L'ultimo gol di "Pescia": un addio straziante ma bellissimo
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di Stefano Greco
11 Ottobre 2011 - Raramente in vita mia mi è capitato di trovarmi davanti ad una pagina senza sapere da che parte iniziare, come trasformare in parole le emozioni e le sensazioni provate. Questa è una di quelle volte. E allora inizio così: BELLISSIMO!
Si può dire BELLISSIMO di in un funerale? Forse no, ma quello di Andrea lo è stato: straziante, ma bellissimo. Una giornata d’estate più che di autunno inoltrato, il cielo di un celeste intenso in cui l’unica riga di bianco era quella della scia di un aereo e una chiesa piena come per un funerale di Stato, con le telecamere e le autorità che si mischiavano alla gente semplice. Mai vista una partecipazione simile, c’era l’universo mondo oggi pomeriggio a Santa Maria degli angeli. Gente di ogni colore calcistico e fede politica uniti da quel filo invisibile con cui Andrea è riuscito a legare tutti noi, con la sua ironia, la sua umanità, con il suo modo a volte irriverente di affrontare la vita. Non faceva impressione quindi vedere il sindaco Alemanno vicino ad un anonimo tifoso con la sciarpa della Lazio al collo, oppure Fedele Confalonieri che attraversava solo e in silenzio la chiesa in mezzo a ragazzi e ragazze arrivati per stringersi intorno ai due figli di Andrea. C’era tutto il giornalismo romano, con Mediaset e Rai uniti a braccetto in questo ultimo abbraccio ad un figlio che aveva due famiglie giornalistiche. Da Clemente Mimun a Mauro Mazza, passando per Guido Paglia. C’erano i colleghi di tutte le televisioni e di tutte le testate, quelli politici e quelli sportivi, ma anche quelli che si occupano di economia e di spettacolo, tutti lì per lui e per dargli l’ultimo saluto. C’era tutta la Lazio del passato, da Giordano ad Agostinelli, da Pulici a D’Amico passando per Piscedda. Della Lazio del presente, a titolo personale c’era Guglielmo Stendardo, l’unico vero amico di Andrea in questa squadra. In società di amici ne aveva tanti e c’erano: Maurizio Manzini. Laura Zaccheo e Marco Canigiani. C’era chi ci doveva essere e chi ci voleva essere, in una chiesa bellissima e stracolma. All’ingresso, la sua foto, con il sorriso di sempre e con in mano una multa. Vicino alla foto, quattro vigili urbani ai lati delle due porte d’ingresso. Un’immagine da foto.
Avevo giurato di non piangere, mi ero ripromesso di salutarti con un sorriso, ma non ce l’ho fatta. Quando sei entrato portato a spalla dentro quella cassa di legno ho provato a resistere, ma quando ho incrociato gli occhi di tua figlia, coetanea di mia figlia, non ho resistito. La diga che avevo costruito ha ceduto, le emozioni hanno travolto tutto, le lacrime sono scivolate giù, in silenzio, passate di spalla in spalla abbraccio dopo abbraccio con gli amici di sempre. Lo so, avevo promesso che non sarebbe successo, ma non ce l’ho fatta e ti chiedo scusa. Ma come te sono padre e mentre il prete officiante parlava della morte salita in cattedra per strapparti senza preavviso all’affetto di chi ti vuole bene, ho pensato a quei due ragazzi destinati a crescere, come te e Fabio, senza poter contare sull’appoggio e sull’affetto di un padre. Certo, gli hai lasciato un patrimonio enorme di affetto e di insegnamenti, ma il tuo abbraccio e le tue battute gli mancheranno, come mancheranno a chi ti conosceva da una vita e a chi aveva avuto comunque la fortuna di conoscerti e di frequentarti anche solo per poco tempo. L’ultimo gol su un campo di calcio lo hai segnato qualche giorno fa al Due Ponti, un gol fantastico anticipando di punta in portiere con un tocco che non era nelle tue corde. Un gol belle e vincente segnato proprio allo scadere della partita, di quelli che si sognano per una vita. Non è stato l’ultimo, però, perché quello più bello lo hai segnato oggi a piazza Esedra, con tutta quella gente che è venuta a salutarti.
Addio “Pescia”. Anzi, ciao, perché addio si dice a chi si pensa di non vedere più, mentre il tuo sorriso mi e ci accompagnerà sempre.
Io non sono uno che fa fotografie.....sono uno che guarda
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