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Addio a Sinisa Mihajlovic, più forte la leucemia dopo tre anni di lotta

Ultimo Aggiornamento: 16/12/2022 21:56
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È morto Mihajlovic, il duro dal cuore grande:
stroncato a 53 anni dalla leucemia

L'ex tecnico del Bologna si è spento in un ospedale di Roma.
Nel luglio 2019 l'annuncio della malattia: "La batterò giocando all'attacco".
Due grandi carriere, da giocatore (vinse la Coppa Campioni
con la Stella Rossa nel 1991) e allenatore



La notizia che nessuno avrebbe mai voluto arrivasse: ci ha lasciato Sinisa Mihajlovic. È morto in una clinica di Roma all'età di 53 anni. L'ex allenatore del Bologna aveva annunciato la scoperta della malattia in conferenza stampa il 13 luglio 2019: "Ho la leucemia, ma la batterò giocando all'attacco". Il 29 ottobre 2019 il trapianto di midollo osseo al Sant'Orsola di Bologna, il 22 novembre le dimissioni, ad inizio 2022 i nuovi campanelli d'allarme. Oggi l'annuncio della famiglia che ha spento anche l'ultima speranza.

COMUNICATO — Questo il comunicato della famiglia: "La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico, professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessandro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato".

CALCIATORE — Mihajlovic aveva iniziato la carriera da calciatore in patria, nell'allora Jugoslavia. Figlio di madre croata e padre serbo, era nato a Vukovar ma cresciuto nella vicina Borovo, dove aveva mosso i primi passi da giocatore prima di passare al Vojvodina. Nel 1990 il grande salto alla Stella Rossa Belgrado dei fenomeni, quella di Savicevic, Prosinecki, Stojanovic, Jugovic, con cui vinse la Coppa dei Campioni battendo in finale al San Nicola di Bari l'Olympique Marsiglia. Arrivò in Italia nel 1992 firmando con la Roma. Il nostro Paese sarebbe diventato la sua seconda patria. Dopo i giallorossi, Sampdoria, Lazio e Inter. Sempre vincendo qualcosa o lasciando comunque il segno. Magari con una delle sue micidiali punizioni. Il ritiro dall'attività nel 2006. Ha realizzato 69 gol e servito 55 assist in 455 partite.

PALMARES — Il palmares è impressionante: 3 titoli nazionali con la Vojvodina (89) e Stella Rossa (91 e 92), due scudetti con Lazio (2000) e Inter (2006), 4 Coppe Italia con Lazio (2000 e 2004) e Inter (2005 e 2006), 3 Supercoppe italiane con biancocelesti 98 e 2000) e nerazzurri (2005). Con la Stella Rossa, oltre alla Coppa Campioni, nel 1991 arrivò anche l'Intercontinentale. Una Coppa delle Coppe con la Lazio nel 1999, una Supercoppa europea nello stesso anno sempre con i biancocelesti.

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ALLENATORE — Iniziò la carriera da tecnico come vice di Mancini all'Inter, per passare poi a quella che sarebbe stata la sua prima e ultima panchina da allenatore, il Bologna. Poi Catania, Fiorentina, Sampdoria, Milan, Torino, una comparsata allo Sporting Lisbona durata solo 9 giorni (per il cambio del presidente) prima del ritorno nell'Emilia rossoblù. All'attivo anche un'esperienza sulla panchina della Serbia tra il 2012 e 2013.

L'INTERVISTA PER I 50 ANNI — Nel 2019, in occasione dei suoi 50 anni, Sinisa regalava alla Gazzetta una toccante intervista, eccone uno stralcio: "I capelli lunghi e i riccioloni di quando ero ragazzo hanno lasciato il posto ai capelli bianchi. Si sono pure diradati, e ora li difendo come prima coprivo i miei portieri. Eppure per l’energia e l’entusiasmo, me ne sento 20 in meno. Anche se certe volte penso di averne già 150, per tutto quello che ho già vissuto. L’adolescenza in Serbia, la carriera, l’Italia e le tante città, sei figli, la povertà, i successi, l’agiatezza. Ma anche due guerre, le ferite, le lacrime… Oggi se mi guardo indietro posso dirlo, Sinisa, quanta vita hai vissuto".

LA BATTAGLIA — Dall'annuncio della malattia al decesso di oggi, sono stati oltre tre anni di battaglia continua e difficile. Ma sempre portata avanti a testa alta e con grande voglia di combattere, senza mai lasciarsi andare, col supporto fondamentale degli affetti più cari.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport
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