stragi, morti eccelenti e attentati di sapere la verità.




infatti

l'86ma vittima è palestinese

85 vittime con il corpo di Maria Fresu che è sparito


a Bologna quella mattina c'erano tutti , tranne Fioravanti e Mambro che stavano in Veneto ospiti di un Camerata che poi risulterà pure lui con un punto di domanda

a Bologna c'erano i servizi segreti alle calcagne dei terroristi tedeschi di Carlos , Thomas Kram che risulterà che ha alloggiato la notte prima in un albergo vicino alla stazione

più qualche fascista mandato li' di proposito e come la storia narra pure qualche d'uno della Magliana, il tutto per poi depistare il casino

quell'esplosivo serviva per altro obbiettivo e si dice per far evadere questi in un carcere in Umbria

"""""La ritorsione era nell'aria a causa dell'arresto nel novembre del 1979 a Ortona di tre esponenti del Collettivo di via dei Volsci, tra cui il loro leader Daniele Pifano, mentre su un furgone trasportavano due missili terra-aria Strela-2 che appartenevano all’Fplp, l’organizzazione palestinese di matrice marxista aderente all’Olp che in Europa operava con il gruppo del terrorista internazionale Carlos lo Sciacallo denominato 'Separat'. Insieme a loro viene arrestato anche il rappresentante dell’Fplp in Italia Abu Saleh. L'Olp, nel 1980, chiede la loro liberazione, minacciando rappresaglie in caso di riposta negativa.""""


mio parere


la valigia non è stata abbandonata, il custode della valigia c'era e gli era appena stata consegnata, la valigia è esplosa accidentalmente o per il caldo o perchè il timer è stato manomesso forse apposta o forse no


versione uguale di Cossiga e Gelli prima di morire "" a Bologna ci fù un incidente""


il terrorismo Internazionale era vasto e pieno di piste con tanti intrecci e servizi segreti


lO Stato sà e i documenti segreti ci sono, ma non si tira in ballo niente per non inguaiare paesi dopo 40 anni


rufusexc
00domenica 2 agosto 2020 10:17
Se per questo, si era parlato di un coinvolgimento della Banda della Magliana. L'ipotesi è che a posizionare la bomba fosse stato Danilo Abbruciati.
pliskiss
00domenica 2 agosto 2020 11:57
Re:
rufusexc, 02/08/2020 10:17:

Se per questo, si era parlato di un coinvolgimento della Banda della Magliana. L'ipotesi è che a posizionare la bomba fosse stato Danilo Abbruciati.




ipotesi tante certezze zero


di sicuro sembra solo una cosa


""""Pubblicato il: 24/06/2020 11:28

Il lembo facciale riesumato dalla bara di Maria Fresu, una delle vittime dell’attentato alla stazione di Bologna assieme alla figlia Angela, di 3 anni, apparterrebbe a una vittima "mai inclusa nell’elenco" perché "evidentemente è la vera attentatrice alla stazione".


ci fu lo scambio per rimanere ad 85


quindi si suppone che se la sostituzione è stata fatta con una donna , si presume che li c'era una donna sconosciuta

il discorso poi esplosivo

te porti una valigia, sai che c'è dentro esplosivo, ma non sai quanto ce nè dentro e che tipo di esplosivo è

di certo non apri e ti metti a guardare

per passatempo me le sono andate a leggere quasi tutte, tante storie sono state chiuse

mia opinione

la donna penso medio orientale penso portava la valigia con l'esplosivo, nella valigia però a sua insaputa e stato piazzato più esplosivo del dovuto e con timer inserito

in pratica , la valigia con l'esplosivo doveva stazionare li a Bologna in attesa di finire in un altro posto, ma qualcuno ha sostituito la valigia con dentro T 4 Tritolo con timer e ha aggiunto qualche kg in più per far si che succedesse quello che è successo

ancora non andava di moda farsi saltare per aria

chi ha manomesso la valigia ??

questo bisogna andarlo a chiedere a tutti servizi segreti d' Europa di quei tempi

perchè ??

le motivazioni potrebbero essere tante

evidentemente un lavoro di merda del genere faceva comodo a qualche d'uno


tutti gli imputati Italiani all'epoca quasi tutti maggiorenni da poco a mio parere non c'entrano un cazzo, come non c'entrano altre persone tirate in ballo, i servizi segreti Italiani hanno dovuto collaborare e coprire la puttanata di altri tirando in ballo cani e porci

chi sapeva che l'esplosivo doveva essere li', alla fine c'è rimasto di merda pure lui per quello che è successo

un incidente voluto che non era negli accordi










pliskiss
00domenica 2 agosto 2020 15:09
Pubblicato il: 16/10/2019 11:04

"Carlos ha già detto e ripetuto che le responsabilità della strage di Bologna sono della Cia e del Mossad. Detto questo, in passato aveva dato la sua disponibilità a essere ascoltato. Se ora alla luce di questi nuovi elementi, la magistratura italiana lo volesse sentire potranno ascolteranno o controinterrogarlo sulla base dei nuovi elementi emersi e vedremo che ha da dire". Così l'avvocato Sandro Clementi, difensore di Ilich Ramirez Sanchez, il terrorista filopalestinese detto Carlos lo Sciacallo, a capo del gruppo Separat, interpellato dall'Adnkronos sulle novità emerse sulla strage di Bologna: la presenza in città, nei giorni dell'attentato, di una donna con un passaporto falso cileno (usato per registrarsi in un hotel di fronte alla stazione) molto simile per numero di serie a due passaporti cileni contraffatti utilizzati proprio da Carlos e la possibilità che esista una 86esima vittima della strage visto che l'esito dell'esame del dna sui resti di Maria Fresu.


Secondo la cosiddetta pista palestinese, sostenuta anche dall'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, l'organizzazione di Carlos, Separat, sarebbe stata coinvolta nella strage del 2 agosto 1980, insieme al Fronte popolare per la liberazione della Palestina. La Procura di Bologna indagò anche sulla presenza due terroristi tedeschi legati al gruppo, Thomas Kram e Christa Margot Frohlich.


Cia e Mossad

in 3 minuti ti cambiano il contenuto della valigia se non addirittura la valigia

ma ci chiediamo però il perchè??


sempre a mio parere tutto ciò fu legato a questo


Il cosiddetto «lodo Moro» fu un patto segreto di non belligeranza tra Stato italiano e Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) movimento membro dell'OLP; escludeva invece quello di Abu Nidal, acerrimo nemico di Arafat. Tale accordo, che era solo verbale, emerse durante i lavori della commissione parlamentare d'inchiesta sul «dossier Mitrokhin» e deve il suo nome all'allora presidente del consiglio Aldo Moro.


Storia
Con tale accordo, cercato dopo la strage di Fiumicino del 17 dicembre 1973 dall'allora ministro degli esteri del governo Rumor, Aldo Moro, l'Italia garantiva ai palestinesi - aiutati da gruppi eversivi italiani - libertà di passaggio di armi ed esplosivi sul proprio territorio nazionale, in cambio essi garantivano di non colpirla con attentati ad eccezione degli interessi USA e israeliani.

A intavolare e guidare le trattative furono il gen. Vito Miceli (capo del SID), l'amm. Mario Casardi (successore del precedente) e, "sul campo", il colonnello dei carabinieri Stefano Giovannone (capocentro del SID e poi del SISMI a Beirut), George Habbash (capo del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina), Bassam Abu Sharif (allora portavoce del FPLP e consigliere speciale di Yasser Arafat guida storica dell'OLP) e Abu Anzeh Saleh (rappresentante in Italia - con residenza a Bologna - del FPLP).

Accordi simili al Lodo Moro vennero stipulati anche da altre nazioni dell'Europa Occidentale, ma anche dalla Bulgaria che, all'interno del coordinamento dei Servizi di Sicurezza del Patto di Varsavia era competente per l'Italia e il Mediterraneo. Tali accordi tra i Servizi bulgari e i gruppi combattenti palestinesi sono emersi di recente a seguito del processo di desecretazione in corso

alla Cia e Mossad non va e sono stufi

come per incanto normale esplosivo viene sostituito da T 4 tritolo gelatinato con timer piazzato 10.25

la donna con la valigia aspetta come tutti gli altri viaggiatori e salta come tutti, essendo vicino alla valigia visto il cratere probabile sia finita a pezzi

a quel punto?

i servizi segreti italiani sanno tutto, che facciamo ci mettiamo contro la Cia e Mossad?

coprire coprire coprire

quella mattina a Bologna c'erano tutti e non c'era nessuno

c'era solo questa donna che non sapeva che nella valigia c'era il timer programmato


2 giorni che sento parlare ancora di strage Fascista

mio parere tutte puttanate

Fioravanti Mambro Ciavardini Cavallini Bellini

Capri espiatori



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