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Giallo per la morte di Stefano Cucchi

Ultimo Aggiornamento: 31/10/2014 18:16
18/11/2009 14:26
 
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Scoperte bruciature sul corpo di Cucchi
ROMA — Ferite che assomigliano a bruciature di sigarette. Croste sulle mani. Un doppio livido trasversale all’altezza dell’osso sacro, forse dovuto a un calcio. Volto tumefatto. Sono «terribili», dicono gli avvocati Fabio Anselmo e Dario Piccioni, le foto dell’autopsia di Stefano Cucchi conservate nel fascicolo della procura. Le prime due mostrano il giovane vestito «come nel giorno dell’arresto, non gli hanno mai dato un cambio».

Nelle altre il geometra è spogliato e allora saltano agli occhi «le tremende condizioni di deperimento» del suo corpo esile. E non possono non notarsi «le escoriazioni profonde, ovali o circolari», come se qualcuno gli avesse spento dei mozziconi addosso: «Su un pollice, sui gomiti, sul dorso delle mani e all’attaccatura dei capelli». Le foto avvalorano l’ipotesi del pestaggio formulata dai pubblici ministeri Vincenzo Barba e Francesca Loy. Una «pista» basata sulla deposizione del supertestimone che, sabato, sarà sottoposto a incidente probatorio davanti al gip Luigi Fiasconaro. Il suo racconto è contenuto in un verbale di 30 pagine piuttosto confuso, in cui i magistrati sono costretti a chiedere più volte di che colore fossero le divise dei «picchiato­ri ».



(Foto Ansa)
«L’hanno colpito a calci», ha riferito il giovane ai pm de­scrivendo la scena che sarebbe avvenuta nel corridoio delle celle di sicurezza del tribunale. Finita l’udienza di convalida Cucchi sarebbe stato rinchiuso con lui: «Dopo che l’hanno messo in cella — ha detto il su­pertestimone — ho visto che lo spingevano». E Cucchi si sa­rebbe confidato: «M’hanno me­nato quegli stronzi». Ieri il Dap, senza aver ancora concluso l’inchiesta interna, ha spostato i tre agenti della peni­tenziaria indagati (Nicola Mini­chini, Corrado Santantonio e Antonio Dominici) a Fiumici­no, a Rebibbia e al carcere mi­norile di Casal del Marmo.

«Non sono stati trasferiti d’uffi­cio, hanno chiesto di essere di­staccati per motivi di opportu­nità», sostiene l’avvocato Die­go Perugini, difensore di Mini­chini. «Sono in normale conge­do per ferie», fa sapere il segre­tario generale del Sappe, Dona­to Capece. La commissione par­lamentare d’inchiesta ha inter­rogato Giovanni Battista Ferri, il medico del tribunale che ha visitato Cucchi dopo l’udienza di convalida, e domani decide­rà se compiere un nuovo so­pralluogo a Regina Coeli e al Pertini.

corriere.it
03/12/2009 10:09
 
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"Ho visto che lo prendevano a calci"
ROMA - "C'era una porta nera con un piccolo finestrino senza vetro, ero solo dentro la cella, e ho sentito rumori. C'era il ragazzo e qualcuno dava calci, faceva rumore con i piedi. Sentivo che il ragazzo era caduto in terra e stava piangendo. Poi ho guardato da quel finestrino e ho visto che loro lo mettevano dentro la cella. Loro, prima di pcchiare, parlavano, non capivo le parole ma la polizia diceva di entrare dentro e il ragazzo non voleva entrare dentro. Il ragazzo voleva sempre uscire, non so se voleva andare al bango o dal Giudice....".

L'immigrato africano, detenuto nel sotterraneo del tribunale di Roma nella mattinata del 16 ottobre scorso, aspettava anche lui di essere chiamato per il processo, quando ha assistito dallo spioncino della sua cella al pestaggio di Stefano Cucchi, il trentunenne arrestato la notte prima alle 23.30 e morto, denutrito, disidratato, con le vertebre rotte, traumi alla testa e sospette bruciature di sigaretta sul corpo, all'alba del 22 nel padiglione carcerario dell'ospedale Sandro Pertini. Per la sua morte tre medici sono indagati per omicidio colposo e altrettanti agenti penitenziari per omicidio preterintenzionale.

Repubblica. it pubblica in esclusiva il verbale integrale dell'interrogatorio del supertestimone che, dopo l'incidente probatorio del 21 novembre scorso, ha ora valore di prova.

"Guarda cosa mi hanno fatto le guardie", ha confidato Stefano Cucchi al detenuto africano. "No", ha precisato il supertestimone, "non mi ha detto chi fossero gli aggressori e neanche ho chiesto se i carabinieri lo avessero picchiato, ma lui non mi ha parlato dei carabinieri". Così, si infittisce il mistero dopo i risultati dell'inchiesta del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria che ha escluso il coinvolgimento dei suoi uomini nell'aggressione nelle celle del tribunale di Roma.

repubblica.it
17/03/2010 16:47
 
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"Cucchi aveva subito delle lesioni ma morì per la disidratazione"
ROMA - Stefano Cucchi aveva delle lesioni, ma la causa della morte è stata la disadratazione. Queste le conclusioni della Commissione d'inchiesta sul caso del giovane romano: finito agli arresti per possesso di stupefacenti, fu trasferito dal carcere all'ospedale "Pertini", dove morì il 22 ottobre dell'anno scorso, dopo una settimana di agonia. Un esito, quello dell'indagine parlamentare, che ammette la responsabilità dei medici nel non aver seguito con attenzione il caso. E che la famiglia Cucchi accoglie con soddisfazione: "Le percosse ci furono, per le guardie carcerarie si può configurare l'ipotesi di omicidio preterintenzionale".

"Siamo arrivati a conclusioni molto chiare - ha dichiarato ai giornalisti Ignazio Marino, presidente della Commissione - a Stefano Cucchi, probabilmente, sono state inferte lesioni traumatiche che non sono la causa diretta della morte che è avvenuta per disidratazione legata alla volontà di Cucchi di richiamare su di sè l'attenzione dei suoi legali e del mondo esterno".

Marino ha ricordato anche che la morte è dipesa, oltre che dalla disidratazione, anche "all'eccessiva perdita di peso, 10 chili in 6 giorni. A detta dei nostri consulenti sarebbe servito un più attento monitoraggio delle condizioni cliniche. Ci sono certamente delle responsabilità, il nostro compito è di individuare quali siano state ma nello stesso tempo di invocare una piena e puntuale e completa attuazione del derceto del 2008 che indica con chiarezza che chi si trova in stato di detenzione ha gli stessi diritti alla salute degli altri". Il presidente della Commissione, infine, ha sottolineato un'altra scoperta importante: "Ci sono evidenze che rilevano che il decesso sia avvenuto avvenuto qualche ora prima del tentativo di rianimazione".

Secondo un altro componente della Commissione, la senatrice radicale eletta nelle liste del Pd Donatella Poretti, tutto questo dimostra che nel suo percorso sanitario "Cucchi purtroppo non ha avuto la corretta assistenza. Il Senato e il governo sarà bene prendano in considerazione le nostre valutazioni e le problematicità del caso singolo e più in generale dell'assistenza sanitaria in carcere. Tutto il materiale della Commissione occorre ora che venga non solo inviato alla procura, ma anche reso accessibile a tutti nell'ottica della trasparenza e dell'accesso agli atti delle istituzioni". Per il momento, comunque, il documento della Commissione sarà immediatamente trasmesso sia alla Procura di Roma che al presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani.

E grande soddisfazione per l'esito dell'indagine parlamentare è stata espressa dalla sorella di Stefano, Ilaria Cucchi: "La relazione afferma quanto noi abbiamo sostenuto sin dall'inizio: le fratture ci sono, sono recenti e compatibili con il pestaggio. Ora mi auguro che la Procura tenga conto della relazione e che sia riconosciuta la preterintenzionalità delle guardie carcerarie. Spero non comincino a parlare d'altro, come ad esempio di una caduta accidentale. Mi auguro la smettano con l'atteggiamento difensivo nei confronti di chi ha picchiato Stefano, che è stato vittima di un pieno pestaggio. Questo ormai è chiaro a tutti".

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30/04/2010 12:57
 
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Chiusa inchiesta, in tredici rischiano il processo
ROMA - Non c'è più l'omicidio colposo tra i reati formulati dalla procura di Roma in relazione alla morte di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni deceduto il 22 ottobre scorsodopo essere stato arrestato dei giorni prima dai carabinieri per spaccio di droga. A carico dei medici, infatti, i pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy, che hanno depositato gli atti, hanno contestato, a seconda delle posizioni, il favoreggiamento, l'abbandono di incapace, l'abuso d'ufficio, e il falso ideologico. Lesioni e abuso di autorità sono le ipotesi di reato attribuite agli agenti della polizia penitenziaria. La deposizione degli atti del procedimento in base a quanto previsto dall'art. 415 bis del codice di procedura penale è la della procedura che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio degli indagati.

CADUTA IPOTESI OMICIDIO COLPOSO - Il reato di omicidio colposo era stato inizialmente ipotizzato ai carico dei medici dell'ospedale Sandro Pertini dove era stato ricoverato Cucchi, mentre quello di omicidio preterintenzionale (anche questo caduto dopo il deposito della consulenza medica) era stato contestato agli agenti della penitenziaria che avevano in custodia il ragazzo nelle celle di sicurezza del tribunale di Roma poco prima dell'udienza di convalida dell'arresto. L'avviso di fine inchiesta è stato notificato a tredici indagati.

LA FAMIGLIA - Cucchi morì dopo il ricovero all'ospedale Sandro Pertini. Oltre alle fratture e alle ecchimosi varie, era disidratato e denutrito. La famiglia ha cercato di scoprire la verità fin dal primo momento. Ancora giovedì la sorella Ilaria dichiarava: «Ci sono però dei vuoti che io ancora non riesco a capire: per me, come sorella, è fondamentale sapere cos'è accaduto a mio fratello in quei sei giorni, un tempo brevissimo, in cui ha smesso di vivere. La mia famiglia ed io in quel momento abbiamo avuto la forza di reagire perchè non potevamo accettare che un ragazzo che stava benissimo e conduceva una vita del tutto normale, a parte i suoi problemi di tossicodipendenza, potesse cessare di vivere in soli sei giorni. Però mi domando, tutte quelle famiglie che non hanno la forza, i mezzi e le possibilità di affrontare una simile battaglia, allora non avranno giustizia?».

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25/01/2011 14:34
 
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Caso Cucchi, 12 i rinvii a giudizio
Il ragazzo morì all'ospedale Pertini di Roma sei giorni dopo essere stato arrestato per droga

ROMA - Dodici rinvii a giudizio e una condanna con rito abbreviato: queste le decisioni prese dal gup Rosalba Liso a conclusione dell'udienza preliminare per la morte di Stefano Cucchi avvenuta il 22 ottobre del 2009 all'ospedale Pertini di Roma, sei giorni dopo essere stato arrestato per droga. Nel corso dell'udienza il gup ha dunque rinviato a giudizio tre agenti della polizia penitenziaria e nove persone tra medici e infermieri dell'ospedale Sandro Pertini. Il processo prenderà il via il 24 marzo prossimo davanti alla terza corte d'assise di Roma. Il funzionario del Prap Cla, è stato condannato a due anni un funzionario dell'amministrazione penitenziaria regionale.

A GIUDIZIO - A giudizio sono andati tre guardie carcerarie Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici imputati di lesioni personali, sei medici dell'ospedale Sandro Pertini, Aldo Fierro, Stefania Corvi, Rosita Caponetti, Flaminia Bruno, Luigi Preite De Marchis e Silvia Di Carlo, tutti tranne la Caponetti sono stati rinviati a giudizio per abbandono di persona incapace. La Caponetti, dirigente medico del Pertini è stata rinviata a giudizio per abuso d'ufficio e falso. Per abbandono di persona incapace sono stati rinviati a giudizio anche tre infermieri, Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe. Condannato con rito abbreviato a due anni di reclusione il funzionario del Dap, Claudio Marchiandi, direttore dell'ufficio detenuti e del trattamento del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria che aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato.


Ilaria Cucchi, sorella di Stefano (Ap)
LA FAMIGLIA - «Il gup la pensa come noi e cioè che Stefano è morto per le botte» è stato il commento a caldo della sorelal di Stefano Cucchi, Ilaria. «Mi auguro che i pubblici ministeri abbiano il coraggio di portare avanti la verità e abbiano l'umiltà di tornare sui propri passi», ha continuato. Ilaria ed i genitori hanno salutato il giudice. «Con lo sguardo ci ha voluto manifestare il suo sostegno umano. È stato un momento di grande tensione emotiva. Ho visto il dolore negli occhi di mia madre e per noi il processo costituirà una tappa importante per la nostra battaglia di verità. Ci continuiamo a domandare perché ci è stata data una verità diversa visto che è evidente come noi, attraverso i nostri consulenti medico-legali, non abbiamo mai detto assurdità». Parla anche il padre del ragazzo morto, Giovanni Cucchi. «Non c'è motivo di rallegrarsi. Oggi, comunque, è stato messo un primo tassello per arrivare alla verità. Speriamo che quanto accaduto», ha aggiunto, «possa servire per migliorare il sistema giudiziario del nostro Paese. Vogliamo dire grazie a coloro che ci sono stati vicini: il Comune e la Provincia di Roma, il presidente Fini, i parlamentari del Comitato per Stefano. Ma riteniamo grave che tante istituzioni siano rimaste mute, come l'Ordine dei Medici». Il legale della famiglia, l'avvocato Fabio Anselmo, ha aggiunto. «Siamo soddisfatti perchè il Gip con questa decisione ha sostanzialmente ammesso essere fondate le nostre critiche alla consulenza della controparte, e quindi abbiamo un problema di imputazione».

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31/10/2014 16:16
 
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la natura farà giustizia

Forza Ravenna

ORGOGLIOSO DI ESSERE GIALLOROSSO


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