Edema, corto di chiarissima matrice Argentiana, lungo e ambizioso, centra solo in parte il suo obiettivo, riuscendo ad essere interessante e molto ben fatto ma nello stesso tempo – anche se solo a tratti – manchevole, azzardato o semplicistico.
Sicuramente è interessante la regia, e la lezione del thrilling all’italiana è stata compresa a sufficienza: non c’è scena infatti che non possa fatta risalire a qualche illustre predecessore, e anche molte trovate sono mutuate pari pari dai gloriosi film dell’epopea italiana di trent’anni fa. Questo, come accennato sopra, è un pregio – appunto per la buona messa in scena – ma anche un limite: a volte la personalità del regista scompare volutamente in mezzo alle citazioni, e alcuni di questi omaggi sembrano inseriti più per il gusto di metterli, più per il desiderio dell’autore, che per effettive necessità. Comunque, in generale, sono pochi gli elementi stonati e molti quelli riprodotti alla perfezione.
Se c’è una cosa che avrei decisamente eliminato sono certi “giochetti di camera”, l’alzarsi e l’abbassarsi, e certi “divertissement” in chiusura di scena, che peccano di eccessivo orgoglio; complice anche la brevità delle scene, si ha a volte l’impressione che il corto sia costruito non da un’unica messa in scena ma da tanti “siparietti”, ciascuno dei quali deve assolutamente terminare con la trovata scenica, con la porta che si chiude da sola, con la telecamera che vola verso il soffitto, con le dissolvenze e con lo choc improvviso. Sfruttare tali mezzi è un bene, ma se in un film lungo essi arricchiscono la componente visiva (vedasi Argento, che su tali momenti ha costruito la sua reputazione), in un corto si rischia la sovrabbondanza, l’accumulo eccessivo, la ridondanza… e ciò che serve a dare più spessore ad un’azione finisce solo per essere stucchevole. Si veda ad esempio la scena iniziale: la telecamera sale verso il lampadario, e la scena funziona perché ha molto senso: si odono i passi fuoricampo dell’assassino e subito dopo viene spenta la luce. Ottimo! Ma poco dopo, durante la passeggiata tra gli ulivi, ecco di nuovo la telecamera che sale, per di più solo come effetto grafico, senza nulla a giustificarne l’ascesa… e l’impressione che ho avuto è stata di una regia auto compiacente, che muore dalla voglia di far vedere i suoi trucchetti preferiti.
Veniamo alla storia, che presenta molte cose positive: è sicuramente ben narrata, interessante la scelta dei vari piani temporali che si riuniscono alla fine, buono il flashback (che funziona sempre), funzionale la scoperta finale, piacevole il modo col quale viene chiuso il cerchio e l’ultima scena, che è secca, potente.
La trama è portata avanti con sicurezza, i venti minuti del corto non stancano, quando le parti stilistiche sono al servizio della storia funzionano molto bene, l’emozione e la suspance non mancano, il tentativo del regista di mettere insieme una trama complessa (soprattutto dal punto di vista temporale) è lodevole e ben riuscito, segno di mestiere. Anche gli attori se la cavano, e il risultato si vede: sicuramente questo corto ha tutte le carte in regola per essere apprezzato dal pubblico, sia dagli amanti dell’horror italiano, che potranno divertirsi con le citazioni, sia dai fan dell’horror in generale. Buon risultato.
Cose negative (Attenzione agli SPOILER per gli spettatori):
1.la Voce Narrante: usata in una sola occasione, e soltanto per spiegare in maniera didascalica le motivazioni dell’assassino, è inutile e ridondante. Se fosse stata usata per TUTTO il corto forse la si sarebbe potuta far passare per impronta stilistica e avrebbe avuto un senso, ma messa così sembra soltanto un elemento estraneo appiccicato dal regista nel tentativo di far capire al pubblico come mai l’assassino agisce. Fuori luogo anche la voce modificata, forse d’effetto ma poco comprensibile (nel senso che si fa fatica a capire cosa dica) e per me assai poco piacevole.
2.Sembra un po’ pretestuoso il fatto che, proprio nella notte in cui l’assassino decide di colpire, la protagonista improvvisamente ricordi quel fatto di tanto tempo fa, così come appare un po’ forzato che abbia infilato le scarpe in un posto così alto all’interno di uno sgabuzzino e abbia – guarda un po’ – uno scatolone con dentro proprio quel singolo abitino. Ci si chiede anche come mai quell’abitino, sicuramente portato per tanto tempo, risvegli proprio QUEL ricordo tra i tanti possibili. Certo, ci sono necessità di trama da considerare, ma questa parte secondo me poteva essere gestita con più intelligenza, anche perché il ruolo della bambina all’interno del “fattaccio” è così lieve che si fatica a capire come mai quella notte di pioggia l’abbia “segnata” così tanto. Sarebbe più facile pensare che la bimba abbia visto qualcosa che non poteva capire, e sia tornata a letto per non pensarci più. Ma va beh: come detto, sono esigenze di trama.
3. Un po’ per lo stesso discorso, non è molto chiaro come mai la ragazza sia sconvolta dalle apparizioni della Temibile Suora e del Bambino Zombie Vendicativo. Ci vedo “Martyrs” in tutto questo, ma – considerando il fatto che la ragazza ha recuperato il ricordo solo dopo aver trovato l’abitino, ergo non ne è MAI stata ossessionata – non ha tanto senso il fatto che di punto in bianco possa essere vittima di allucinazioni da “senso di colpa”. Sarebbe stato meglio se quegli spiriti, la Suora e un Triste Bambino, avessero ossessionato il serial killer… vera vittima di tutta la questione. Possiamo “salvare” baracca e burattini immaginando che la ragazza subisca la potenza dell’odio dell’assassino, e venga sottomessa dai SUOI sensi di colpa, o che in realtà la protagonista sia stata molto scossa da quella scena che vide da piccola… ma in realtà la regia non dice nulla che ci faccia pensare una cosa simile, soprattutto per quanto riguarda l’eventuale choc subito dalla bambina: non ricorda, se ne va tranquilla… insomma, se il rimorso c’è non è ben comunicato.
In definitiva, questo corto assolve perfettamente il suo compito, mostrando con tecnica e bravura una storia sufficientemente interessante e ben gestita. Andava evitato qualche svolazzo di camera e sistemata meglio la trama, ma nel complesso il lavoro è molto interessante, piacevole da vedere, coerente, ben giostrato, sufficientemente solido e con vari punti molto validi. Buona prova, molto bravo il regista.