1719. Territorio delle Grandi Pianure meridionali.
Il Predator decide di far visita al Pianeta Terra.
Non si capisce bene per quale ragione, oltre a fare una carneficina di animali selvatici random, non sembra avere un vero scopo.
Avete presente quei ragazzini che si divertono a staccare la coda alle lucertole? Ecco più o meno uguale.
A contrastarlo non ci sarà un testosteronico Schwarzenegger munito di M60 a colpi infiniti, bensì Naru, una giovane aspirante cacciatrice della tribù dei Comanche che dovrà fronteggiare la nuova sconosciuta minaccia con arnesi rudimentali.
Al suo fianco Sarii, uno splendido esemplare di Dingo Americano (anch’esso femmina).
Così pure le femministe sono contente.
Ritengo il primo Predator del 1987 un film sacro, sicuramente è nella mia Top10 di sempre.
Tuttavia ho totalmente snobbato tutti gli eventuali sequel e similari (eccezion fatta per Alien VS Predator, quello con Raul Bova, per intenderci, che comunque era meglio lasciar stare) perchè non era il “mostro” in sè ad allettarmi, ma l’intero contesto e la storia, oltre che l’estremo livello di tamarragine tipico di quei tempi.
Ed anche quest’ultimo film mi ha incuriosito e attirato proprio grazie al contesto in cui era ambientato, piuttosto atipico per un action/horror/fantascientifico.
Senza tirarla per le lunghe vi posso dire che mi è piaciuto e che ve lo consiglio (anche se siamo, ovviamente, molto lontani dai livelli raggiunti con il primo).