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Stanislao: da Segretario di GPII a Cardinale di Varsavia

Ultimo Aggiornamento: 15/10/2006 16:40
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15/10/2006 16:40

LE GIORNATE DI ASSISI COMPIONO VENT'ANNI:
IL SOGNO DI GIOVANNI PAOLO II NEL RACCONTO DEL SUO SEGRETARIO POLACCO, ORA CARDINALE DI CRACOVIA


Don Stanislao: "Wojtyla mi diceva: 'solo la preghiera avvicina gli uomini'"
4/9/2006
di Mario Marazziti






Don Stanislao Dziwisz celebra la messa per Giovanni Paolo II


CRACOVIA.
Cracovia, anno primo senza Giovanni Paolo II. Lui non c'è, ma c'è il nome dell'aeroporto,
le foto con cornice in vendita nei negozietti della città vecchia.
La casa lungo la Vistola dove abitava da operaio della Solvay, grigia, ma con il giardinetto comune, ha adesso una targa bianca e gialla, colori vaticani.
La basilica di Santa Maria, sulla Piazza del Mercato, è piena a metà mattina di un giorno feriale per la messa.
Da San Domenico e San Francesco, a cinque minuti, si sente uscire un canto solenne, con molte voci di uomini.
San Francesco si distingue perchè, nel chiostro già si sente odore di cavoli cotti.
Pi? teste blanche che giovani, i giovani stanno la sera al Franktik, al Music 9, nei ristopub e negli Internet center di una citt? dove i caff? di sapore austroungarico affiancano i locali di cucina internazionale. Poco in l?, Kazimierz, il quartiere ebraico che ha visto inghiottiti 65 mila ebrei. Ridipinto, la sinagoga riaperta, altre quattro fanno da museo, qualcuno ? tornato.

E la curia. Nel cortile la statua di Giovanni Paolo II e una mostra fotografica, la storia di una vita speciale, negli scatti di tutti i fotografi polacchi che l?hanno seguito per 85 anni. Presto, nelle foto in bianco e nero, compare il volto pulito di un giovane prete, che tutti abbiamo imparato a riconoscere.

Incontro a casa sua, in curia, il cardinale Dziwisz, Don Stanislao, che aveva lasciato Cracovia nel 1978, più magro e ignaro, con il suo cardinale, Karol Wojtyla.
Adesso a Cracovia ci è tornato per rimanerci, da arcivescovo
.


Sono 20 anni dalla storica Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace convocata da Giovanni Paolo II ad Assisi,
e per iniziativa della Comunità di Sant'Egidio
,
con i vescovi umbri e il vescovo di Assisi,
il Meeting Uomini e Religioni ha radunato il 5 settembre scorso cardinali, patriarchi, venerabili delle religioni dell'Asia.

Tra gli altri, il rabbino capo di Israele Metzger, il rettore di Al Ahzar Al Tayyeb, uomini e donne di cultura, laici. ?Per un mondo di pace. Religioni e Culture in dialogo?. Al centro, i punti dolenti del mondo, Libano, Medio Oriente, guerre dimenticate, Africa, e la sfida del dialogo in un tempo di guerra. E? il motivo del nostro incontro.

Come è nata in Giovanni Paolo II l'idea, la necessità di un incontro senza precedenti nella storia, un incontro che prese di sorpresa molti?
"C'era grande tensione nel mondo allora.
I due blocchi erano a una resa di conti difficile da fermare nelle sue conseguenze.
Oggi non ce lo ricordiamo pi?, ma si parlava di guerre stellari e la minaccia nucleare non era lontana. Il Santo Padre mi disse: ?Ci vuole la preghiera. Una preghiera di tutte le religioni, per la pace. Dobbiamo creare un?atmosfera nuova e attraverso la preghiera cercare la pace?. La sua idea era che se ci si avvicina a Dio le divisioni tra gli uomini si attenuano. Il cardinale Etchegaray ha interpretato con grande intelligenza questa sua idea, in collaborazione con gli altri due dicasteri vaticani, per l?ecumenismo e per il dialogo guidati dai cardinali Willebrands e Grinze.
E la scelta ? caduta su Assisi perch? ? uno dei luoghi alti dello Spirito nel mondo?.

Giovanni Paolo II era uomo di visioni ampie, Qual era la sua visione, nel lanciare il dialogo e questa preghiera?
?Quella Giornata, digiuno e preghiera, non insieme, ma gli uni accanto agli altri, secondo la propria tradizione religiosa, il contrario del sincretismo, fece impressione in tutto il mondo. Ma nasceva da una visione: giustizia e pace debbono essere insieme, la pace ? in pericolo, e la pace non pu? essere solo patrimonio dei pacifisti di una parte o dell?altra, che alla fine aggiungono motivi di contrapposizione. C?era molta ideologia nel pacifismo come era cresciuto nei paesi dell?est. Ha tolto l?ideologia dalla pace, e ha messo la pace al centro delle priorit? del mondo. Chi ha vissuto quell?evento ne ha ancora un?emozione straordinaria. Un grande grido, tutta la Giornata: ?Il Signore ci dia la pace!?, come il grido ad Agrigento, agli uomini della mafia: ?Dio vi giudicher?!?, come quando ha tentato, senza pi? forze, due, tre giorni prima della guerra in Iraq, di fermarla ancora. Il Papa diceva: io ho conosciuto la guerra, non fatela, porta solo rovina e sofferenza, non risolve nulla la guerra. Lo vediamo anche oggi, attentati ogni giorno in Iraq e quanti morti? Non se ne sa pi? nemmeno il numero. Il dialogo, questa era l?urgenza di Giovanni Paolo II per fermare la guerra. Non era un ingenuo, vedeva pi? lontano?.

Ha dovuto superare perplessit?, il papa, per realizzare qualcosa che non era mai accaduto prima?
?Ci sono state, ? naturale, diffidenze e perplessit?. Alcuni, prima, vi vedevano un rischio di sincretismo. Ma nulla era pi? lontano da Giovanni Paolo II del sincretismo. Ma anche chi forse era dubbioso, ha visto come ne ? venuto fuori solo bene e come ? stato l?inizio di una maggiore comprensione tra le religioni?.

Don Stanislao, l?inizio?
?La Comunit? di Sant?Egidio ha capito subito che si trattava di un momento di grande importanza, un passaggio nel pontificato e nella storia e ha continuato. Ogni anno, organizzando in diverse citt? d?Europa, gli Incontri Internazionali Uomini e Religioni, e ormai sono venti anni. Pregare per la pace e riflettere sulle vie concrete per la pace da mondi diversi. Il Papa ha visto con grande soddisfazione questa iniziativa, che, forse, non era prevista dall?inizio. Ma aveva detto ?la pace cerca i suoi artefici?, e la Comunit? di Sant?Egidio ha preso quelle parole sul serio. Nel 1987, l?anno dopo Assisi, il Papa, alla fine dell?udienza con i partecipanti al Meeting diceva contento: ?continuate, continuate!?. Creare un clima di amicizia, e per questo ci vogliono anni. E questo ? successo. In molti casi questo impegno ha avvicinato di pi? esponenti di altre religioni ai cristiani e alla Santa Sede, ha aperto la strada al viaggio del papa a Bucarest nel 1998, ad esempio. Ha accelerato il riavvicinamento e favorito occasioni di unit? con le Chiese ortodosse, ha tenuto aperti dei ponti in tempi di crisi, per evitare le crisi. Ha avvicinato di pi? le religioni dell?Asia e quelle tradizionali. Questo ? stato il tessuto che ha circondato anche momenti davvero storici del pontificato, la visita alla sinagoga di Roma, l?amicizia profonda con il rabbino capo di Roma Elio Toaff, la visita al Muro del Pianto, alla moschea degli Omayyadi. E questo ? stato avvertito dagli altri?.

La Comunit? di Sant?Egidio. Il Papa ha cominciato a conoscerla presto, alla fine del 1978.
?S?, e anche io, seguendo il Papa, ho vissuto lo stesso interesse per quell?impegno sociale e quell?attenzione ai poveri che li faceva diventare veri amici. Quelli per la strada, gli anziani soli delle grandi citt?, i malati di AIDS, i bambini di strada. Potevo vedere con i miei occhi o con quelli del Papa come Sant?Egidio viveva una intensa vita spirituale e questo rendeva l?impegno sociale non solo pi? efficace ma pi? profondo. E? la vita spirituale che creava un modo nuovo di stare vicino ai poveri e di cambiare le strutture di ingiustizia. Voi non vi siete posti altro confine che la carit?, diceva il papa a Sant?Egidio. Che riesce a fare la famiglia dei senza famiglia in Italia, in Europa, ma va anche lontano da interi popoli che soffrono per la guerra. E in questo modo ? nato il lavoro concreto per la pace, la fine della guerra in Mozambico, tante altre iniziative che hanno fermato sofferenze e guerre, in Guatemala, in Africa, ma anche nei Balcani?.

Giovanni Paolo II non era un pacifista, ma ha espresso in maniera costante il suo impegno per la pace, per fermare le guerre, ha espresso un vero e proprio magistero di pace.
?Il Papa era un uomo dotato in molti modi. Non si pu? ridurre ad un lato soltanto. Ma di certo per il lui la pace era il cuore di Cristo stesso, la sua parola. E sapeva che con la forza non si risolvono i problemi. Che in un mondo complesso vanno rimosse le diffidenze, occorre capire di pi? l?altro. Che bisogna impedire in ogni modo, in maniera non violenta, che qualcuno si appropri della religione per uccidere. Per lui era una bestemmia. E solo l?amicizia, la simpatia per l?altro, alla fine svuota gli arsenali di guerra e di odio. La sua idea era che ? sempre la preghiera che cambia il mondo, anche se il mondo non lo sa o se l?? dimenticato?.

Anche dopo l?11 settembre 2001?
?Ancora di pi?, perch? non si pu? lasciare che gruppi estremisti si approprino del nome di Dio e a causa di questo il mondo, pigro, accetti lo stato di guerra di civilt? passivamente, come se fosse vero e l?unica cosa da fare. In Dio ci amiamo, non ci uccidiamo, questo era il suo sentire, anche doloroso. E solo il dialogo pu? essere la risposta. Non il terrore, ma il dialogo tra tutti i credenti. E chi usa il nome di Dio per uccidere non sa pi? chi ? Dio. Il dialogo, in questo senso, fa ritrovare la giusta direzione. Il papa ha lavorato in questo modo per evitare che scontri politici e militari tra paesi occidentali e alcuni paesi arabi potessero essere trasformati in scontro tra Occidente e Islam o tra Cristianesimo e Islam: qui si colloca il dialogo tra esponenti religiosi e le culture?.

C?? una Preghiera di Giovanni Paolo II che ricorda di pi? e che ha fatta propria? Una preghiera per le difficolt? del nostro tempo?
?Vede, Giovanni Paolo II era tutto preghiera. Qualunque cosa facesse era preghiera. Quando si preparava per tre ore sulla sua sedia la sua omelia, nella piccola cappella qui in curia a Cracovia, quando pi? giovane guidava la protesta per alzare la croce per costruire la chiesa di Nowa Huta in mezzo al mondo operaio, contro la volont? del regime,quando era spezzato dal dolore ad Auschwitz-Bierkenau, a Jurgaiciai, in Lituania, sulla Collina delle Croci,e croci, quando rideva e scherzava coni giovani e gli faceva il verso, negli Stati Uniti, quando incontrava Gorbaciov e Fidel Castro. Era tutto preghiera. E il suo cuore batteva per ogni uomo e ogni donna. E? bello oggi vedere l?affetto e la devozione di Papa Benedetto XVI per lui. Il popolo polacco ne ? stato riconoscente quando il Papa, a maggio ha fatto questo viaggio. Sono accorsi come per papa Giovanni Paolo II. Un modo di ringraziare, ma anche un modo di dire l?affetto per Roma, anche ora. Siamo fatti cos?. La mia di preghiera? Quando ho un problema difficile parlo con il servo di Dio Karol Wojtyla e dico: ?Santo Padre, mi aiuti lei...?. E lui mi aiuta?.

www.santegidio.org/news/rassegna/2006/0904_004108_IT.htm
[Modificato da Nikki72 13/03/2009 17:06]

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Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.
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