Lo Sbarannu
La ruota del tempo qui in Sardegna ha cominciato a girare grazie al calendario fatto e, si fa per dire, perfezionato da Franco Sbarannu, più di migliaia di anni sardi fa.
In questo calendario abbiamo un giorno in più all’anno. Questa imperfezione è dovuta al fatto che le ore e i minuti che avanzano si possono buttare in quel giorno, proprio come una pattumiera del tempo. Per questo motivo esistono da noi paesi apparentemente abbandonati: perchè?!
Lo sbarannu (giorno in più all’anno) esiste realmente ma, in realtà, non c’è, quindi viene contato come incognita irregolare....non so perchè sto a perdere tempo per spiegarvi una cosa che da noi si impara alle scuole dell’obbligo (anche se da noi non si obbliga niente), quindi si impara istintivamente.
Nel giorno dello sbarannu bisogna assolutamente dormire perchè, se si è svegli, si rischia di rimanere imprigionati sino allo sbarannu dell’anno seguente.
Per svegliarsi in quel giorno, bisogna essere molto distratti e comunque un incidente può sempre capitare.
A me successe molti anni sardi fa, ero in un periodo nero: mi aveva lasciato Patonia, i ricci avevano avuto un incidente e bevevo femmidda per dimenticare (tipo camomilla + fernet).
Stordito mi addormentai e mi svegliai con sorpresa nel cassonetto differenziato del tempo. Me ne accorsi subito perchè lo specchio non rifletteva la mia immagine e il gatto mi soffiava.
La stanza era quella di sempre, il paese quello di sempre, la gente quella di sempre, ma io non c’ero; mi aggiravo tra le persone e sentivo che parlavano di me e di come ero caduto nella profonda gola dello sbarannu. Ebbene, si diventa come drommiddru (fantasmi). Sapevo che, per uscire da lì dovevo aspettare un altro sbarannu (fortunatamente l’anno passato all’interno dello sbarannu è più corto, perchè le ore e i minuti in più nono sono così tanti da formare un anno intero).
Me la presi con comodo cercando di capire cosa stava succedendo. La prima cosa che scoprii è che potevo muovere gli oggetti col pensiero e comunicare componendo lettere coi fiammiferi. Tenni i contatti col nonno che nello sbarannu era caduto due volte e sapeva come uscirne.
Mi divertivo a far scivolare il lettone in ferro battuto, con su il nonno, per le strade del circondario e una volta ci fermarono quelli della stradale. Il nonno non li fece neanche parlare; gli disse: “Se vedete un povero vecchio su un letto che non rispetta gli stop, allora vi siete bevuti il cervello; cosa volete che vi esibisca: patente e libretto perchè sono alla guida di quattro molle motrici, oppure, visto che il letto è vecchiotto, il timbro dell’ultima revisione?!”
Partimmo lasciandoli come abbe de rhu (gatti di marmo) a domandarsi: perchè? come mai? chi siamo? dove andiamo? c’è Dio? e, se c’è, dov’è... eh?!
Il mondo vorticava intorno a noi, il nonno in carne, io piggheu (fantasma), con la sensazione complice di essere invulnerabili.
Entravamo nei bar e il nonno dava spettacolo mandando tutte le palle di “carambola” nelle buche in un sol colpo, oppure strabiliava nel gioco delle carte indovinandole tutte.....indovinava anche il colore delle mutande delle ragazze con la gonna.
Chissà come faceva?! col letto,poi, scivolavamo sulla cresta delle ondenelle serate calde, o ci appisolavamosulla cima delle quercie.
Non avevo mai visto il nonno così felice.
Il tempo passò sordo, fino a che tutta la gente del paese entrò nello sbarannu per tirarmi fuori: il paese si svuotò tranne il nonno che era l’unico contatto con il mondo.
Potemmo abbracciarci fra gaddei (fantasmi) e fu un altr’anno sbarannu indimenticabile. Poi ne uscimmo fuori formando una lunga catena temporale. come ci suggerì il nonno.
Se vi trovate a passare per un paese deserto, non crediate che la gente non ci sia: ci sono e, forse, vi stanno guardando.
tratto dal libro:" Nico e i suoi fratelli"
"Chi ha parlato, chi ca..o ha parlato? Chi è quel lurido str...o comunista checca pompinaro, che ha firmato la sua condanna a morte? Ah, non è nessuno, eh? Sarà stata la fatina buona del ca..o..."
Il più acerrimo nemico del Bremaz è Rurro Rurrerini.
(ma anche Ramarro Rurale, con il suo fedele servitore lo gnomo Corri Rorra, non scherza....)
Legionis praefectus more cinaedi communis currum regit.
"Siccome c'ho una certa immagine da difendere....."
Dice il saggio: "Viajare descanta, ma se te parti mona te torni mona."