Scritto da: Dino Messina alle 12:30
Che tipo di moralità vigeva nell'antica Grecia?
Un aiuto a rispondere a questa domanda ci viene da
un frammento di dodici righi ritrovato in copia fotografica al museo del Cairo da Rosario Pintaudi, che assieme a Luciano Canfora l'ha
pubblicato sulla rivista "Analecta Papirologica", numero XVI-XVII.
Il testo - ci spiega il filologo Luciano Canfora - proveniente dalla biblioteca di Sarapione, colto governatore nel III secolo dopo Cristo dell'Arsinoite, una regione egizia, è in realtà
la copia del frammento di un discorso pronunciato da un oratore attico nel terzo secolo avanti Cristo. Il professor Canfora è convinto che si tratti di
Iperide, amico e rivale di Demostene.
Dal frammento, in cui è citata la legislazione di Solone e quella di Licurgo, si evince che la Grecia classica non era certamente il regno del libero amore, dove le prostitute avevano una grande considerazione sociale. Tutt'altro.
L'oratore avverte "le donne di condizione libera" e i giovani a non farsi corrompere dalla prostituzione. Canfora ci spiega che
accanto alle etére, come Frine, ammante dello stesso Iperide, o Aspasia, amante di Pericle, donne colte e libere che non dovevano obbedire a una serie di convezioni sociali, esistevano le porne, cioè le prostitute di basso livello che non godevano certamente di una grande considerazione sociale.
Per saperne di più Canfora ci rinvia allo studio di Kenneth James Dover,
"La morale popolare dei greci", pubblicato in Italia da Paideia.
Dove ci spiega che in realtà
esistevano nelle città della Grecia antica varie morali: c'era quella delle élites, che seguivano comportamenti più liberi e spregiudicati,
e quella delle classi popolari che avevano una morale più tradizionale.
Come attestano i frammenti dei comici, i quali ammiccando al popolo deridevano i comportamenti delle classi alte.
Pubblicato il 03.05.08 12:30 La Nostra Storia - Corriere.it
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.