LA CASA DELLE OMBRE LUNGHE

A volte erroneamente definito il Dario Argento d' oltremanica, tanto quanto agli esordi Argento stesso venne spesso definito a torto l' Hitchcock italiano, Pete Walker si rese responsabile negli anni Settanta di un pugno di exploit particolarmente amati dal critico Rudy Salvagnini, e tra cui solamente il tristissimo La casa del peccato mortale può a parer mio dirsi davvero riuscito e memorabile.

Ma quasi tutti, da Nero criminale a Chi vive in quella casa?, passando per La terza mano, in cui si possono finalmente trovare davvero tracce argentiane, avevano qualcosa di particolare: e proprio Chi vive in quella casa? finirà a sua volta per influenzare parzialmente i plot di Tenebre e La casa con la scala nel buio, segno che il buon Walker qualche insegnamento durante quella decade lo diede anche.

Ma al contrario di Argento, che regnerà ancora durante gli Eighties per poi, ormai alla frutta, finire a mangiare piatti e posate, Walker decise di abbandonare il cinema prematuramente (col senno di poi si potrebbe dire con stile), e nello stesso periodo in cui lo stesso Argento sfornava la summa della propria arte, si congedò con un piccolo film.

House of the long shadows (una volta tanto il titolo italiano non stravolge nulla) è una produzione Cannon atipica, poco vista e poco visibile, che dopo la canonica uscita cinematografica nel 1983 non approdò nel mercato vhs italiano e non fece furore in tivù. Adattando a quanto pare un vecchio racconto dal sapore quasi gotico, Walker si diverte ad assemblare un cast incredibile: i flani dell epoca recitavano "I quattro grandi del terrore insieme per la prima volta", ed infatti il film da modo di vedere Christopher Lee, Peter Cushing, Vincent Price e John Carradine (che entrano in scena uno ad uno!) affiancati dal protagonista del telefilm Automan e da Sheila Keith, autentico feticcio di Walker.

Cosa succederà in questa "casa stregata"? Dovrà scoprirlo uno scrittore che vi si è rifugiato per una scommessa creativa, e con esso lo spettatore che verrà condotto verso un twist finale su cui è meglio non dire nulla, onde evitare di rovinare una genuina piccola sorpresa.

Film d' altri tempi, invero già nel 1983, e sarà stato per questo che distributori e pubblico, avvezzi ormai a ben altre "case", non se lo filarono.

Ma mantiene intatto, anche per tale ragione, un retrogusto romantico; come la storia personale del suo regista, che dopo avere lasciato un buon ricordo di sè con questo dignitoso ultimo lavoro, si ritirò felicemente a vita privata per campare di affari immobiliari: capito, Argento?