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La polizia italiana!!

Ultimo Aggiornamento: 30/04/2014 08:39
22/11/2012 08:52
 
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Se pensi che durante certe manifestazioni se potessero ci sfonderebbero la testa a calci, il 10% non è poi così male.

bravi loro [SM=g2035532]

N.P.L.D.S.R.
U D S


22/11/2012 14:27
 
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un'altro bravo e onesto sbirro!!!!!
RIMINI. Con l’accusa di corruzione, droga, calunnia e falso, è finito agli arresti domiciliari un poliziotto della questura di Rimini. I militari del comando provinciale della Guardia di finanza gli hanno notificato l’ordinanza di custodia dal medico: l’agente aveva infatti marcato visita.
Nei guai, nell’ambito di uno dei filoni d’indagine dell’operazione “Criminal minds”, è finito l’assistente capo Marco Massini, 49 anni, da qualche tempo non più assegnato a incarichi operativi (svolgeva il ruolo di piantone all’ingresso della prefettura). Secondo l’accusa sarebbe stato a libro paga dell’investigatore sammarinese al centro dell’inchiesta e per suo conto, in cambio di soldi, avrebbe contribuito a incastrare un automobilista, arrestato durante un controllo per della droga che gli era stata piazzata ad arte in macchina. Una vicenda che aveva già portato all’arresto di un finanziere e che adesso vede indagati anche due uomini di punta della Gendarmeria di San Maria. Coinvolti, secondo l’accusa, nella calunnia all’automobilista. L’uomo, un 36enne residente al confine con San Marino, fu fermato l’11 novembre 2008 da una pattuglia della finanza mentre viaggiava alla guida della sua Mercedes. Il maresciallo, alzò la paletta a botta sicura: sosteneva di aver raccolto da una fonte confidenziale la notizia su un giro di droga. Nell’abitacolo però non c’era niente di illegale. La scatoletta compromettente venne scovata invece all’esterno: applicata con una calamita all’interno del paraurti posteriore. Dentro c’erano due grammi e mezzo di eroina, divisa in bustine. L’uomo cadde dalle nuvole. «Potrebbe avercela messa chiunque: c’è qualcuno che vuole mettermi nei guai», dichiarò anche a proposito dei precedenti controlli e pedinamenti di altre forze di polizia, Gendarmeria in primis. Una situazione così strana da alimentare il sospetto della macchinazione anche nel giudice che, in assenza di elementi certi di colpevolezza assolse l’automobilista. Quel giorno, in tribunale, si presentò anche uno dei gendarmi indagati che poi presentò una relazione sull’accaduto al tribunale dei minori dove c’era in ballo per l’uomo l’affidamento della figlia (l’investigatore era stato ingaggiato dalla moglie). Il poliziotto, che per conto di Vargiu avrebbe effettuato oltre 30 accessi al terminale delle forze dell’ordine, aveva cercato più volte di indurre in errore dei colleghi indicando nell’incolpevole automobilista un possibile spacciatore. Una serie di attività svolte in cambio di due assegni per complessivi 9mila euro. E non era neppure la prima volta: il poliziotto è a processo a Rimini, difeso dagli avvocati Giuseppe Cancelliere e Cinzia Bonfantini, assieme a un collega per un’altra indagine non autorizzata che finì per fa saltare la copertura di un pentito. Anche in quella sede gli è stata contestata la nuova accusa di corruzione. L’operazione del nucleo di polizia tributaria della finanza, con la collaborazione della questura, ha avuto il determinante apporto dell’autorità giudiziaria sammarinese per rogatorie e perquisizioni. Nella casa dove abita l’agente a San Marino (ora si trova ai domiciliari dalla suocera a Rimini), sono stati trovati strumenti da detective come ricetrasmittenti e dispositivi satellitari.
22/11/2012 15:22
 
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basta poco che ce vò!

N.P.L.D.S.R.
U D S


23/11/2012 13:28
 
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altra brava gente...pagata con i nostri soldi.....
La notizia, apparsa su due quotidiani locali, lasciava aperto più di qualche punto di domanda: la mattina di mercoledì una coppia di “bodyguard” a bordo di un’auto con lampeggiante avrebbe aggredito l’autista di un furgone che era stato fatto accostare al bordo della A22, a Mantova. Il conducente, “colpevole” di non essersi spostato rapidamente, sarebbe stato colpito al volto e lasciato a terra. L’auto sarebbe poi sparita “nel nulla” e i bodyguard sarebbero rimasti fantasmi senza nome. Ma la verità era un’altra: i due aggressori erano in realtà poliziotti, uno dei quali segretario regionale del sindacato di polizia Coisp, che stavano trasportando un detenuto e che avrebbero punito il conducente del furgoncino perché non avrebbe lasciato loro la strada libera.

Se non fosse stato per un provvidenziale testimone che ha annotato il numero di targa della macchina, non riconoscibile come auto della polizia, la verità non sarebbe mai emersa. I protagonisti di questa vicenda sono noti in Veneto: l’aggredito è Riccardo Welponer, veronese nipote del più famoso Nadir Welponer, ex consigliere regionale dei Ds e ex segretario del partito. E uno dei due agenti di polizia si chiama Luca Prioli, vicentino, rappresentante veneto del Coisp.

I poliziotti, dopo aver aggredito Welponer, lo avrebbero lasciato sul bordo dell’autostrada con il volto sanguinante, procedendo per la loro strada con la Renault Laguna, auto di servizio senza scritte. Prioli, esponente regionale del sindacato di polizia, ammette il coinvolgimento ma si difende: “Mi trovo in una missione importante e non sono tenuto a parlare con nessuno di quanto accaduto, riferirò solo al questore di Vicenza, che mi ha chiesto una relazione – spiega – Il pestaggio? E’ stato un diverbio”. Il volto tumefatto di Welponer è la dimostrazione che qualcosa di più di un diverbio è avvenuto ai bordi di quell’autostrada l’altra mattina: “Sono stato picchiato e sbattuto a terra, sono quasi svenuto e quando mi sono ripreso mi hanno buttato contro il guardrail, poi se ne sono andati” ha detto ieri in una intervista rilasciata ad una tv locale.

Welponer non poteva sapere che i suoi aggressori erano agenti di polizia, tanto che la denuncia raccolta prima dalla Stradale e poi dalla Squadra Mobile di Mantova è stata intitolata a carico di ignoti. La notizia riportata dalla stampa si fermava alle dichiarazioni della vittima, perché non c’è stato successivamente un comunicato ufficiale a spiegare in realtà come sono andate le cose. Invece in poche ore i poliziotti lombardi erano già risaliti all’auto, avevano capito che si trattava di una macchina di servizio in missione ed erano arrivati ai nomi dei due poliziotti.

La notizia è giunta altrettanto rapidamente anche al Ministero che ora attende una relazione completa da parte della questura di Vicenza, in forza alla quale Prioli e il collega lavorano. La conferma dei fatti è arrivata 24 ore dopo dallo stesso Prioli, che rimarca il coinvolgimento nel “diverbio” ma che punta il dito contro chi ha fatto il suo nome: “Chi mi ha citato in relazione a questa vicenda pagherà duramente perché io sono in una missione delicata e nessuno doveva dire dove mi trovavo”. La prassi, in questi casi non è tanto la sospensione dal servizio, che arriverà con l’accertamento dei fatti in sede penale, quanto piuttosto l’allontanamento dalle mansioni, cosa che potrebbe disporre subito il questore o che potrebbe arrivare direttamente da Roma.
27/11/2012 12:52
 
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www.poliziotti.it/public/polsmf/index.php?topic=19278.0

[Modificato da alcappone 25/02/2013 10:22]
25/02/2013 17:10
 
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Io spero sempre nella malasanità.....
14/04/2014 10:39
 
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14/04/2014 11:05
 
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di sicuro stava solo inciampando sulla ragazza che gli si è buttata a terra




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Forza Ravenna

ORGOGLIOSO DI ESSERE GIALLOROSSO


14/04/2014 22:36
 
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Sicuro..


Mi innamoro solo se.. vedo giocare il Ravenna..

14/04/2014 23:22
 
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ai tg hanno detto che si è "costituito" da solo...

gli daranno una pacca sulle mani come si faceva ai bimbi con la promessa che non lo farà più...


Forza Ravenna

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15/04/2014 08:57
 
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manganello foto 8...stava giocando alla majorette...e gli è rimasto così.
allenati di più
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