Per dover di cronaca ecco la recensione sull'ultimo libro di Oriana Fallaci:
"C’è un messaggio in una bottiglia, perduto nell'oceano delle chiacchiere fatue. Abbiamo tolto il tappo a quella bottiglia, ancora nascosta. Come nel settembre del 2001, Oriana Fallaci può ridare slancio alla nostra identità al tramonto. Traduciamo dal suo linguaggio unico.
Oramai la nostra, caro Romano Prodi, non è più Europa, ma Eurabia. Anche per colpa tua, e poi di Fini, Berlusconi e dei preti. Ci hanno invasi, lo hanno stabilito a tavolino i loro capi terroristi, e li abbiamo aiutati nel loro progetto: gli islamici così sono i nostri padroni. Il ventre molle di questa Europa, destra e sinistra, cattolici e laici, si è lasciato attraversare dalla spada di Allah e quasi ringrazia, mostra il volto festoso. E non capisce che siamo perduti.
Resta qualcosa da fare? Provare a resistere. Toglierci dalla faccia il sorrisino beota. Usare la ragione e la forza, confutare l’Islam e le motivazioni irrazionali e suicide di chi lo ha voluto e lo vuole ospite riverito. Altro che baciare il Corano. Quelli ci sottometteranno, e prima ci intimidiscono con il terrore. Possibile che non abbiamo saputo capire la lezione dell'11 settembre? Ed ora dell'11 marzo?
Ecco, le 10 bombe di Madrid e i 191 morti, le fiamme e il sangue si sono deposti nel cuore e nei polmoni, nella testa e nell'anima di Oriana Fallaci. Ed Oriana è tornata con la potenza delle cause estreme che lei intride di bellezza.
E’ come se quei ragazzi di Madrid le fossero caduti addosso, con i loro capelli bruciati e le carni a brandelli. Via, al lavoro. Era quasi pronto il suo nuovo libro, due anni e mezzo dopo " La rabbia e l'orgoglio", segnato dall'11 settembre di Manhattan. Le pagine già scritte mostravano l'inevitabilità dell'evento, la nostra criminale cedevolezza. Ci ha rimesso mano.
Così tra pochi giorni in libreria ci sarà “La forza della ragione”, editore Rizzoli, circa 300 pagine, prologo, dodici capitoli, epilogo. Una dedica: alle vittime di Madrid. Siamo in grado di raccontarne trama e tesi. E di indicare i protagonisti, specie in Italia, di una politica della resa. Al punto da consegnare il nostro Continente e la nostra Patria (una parola che lei torna ad usare) “ai figli di Allah che hanno dichiarato guerra all'Occidente”. Oriana prende di mira soprattutto Prodi, ma non risparmia neanche Fini e Berlusconi.
La casa editrice ha tenuto chiuse in cassaforte le bozze e le prime copie. Un'operazione di segretezza mai vista prima. Rispettiamo il desiderio e la volontà della Fallaci di proteggere la propria creatura. L'urgenza delle cose è però troppo forte. Come scrive l'autrice stessa, non sono più ammessi indugi nel combattere la guerra culturale per risvegliare le coscienze annichilite dell'Europa. Così, con la complicità di Panorama, proviamo a scardinare qualche sigillo del mistero.
-Io, atea cristiana
Innanzitutto, lei. Chi è la nuova Oriana Fallaci che si fa avanti? “Un soldato”. Ci chiama al combattimento nella Fort Alamo del XXI secolo. Come gli eroi che stavano con David Crockett, - secondo Oriana - di sicuro soccomberemo, ma, un po' di palle, ragazzi, almeno venderemo cara la pelle. Lei sta tutta in una definizione che da di sé: “atea cristiana”. Una furente e magnifica contraddizione (e varrà la pena di parlarne: che cos'è un cristiano senza Dio, se la resurrezione per san Paolo è tutto? - ma di questo un'altra volta). “Atea cristiana”. Ne avevamo già avuto sentore ne “La rabbia e l'orgoglio”. Non può rinunciare alla propria identità, la quale è fatta sì di un ateismo e di un anticlericalismo da mangiapreti, ma anche dell'odore delle chiese e dello squillare delle campane. I preti del resto anche in questo nuovo libro se li mangia, eccome se li mangia, specie i francescani.
In pagine aspre accusa la Chiesa cattolica, i suoi vescovi e i suoi frati di ignoranza e irrazionalità remissiva. Però lo fa quasi dall'interno della grande tradizione cristiana la quale ha nutrito una civiltà della libertà. “Non possiamo non dirci cristiani”, anzi cattolici, siamo imbevuti nelle midolla dal cattolicesimo, anche quando lo abbiamo negato.
La Fallaci non si limita a constatare un istinto. Va al fondo. Da ragione della sua appartenenza al grande filone del liberalismo di Benedetto Croce, per cui il cristianesimo e la sua tradizione hanno nutrito una civiltà della libertà. Essa - democratica, tollerante- è la migliore che sia mai apparsa su questa nostra Terra.
-Madrid e la resa
Bestemmiatrice e devota, la Fallaci si avvicina a Madrid sin dalla dedica, abbiamo detto. Le vittime inermi si erano alzate al mattino presto, avevano trovato la scintilla di speranza senza cui ci lasceremmo morire nel niente, avevano preso il treno. Lavorare, studiare, essere. Questa è la libertà. Ma in essa si sono infiltrati due nemici: l'Islam che ci ha dichiarato guerra e il ventre molle della cultura occidentale. Da questo impasto è venuta la strage.
La Fallaci non ce l'ha con l'Islam cattivo contrapposto a quello buono : il nemico è l'Islam e basta. Ci ha invaso. La Fallaci descrive le città di questo continente che lei battezza ‘’Eurabia’’.
Ormai siamo una provincia dell'Arabia. Ma questo non è ancora sufficiente al progetto di dominio. La crescente immigrazione obbedisce a un piano, dice la Fallaci, concepito dagli ideologi della Jihad. Per capirlo basta osservare come le città di Francia, Germania, Inghilterra, Italia si popolino ogni giorno di più di musulmani. Essi non desiderano integrarsi, difendono la loro identità ed oltraggiano la nostra. Costruiscono moschee, ormai luoghi di proselitismo e di organizzazione terroristica. Chiedono e ottengono riconoscimento per la loro diversità senza reciprocità, vogliono e prendono gli spazi necessari per rafforzarsi.
-I complici
Oltre ai musulmani assedianti, ci sono i loro complici. L'opinione pubblica, la classe politica, la cultura sono fiacche, pusillanimi, arrendevoli. L'Islam ha avuto la fortuna di imbattersi nei profeti del relativismo e della società multietnica, pronti a qualsiasi indulgenza verso costumi che conculcano i diritti delle donne e adottano pratiche raccapriccianti. E poi l'espansionismo coranico ha avuto facile vita grazie ai no global, i quali vedono nell'America l'origine di tutti i mali, e sventolano l'arcobaleno per la pace, ma sono ciechi verso gli orrori di Saddam e di Osama (la Fallaci è stata da subito con Bush e Blair, pur avendo perplessità sull'operazione bellica in Iraq e sull' obiettivo di portare democrazia in quelle parti del mondo).
Ha giocato per 1'Islam anche la svenevolezza sentimentale, l'umanitarismo sciocco che confeziona storie strappalacrime sui bambini palestinesi e ignora quelli israeliani.
L'indignazione della Fallaci -sempre argomentata - investe personalità politiche. Il primo a venir preso di mira - rivela Panorama - è Romano Prodi, presidente della Commissione europea, per essersi espresso a favore del diritto di voto agli immigrati nelle elezioni amministrative e persino nelle politiche. Diritto inaudito, secondo l'autrice, che violerebbe la Costituzione, la quale assegna tale prerogativa ai soli cittadini e che testimonierebbe una totale arrendevolezza nei confronti di chi, fino a prova contraria, dovrebbe essere considerato come un semplice residente”.
Per lo stesso motivo, con l'accusa di opportunismo e cinismo, è chiamato in causa Gianfranco Fini. E ce n'è anche per Silvio Berlusconi, “rimasto enigmaticamente silenzioso”. Poi tocca ai padri comboniani, al vescovo di Caserta, ai francescani di Assisi, ai semplici parroci, “comprensivi verso le ragioni del pacifismo a senso unico e colmi di sollecitudine nei confronti dei clandestini”. Arrendersi? Stiamo scherzando. Con Oriana, e finché c'è lei, non è proprio possibile.
Parte una battaglia culturale, nelle teste e sui mass media, nelle scuole e nelle assemblee politiche, e qui si torna all'orgoglio della nostra appartenenza ad una civiltà. Usando la ragione invece della rabbia.
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www.ilpungolo.com
Non condivido le tue idee, ma darei la vita per vederti sperculeggiare quando le esporrai.