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SPACCIAMORTE di Mirko Virgili

Ultimo Aggiornamento: 06/05/2008 19:27
21/04/2008 20:17
 
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Impossibile, a sto punto, incominciare a parlare del corto senza allacciarmi alla visione di Steveau, che è un ragazzo intelligente che tira sempre fuori considerazioni interessanti.
Comincio quindi col premettere che il mio punto di vista a riguardo del tema droga/responsabilità è il medesimo.
Stabilito questo, Spacciamorte io l'ho interpretato, probabilmente a torto, date le recenti dichiarazioni di Virgili, in tutt'altro modo. Non ho ritenuto casuale la scelta di rappresentare il padre vendicatore come un vero e proprio maranza, e non come, che so, un mite impiegato di banca. Mi ha dato l'impressione di un mafioso coinvolto in ben altre attività losche, ma che di eroina non vuol sentir parlare (un po' alla don Vito Corleone, dai), tant'è che lo spacciatore non se lo va mica a cercare da solo, lui ci mette i soldi, tanti, e poi ci pensano i killer mercenari a trucidarsi fra di loro per scovarlo e intascarsi la ricompensa. Insomma, ho visto un bel gruppetto di poco di buono, in cui lo spacciatore, con quella faccetta spaurita, ai miei occhi è apparso davvero come il minore dei mali, e quindi l'unica vera vittima, l'unico personaggio per cui provare pietà, e col quale al limite identificarsi.
Persino il figlio morto sembra più minaccioso, quando appare in mezzo alle inquietanti visioni del protagonista, con i lineamenti che si alterano fino a fargli assumere le fattezze di un demone.
Non mi è parso quindi che l'intento fosse quello di "fare la morale", sul tema della droga, quanto piuttosto di prenderne spunto per costruire una storia di vendetta e violenza.
E vabbè, mi sono sbagliata.
A parte la disquisizione sul messaggio che il regista intendesse o meno trasmettere, c'è da dire che comunque, Spacciamorte, fatta eccezione per il titolo (quello sì, suona un po' come uno slogan), resta per me un buonissimo corto, che in 4 minuti di ritmo serrato, riesce a raccontare una storia (una storia, non una scena), offrendoci azione, sangue, sorpresa, orrore, angoscia, e dando spazio, nell'ultima parte, anche alle parole e alla riflessione (fin troppa, direi a questo punto).
Mi è piaciuto, mi ha "divertita" (se è concesso dirlo di fronte a un tema del genere), è ben recitato, curato nei particolari, e, cosa che ormai credo sia chiara anche ai sassi, molto ben realizzato dal punto di vista tecnico.
Il tema della vendetta, quale che sia il motivo per cui essa si scateni, è piuttosto inflazionato, ma 1) mi attrae sempre e comunque, e 2) tutto sommato è sviluppato con una certa originalità.
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