Da bambina stranamente l’ho visto in tv più di una volta, forse perché la presenza di Kirk Douglas costituiva per mia madre un elemento rassicurante.
Del resto, non si può neanche dire che sia un film particolarmente spaventoso o violento, a parte una testa tranciata a metà da una pala di elicottero, antecedente (e migliore) rispetto a quella di Zombi.
Eppure, rivedendolo oggi, mi rendo conto che quelle 7 turbine che emergono dall’acqua nella notte, la marea che sale all’improvviso sulla spiaggia, la passeggiata di Douglas nudo nel deserto, lo sguardo spento di Simon Ward… sono angoscianti come allora.
Si respira un’atmosfera cupa, un senso di minaccia e catastrofe incombente permea l’intero film rendendolo intrigante e pieno di suspence.
De Martino cavalca anche stavolta l’onda del successo di una pellicola più famosa, ispirandosi a quel Presagio girato un anno prima da Richard Donner, che diede la stura a tutta una serie di epigoni, nonché ad altri tre successivi capitoli ed un remake.
Tuttavia evita di dar vita ad un clone come tanti, in virtù di una sceneggiatura originale e innovativa, che a sua volta qualche anno più tardi influenzerà non poco proprio il terzo Omen, Conflitto finale.
C’è da dire inoltre che a differenza del pessimo Anticristo, che sembrava la parodia stracciona dell’Esorcista, Holocaust è veramente ben realizzato e non scade mai nel trash, anche grazie ad un budget più alto e un cast di tutto rispetto, tra cui emerge un Kirk Douglas così intenso e convincente che, pur non essendo già da tempo all’apice della sua carriera, dimostra di essere ben altro che una triste “star decaduta a prezzi da saldo” (cit.), rassegnata a partecipare contro voglia a pellicole di serie B per un tozzo di pane.
Per me cultissimo.