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Festival in corso e corti in gara...dite la vostra!

Ultimo Aggiornamento: 09/07/2022 12:49
25/05/2011 01:19
 
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DREAM OR NIGHTMARE?

Per iniziare, posso dire che ne ho veramente abbastanza di persone che muovono la testa in tutte le direzioni e a velocità doppia rispetto al normale? Poteva forse andare bene le prime volte, ma è da lungo tempo che questa pratica ha smesso di avere significato, quindi chiederei cortesemente agli aspiranti autori di non farne più uso e di cercare nuovi modi di trasmettere le loro angosce. Modi possibilmente personali, e non mutuati da visioni altrui.
Veniamo al corto. Cosa abbiamo di nuovo? niente che non si sia già visto altrove: trama lineare e un po’ evanescente, dialoghi assenti, premesse scarse, conclusione assente. E’ come assistere ad un attimo di vita di un assassino, uno spezzone qualsiasi, che a lui non provoca alcuna modifica, e a noi nessuna sensazione. Se questa fosse letteratura e noi fossimo in america, qualcuno la avrebbe definita “minimalista” o “realista”, ma non è proprio il minimalismo che si cerca in un horror.
Forse, se il regista avesse tolto le scene iniziali in cui si vedeva l’uomo dormire, la prima parte del corto sarebbe stata più efficace…del resto il titolo recita “sogno o incubo?”…ma la risposta ce la da lui stesso, fin da subito, privandoci del piacere di scoprire l’origine di queste visioni.
Certo, l’intento rimane ugualmente chiaro: quello che vediamo è un incubo del protagonista? No, no: è solo un normale sogno per lui, abituato alle più terribili efferatezze. Anche se la parte di incubo è presente, e si concretizza nelle sparizioni della ragazza…allora non è proprio sogno, ma è incubo, anche se lo è non lì dove ce lo aspetteremmo. E poi giunge il risveglio, che ci mostra la vera natura dell’uomo che abbiamo davanti, non sposo attaccato da sogni assurdi ma assassino ben contento del suo ruolo.
Abbiamo poi omicidi, a dire il vero tutti ben orchestrati, e il lungo finale che finale non è: avevamo già intuito tutto vedendo la ragazza morta a letto, inutile calcare la mano quando non si rivela niente di nuovo.
Considerazioni finali: prodotto dignitoso, nella linea dei corti horror italiani, che son tutti fatti con grande e ammirevole affetto ma che non brillano mai di luce propria, non mordono, sono condotti in maniera superficiale e vivono di suggestioni che non appartengono alla nostra cultura. Assassino con maschera, visionarietà, dialoghi assenti: tutti modi di fare cinema che si ripetono troppo spesso, e che alla lunga perdono smalto, se mai ne hanno avuto.
Ovviamente la mia è un’opinione personale, ma sebbene il mio giudizio sia positivo (ma non oltre la sufficienza), anche in questo caso mi sembra di trovarmi davanti ad un’altra occasione sprecata.
25/05/2011 01:31
 
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risposte varie.
THE REIGN OF HORROR: non ho ancora visualizzato il corto, per cui non so se funzioni o meno. Quando lo farò, non mancherò di comunicarle l’esito. Per ora posso dire solo che ho avuto problemi di caricamento con BASTARD SERIAL KILLER KILL KILL, ma credo che la colpa sia da imputare solamente al mio pc.
ERIB: la ringrazio dei complimenti. Ovviamente non pretendo di essere il detentore unico della Verità Universale, e in effetti lei ha ben detto che non è tanto della esattezza o meno delle critiche che è opportuno parlare, quanto piuttosto del modo in cui esse sono espresse; sono qui per caso, e scrivo senza nulla pretendere, solo per rilassarmi un attimo, ma fa comunque piacere l’essere apprezzati. La ringrazio doppiamente.
ZOMBIEKIARA: il recensore seriale in effetti si sarebbe aspettato di vedere più autori “insorgere” in difesa delle loro creature, sia per prendere atto delle critiche che per negarle. Questa mancanza di repliche un po’ mi sconcerta: pensavo che fosse naturale per loro intervenire in favore di quella che in fin dei conti è la propria creatura, o intervenire e basta, ma evidentemente non è così…anche se forse è solo una questione di tempo. Vedremo. In ogni caso, non è mia intenzione creare polemiche ed intervenire al loro interno, quindi forse è meglio così.
Un saluto a tutti.
25/05/2011 08:15
 
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Re: risposte varie.
osmanspare, 25/05/2011 01.31:


ZOMBIEKIARA: il recensore seriale in effetti si sarebbe aspettato di vedere più autori “insorgere” in difesa delle loro creature, sia per prendere atto delle critiche che per negarle. Questa mancanza di repliche un po’ mi sconcerta: pensavo che fosse naturale per loro intervenire in favore di quella che in fin dei conti è la propria creatura, o intervenire e basta, ma evidentemente non è così…anche se forse è solo una questione di tempo. Vedremo. In ogni caso, non è mia intenzione creare polemiche ed intervenire al loro interno, quindi forse è meglio così.
Un saluto a tutti.



sai nessuno vuole sembrare malmostoso, superbo e permaloso prima di essere giudicato .... oppure hanno semplicemente una vita iper-piena che gli impedisce di leggere il topic, al contrario di noi XD

25/05/2011 08:20
 
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Re: LEI HA LA CHIAVE
Stroncatore, 24/05/2011 21.41:

Il corto inizia con una bambola ( per la serie "che paura" ), poi si passa ad una donna con unghie molto sporche, amante dei fanghi sul viso. Parla scandendo le parole come la Chiabotto quando conduceva le iene, solo a voce più bassa. Si sveglia, "che brutto incubo "! Va sul lavandino e sputa una chiave ( per la serie " che paura 2 "). Non c'è veramente niente da dire su questo corto (?).

In definitiva:
"lei ha la chiave "? Bene, che metta dentro un cassetto la videocamera e chiuda a chiave!






la conclusione mi ha fatto rotolare dalle risate X)
25/05/2011 09:33
 
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"Non c'è veramente niente da dire su questo corto (?)."

Nulla probabilmente, tranne che la nostra kiarettina è dotata di un talento visionario non comune.

"lei ha la chiave "? Bene, che metta dentro un cassetto la videocamera e chiuda a chiave! "

farebbe invece meglio a tenerla fuori dal cassetto ed imparare a usarla la videocamera, dal momento che mi sembra molto più dotata di tanti suoi colleghi maschi. [SM=g27828] (non di me, ma io sono un genio [SM=g27816] [SM=g27816] [SM=g27816] [SM=g27813] )
[Modificato da Buioomega76 25/05/2011 09:36]
25/05/2011 11:28
 
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L’ESTATE FREDDA 2

Sicuramente parte bene questo corto/medio metraggio, con sicurezza nei mezzi e nelle proprie possibilità. Si prende tutto il tempo per narrare la fuga in auto dei protagonisti, invece di limitarsi a proporre due o tre immagini base come spesso capita di vedere (per pigrizia degli autori? per mancanza di interesse? per mancata conoscenza?). Si prende tutto il tempo, e in più introduce l’azione con inquadrature bel congegnate, che una volta tanto sanno raccontare, e raccontano.
Basta poco: il basista percorre da solo una strada assolata. Ad un certo punto frena, sgranando gli occhi davanti a qualcosa che solo lui può vedere, e l’immagine sfuma. Ottimo: si mostra senza mostrare, si crea curiosità lasciando le possibili soluzioni alla mente dello spettatore (che, ricordiamolo, se ben sfruttata è la vostra migliore alleata). Oppure: durante la fuga in auto dei rapinatori, si inquadra la radio, poi i personaggi, poi il terzo, accasciato sul sedile ancora con la maschera addosso. L’immagine dura pochissimo, ma già ha raccontato mille cose.
Ma c’è dell’altro, molto altro. La citazione di “Quella villa accanto al cimitero”, che scivola in mezzo alla conversazione senza apparire pilotata, gratuita o ammiccata. La scena delle chiavi lanciate, che semplicemente finiscono a terra (se ci fossimo trovati davanti ad un “succube” del film americano, sicuramente il secondo personaggio le avrebbe prese al volo) …e da lì ecco che il tempo all’interno della pellicola assume due velocità diverse, legate a doppio filo ai personaggi: rapida quando l’inquadratura si rivolge al “chiacchierone” del gruppo, spavaldo, ironico, sicuro di se, che fa le cose velocemente e con sicurezza; più lenta quando si riferisce al secondo, al tipo “taciturno”, che anche nell’atto di aprir la porta si prende tutto il tempo necessario. E’ possibile descrivere due personaggi attraverso il tempo di inquadratura? Come potete vedere qui, lo è.
Ed a definire il Taciturno contribuiscono tante altre piccole sottigliezze: il suo portarsi dietro la radio, il pulire la polvere con il dito, o il pulire il bicchiere prima di bere. E mi sento “costretto” a segnalarle tutte non tanto – o non solo - per incensare l’autore, quanto perché qui vedo tanto, tanto mestiere, tutte tecniche che secondo me meritano di essere segnalate ai tanti registi che in teoria dovrebbero bazzicare questo forum.
Ancora avanti: quando Chiacchierone scopre le sue carte, e lo fa così, di botto, senza ragionare, e dichiarando che Taciturno gli è sempre stato sul cazzo, non stentiamo a capirlo, e lo giustifichiamo, e la sua azione ci pare logica, consequenziale, in personaggio…e quando Taciturno lo frega, facendoci capire che fin dall’inizio si era premunito contro eventuali guai, anche questo ci soddisfa molto, perché l’azione non è fine a se stessa, o egttata là senza premesse: le premesse ci sono tutte, il personaggio si comporta coerentemente con l’immagine che il regista ha dato di lui, il colpo di scena non ha l’aria improvvisata ma è ben inserito nel contesto di TUTTA la trama; di ciò che abbiamo visto, di ciò che non abbiamo visto, e di ciò che abbiamo pensato.
E ancora: Taciturno esce all’esterno e sente urla e spari. Segue con lo sguardo un aereo che passa. E che noi non vediamo. Certo, serve a rimarcare la follia che si sta diffondendo nel mondo esterno, e ovvio: non è che il regista ha il budget per far passare un aereo sopra la villa…ma ecco, seguendo l’aereo Taciturno si volta, e dietro di lui compare il primo Zombie. Poteva una scena essere svolta in modo migliore? Sicuramente no. Sfruttare ciò che NON si ha per creare un atmosfera e introdurre in modo intelligente e “artistico” la scena successiva.
E ancora: la ragazza salvata scopre ad un certo punto alla radio, così come il resto dell’umanità, che le persone morse vanno isolate perché sicuramente infette. Poco, direte voi. Molto, dico io. In un genere in cui ormai lo Zombie è così scontato che tutti conoscono le regole del male, tanto che non fa più parte della trama la loro scoperta, un comunicato del genere è quasi un tornare alle origini, ad un’innocenza dei personaggi che ce li rende più reali.
E ancora: il nostro protagonista muore, ma ritorna il basista che avevamo lasciato all’inizio, in un lodevole tentativo di chiudere tutti i nodi narrativi lasciati aperti (regola d’oro: in una storia apri tante porte quante ne desideri, ma prima della fine devi averle richiuse TUTTE se vuoi fare un bel lavoro). Certo, qui non era strettamente necessario, potevamo supporre che il basista fosse già andato incontro ad un triste destino…e invece scopriamo non solo che era vivo, ma che il prologo si svolgeva DOPO gli eventi nella casa.
E ancora: il protagonista muore, lasciandoci privi della figura di riferimento con la quale identificarci, come nei migliori film di zombie…e quando egli ritorna in stato zombesco cosa fa? Si trascina dietro una delle valigie col bottino (a qualcuno oltre vengono in mente gli zombie che tornano all’ipermercato, alle cose materiali a cui erano attaccati in vita?) Qui Romero docet, ma docet più che bene. Il regista dimostra di aver appreso e di saper sfruttare tutte le sue lezioni. Il fatto poi che il Taciturno Zombie sia ancora legato ai soldi si sposa benissimo con la sua immagine di personaggio stoico, con obiettivi chiari in mente: neppure la morte lo distoglie dal suo obiettivo!
E per concludere: il basista semplicemente se ne va. Mmmm…forse un po’ poco risolutivo, anche se il fatto che questo corto sia il numero due forse indica che ci sarà un tre…Personalmente, avrei chiuso la questione facendo riapparire, nascosto in auto, Zombie Chiacchierone (abbiamo visto che fine ha fatto?), e avrei chiuso con i due non-morti seduti in auto, fermi al ciglio della strada, un guidatore che crede ancora di guidare e un passeggero che crede ancora di essere in movimento, entrambi diretti ovunque (non) li poterà il loro (non) viaggio eterno. Ma questo è solo un banale suggerimento.
Quindi: corto praticamente perfetto, che segue tutte le regole base, dimostra estrema maestria e tecnica sia nel comporre una trama solida ed efficace, sia nel mostrare personaggi realistici e ben caratterizzati, sia nel creare atmosfere. Originale, mai scontato, mai banale, intelligente, ironico, perfetto nelle muscihe e negli effetti speciali, seppure con una trama di impianto classico, è un invidiabile prova d’autore che supera di parecchie spanne i suoi concorrenti (perlomeno tutti quelli che ho visto fino ad ora) e non ha niente da invidiare (ma anzi qualcosa da insegnare) a parecchie delle cose che passano in televisione.
I miei più vivi complimenti al regista, agli attori, e a tutta la troupe.
25/05/2011 12:00
 
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DYLAN DOC IL CONTROFILM

Davanti ad un corto che si presenta con tale dichiarazione di intenti, appare chiaro che non si potranno usare i soliti metodi di critica. In effetti potrei far notare le insensatezze varie, ma visto che il regista ci pone ben chiaro in mente che il suo è un prodotto comico, è inutile e controproducente star lì a cavillare. L’unico dubbio che al massimo ci si può concedere è il cercare di capire se certe scelte narrative sono dettate dal desiderio di far ridere o da semplice inesperienza.
Parlo ad esempio della scena iniziale: i nostri eroi si fermano in mezzo alla strada (ovvio, come in tutti gli albi di DD, si sono persi) ed attacca lo spiegone. Cosa sta succedendo, dove si sta andando, per quale motivo. Poco plausibile che i due aspettino proprio quell’istante per spiegarsi il motivo del loro viaggio..lasciando perdere il fatto che in realtà lo stanno spiegando a noi spettatori…ma come va considerato questo loro comportamento? Voluto? Un’ ironica ripetizione degli spiegoni Bonelliani che di tanto in tanto fermano l’azione per far comprendere bene al pubblico cosa sta accadendo? Fa insomma parte dell’ironia del film o è il primo espediente narrativo che è venuto in mente al suo autore?
Dico questo perché si può essere comici senza essere per forza implausibili, anzi sarebbe indicato non esserlo mai: non solo non si perde in comicità, ma non si rischia di inserire scene poco sensate.
Ma appunto, come ripeto, trattandosi di un corto ironico, è difficile criticarlo, ed è difficile capire se errori ci sono o no. Se un film è serio ti accorgi quando è (involontariamente) ridicolo. Se è ridicolo, come fai a farlo?
Ovviamente però questa ammissione di comicità oltre ad impedirci una vera critica non ci permette neppure di considerarlo un candidato adatto a vincere un concorso horror, dove si suppone siano altri i requisti adatti alla vittoria. Ma credo che al regista ciò non dispiaccia più di tanto: ha fatto un prodotto di cui sono certo è soddisfatto, e tant’è.
Entrando più nel merito cosa si può dire? Che ovviamente il corto è carino, che Groucho è azzeccatissimo (anche se avrei abbassato lievemente i suoi toni comici), che Dylan è un po’ fuori parte, ma nei duetti con l’assistente strappa più volte il sorriso, che la trama c’è, la risata c’è, la donna del mese c’è, un minimo di ironia c’è, e questo più o meno è tutto.
Se fatto con meno fretta, studiando un po’ più trama ed ambientazione, magari poteva risultare migliore (ma del resto è così per tutti i corti)…spesso si ha così fretta di terminare, di vedere il prodotto finito, che non ci si sofferma più di tanto a controllare le variabili…e poi, anche il tempo che uno ha a disposizione sarà quel che sarà…
Senza voto quindi, sebbene il prodotto finale rimanga valido, divertente e godibile, non sbracato, non eccessivo, non volgare. Un po’ di ironia in più non avrebbe guastato, ma anche così andiamo più che bene. E, tanto per dirne una, dopo aver visionato 21 serissime storie con colpi di scena che avrebbero dovuto farmi sussultare dallo spavento e invece non mi hanno fatto nessunissimo effetto, mi sono ritrovato a sussultare proprio qui, nella scena finale in cui il monaco rosso zompa addosso al cancello chiuso…potenza dell’inaspettato! Meditate, gente, meditate!
25/05/2011 12:05
 
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ciao osmanspare, sono Francesco, il "regista" di rimorso. prima di tutto ti volevo ringraziare per il tempo che hai dedicato al mio corto e per la tua recensione. ti scrivo per chiarire alcune cose sul corto: non ti nascondo che non volevo fare nulla di criptico, in pratica la trama era un semplice pretesto per una considerazione sul senso di colpa. all'inizio il ragazzo trascina il corpo della ragazza nel corridoio(non è importante chi l'abbia uccisa, può essere stato lui come chiunque altro, l'importante è che il senso di colpa per la morte della ragazza lo provi lui), le visioni di lei lo tormentano proprio a causa del rimorso(se siano visioni o un fantasma non è importante, possono essere entrambe le cose, non ci sarebbe nessuna differenza), alla fine il senso di colpa, il rimorso per quello che fatto, lo porta al suicidio ma la verità è che lui non ha fatto niente(almeno non in questo caso, poiché la ragazza è viva e vegeta e la vediamo nella penultima inquadratura): è il senso di colpa, immotivato, che ci fa suoi prigionieri anche quando non abbiamo fatto nulla, il rimorso lo spinge a credere vere, cose che non lo sono.
Credevo fosse chiaro il fatto che la "ragazza delle visioni" e la ragazza che lo chiama alla fine fossero le stesse persone: ci sono anche delle inquadrature con lei di faccia quando è sul letto, per chiarire questa cosa.
Per le persone che l'hanno visto, fino ad ora, almeno la trama era stata abbastanza chiara. voglio precisare che non ti rispondo certo per fare polemica, ma solo per chiarire qualche punto oscuro, ciao e ancora grazie per la recensione(la mia prima come "regista"!^^)
25/05/2011 12:11
 
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Re: risposte varie.
osmanspare, 25/05/2011 01.31:


ZOMBIEKIARA: il recensore seriale in effetti si sarebbe aspettato di vedere più autori “insorgere” in difesa delle loro creature, sia per prendere atto delle critiche che per negarle. Questa mancanza di repliche un po’ mi sconcerta: pensavo che fosse naturale per loro intervenire in favore di quella che in fin dei conti è la propria creatura, o intervenire e basta, ma evidentemente non è così…anche se forse è solo una questione di tempo. Vedremo. In ogni caso, non è mia intenzione creare polemiche ed intervenire al loro interno, quindi forse è meglio così.
Un saluto a tutti.



Bè magari si tratta semplicemente di rompere il ghiaccio no? :)
Scherzi a parte trovo eccezionale il lavoro di osmanspare, i giudizi e le critiche da lui espressi, al di là della forma che è ottima, sono sempre e comunque costruttivi. Analisi approfondite e buoni consigli. Bravo!
Il fine di tutti credo sia il miglioramento continuo e la capacità di creare prodotti sempre più professionali. Impensabile arrivarci senza il confronto.
A tal proposito sarebbe opportuno approfittare di questo punto di incontro sia per i vari filmakers che per gli osservatori. Al di là del concorso vale la pena di conoscersi, entrare in contatto. Mille sono i motivi per farlo.
Alla via così
un saluto
Daniel
25/05/2011 12:13
 
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Re: Re: risposte varie.
OmnesImaginesMundi, 25/05/2011 12.11:



sarebbe opportuno approfittare di questo punto di incontro sia per i vari filmakers che per gli osservatori. Al di là del concorso vale la pena di conoscersi, entrare in contatto. Mille sono i motivi per farlo.




come non quotarti! Questo fest esiste proprio per QUESTO motivo e con QUESTO scopo! [SM=g27811]




25/05/2011 14:05
 
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Dalle stelle alle stalle o viceversa?
Sin dall'inizio ho visto tutti i corti arrivati per il concorso. Su alcuni sono rimasta impressionata, se non dire sconvolta, non per la narrazione horror, ma su come si faccia a pensare o a fare una cosa del genere. Insomma, non ci vuole l'occhio di un esperto per capire che 5-6 sono da scartare a priori, eppure vedo nei titoli di coda la partecipazione di tante persone, come nella descrizione che il regista o lo sceneggiatore ha vinto premi o ha partecipato a vari festival. Mi chiedo come sia possibile...penso che anche in questo esista Cepu( soddisfatti e anche rimborsati).
Sono veramente pochi i corti che sono ben scritti, ben recitati e ben eseguiti in campo tecnico. Per tutti gli altri non so nemmeno se dire che fanno parte della categoria Dilettanti.
In fine..io premierei 1. sceneggiatura 2. narrazione tecnica(fotografia, messa in scena, scenografia etc..) e in ultima posizione la recitazione(scarsa in molti corti). Non mi esprimo più di tanto e non faccio nomi.
In bocca al lupo a tutti:)
25/05/2011 14:23
 
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DOGS

Ho un grande rispetto per questi autori di cortometraggi: persone che dedicano il loro tempo ad una passione, a volte ben sapendo che non ne guadagneranno nulla. Potrebbero fare come i loro amici e andarsene allo stadio; invece si mettono a tavolino e si sforzano di dirigere: molte persone dovrebbero prendere esempio da loro; e per quel che riguarda i critici, essi dovrebbero affrontare i lavori che ne derivano (anche se brutti, mal recitati, stupidi) con il necessario rispetto che va dato non tanto al prodotto in se per se, quanto alla dedizione di una persona.
Certo, ovviamente ci sono anche certi figuri che farebbero meglio a lasciar perdere, e mi riferisco a quelli che pensano di essere bravissimi quando invece non lo sono, perseverano nei propri errori incuranti del giudizio degli altri, non crescono ma rimangono bloccati nel limbo della loro auto-celebrazione o delle loro ossessioni. Ma queste persone sono una minima parte (e non mi sto ovviamente riferendo al corto che recensisco qui), mentre la gran parte degli appassionati sono persone sinceramente innamorate di un modo di raccontare, e che cercano di fare il loro meglio per realizzare i loro sogni.
Leggendo il curriculum artistico di questo regista leggo che ha diretto due corti nel 2009, e che nel 2010 ne ha scritto un terzo…che ancora non ha visto la luce. Impedimenti di vita? Lavorativi? Oltre un anno è un lungo periodo di tempo…Ancora prima di vedere il corto in concorso, quindi, è necessario un plauso – a lui, come a tutti gli altri partecipanti – per la perseveranza.
E iniziamo.
Prologo composto di primi piani molto serrati. C’è una ragione dietro tale scelta, come per l’inquadratura del musino del cane (titolo del corto a parte) a metà scena? A noi non pare. (ricordarsi che certe scelte vanno giustificate in qualche modo, e non vanno adottate solo perché “sembrano belle”)
Buoni i titoli di testa e la rappresentazione del gruppo di ragazzi con le loro dinamiche. Un po’ meno la discussione politica in terrazza, e non appena si sentono strani rumori alla porta, ecco che il regista cade ancora nel trabocchetto di inserire primi piani secchi e inquadrature eccessivamente atmosferiche senza che ci sia nulla sostenerne l’opportunità. Parlo della camminata del ragazzo con la telecamera davanti al viso, che si sarebbe potuta tollerare meglio se fosse stata calata nel contesto artistico del corto (nel senso: sono Argento, giro tutti i miei film così, di inquadrature del genere ne metto quante ne voglio, al momento giusto, e creo il mio stile. Ma se io regista sto girando un corto con inquadrature piane e scansione dei tempi molto realistica, un’inquadratura del genere, così “personale” e artistica posta di punto in bianco, appare solo stonata.) E stesso discorso sulla ravvicinata traballante al viso dello stesso ragazzo dopo che ha chiuso la porta. “Tutto a posto, amore?” chiede la sua fidanzata…la telecamera avanza minacciosa verso il viso di lui, arriva al particolare degli occhi…e li risponde semplicemente “Si.”
E’ un po’ come se la scena fosse stata questa: un uomo è fermo alla fermata di un autobus. Si avvicina una ragazza. Che ore sono?, gli chiede. La camera centra il viso di lui, gli si avvicina traballando, la musica cresce, si inquadra il viso stranito…l’uomo apre la bocca…e dice...“le otto e venti”. Fine. A cosa serve una ripresa così caratterizzata per una scena che non porta a nessuna tensione? A nulla. L’errore sembra quindi plateale. Non sarebbe stato tale sono in un caso: se dietro la porta il nostro eroe si aspettasse di TROVARE DAVVERO qualcuno, e cioè l’assassino che deve uccidere tutti i suoi amici con la sua complicità (e al momento non ho ancora visto tutto il corto, quindi non so se è davvero così). A questo punto la sua ansia sottolineata dal regista sarebbe lecita. Altrimenti, rimane uno sfoggio di stile fuori contesto.
Comunque, la porta sbatte, e subito tutti diventano nervosi per nessuna plausibile ragione. Troppo poco è accaduto per giustificare una così tremenda fifa generale, ma tant’è. L’istante dopo un maniaco armato di motosega fa a pezzi i due fidanzati di turno senza che nessuno all’interno dell’appartamento se ne accorga (basta una radiolina a mascherare una motosega più eventuali urla? poco plausibile). E quando il padrone di casa e il suo amico vanno a cercare i due, e fanno capolino nella stanza buia, non si premurano evidentemente di accendere la luce (altrimenti dovrebbero accorgersi che la stanza non può che essere necessariamente ricoperta di sangue) ma tornano indietro stabilendo che i due amici se ne sono andati. Possibile? In un appartamento così piccolo? Proprio no (a meno che, come nel caso precedente, il padrone di casa e il suo amico non siano complici dell’assassino)
E poi, non c’era un cane in casa? Se fosse entrato un assassino immagino che un’ abbaiata l’avrebbe fatta (oh, ma probabilmente è già stato sgozzato.)
Ma siamo già al finale, e qui il già fragile castello di carte crolla senza possibilità di appello. Il protagonista rimasto solo viene svegliato di notte dall’abbaiare del cagnetto…che quindi non era morto, ma non ha pensato dunque di abbaiare all’assassino…Si sveglia dunque l’eroe, infila una mano sotto il letto, si sentono suoni di leccata, dopodichè il nostro si alza, tira il collare…e segue una scena di buio che non sono riuscito a capire. Cosa succede? Tira fuori da sotto il letto il cane morto? Non so, non si vede nulla. L’attimo dopo il nostro eroe va in bagno: “anche gli uomini possono leccare”, recita una scritta allo specchio. Dietro di lui appare l’assassino. Chiuso.
La scena finale, e dunque l’intero corto, si fonda dunque su una delle più classiche leggende urbane americane del nostro secolo, e cioè quella della ragazza che risvegliatasi da un lungo sonno tranquillo scopre che la lingua che la leccava durante la notte non era quella del suo cane, bensì quella dell’assassino che nel frattempo ha sterminato la sua compagna di stanza/la sua famiglia, si è fermato da lei, ha ucciso il suo cane, e poi se ne è andato lasciandole quel terrificante messaggio. Peccato che in questo caso, oltre alle ingenuità già raccontate, anche la leggenda urbana vera e propria sia stata riportata con inesattezza ed imprecisione. Perché? Ma per il semplice fatto che l’eroe si sveglia, si fa leccare la mano, va in bagno e scopre la scritta. Quando l’ha vergata l’assassino, che si suppone essere ancora sotto il letto, o nei paraggi della sua stanza, o che in ogni caso sbuca dietro di lui, e non davanti? Dovremmo supporre che nell’intervallo tra il risveglio, la leccata e la visita al bagno egli sia corso fuori dalla stanza, abbia trovato il bagno, il rossetto, tracciato il suo messaggio e si sia nascosto in attesa dell’arrivo del protagonista (improbabile) o che abbia ideato tutto in anticipo, prima scrivendo e poi leccando (non del tutto improbabile ma implausibile: come poteva l’assassino sapere che il nostro eroe avrebbe infilato la mano sotto il letto sentendo abbaiare il cane, o che il cane dormiva sotto il suo letto, o che l’eroe non avrebbe guardato sotto il letto e che si sarebbe infine diretto al bagno? e a quale scopo tanta teatralità?). No, mi dispiace, la rappresentazione non regge.
Anche qui, devo ammetterlo, ci troviamo davanti ad una storia che sacrifica la logica al tentativo di mostrare scene “fiche”. Che spezza ogni possibile verosimiglianza col solo scopo di far andare la storia dove il regista vuole condurla, e poco importa se essa, come una cane ribelle, cerchi di fuggire strattonando il guinzaglio: il regista lì vuole andare e lì va, dimentico di tutto il resto. E i risultati purtroppo si vedono.
Pur non dubitando assolutamente della buona fede dell’autore (a proposito: ho trovato molto adatte le musiche) ci sentiamo di consigliare anche a lui un maggior controllo della trama, a non utilizzare i suoi personaggi solo come tanti pupazzetti che servono solo a far accadere le cose, ed a non farsi affascinare soltanto dalle idee meravigliose ma di fermarsi a pensare anche alla logicità degli eventi. Certe cose non accadono solo perché sono “fiche” ma accadono perché ci sono dei presupposti che permettono ad esse di accadere: gli eventi non sono mai fini a se stessi, non prendono vita da soli, ma sono la conseguenza di un accumularsi di tanti eventi minori, come parti di un insieme che una volta unite creano un prodotto uguale alla somma delle sue parti (ed è la logica conclusione) ed altre volte è MAGGIORE della loro somma (e in questo caso è la sorpresa finale!). Un sasso che cade dal terrazzo e spappola la testa di una vecchia necessariamente deve essere arrivato in quel terrazzo per qualche motivo, messo da una persona che aveva qualche motivo per metterlo lì, dopo che aveva raccolto il sasso stesso in un qualche luogo all’aperto (i sassi di norma non nascono dentro le case) per un altro motivo ancora, magari perché era un bel sasso…e il sasso può essersi trovato lì perché è rotolato giù da una collina…e può essere rotolato giù perché qualcuno gli ha dato un calcio, e via dicendo. Interessarsi solo del fatto che ad una vecchia viene spappolata la testa da un sasso e disinteressarsi del resto, crea storie simili a quelle che abbiamo appena visto, e che non soddisfano MAI.
Invito dunque tutti gli aspiranti autori a chiedersi le stesse cose, prima di far cadere la loro pietra. Dove’era il sasso? Come ci è finito? Più logici, realistici, personali sarete voi, e più inaspettate saranno le motivazioni che hanno portato quel sasso ad essere proprio in quel posto in quel momento, più bella sarà la vostra pellicola. Altrimenti, quello che avrete sarà solo una vecchia con la testa spappolata.
25/05/2011 14:45
 
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FRANCESCO SCARDONE
Francesco Scardone, 25/05/2011 12.05:

ciao osmanspare, sono Francesco, il "regista" di rimorso. prima di tutto ti volevo ringraziare per il tempo che hai dedicato al mio corto e per la tua recensione. ti scrivo per chiarire alcune cose sul corto: non ti nascondo che non volevo fare nulla di criptico, in pratica la trama era un semplice pretesto per una considerazione sul senso di colpa. all'inizio il ragazzo trascina il corpo della ragazza nel corridoio(non è importante chi l'abbia uccisa, può essere stato lui come chiunque altro, l'importante è che il senso di colpa per la morte della ragazza lo provi lui), le visioni di lei lo tormentano proprio a causa del rimorso(se siano visioni o un fantasma non è importante, possono essere entrambe le cose, non ci sarebbe nessuna differenza), alla fine il senso di colpa, il rimorso per quello che fatto, lo porta al suicidio ma la verità è che lui non ha fatto niente(almeno non in questo caso, poiché la ragazza è viva e vegeta e la vediamo nella penultima inquadratura): è il senso di colpa, immotivato, che ci fa suoi prigionieri anche quando non abbiamo fatto nulla, il rimorso lo spinge a credere vere, cose che non lo sono.
Credevo fosse chiaro il fatto che la "ragazza delle visioni" e la ragazza che lo chiama alla fine fossero le stesse persone: ci sono anche delle inquadrature con lei di faccia quando è sul letto, per chiarire questa cosa.
Per le persone che l'hanno visto, fino ad ora, almeno la trama era stata abbastanza chiara. voglio precisare che non ti rispondo certo per fare polemica, ma solo per chiarire qualche punto oscuro, ciao e ancora grazie per la recensione(la mia prima come "regista"!^^)




Gentilissimo Francesco, prima di tutto la ringrazio per la cortese risposta. Visionare il suo corto è stato un piacere, e sono contento che le mie puntualizzazioni non l'abbiano "sconvolta" ma spinta a replicare con cortesia e affabilità. Decodificare le opere degli altri è sempre difficile, perchè si tratta di dover entrare nei loro meccanismi mentali, nelle loro idee, ed è facile confondersi; è quindi un piacere per me sapere che lei ha apprezzato, e vederla puntualizzare le cose in cui crede. Riguardo alla sua opera ribadisco solo che si, avevo anch'io capito che la ragazza uccisa e quella viva erano la stessa persona..soltanto che non riuscivo, e non riesco, a trovarlo plausibile: se è vero che un senso di colpa può farci impazzire (ho ucciso mia moglie e me ne pento!), e se è vero che anche un senso di colpa immotivato può fare altrettanto (un pazzo ha ucciso mia moglie ma la colpa è mia che non l'ho tenuta più vicina a me, o non le ho voluto abbastanza bene in vita!), dal punto di vista della trama trovo più difficile accettare un senso di colpa a proposito di un fatto che NON è avvenuto! (mia moglie è viva ma io mi sento responsabile della sua morte!). Come ho detto da qualche altra parte, le metafore sfuggono facilmente al controllo, ecco perchè io cerco di giudicare le storie principalmente per la trama, che alla fine è la parte più esterna di ogni racconto, quella che più facilmente è accessibile al nostro essere "esterni" alla mente del suo autore. E seguendo la trama, un uomo che si suicida per un delitto che non esiste, qualche dubbio lo semina.
A parte questo le consiglio vivamente di coltivare la sua passione, fino a che le darà piacere farlo, e di provare a concentrarsi di più su qualche bel racconto, anche semplice: la semplicità non è un demerito se ben portata a termine, che non sia troppo metaforico. Prima si impara a parlare, e solo dopo a cantare!
Un saluto, e una cordiale stretta di mano al regista.
25/05/2011 14:48
 
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OmnesImaginesMundi, 25/05/2011 12.11:



Bè magari si tratta semplicemente di rompere il ghiaccio no? :)
Scherzi a parte trovo eccezionale il lavoro di osmanspare, i giudizi e le critiche da lui espressi, al di là della forma che è ottima, sono sempre e comunque costruttivi. Analisi approfondite e buoni consigli. Bravo!
Il fine di tutti credo sia il miglioramento continuo e la capacità di creare prodotti sempre più professionali. Impensabile arrivarci senza il confronto.
A tal proposito sarebbe opportuno approfittare di questo punto di incontro sia per i vari filmakers che per gli osservatori. Al di là del concorso vale la pena di conoscersi, entrare in contatto. Mille sono i motivi per farlo.
Alla via così
un saluto
Daniel




Ringrazio molto e approvo ogni sua parola. Un saluto anche a lei.
25/05/2011 14:55
 
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Sì, sono perfettamente d'accordo con lei sul discorso sulla semplicità!^^ In effetti, come dice anche lei, seguendo la trama è, me ne rendo conto, molto poco credibile pensare che un uomo si suicidi per un delitto che non ha compiuto, però, come dicevo prima, la trama era solo un pretesto per comunicare uno stato d'animo dovuto a quella sensazione sgradevole e opprimente che è il senso di colpa. Volevo, a discapito della trama e del rigore logico, molto probabilmente erroneamente, ritrarre uno stato d'animo più che raccontare una storia.
In ogni caso, sono veramente contento delle sue garbate, puntuali considerazioni sul mio corto.^^
25/05/2011 15:08
 
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Re:
Francesco Scardone, 25/05/2011 14.55:

Sì, sono perfettamente d'accordo con lei sul discorso sulla semplicità!^^ In effetti, come dice anche lei, seguendo la trama è, me ne rendo conto, molto poco credibile pensare che un uomo si suicidi per un delitto che non ha compiuto, però, come dicevo prima, la trama era solo un pretesto per comunicare uno stato d'animo dovuto a quella sensazione sgradevole e opprimente che è il senso di colpa. Volevo, a discapito della trama e del rigore logico, molto probabilmente erroneamente, ritrarre uno stato d'animo più che raccontare una storia.
In ogni caso, sono veramente contento delle sue garbate, puntuali considerazioni sul mio corto.^^



L'idea di voler rappresentare uno stato d'animo piuttosto che uno "Squartamento Fico" le fa già onore di per se. Ora che ha iniziato anche a considerare il concetto di trama, sicuramente si accorgerà che le sue prossime opere saranno di certo migliori. Auguri.
25/05/2011 17:16
 
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Re:
erib, 24/05/2011 19.29:

Faccio i miei complimenti ad Osmanspare, per uno che è un semplice spettatore e non un giurato, sta facendo un lavoro davvero notevole.
Non entro in merito alle critiche da lui espresse ma il suo modo di esprimere giudizi mi sembra corretto e pertinente.




Mi associo anche io, ottimo recensore....un prossimo giurato per il Fest, Alex ?

Alienante
25/05/2011 17:18
 
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Re: LEI HA LA CHIAVE
osmanspare, 24/05/2011 14.32:


La simpatica e molto dotata ZombieKiara ci offre una “Elucubrazione sul demone che è dentro di noi” da lei scritta, diretta ed interpretato. Io, per non essere da meno, le rispondo che ho sviluppato una certa “idiosincrasia” per quel che riguarda le “Elucubrazioni”, se non altro per il fatto che spesso dietro tanta Elucubrazione…non c’è niente. E qui, più o meno, siamo su quella strada.
Intendiamoci, elucubrare è bello e permesso, ma non può sostituire una trama sensata, logica, e soprattutto che porti da qualche parte. Nascondersi dietro il fatto che si sta facendo un video sperimentale, o che per comprenderlo bisogna leggere le note, o vedere il finale alternativo (??) non serve a mascherare il fatto che non si sta raccontando nulla. E quando uno non racconta nulla, cosa lascia allo spettatore?
La regia è ottima. La scena del lavandino è perfetta: mostra in modo impeccabile una quotidianità di gesti, un vissuto normale, con ritmo e inquadrature giuste. Quotidianità che poi sfocia nell’orrore, e anche qui ci siamo: il passaggio è traumatico (per la protagonista) e non traumatico (per il critico) allo stesso tempo. Ma per il resto…nulla. La storia che non era iniziata non finisce. Il babelico delirio iniziale rimane fine a se stesso, così come la metafora finale data dalla chiave. Il demone è dentro di noi, si nutre dei tuoi rancori (e purtroppo si esprime aggettivando pesantemente); tu hai la chiave che lo tiene serrato. A volte il demone esce e tu puoi scegliere se rinchiuderlo o dargli via libera aprendogli la porta? Non lo so, e francamente non ho il tempo di pensarci: quello che chiedo ad un corto è una storia, e una regista che abbia fiducia nelle sue doti di narratrice. Stop.
La Signorina Chiara è più che dotata, si vede subito. Ha padronanza dei mezzi, stile espressivo, tempistica…se poi fa anche tutto da sola, tanto di cappello. Ma vorrei sinceramente che mi avesse raccontato qualcosa, piuttosto che fare esercizi di stile. Non ho visto altro di suo: il cortometraggio fa riferimento ad un canale su Youtube, ma non mi sembra giusto guardarlo, poiché i cortometraggi credo vadano valutati per quello che sono, e non alla luce di eventuali altre prove migliori o peggiori. Quello che uno presenta ad un concorso deve essere la sola maschera che il critico deve tenere in considerazione, e di questo un regista deve tenerne conto. Racconta la tua storia, gioca le tue carte, dimostra chi sei e quello che sai fare in modo concreto: ti risponderò concretamente.
Se avesse raccontato una storia usando questi livelli di regia, io credo che la Signorina Chiara avrebbe vinto senza problemi: riesce ad essere professionale e perturbante solo mostrando un viso e un bagno! La mia non va intesa quindi come una stroncatura nei suoi confronti, quanto uno sprone alla concretezza, a lasciar perdere troppi voli pindarici quando questi vanno a discapito di una trama, e un plauso per le sue indiscutibili doti visive.



Le rispondo a seguito delle Sue allusioni in merito alla mancanza di midollo degli autori nei confronti delle critiche ricevute.

Nella mia, finora, breve vita ho imparato varie cose, non molte in verità, ma fra queste non manca l'importanza di difendersi appropriatamente a fronte di un attacco.

Perchè dico appropriatamente?

Un'azione di difesa non commisurata, verso non un attacco ma bensì una critica ponderata e spassionata (si spera), può essere sintomo di superbia e permalosità.

La legittima difesa è esemplare in questo caso; non si può infatti rispondere a una minaccia con una coltellata nella pancia.

Chi, come me, in modo consapevole è gravemente affetto da entrambi questi mali, pensa cento volte a come rispondere per salvare la propria faccia da antipatico.



Riconduciamo dunque il discorso alle sue allusioni e ovviamente a me e al mio obesissimo ego.

La Sua recensione è colma del suo parere personale e considerazioni non del tutto false sulla latitanza della trama nel mio cortometraggio. Nonostante qualche misuderstanding riguardo la dicitura "finale alternativo" presente nel titolo e la funzione delle note posso dirmi d'accordo con Lei.

Per quanto mi dolga non ricevere da tutti un grattino dietro l'orecchio mi sono presa la libertà di incassare il colpo senza fiatare troppo, mantenendo una certa dignità che ho appena sp*ttanato scrivendo questo messaggio.

Non avendo nulla da ridire spesso è meglio semplicemente tacere.

Oddio ma mi sto giustificando?

Blè

Diciamo che intendo dissociarmi da chi non replica alle critiche per timore (di chi o cosa poi?).

In fede

Dottoressa Zombiekiara.
25/05/2011 18:47
 
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Re: Re: LEI HA LA CHIAVE
zombiekiara, 25/05/2011 17.18:



Le rispondo a seguito delle Sue allusioni in merito alla mancanza di midollo degli autori nei confronti delle critiche ricevute.

Nella mia, finora, breve vita ho imparato varie cose, non molte in verità, ma fra queste non manca l'importanza di difendersi appropriatamente a fronte di un attacco.

Perchè dico appropriatamente?

Un'azione di difesa non commisurata, verso non un attacco ma bensì una critica ponderata e spassionata (si spera), può essere sintomo di superbia e permalosità.

La legittima difesa è esemplare in questo caso; non si può infatti rispondere a una minaccia con una coltellata nella pancia.

Chi, come me, in modo consapevole è gravemente affetto da entrambi questi mali, pensa cento volte a come rispondere per salvare la propria faccia da antipatico.



Riconduciamo dunque il discorso alle sue allusioni e ovviamente a me e al mio obesissimo ego.

La Sua recensione è colma del suo parere personale e considerazioni non del tutto false sulla latitanza della trama nel mio cortometraggio. Nonostante qualche misuderstanding riguardo la dicitura "finale alternativo" presente nel titolo e la funzione delle note posso dirmi d'accordo con Lei.

Per quanto mi dolga non ricevere da tutti un grattino dietro l'orecchio mi sono presa la libertà di incassare il colpo senza fiatare troppo, mantenendo una certa dignità che ho appena sp*ttanato scrivendo questo messaggio.

Non avendo nulla da ridire spesso è meglio semplicemente tacere.

Oddio ma mi sto giustificando?

Blè

Diciamo che intendo dissociarmi da chi non replica alle critiche per timore (di chi o cosa poi?).

In fede

Dottoressa Zombiekiara.




Gentilissima Chiara,
sarò franco con lei così come lo sono stato nella recensione del suo corto: non si nasconda dietro alle parole. Smetta di aggettivare, di arzigogolare, di produrre frasi composte, di lanciar sassi metaforici (più che altro rivolti contro se stessa) nascondendo subito dopo la mano e sia finalmente diretta. Lo sia nelle sue risposte a me, lo sia nella vita se non lo è già, e lo sia nei suoi corti, e mi permetto di dirglielo perché sia nel corto sia nella sua risposta a me trovo lo stesso modo di porsi, lo stesso modo di comunicare, e lì come qui ho la netta impressione che questo la danneggi.
Glielo dico con tutto l’affetto possibile, senza nessuna critica o malignità nei suoi confronti, ma anche perché sono certo che lei è una che non si tira indietro di fronte alle sfide, soprattutto se letterarie, e sa riconoscere un intento positivo; dunque non se la prenderà se le dico così, anzi.
Mandi a cagare le maledette metafore e i bastardi aggettivi, e dica quello che ha da dire. Metta in mezzo se stessa senza vie di mezzo, faccia parlare i fatti. Dica chiaramente quello che vuole senza cercare giustificazioni o scorciatoie. Afferri la tigre per la coda.
Se lei farà qualcosa del genere, per di più utilizzando le grandi doti visive che si ritrova, io scommetto che potrebbe davvero stupirmi, potrebbe stupirci tutti quanti.

Ovviamente potrei sbagliarmi: io non la conosco, non ho visto l’altra sua roba. Lei ha un canale su youtube: beh, se ci mette la faccia magari diretta lo è davvero, ed ha indossato questa maschera solo in occasione di questo concorso, ed in risposta a me, che in effetti l’ho istigata ad aggettivare con la mia recensione…ma se ho anche un briciolo di ragione, e se il genere horror la interessa, mi dia retta, e faccia vedere a tutti di cosa è capace.

Passata la parte personale, alcune note:

1. non ho detto che gli autori mancano di midollo, al massimo li ho tacciati di disinteresse, cosa che mi stupiva in quanto non la credo possibile. Chi fa certe cose le fa per amore, e chi ama non abbandona.

2. riguardo alle sue “note” e al suo “finale alternativo”, è più che possibile che ci sia stato del misunderstanding, soprattutto considerando che non ho letto le prime non ho visto il secondo: un corto deve contenere il suo senso all’interno delle sue proprie immagini, e non da qualche altra parte. Andava dunque giudicato solo per ciò che mostrava, e così io ho fatto. Ciò che non fa parte del corto non ha valore.

E un’ultima considerazione finale che farà definitivamente arrossire il suo ego già turbato: non si immagini nemmeno per un istante di potermi battere sul fronte delle parole scritte. Di ogni verbo, nome, aggettivo che lei usa io riesco a cogliere perfettamente il vero significato, anche quelli che lei cerca così disperatamente di nascondere.

Le basta questa come provocazione?

Ma prima di iniziare il nuovo corto che sicuramente in questo momento, ispirata da questa lettura, è pronta a mettere in opera, si ricordi questo: LASCI PARLARE I FATTI.

Con grandissima simpatia, la saluto.
25/05/2011 19:11
 
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più che altro, perchè qua ci si da del lei?
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